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Ciao Delia, no, non sembri affatto vittima delle tue percezioni, anzi!

Hai dato una descrizione molto attenta di un clima che credo sia

molto diffuso. Si è scatenata una guerra di difesa delle posizioni,

direi, così a naso, e non mi sorprende perchè quando qualcuno

viene fatto fuori per "comunicazione problematica", poi mi sembra

naturale che gli altri inizino a mettersi in difesa, a stare molto

attenti a come comunicano e a non fare passi falsi... non è certo

un clima che favorisce l'interazione positiva che serve sul lavoro,

accidenti!

Stefano.

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analisi attente ed accurate...complimenti

vinci

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Prestazione? Mah... i problemi delle organizzazioni sono più o meno

sempre gli stessi, al punto da essere quasi noiosi. La vera difficoltà

non sta nell'individuarli ma nell'essere in grado di prenderli in considerazione.

Una cosa che si sente dire spesso da gente che ha a che fare con le

organizzazioni, è che la maggior parte delle volte che si sviluppano

situazioni negative il problema sta nel "manico", e in chi lo lascia

sbagliare. In fin dei conti siamo una società feudale.

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Riflettendo sulla situazione riscontrata nel mio nuovo ambito lavorativo, dopo avere rilevato che esiste anche un mobbing orrizzontale tra colleghe, e preso coscienza che è distinto da quello verticale con la capo, Ho deciso di tentare un cambiamento, chiedendo un breve incontro fra colleghe (siamo 4) senza darne motivazione.

due di esse hanno accolto con soddisfazione la proposta, una, la più "tosta" ha cercato scuse varie, ma poi si è adeguata.

in questo incontro vorrei ascoltare chi vuole parlare, e poi se ci saranno i presupposti, comunicare loro il mio disagio di ultima arrivata mai accolta e lasciata alla sbaraglio.

Tutte infatti, chiedono aiuto costantenemente, dopo di che io mi gestisco le mie cose spesso in solitudine.

Insomma il mio vuole essere un tentativo di rifiuto delle dinamiche negative trovate, costruttivo nella comunicazione innanzitutto, e anche spero si traduca una presa di consapevolezza collettiva sul disagio che la non comunicazione e la prevaricazione provocano.

Affermare sè stessi è una cosa, proporre un cambiamento per il bene comune e rendere più vivibile l'ambiente lavorativo è un'altra.

Io cercherò di perseguire quest'ultima seconda opzione.

:LOL:

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:D "Patti chiari e amicizia lunga".

Brava Delia! In bocca al lupo e raccontaci, poi...

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si sta promovendo come arbitro di un cambiamento la seguiremo

vinci

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L'incontro è avvenuto. Tutte tacevano dunque ho iniziato io parlando del mio ingresso nel gruppo e dell' essere lasciata allo "sbaraglio" con richieste continue di aiuto da parte delle colleghe. Dato che sono l'ultima arrivata, ed ho cambiato ruolo lavorativo, sostenevo: " le mie risorse sono insufficenti per me stessa, e alla fine della giornata devo comunque produrre e dare restituzione di mandati che mi vengono più o meno chiaramente affidati". Inoltre ho evidenziato il fatto che la nostra capo si trova in una situazione di costante agitazione con idee scarse e confuse! Le mie colleghe, hanno aderito pienamente alla proposta di confronto per migliorare la comunicazione e l'efficenza del gruppo. Inoltre tutte hanno identificato la causa principale del disagio, l'analisi è proseguita e sono emersi altri due elementi da me successivamente restituiti al gruppo:

1) la non competenza dirigenziale (causa principale).

1) la sensazione di inadeguatezza personale (da qui il bisogno continuo di aiuto)

2) la prevaricazione di un elemento del gruppo (la tosta di cui parlavo precedentemente).

Tenendo in considerazione quanto suggerito dalle persone che mi seguono (grazie) in questo forum, non perdo di vista che il nemico è il mobbing, non le persone che si difendono da esso.

Con la speranza di costruire e migliorare il mio ambito lavorativo, ho suggerito al gruppo di parlarci di nuovo fra 15 gg.

buona giornata

delia :)

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Brava Delia! M'è parso di capire, leggendo, che ruoli e mansioni non

sono ben definiti. Se è così, e se quindi non si tratta solo di problemi

d'intesa caratteriale/comunicativa all'interno del gruppo di lavoro, è

opportuno coinvolgere i livelli superiori in qualsiasi tentativo di

miglioramento. Se non altro per metterli al corrente e coprirsi da

eventuali accuse (non rare) d'aver preso iniziative inopportune, non

autorizzate, d'aver compiuto ingerenze decisionali e cose così.

