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Bobby

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Applausi convinti e commossi chiudono la proiezione del film scritto e diretto da Emilio Estevez, una storia corale che racconta la quotidianità, i sogni e le delusioni di un gruppo di persone che si trovano nell'Ambassador Hotel durante le ore che precedono l'assassino del senatore Robert F. Kennedy (6 giugno 1968). È una sorta di canto funebre che celebra l'eccezionalità di Kennedy e l'importanza del suo messaggio di pace, uguaglianza e giustizia.

Sceneggiatura e regia sono solide, ben gestite e capaci di trovare l'equilibrio che un film di questo tipo richiede (raccontare tante storie insieme è per certi versi più complesso che raccontarne una sola). Insomma: l'ottima prestazione dell'applausometro è giustificata, anche se bisogna riconoscere che in alcuni momenti "Bobby" pecca un po' di furbizia (l'intera vicenda dimostra la tesi del film senza mai accennare elementi meno scontati).

A proposito, il cast è impressionante: ci sono Anthony Hopkins, Harry Belafonte, Laurence Fishburne, Heather Graham, Helen Hunt, Joshua Jackson, Ashton Kutcher, Lindsay Lohan (nella foto), William H. Macy, Demi Moore, Martin Sheen, Christian Slater, Sharon Stone, Elijah Wood e Nick Cannon. Come dire: c'è una star quasi in ogni inquadratura.

http://www.mtv.it/news/news_page.asp?IDNEW...WS=18378&flag=2

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Il Leone d'oro va in Cina

E' "Sanxia haoren (Still life)", del regista cinese Jia Zhang-Ke, il vincitore di Venezia 2006. Il Leone d'argento per la regia va invece ad Alain Resnais col suo "Private fears in public places". Leone d'argento Rivelazione all'italiano "Nuovomondo", di Emanuele Crialese. La Coppa Volpi per l'interpretazione maschile va a Ben Affleck ("Hollywoodland"), quella femminile a Helen Mirren ("The queen"

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VENEZIA (Reuters) - In una 63esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia che lo premia col Leone d'Oro alla carriera, il regista americano David Lynch ha spiazzato ancora una volta il pubblico con un film,"Inland Empire", nel suo stile inconfondibile, complesso, misterioso e indecifrabile come la vicenda che narra.

Laura Dern, sua interprete prediletta, è un'attrice che dalle riprese di un importante film che inizia a girare, e dalla rischiosa infatuazione per il suo comprimario, scende inesorabilmente in una voragine onirica, angosciosa di storie parallele, sdoppiamenti, viaggi nel tempo e nello spazio . La sceneggiatura del film s'intreccia con quella di un dramma polacco anni Quaranta, due mondi si confondono, si compenetrano.

Un incubo di scatole cinesi, fili che s'ingarbugliano in una matassa impossibile da dipanare. E ancora una volta, Lynch sembra prendersi gioco di chi vuol provare a mettervi ordine.

"Di cosa parla il film? Secondo me dovrebbe essere chiarissimo", risponde alla domanda un po' provocatoria di un giornalista americano. E la scena onirica con tre persone-conigli in salotto? "Non ve la posso spiegare".

E perché quelle risate registrate in sottofondo? "Non lo so".

E per chi erano quei baci lanciati dalle attrici alla fine? Forse per il pubblico? "Erano diretti personalmente a lei", risponde ironico all'ennesima richiesta di spiegazioni. Unica concessione, confessare che le scene girate in Polonia sono frutto della collaborazione con amici di un festival locale, che hanno saputo organizzare al meglio cast e riprese in quel Paese.

IL CINEMA UN MISTERO AFFASCINANTE

"In ogni film mi piace l'ignoto, l'entrarvi. Non dovreste aver paura di usare il vostro intuito, aver fiducia nella parte di voi che riesce a capire", dice il regista. Convinto che il cinema sia un bellissimo linguaggio, qualcosa che "si occupa di qualcosa che sta al di là delle parole. Lasciarsi andare al cinema è come lasciarsi andare alla musica. Però accompagnati dall'intelletto qualcosa che vi parla ma non nel mondo delle parole", aggiunge. Come volesse dissuadere chi, di fronte a mille tessere di un mosaico misterioso ma avvincente, si ostinasse a smontarlo per cercare di rimontarne uno più logico, perdendo così la poesia di quell'immagine.

Un "disordine creativo", dice citando la teoria del "campo unificato" che ispira anche le sue riprese. "Giro sempre in totale disordine e senza sapere... uno inizia ad avere un'idea per l'inizio poi un'altra, alla fine si trova uno spazio per tutto, nella sceneggiatura e nelle riprese, il film si è rivelato a poco a poco", aggiunge.

"La verità è che non sapevo cosa stavo interpretando e ancora adesso non lo so... è straordinario scoprire ogni giorno il film, le emozioni e le idee che David ha in quel giorno", dice dal canto suo l'attrice Laura Dern. Ammettendo che il montaggio finale lo vedrà stasera a Venezia per la prima volta.

"Inland Empire"uscirà in Italia solo nella prima metà del prossimo anno.

Roberto Bonzio

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