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elaborare il lutto


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Qua si è riunito un conjvegno di psicologi tra aioblu, leftfielde inis,

Ammazza, complimento a tutti.

Una domanda però, io sono in lutto esistenziale anche quando finisco un dipinto.

Mi manca tutto, il senso della vita quale sarà? Non farsi troppe domande?

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io ho impiegato 4 anni ad elaborare un lutto.

non so se ci sono pienamente risucita. perchè credo che il vero lutto da elborare non riguarda la perdita della persona ma ciò che questo implica, per ciò che genera in noi...sentirsi persi...la nostra morte.

ci sentiamo morti perche evidentemente non ci siamo mai sentiti vivi. nasciamo tutti i giorni..e tutti i giorni muoriamo...è che spesso percepiamo solo la morte nella cose e in noi stessi...questo per me.

forse non ho detto nulla di apropriato per questo contesto ma molto per ciò che sento nella mia testa

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Si vede allora che le mie nascite sono cosi' discrete che neanche me ne accorgo.

E le morti sempre eclatanti.

Non hai errato assolutamente parlando di questo specifico argomento nel forum. Poi è vero, non è la morte di qualcuno in sè per se che ci ammazza, ma quello che era per noi. Non si capirebbe altrimenti chi non sembra affatto risentirne nel perdere un padre o una madre,

perchè dipende da cosa loro han dato a te e da quello che sei te.

C'è anche gente cinica, a cui puoi ammazzare il cane, e se ne

compra un altro indifferente del'accaduto.

Poi c'è chi maschera, e quelli sono coloro che stanno peggio di tutti.

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Qua si è riunito un conjvegno di psicologi tra aioblu, leftfielde inis,

Ammazza, complimento a tutti.

Una domanda però, io sono in lutto esistenziale anche quando finisco un dipinto.

Mi manca tutto, il senso della vita quale sarà? Non farsi troppe domande?

potrebbe essere molto semplice... per me si tratta di fare una piccola inversione: il senso della vita è mettere prima quello che senti e poi quello che pensi...

secondo me mettere prima quello che pensi e poi quello che senti ( come invece troppo spesso si fa...) è la morte ogni volta...

molto spesso si tratta di un pensiero legato al voler "trattenere" le cose e non lasciarle andare, fluire…

in alcune culture, che non hanno i termini "bene" e "male", fluido sta per bene, al contrario stagnante sta per male…

P.S.: psicologi? ma no... :wink:

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prima quello che senti e poi quello che pensi...

secondo me mettere prima quello che pensi e poi quello che senti ( come invece troppo spesso si fa...) è la morte ogni volta...

molto spesso si tratta di un pensiero legato al voler "trattenere" le cose e non lasciarle andare, fluire…

Sig. Aioblu,

com'è fortunato lei! Come si può voler " trattenere le cose " e non lasciarle andare, fluire... ? Le sembra logico, accettare la perdita di una

persona cara? Sentire dolore e lasciarsi andare a questa triste emozione, senza usare prima la testa ( pensiero o ragione), è ........

straziante! La ragione ti permette di elaborare il lutto, di porti tante domande e darti delle risposte. Certo il dolore cammina di pari passo, ma solo così lo si può superare......... in volata!!!!!

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prima quello che senti e poi quello che pensi...

secondo me mettere prima quello che pensi e poi quello che senti ( come invece troppo spesso si fa...) è la morte ogni volta...

molto spesso si tratta di un pensiero legato al voler "trattenere" le cose e non lasciarle andare, fluire…

Sig. Aioblu,

com'è fortunato lei! Come si può voler " trattenere le cose " e non lasciarle andare, fluire... ? Le sembra logico, accettare la perdita di una

persona cara? Sentire dolore e lasciarsi andare a questa triste emozione, senza usare prima la testa ( pensiero o ragione), è ........

straziante! La ragione ti permette di elaborare il lutto, di porti tante domande e darti delle risposte. Certo il dolore cammina di pari passo, ma solo così lo si può superare......... in volata!!!!!

Mi sembra logico accettare quello che la vita ci offre...c'è un'altra possibilità ...logica?

Non si tratta di fortuna, ma di lavoro su se stessi...un pò impegnativo per la verità...magari molti preferiscono le scorciatoie "mentali"...vivere le proprie emozioni non è facile per nessuno...troppo spesso vengono rimosse ed "i lutti" ( cioè ogni emozione non vissuta, morta) restano a vita...infatti:

To suffer one's death and to be reborn is not easy...si parla della morte di noi stessi, da vivi non da morti...

in definitiva, vivere le nostre emozioni fino in fondo ci libera dal lutto...non il pensarci su...se prima non mi sento che valore può mai avere il mio pensare...?Che valore può mai avere un pensare che non nasca da un sentire e che non ne sia l'espressione "tangibile"?

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Che valore può mai avere un pensare che non nasca da un sentire e che non ne sia l'espressione "tangibile"?

Certo, Sig. Aioblu,

tutte le emozioni hanno origine da un sentire, nel caso di un lutto o di un abbandono, nascono dal dolore di una separazione definitiva. Fin qui, siamo d' accordo, ma quello che non riesco a capire, perchè lei sostiene di vivere queste emozioni dolorose, fino in fondo, ossia fin quando non vi sono più lacrime, fin quando il dolore non lo si avverte lancinante, .....

solo allora è necessario che intervenga la ragione per superare tutto.

Io , penso che non bisogna aspettare tutto questo tempo! Passate le lacrime iniziali, è necessario reagire e trovare subito la forza interiore in se stessi, per trovare un senso a quello che è accaduto.

Lasciare sfogare tutto il dolore, può rischiare di provocare ferite profonde nell' animo e ci si può accorgere un giorno di non avere più la forza di reagire!

