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il libro di benedetto Xvi....

chè schifo,,,,di parte..una fregatura.....crede ancora che la terra sia piatta......!

mah.......un folle!

scusate,,,ma non me lo aspettavo davvero di basso profilo......una caduta di stile....

rinnega tutta l'allegoria del credo cristiano.....

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"Io so che quando leggo un buon libro qualcosa dentro di me si chiarisce. la mia percezione di essere una creatura particolare si fa più netta. La voce precisa, distinta, che mi giunge dall'esterno risveglia in me altre voci, alcune delle quali erano mute in precedenza. E anche se migliaia di altre persone leggono lo stesso libro nel momento in cui lo sto leggendo io, ognuna lo vive in modo diverso. Per ognuno quel libro è una cartina tornasole di tipo particolare".

Dal discorso di David Grossman al Festival di Berlino.

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  • 4 weeks later...

"Non vediamo nessuno chiaramente. Scorgiamo i fantasmi degli assenti e scambiamo per realtà i racconti che ci inventiamo a partire dagli schemi tracciati nella prima infanzia. Questo è il problema".

Peter McGrath,Trauma

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Ospite filotea

R. - E allora prega con quanto maggiore brevità e sincerità ti è possibile.

A. - O Dio che sei sempre il medesimo, che io abbia conoscenza di me, che io abbia conoscenza di te. Ho pregato.

R. - Tu che desideri la conoscenza di te, hai coscienza d'esistere?

A. - Sì.

R. - Come ne hai coscienza?

A. - Non so.

R. - Hai esperienza di esser uno o plurimo?

A. - No.

R. - Hai coscienza di esser soggetto al divenire? A. - No.

R. - Hai coscienza di pensare?

A. - Sì.

R. - Dunque è vero che tu pensi?

A. - Sì

R. - Hai coscienza di essere immortale?

A. - No.

R. - Di tutti questi significati che, come hai ammesso, trascendono l'atto della tua coscienza, di quale per primo desideri avere scienza?

A. - Della mia immortalità.

R. - Desideri vivere dunque?

A. - Lo confesso.

R: - E quando raggiungerai scienza della tua immortalità, cesserà la tua ricerca?

A. - Sarà una grande conquista, ma per me è sempre poco.

R.- E quanto godrai di questo poco?

A. - Moltissimo.

R. - E non ti abbandonerai più all'angoscia?

A. - No certamente.

R. - E se la vita ti apparisse tale che in essa non ti fosse concesso di conoscere di più di quanto hai già conosciuto, porresti un limite alla tua angoscia?

A. - Anzi aumenterebbe tanto che la vita non avrebbe più senso.

R. - Dunque non desideri vivere per vivere, ma per avere scienza.

A. - Ammetto la conclusione.

R. - E se anche avere scienza ti rendesse infelice?

A. - Escludo in forma assoluta tale possibilità. Data l'ipotesi non ci sarebbe felicità per l'uomo. In definitiva non per altro ora sono infelice se non a causa dell'ignoranza. Che se scienza rende infelici, l'infelicità è stato definitivo.

R. - Ora comprendo il significato del tuo desiderio. Dalla tua convinzione che l'uomo non è infelice a causa di scienza, risulta probabile che avere scienza rende felici. E poiché felice non è chi non vive e non vive chi non è, tu desideri essere, vivere e pensare o meglio essere per vivere e vivere per pensare. Dunque hai coscienza di essere, vivere e pensare. Ma tu desideri ancora avere scienza se tali principi sempre rimangono o se non ne rimanga alcuno ovvero se di essi qualcuno rimanga e qualcuno cessi e se possano diminuirsi o accrescersi qualora tutti rimangano.

A. - Sì.

'SOLILOQUI' di Sant'Agostino

I libri sono fonte inesauribile di sapienza.

Bhè non tutti...........

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"Orbene, l'unica assenza è quella dell'altro:è l'altro che parte,sono io che resto. L'altro è in stato di perpetua partenza,sempre sul punto di mettersi in viaggio;egli è, per vocazione,errante;io che amo sono invece, per vocazione inversa, sedentario, immobile, a disposizione, in attesa, sempre allo stesso posto, in giacenza,come un pacco in un angolo sperduto d'una stazione."