Stefano

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,,,sarà opportuno vedere se esiste un mansionario o qualkosa del genere o se si va allo sbaraglio...ed in questo proporre tutti di vedere insieme cosa possiamo fare x migliorare il rendimento globale e la qualità totale del servizio---

vinci

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per quanto riguarda la comunicazione ai capi, ho informato i miei due superiori con 5 gg di anticipo sulla riunione che ho chiesto nell'ambito dell'ufficio. La mia diretta superiore ha acconsentito allo svolgimento della riunione affermando ancora di non volere interessarsi ai problemi di gestione del gruppo con queste parole: "voi dovete fare da sole, io ho già un mucchio di problemi per la testa". Insomma lei non coordina il gruppo, in realta è in affanno per sè stessa. Nella gerarchia anche la capo della mia capo, coordinatrice delle sedi associate, è stata informata da me sulla difficoltà attuale e sulla riunione per affrontare e capire il disagio, del quale lei è a conoscenza da anni.

Per quanto riguarda il mansionario, esistono delle linee guida e compiti della mia figura professionale nell'ambito formativo universitario, regolata da norme di cui io sono pienamente consapevole e a quelle norme mi attengo. Il mio "vantaggio" se vogliamo chiamarlo così, è il fatto di avere acquisito competenze professionali elevate da un master di I° livello, che mi ha portato a un cambio di ruolo e ad una progressione di carriera.

La situazione è difficile, ma sono motivata al miglioramento per esigenze personali non tanto di carriera, ma di entusiasmo e motivazione. Entusiasmo che nasce da una mia situazione di vita personale particolarmente positivo da un lato per quello che ho, e non tanto da un altro, per quello che lascio. E' quest'ultimo aspetto negativo che sto vivendo a livello personale, che fa emergere in me la voglia di "fare" costruire dove posso per aiutarmi in una crescita personale e di autostima.

Buon fine settimana a tutti

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Accipicchia, Delia, nel leggere il tuo post riconosco analogie con

esperienze personali, quindi tutto ciò che dirò in seguito è in un

certo senso viziato, un po' di parte... (tienine conto).

Il fatto che i "capi" siano a conoscenza da tempo di situazioni di

disagio, e non le abbiano affrontate con decisione come stai facendo

tu ora, non è un buon segnale. Tu fai bene a muoverti così, sia

per i motivi personali che racconti, sia perché le cose qualcuno

deve farle funzionare. Però è un'azione, la tua, potenzialmente

molto rischiosa, perché se dovessi aver successo, anziché essere

premiata o comunque semplicemente rispettata, potresti diventare

il classico elemento scomodo e al tempo stesso troppo comodo

(per capi e colleghe). E' una situazione più drammatica e diffusa

di ciò che può apparire a raccontarla così.

Con questo non voglio scoraggiarti, anzi... Solo, prendi tutte le

precauzioni che puoi, mi raccomando.

Magari fare due chiacchiere con la persona che era stata fatta

fuori potrebbe fornirti indicazioni utili anche per quello che stai

facendo (se è rintracciabile con discrezione).

C'è una famosa legge spiritosa ma neanche tanto che dice:

"In ogni organizzazione c'è almeno una persona che sa cosa sta

accadendo. Questa persona va licenziata" (Legge di Conway).

Ciao.

Stefano.

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"In ogni organizzazione c'è almeno una persona che sa cosa sta

accadendo. Questa persona va licenziata" (Legge di Conway).

La persona che per anni ha ricoperto il ruolo di capo, è un "mostro" di bravura, ed ha lasciato un vuoto totale, e parte della sua equipe.

Io sono li, perchè altri l'hanno seguita licenziandosi. A quei livelli i capi sono nominati, non hanno la certezza del posto che occupano, se non confermati dal Rettore. Sono settimane che penso di contattarla, per ora comunico con chi ho sostituito, mi sta dando grande aiuto.

Sono consapevole dei rischi, mi muovo con cautela e nel rispetto dei ruoli.

