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Dolore


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DOLORE

Esistono tre tipi di dolore nella vita di un essere umano: il dolore fisico che conosciamo un po’ tutti, purtroppo. Il dolore mentale, dovuto principalmente ad eventi e ricordi spiacevoli e il dolore esistenziale.

Il dolore fisico non credo che debba descrivervelo, lo conosciamo talmente bene che gran parte della nostra vita, seppur non ce ne rendiamo conto, la viviamo nella costante paura del dolore. I ricordi di tante atroci sofferenze vissute e tramandate geneticamente dai nostri avi rimane indelebile nella nostra inconscia memoria. La morte in se spaventa perché è associata al dolore.

Spesso è causa di sofferenze inutili e umilianti e, seppur la medicina moderna ha la capacità di alleviarci gran parte delle sofferenze, la paura del dolore fisico ci accompagna in silenzio come un’invisibile ombra.

Il dolore mentale è diverso. Non riguarda il nostro fisico che seppur maltrattato, sta bene e non soffre, ma è la nostra mente che non vuole accettare una realtà spiacevole a farci soffrire. Il dolore derivante dalla perdita di una persona cara, una separazione, un qualsiasi evento che distrugge le nostre certezze ci disturba mentalmente, si impossessa delle nostre emozioni che non riusciamo più a controllare. Paure, fobie, depressioni, panico, sono tutte espressioni di una unica malattia, il dolore mentale.

Anche qui per fortuna la medicina moderna ci viene in aiuto. Ci sono farmaci capaci di spegnere la nostra mente quel tanto necessario a non farci pensare, per aiutarci ad archiviare nel più profondo del nostro essere ciò che ci disturba. Spesso anche la fede ci aiuta a guarire, ad accettare come un volere divino il triste evento che ci fa soffrire.

Due esperienze comunque devastanti che malgrado i progressi della farmacologia, necessitano di molto tempo per “guarire”, per rientrare alla normalità quotidiana.

Il dolore esistenziale, invece, non ha medicine. Non è un dolore fisico da estirpare. Non c’è in apparenza neanche un evento spiacevole da poter soffocare. Nessuno, neanche la fede può intervenire. E’ un dolore invisibile, impalpabile. Un dolore che ti entra addosso lentamente e rimane tuo compagno di vita per il resto della tua esistenza. Non è una malattia, non ci sono sintomi né anomalie. La vita continua uguale, casa, lavoro, amici, tutto continua nella solita maniera di sempre, solo con una piccola fondamentale differenza. Prima le tue azioni erano istintive e superficialmente ragionate, ora invece si è più riflessivi.

E come osservare la vita di tutti i giorni da un angolazione diversa, da un gradino più in alto e ……

Provaci, ma stai attento perché potresti facilmente essere contagiato.

E’ incredibile, osserviamo gli altri e stranamente vediamo noi stessi. Molti si avventurano in viaggi lontani per scoprire se stessi e il più delle volte non scoprono un bel nulla. Altri ancora si dedicano a strani studi, con la sola conclusione di riempirsi la testa di un’infinità di stupide teorie. Conoscere se stessi è alla portata di tutti, basta solo fermarsi ad osservare.

Provaci, non costa nulla, solo preparati al dolore esistenziale perché osservarsi seriamente fa male. Ma solo all’inizio, quando prendi coscienza della realtà, quando comprendi di vivere dentro una commedia dove tu sei autore e attore di te stesso, mentre i vari registi ti preparano la scena. Tu ti prepari al tuo debutto senza renderti conto che chi ha impostato la trama della tua vita non sei tu e che le tue recite influenzeranno altri esseri, sia nel bene che nel male. Che contribuirai inconsciamente a tramandare alla tua generazione, concetti non tuoi. Ed infine ti renderai conto che mai nessuno applaudirà le tue esibizioni e se vedrai qualcuno farlo è perché sta solo recitando la sua parte di spettatore.

Molti prendono coscienza di tutto questo alla fine della loro vita. Improvvisamente, negli ultimissimi giorni, capiscono la vera ragione di questa esistenza, ma non possono più tornare indietro, non possono più neanche avvisare i loro cari, manca tempo e parole. Qualcuno comunque a volte tenta di farlo, ma chi ascolta non è preparato a capirlo, preferisce pensare che starà delirando.

Platone diceva “ogni medico per poter curare dovrebbe aver egli stesso avuto esperienza diretta del dolore che si appresta a lenire”. Quindi per capire meglio ciò che hai letto circa il dolore esistenziale, fermati ad osservare. Osserva la natura, il cielo, gli animali, gli insetti, immaginati la loro vita e tutto quello che la tua riflessione ti porta a pensare. Poi osserva il tuo prossimo, come agisce e il perché.

Immaginati …… immaginati…

P.S. Penso - e credo - di trovare in questo sito persone disposte alla riflessione. Non importa chi sia l'autore dei testi, seppur dal sito viene richiesto, ma il contenuto o la provocazione alla sana riflessione. Se mi sono sbagliato chiedo scusa.

GRAZIE

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Argomento senza fine...voglio fare una citazione, dal libro "al di là del materialismo spirituale" di Trungpa:

"Vogliamo evadere. Vogliamo fuggire dal dolore anzichè considerarlo una fonte d'ispirazione. Sentiamo che la sofferenza è già un bel guaio, quindi perché investigarla ulteriormente? Alcuni, che soffrono molto e sanno bene di non poter evitare la loro sofferenza, cominciano a capirla. Ma i più sono troppo occupati a tentare di sbarazzarsi dell'irritazione, troppo occupati a cercare distrazioni da se stessi per esaminare a fondo il materiale che già posseggono. E' troppo imbarazzante farlo...ma per essere una persona completamente ispirata dovete essere molto aperti e intelligenti, e curiosi. Dovete voler esplorare ogni cosa, anche se è brutta, penosa o ributtante".

In un altro libro, "Il mito della libertà":

"Ci aggrappiamo, ci difendiamo, attacchiamo, e da ogni parte c'è una sensazione della propria infelicità, e così diamo al mondo la colpa del nostro dolore. Questa è negatività. La sperimentiamo come terribilmente sgradevole...ma se la scrutiamo più a fondo, avrà un odore molto pieno e sarà molto viva. La negatività non è cattiva PER SE' ma è qualcosa di vivente e preciso, connesso con la realtà.

La negatività produce tensione, attrito, pettegolezzo, scontentezza, ma è anche molto accurata, ponderata e profonda. Sfortunatamente, le interpretazioni e i giudizi pesanti che attibuiamo a queste esperienze oscurano questo fatto. Queste interpretazioni e questi giudizi sono la negatività negativa, osservarsi cioè mentre siamo negativi e quindi decidere che la negatività è giustificata ad essere dove è. ...La negatività fondamentale rivela molte cose, è acuta ed esatta. Se la lasciamo essere negatività fondamentale anziché ricoprirla di concettualizzazione, allora vedremo la natura della sua intelligenza. La negatività produce una grande quantità di energia che, chiaramente vista, diventa intelligenza. Quando lasciamo le energie così come sono con le loro qualità naturali, diventano vive anziché concettualizzate. Rafforzano la nostra vita quotidiana".

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