Barthes, Assenza, in "Frammenti di un discorso amoroso"

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Ospite filotea

Chi è saggio sa trovare un compromesso!

MARTIN E.P. SELIGMAN

tratto dal libro 'COME CRESCERE UN BAMBINO OTTIMISTA'

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Ospite filotea

L'anima virtusa,ma sola e senza maestro,è come

il carbone acceso ma isolato,il quale invece di accendersi

si raffredderà.

OPERE di S.GIOVANNI DELLA CROCE

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Ospite filotea

L’uomo non potrà mai essere felice se non si prende cura della sua anima nella stessa maniera in cui si prende cura del corpo.

Il Rebbe

'Il SIGNIFICATO PROFONDO DELLA VITA'

ops ma ci sono solo io qui?

BHò...........

nessuno legge più........... :;):

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“Mi sono sentito subito inquieto. All’improvviso, il silenzio ha cessato di respirare.

Repentinamente, di acciaio, un giorno infinito è andato in frantumi.

Mi sono rannicchiato, animale, sul tavolo, con le mani come artigli inutili sul legno liscio.

Una luce spenta era penetrata in ogni recesso e nell’anima, e un rumore di montagna prossima si era abbattuto dall’alto, strappando in un grido sete di abisso.

Il mio cuore si è fermato. La gola ha iniziato a pulsare. La mia coscienza ha visto una macchi di inchiostro sul foglio.”

(Fernando Pessoa da Il libro dell’inquietudine)

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Ci sono storie,diceva, che quando le racconti si consumano. Sono quelle il cui pathos si appanna, e ogni versione suona più sciocca e vuota della precedente. Altre storie, invece, consumano te. Più le racconti, più acquisiscono forza. Quel tipo di storie non fa che ricordarti quanto sei stato stupido. Quanto lo sei ancora. E quanto lo sarai sempre.

Raccontare certe storie, dice la signorina Leroy, è come suicidarsi.

Chuck Palahniuk, Cavie

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J.C : ".....C'è un'altra storia che proviene da un ambito sociale completamente differente, ossia da quello dei samurai, i guerieri giapponesi, che avevano il dovere di vendicare l'assassinio del loro signore. Un samurai mise con le spalle al muro l'assassino del suo signore e stava per passarlo a fil di spada, quando l'uomo intrappolato, in preda al terrore, sputò in faccia al guerriero. Il samurai allora rimise nel fodero la spada e se ne andò."

B.M : "Perchè?"

J.C. : "Perchè gli era montata la collera e se avesse ucciso quell'uomo in preda alla rabbia, si sarebbe trattato di una questione personale. E invece egli era venuto a compiere un atto di un altro tipo, un atto impersonale di vendetta."

Il potere del mito. Intervista di Bill Moyers a Joseph Campbell

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Due strade tra cui scegliere,

Quale direzione imboccare,

Preferenza per una,

preferenza per entrambe.

Eppure eravamo immortali,

non eravamo la,

Esausti sulla spiaggia,

bramosi d'aria.

(da Qualcosa deve spezzarsi - Ian Curtis)

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Mentre si mangia incuranti del poco ossigeno cerco particolari che mi emozionino e non trovandone li sogno.

(Isabella Santacroce / Luminal)

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La notte, che portava tenebre nella loro mente, porta luce nella mia; e sebbene non sia raro vedere la stessa causa generare effetti opposti, questo fatto mi ha sempre intrigato e allarmato.

(Charles Baudelaire)

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Ti dissolverai come una goccia d'acqua ma non c'è nulla di cui preoccuparsi, diventerai oceano.

Non sarai più quello che sei stato finora, il tuo ego. I tuoi steccati spariranno. Non sarai un'isola ma una parte del continente.

Non si perde niente a perdere se stesso, si perde tutto a resistere.

Osho - The Beloved

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il grande Achille Campanile

L' Eroe

Zorapide rimase a misurare nervosamente, a grandi passi avanti e indietro, il proprio ufficio, sogguardando di quando in quando il visitatore, quasi non fosse ancora del tutto convinto che le cose fossero andate proprio nel modo narrato. A un tratto si fermò di botto davanti al giovine, come per un'idea improvvisa.