Stefano, Indubbiamente comprendi ed elabori queste dinamiche contorte perchè hai vissuto le medesime esperienze. Anche per me non è la prima volta, per questo sono preparata e combatto consapevole che posso anche perire. Tu comprendi a fondo questa tematica, spendi del tempo investendolo per gli altri. Una cosa importante da apprendere e restituire. Sono in debito grazie per l'aiuto.

Come arabe fenici, dobbiamo rinascere dalle nostre ceneri.

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Beh... più che altro le comprendo perché ormai sono talmente

esasperate ed evidenti che le si sente raccontare un po' ovunque,

e non servono grandi doti da analisti per comprenderle... ergo...

ci arrivo pure io :LOL:

Se bastasse solo viverle le vedrebbero un po' tutti, invece l'esperienza

insegna che gli uomini dall'esperienza non imparano nulla (questa

era di G.B. Shaw, se non ricordo male).

Il fatto che a certi livelli le posizioni vengano date e tolte per "nomina"

è pure un concetto po' esasperato. Ovunque, sia nel pubblico che nel

privato. Nessuno ha il libero arbitrio totale, a meno che non gli venga

conferito dalle persone che ha attorno (che quindi si rendono complici):

siamo pur sempre in una democrazia, uno stato di diritto.

Ad esempio non si può tagliare una testa attribuendole problemi

comunicativi o caratteriali senza aver fatto un'inchiesta seria: si tratta

di diffamazione, aggravata da abuso di posizione. Ovviamente sto

parlando in generale, non del caso che hai raccontato perché non posso

sapere se è successo questo :wink: E' solo che son cose così diffuse...

e poi ci si chiede perché il Paese fatica a muoversi, perché è titubante

e manca fiducia...

Stefano.

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Il clima è teso, la "chiarificazione" tentata con la riunione chiesta non ha portato a nulla, anzi: la "tosta" del gruppo oggi si è scatenata. Si tratta della più giovane molto preparata, ma insicura e aggressiva. Donna sola di 37 anni, bella presenza, ottima dialettica, molto motivata alla carriera. Abituata a gestire lei il gruppo in cui sono entrata, prevaricatrice e giudicante, è la persona di cui ho già parlato, anche oggi discrepanza netta tra linguaggio verbale e mimica del viso: con la prima modalità... disponibilita nei contenuti, con la seconda.... gestualità di esagerata ostentazione tipo occhi al cielo, ampi gesti con le mani...insomma è un enigma per me. Non capisco perchè le sia stato concesso dal gruppo. Spero non sia "passato" un sentimento negativo di invidia in quello che ho appena raccontato.

Solo mi rendo conto che anch'io sono rapida nei giudizi.

Che fare, tacere?

Scrivo qui per riordinare le idee, come pensare a voce alta....

Rimane comunque :roll: solo un pensiero.

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giornata terribile. un'altra così e getto la spugna! :starwars

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Soffro d'insonnia perciò racconto che succede.

Due gg fa si è svolto un'incontro organizzativo riguardante la formazione degli studenti.

A poche ore dall'incontro la mia capo mi chiama chiedendomi di presentare alcuni aspetti organizzativi e contenuti formativi.

Non ho ancora autoacquisito competenze dal punto di vista organizzativo, ugualmente preparo con supporti slide, ecc, una presentazione.

Chiedo (haimè) un debriefing: la grande capo che non mi affida mandati, o lo fa in modo confuso e sempre aggressiva, mi comunica la non soddifazione riguardo la mia presentazione. Motivazioni, non oggetive, ma soggettive, "esponendo competenze acquisite di recente, sembrava volessi dire ai partecipanti che tu ne sapevi più di loro".

Insomma mi ha per l'ennesima volta tarpato le ali.

Il messaggio è:

non si fa nulla d'innovativo,

non si applicano le recenti raccomandazioni scientifiche (linee guida, protocolli,..), non si discute per crescere per non perdere tempo, si utilizzano seminari e proposte datate, "tiriamo avanti la "baracca" che qui se salta una testa è la mia".

Effetti e sintomi

disagio interpersonale

blocco della comunicazione

disaffezione al posto di lavoro

insonnia

demotivazione

mutismo e rassegnazione

autostima in ribasso

voglia di evasione verso: Totem e Tabù!!!!

vado!! :wink: notte a tutti

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Delia, da quanto tempo va avanti questa situazione che descrivi?