“Ma scusate”, disse, apostrofandolo con malgarbo, “quando poco fa m'avete detto d'aver perduto il braccio scendendo dal tram, vi riferivate per caso a questo episodio? “

“Precisamente” fece l'altro. “È un fatto piuttosto comune. Avrete letto chi sa quante volte nei giornali il titolo: "Perde un braccio" o "Perde una gamba, scendendo dal tram".

“Ma è tutta un'altra cosa!” sbuffò Zorapide. “Questo titolo si riferisce al caso di uno che, scendendo dal tram, finisce sotto le ruote e ci rimette un braccio o una gamba.”

“A maggior ragione,” esclamò il giovine “deve poter riferirsi a un caso come il mio, che è letteralmente e non metaforicamente un caso di smarrimento. E come tale lo denunziai appunto all'ufficio oggetti smarriti o ritrovati. E questa è la miglior prova della mia innocenza nei riguardi della vostra signora moglie, e mi pare che dovrebbe tranquillizzarvi del tutto circa il mio contegno.”

“Lo vedremo dall'esame dell'arto. Ma ora non si tratta di questo. Voglio dirvi, invece, che allora, la vostra situazione personale nei riguardi delle mie opinioni circa la vostra mutilazione, cambia aspetto"

“In che senso?”

“E già. Io vi ho detto che faccio maggior conto d'una disgrazia, che d'una mutilazione dovuta ad atto eroico, e voi, in un certo senso, avete estorto la mia simpatia, facendomi credere una cosa non vera, cioè che avete perduto il braccio scendendo dal tram.”

“Non mi pare che la cosa cambi molto. Invece che scendendo dal tram, l'ho perduto sul tram, poco prima di scendere, perché mi fu strappato dalla sua signora.” “Forse non mi sono spiegato” disse Zorapide. “lo volevo sapere come avete perduto non questo braccio, ma l'altro.”

“L'altro non l' ho perduto” fece il giovinotto e mostrò il braccio sinistro. “Eccolo”

“ Ma dico quello che avevate prima!” strillò Zorapide.

“Ah,” fece il giovine ”una caduta.”

“Possibile? Una caduta grave.”

“La caduta del fascismo.”

Zorapide s’irrigidì in un’espressione di disgusto.

“Ah, no, eh?” gridò indignato. “Vittima dell'antifascismo”.

“Precisamente.”

“Siete un fascista, dunque” fece Zorapide con crescente ribrezzo.

“Ma nemmeno per sogno. Fui vittima dell'antifascismo, benché io non fossi affatto un fascista. Questa è l'ironia della sorte.”

“Ah, sì, eh?” esclamò Zorapide, ironico. “Strano. Strano davvero. Il solito errore. La solita ingiustizia. Epurazione d'un innocente. E come mai si dette questo strano caso? “

“Glielo spiego subito” fece l'altro col massimo candore e molta sollecitudine. “La mattina in cui era caduto il fascismo, io uscii di casa, per partecipare alle manifestazioni di giubilo. Era la mattina in cui, lo ricorderete, per le strade si camminava calpestando uno strato di distintivi fascisti, come avesse grandinato.

“Naturalmente” disse Zorapide.”Tutti avevano buttato via l'odiato emblema, simbolo di violenza e di tracotanza. Anch'io m'affrettai a disfarmi di esso, con ribrezzo.”

“Lo immagino. Bene. Lei ha mai sentito parlare del fascismo e del cosiddetto ventennio?”

“Qualche volta. Alla TV”.

“ Ebbene, dalle allusioni e dalle frasi udite, bisogna dire che veramente Mussolini fu un uomo straordinario”

“Perché?”

“Riusci a tenere soggetti sotto di sé ben quaranta milioni di persone che non lo volevano. Ce ne fosse stata una che lo gradisse. Niente. Tutti contrari. Tutti che mordevano il freno".

“E come!”

“Ohé, ma erano quaranta milioni a mordere il freno. Forse sarebbe bastato che qualcuno, invece di mordere il freno, mordesse lui. Viceversa, tutti ostili, tutti contrari, ma in quaranta milioni non ce la potettero contro un solo uomo. Non c'era uno, che cos'è uno?, che lo volesse. Eppure, lui riusci a tenerli tutti sotto, per ben venti anni. Che uomo straordinario!”

“Ma che c'entra questo?”:.

“Ecco. La mattina in cui era caduto il fascismo, io, calpestando uno spesso strato di distintivi, camminavo per la città percorsa da camion irti di dimostranti che esultavano, gridavano: "Abbasso!" e "Morte!", e cercavano disperatamente almeno un fascista per percuoterlo, per sfogare finalmente l'odio per le angherie subite in venti anni. Ma niente. In tutta la città non si trovava uno che fosse stato fascista. Tutti erano stati segretamente antifascisti. A un certo punto arrivo dove si stava riunendo una colonna di dimostranti per andare a caccia di fascisti da percuotere, e in quel momento, per un guasto nel congegno, il maledettissimo braccio scatta in alto e si mette in posizione di saluto romano. Così.”

Il giovanotto fece il gesto, con vivo raccapriccio di Zorapide.

“Figurarsi,” proseguì “quello che successe. "Finalmente!" gridavano tutti. "È un fascista!” “Dalli al fascista! Piglialo!" Per poco non mi linciarono. Credendo che facessi il saluto fascista per provocazione. Io cerco di spiegare: "Guardate, s'è guastato il meccanismo". Purtroppo, il mio arto artificiale aveva questo difetto, comune del resto, a molti di questi arti.

“E come!” fece Zorapide, con un’ironia del tutto fuori luogo. “L'abbiamo visto per vent’anni: tutti arti difettosi. Ma quelli non erano arti artificiali.”

“II mio ogni tanto scattava in alto. S'inceppava la cerniera del gomito e il braccio restava teso in su, come nel saluto romano. Finché c'era il fascismo, la cosa andò liscia, anzi mi procurò qualche vantaggio. Ma, come le dicevo quella mattina, appena caduto il fascismo, fu un disastro. Io dicevo: "E un braccio finto". Ma chi mi stava a sentire? E più lo tiravo giù, più il braccio scartava nuovamente in alto. Me ne dettero tante, ma tante, che il braccio si staccò, e quei bruti lo fecero a pezzi".

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Da: "L' Eroe"

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  • 1 month later...

“La grande Muraglia non difendeva dai barbari, li inventava. Ci serve quel muro, ma non per tenere lontano quello che ci fa paura: per dargli un nome…” (Baricco, La Repubblica, 21.10.06).

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"...gli esseri umani devono superare il legame nevrotico di essere il bambino-di-qualcuno"

Shambahala / Chogyam Trungpa

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"..la scienza cominciò con le stelle, nelle quali l'umanità scoprì le sue dominanti dell'incoscio, le cosiddette divinità; ed anche le strane qualità psicologiche dello zodiaco sono un'intera teoria caratterologica proiettata.L'astrologia è un'esperienza primordiale simile all'alchimia.Tali proiezioni si ripetono sempre dove l'uomo tenta di esplorare un vuoto tenebroso, riempiendolo involontariamente di figurazioni vive."

Jung, Psicologia ed alchimia

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L’uomo non potrà mai essere felice se non si prende cura della sua anima nella stessa maniera in cui si prende cura del corpo.

Il Rebbe

'Il SIGNIFICATO PROFONDO DELLA VITA'

ops ma ci sono solo io qui?

BHò...........

nessuno legge più........... :D:

come è bello leggerti...

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Il risultato succede: succede necessariamente. Ma succede sempre indirettamente. Perciò non preoccupatevi del risultato. Preoccupatevi della tecnica. Fatela nel modo più totale possibile e dimenticatevi del risultato. ... Dovete essere totalmente nell'atto. Quanto più siete nell'atto, tanto prima si verifica il risultato. Ma è sempre indiretto. ... Non c'è alcuna tecnica diretta per gli avvenimenti spirituali.

Bhagwan Shre Rajneesh - Il libro dei segreti - Bompiani, Ed. 1978, p. 252

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Dio non è un "chi", non è una persona. Dio è la totalità, la somma totale dell'intera esistenza. Dio non è qualcuno: Dio è "tutto".

Osho, L'arte di ricrearsi, p. 38, Mondadori

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Due fattori importanti contribuirono a portare la cultura europea da un'era in cui idee scientifiche spesso

confuse erano appannaggio di un'élite di monaci, a un'epoca che avrebbe preparato il terreno a figure

come Leonardo, Galileo, Newton e, più tardi, a eventi quali la Rivoluzione Industriale. Il primo di tali fattori

fu il ritrovamento di antichi manoscritti che offrirono agli intellettuali del Rinascimento un accesso immediato

al pensiero classico; il secondo fu la quasi contemporanea invenzione della stampa a caratteri mobili.