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La situazione è così dal primo giorno di lavoro. Per le due moderate del gruppo, la situazione di crisi è iniziata a causa della revoca del mandato alla responsabile precedente e il gruppo si è disgregato.

Il licenziamento della capo ha fatto scaturite proteste e dimissioni di due di loro.

Riassumendo lo staff formativo si era costituito 10 anni prima.

Si era distinto si, per bravura, ma anche per la "comunicazione difficile": era un ottimo gruppo dal punto di vista "tecnico", ma non dal punto di vista "diplomatico relazionale" un semi-disastro.

Nel nuovo gruppo ci sono 2 "vecchie".

Una è la "tosta", prevaricatrice, a cui non hanno offerto il mandato di responsabile invece proposto ad una molto in gamba, ma dimessa, insieme ad una terza, in quanto troppo coinvolte e sconvolte dalla revoca del mandato della loro responsabile.

Risultati: = :bash

Abbandono massiccio e formazione di un nuovo gruppo con tre elementi nuovi su cinque.

Io invece sogno = :all un cambiamento per vivere meglio.

E' utopia?

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Ciao Delia!

più che utopia, obbiettivo da raggiungere di ogni ambiente lavorativo,

nonché precisa responsabilità dei dirigenti fare di tutto perché sia così,

nei limiti del possibile (il codice civile parla chiaro).

La mia domanda era riferita a da quanto va avanti per te (la durata

delle situazioni conflittuali è fondamentale per parlare di mobbing),

ma ti confesso che il fatto che tu abbia risposto riferendoti alla

situazione ambientale/organizzativa mi ha deliziato a fini utopici :D

Volere è potere :LOL:

La mia è solo un'impressione, ma dalle cose che racconti mi sembra

abbastanza evidente che il problema comunicativo/relazionale non se

ne sia andato assieme alle persone licenziate o dimessesi. Cercare le

cause specifiche di quelle difficoltà potrebbe essere un'utile direzione

d'indagine.

Stefano.

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ciao Stefano.

La situazione come la descrivo è così da 2 mesi esatti (da quando ho iniziato questa nuova esperienza lavorativa).

Il cambio dirigenziale, è avvenuto 8 mesi fa.

Ma il "caos" c'è da qualche anno e immagino che i problemi di "cattiva comunicazione" abbiano portato al ritiro del mandato dirigenziale.

Ho comunque l'impressione che siano "giochi" più grandi me, nel senso che la scelta di togliere o dare mandati, sia di matrice politica.

Quali possono essere gli interessi nel togliere a chi comunque ha dimostrato una discreta competenza, per dare a chi, non solo nulla sa, ma che dimostra ogni giorno di non essere per nulla motivata al miglioramento, ma solo a salvare sè stessa, generando caos nel caos.

:depresso !!!

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Ciao Delia,

se i giochi son politici mi sa che per comprenderli bene... anche fosse

solo al fine di decidere se rimanere e combattere, resistere in attesa

che i giochi cambino, o cercare altro prima di rimetterci la salute, è

necessario mettere sotto osservazione anche i dirigenti al di sopra del

ruolo della tua responsabile e comprenderne i movimenti.

Tieni conto che il fattore "tempo", la durata della situazione di malessere

sul luogo di lavoro, è molto importante nel caso in cui dovessi/intedessi

affrontare la situazione in altre sedi. Credo che attualmente si usi come

spartiacque tra normale conflittualità e vero e proprio mobbing, una

durata di almeno 6 mesi, documentabili. Sicuramente Vinci può essere

più preciso a tal riguardo.

Stefano.

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ok grazie per l'indicazione sui tempi.

Per ora intendo aspettare periodi migliori.

Ogni giorno spero che cambi.

Ma non ci sono mai "piccole luci all'orizzonte".

Ho sentito dire che non bisogna aver paura del conflitto, ma che "stresssss" lavorare in un ambiente conflittuale!! boxing

notte a tutti

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Eh... si! La mitologica "cultura del conflitto"... serve per superare il

conflitto, ma purtroppo c'è chi la intende come "serve il conflitto", e

fa di tutto per generarlo perché lo ritiene vantaggioso (e a volte lo è,

ma costa...). E poi... come se non se ne generasse abbastanza da

sé... :roll:

Ciau

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