("Leonardo. Il primo scienziato.", Micheal White)

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L'ala corta. Le ali corte di un falco! Ecco la soluzione. Che sciocco, a non averci pensato prima! Quello che occorre è solo un'ala corta: e, allora, basterà che io tenga raccolte le mie ali, che le tenga ritirate, quasi del tutto, e che ne adopri soltanto le estremità. Ali corte!

Si portò subito a seicento metri di quota, sopra il mare di pece e, senza star lì a pensare un momento che poteva fallire, anche morire, portò le ali ad aderire saldamente al corpo, lasciando tese al vento solo le strette estremità di esse, a mo' di alettoni, e si gettò in picchiata.

Il vento gli intronava nella testa con un fragore spaventoso. Settanta miglia all'ora, novanta, centoventi, e ancora, ancora. Più forte. A centoquaranta miglia l'ora la tensione dell'ala era inferiore a quella di prima a settanta, e bastò una leggerissima torsione per uscire di picchiata e saettare verso il cielo alto, grigio bolide sotto il chiardiluna.

Raggrinzì gli occhi a fessura, nel vento, e il suo cuore esultava. Centoquaranta miglia all'ora! Senza dare una sbandata! E se mi tuffo non da cinquecento ma da mille metri e più, chissà a che velocità.

Il giuramento di poc'anzi era dimenticato, l'ebbrezza del volo l'aveva spazzato via. Eppure non si sentiva in colpa, anche se non aveva mantenuto la promessa fatta a se stesso. Promesse di quel genere impegnano soltanto quei gabbiani che s'appagano dell'ordinario tran-tran. Ma uno che aspira a una sempre maggiore perfezione, non sa proprio che farsene di simili promesse!

AI levar del sole, Jonathan era di nuovo là che si allenava. Visti da mille e più metri, i pescherecci sembravano scagliuzze nella glauca distesa delle acque, lo Stormo Buonappetito come un indistinto nugolo di volteggianti atomi di polvere.

Lui si sentiva vivo come non mai, e fremente di gioia, fiero di aver domato la paura. Poi, senza indugio alcuno, si attillò le ali al corpo, protendendo solo i sòmmoli angolati, e si scagliò dall'alto a capofitto. Percorsi circa trecento metri, aveva già raggiunto la velocità-limite: il vento adesso era una solida barriera pulsante, da sfondare, non poteva darci dentro più forte. Stava volando a perpendicolo a ben duecento e quattordici miglia all'ora. Deglutì. Se gli si spalancano le ali, addio, di lui non rimarrà che un milione di pezzetti di gabbiano. Ma la velocità era potenza, era gioia, era bellezza.

il gabbiano jonathan livingston

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  • 4 weeks later...

"Pronto, mi ha chiamato Kim Basinger?" Francesca Carraturo, la segretaria che Giovanni Falcone aveva trovato al

ministero di Grazia e giustizia, provava un certo imbarazzo le prime volte che il nuovo direttore degli Affari penali,

telefonando di buon mattino, si informava, con quella poco austera formula, se vi fossero delle chiamate per lui.

E non le era di sollievo il seguito della conversazione che, puntualmente, riprendeva così: "Non ha chiamato?

Bene, allora non voglio sapere chi altri si è interessato di me." Dopo di che ascoltava diligentemente l'elenco

delle telefonate giunte in ufficio.

Avrebbe imparato presto, la segretaria (che in breve sarebbe divenuta amica insostituibile), a convivere con gli

umori di Falcone, a capire se le cose andavano bene oppure se c'erano problemi. Tutto sommato il giudice aveva

un carattere allegro. Scherzava, ricorreva al paradosso, storpiava le parole, giocava con i cognomi e ne sa qualcosa

Livia Pomodoro, capo di gabinetto del ministro. Giovanni la chiamava "tomato" o più accessibilmente "salsa".

Giochetti ingenui, certo, al pari delle sue famose battute demenziali alla Totò: se, infatti, entrando nel suo ufficio

gli chiedevi "come stai?", poteva capitare che ti rispondesse "seduto" oppure "in piedi, in questo momento".

("Storia di Giovanni Falcone", Francesco La Licata)

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