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A mio avviso, è vero il contrario,e cioè le nostre emozioni, le nostre sensazioni, reclamano l'essere percepite/consapevolizzate, vissute, esplicate, manifestate…le sarà capitato, immagino, di provare ,per esempio, eccitazione e non esplicarla…poi le sarà venuto un mal di testa, si sarà sentita "nervosa", abulica…un certo qual senso di insoddisfazione l'avrà pervasa…ecco, di questo tipo sono gli effetti del non vivere fino in fondo quello che sentiamo, effetti che si trasformano in molti casi in veri e propri malesseri/disturbi psicologici ovvero nel sentire un senso di morte dentro…ora succede che, soffrendo/vivendo fino in fondo anche questo sintomo di "morte interiore", è possibile rinascere, recuperando il "non vissuto"…e così lasciandoci la morte, il lutto, alle spalle…

in questo processo è senza dubbio utile il pensare, ma un pensare che cerchi di "elaborare" le nostre sensazioni/emozioni e non che cerchi di allontanarle/rimuoverle/sconfiggerle...esse sono salutari...non a caso la vita ce ne ha dotati...non è utile lottare contro il modo in cui siamo fatti...

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ci vogliono anni e anni per superare la tragedia di un lutto .

in questi anni la forza per andare avanti bisogna averla..

non è che in 10 giorni si sfoga il dolore e poi si sta bene ..

ci vogliono 10 anni ... almeno per superare una perdita drammatica e traumatica.

almeno per me poi ce chi supera tuto in 10 minuti .. dipende dal soggetto .

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1) fase: impatto emotivo. Non reprimere l'angoscia ma viverla; lasciarsi andare completamente al pianto ed alla tristezza; non lasciarsi interdire da chi cerca di farci coraggio ( in genere si tratta di persone che non riescono a "concedersi" le emozioni che provano e cercano di impedirne la "sana" manifestazione a se o agli altri ), quindi non aver paura di alcun tipo di emozione che si affaccerà dentro di noi; cerchiamo inoltre di percepire le sensazioni fisiche che ci assalgono ( tremori, sbalzi di temperatura, sudorazione, contrazioni del respiro, formicolii) e lasciamole "scorrere" senza ostacolarle;

2) fase: presa di coscienza. Dopo la prima fase di impatto, che durerà alcune settimane, il subentrare di una certa qual maggiore serenità ci darà la possibilità di "realizzare", "prendere coscienza" dell'accaduto, cioè di renderci conto di quello che è successo e che alcune cose inevitabilmente cambieranno. Bisognerà fare il punto della situazione e "vedere" quali cose della nostra vita cambieranno: sia quelle che non potremo più fare sia quelle che di nuove  potremo fare.Il che significa dare valore alle cose che abbiamo perso ma anche alle nuove possibilità che quella perdita ci offre, vivendo queste ultime senza sensi di colpa.

3)fase : riflessione sulla "eredità" che ci resta della persona che ci ha lasciato. In questa fase cercheremo di capire quale siano i ricordi, gli insegnamenti, i momenti belli, etc,  che la persona che ci ha lasciato ci ha regalato e consapevolizzare il fatto che quelle cose resteranno dentro di noi , anche quando non ci penseremo o anche quando non sentiremo riaffiorare in qualche momento la tristezza per la perdita, per il fatto che quella persona ci manca.

4) fase:. distacco. Dopo aver fatto questo lavoro bisognerà assolutamente che subentri una fase di "distacco". Questa è una fase importantissima, senza la quale il lavoro svolto prima non potrà essere in alcun modo utile. Ci si concederà di non pensare più all'evento luttuoso che ci ha colpito, senza per questo restare vittime dei sensi di colpa che concederci il non pensarci più potrebbe tentare di provocarci. Questa è la fase della "accettazione" di quella che in fondo è la regola base della vita : "si nasce, si muore". Imprecare, non accettare, rimuginare, non servirà a cambiare questa regola. E' questo il momento in cui bisognerà assolutamente lasciare da parte i ricordi e non farci prendere/sconfiggere da essi; è il momento del tornare al "qui e ora" e proseguire nel proprio cammino, lasciando tutto alle spalle, proprio come se nulla fosse accaduto.Non sarà facile, ma è certamente più che possibile.

I morti hanno bisogno di essere "lasciati in pace": finchè non li lasceremo in pace essi non potranno lasciare in pace noi.Bisogna dirsi addio. Spargere le ceneri al vento.

Continueremo solo con quello che, senza pensarci, ci resterà dentro di quelli che abbiamo perso, continueremo da soli…con una esperienza in più, ma sempre da soli…a farci compagnia fino alla fine, come al solito, noi stessi…

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ci vogliono anni e anni per superare la tragedia di un lutto .

in questi anni la forza per andare avanti bisogna averla..

non è che in 10 giorni si sfoga il dolore e poi si sta bene ..

ci vogliono 10 anni ... almeno per superare una perdita drammatica e traumatica.

almeno per me poi ce chi supera tuto in 10 minuti .. dipende dal soggetto .

io dico che ce ne possono volere anche cento se non ci si entra dentro...daltronde sono daccordo con te, infatti prima parlavo di fasi...certo la prima non può essere di "riflessione" ma di viversi e lasciarsi andare al dolore...strillare...non darsi pace...inveire contro dio e la sorte infame...dimenarsi...non dormire...piangere a dirotto...: è bene non ostacolare questa prima fase...che tenderà ad esaurirsi da sola...magari tornerà con un pianto sommesso tempo dopo...ci sorprenderemo a ripensare...ma via via ritorneremo alla "normalità" di uomini che sanno portare dentro le proprie ferite...

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ce chi è in grado di farlo e chi no .

non reagiamo tutti allo stesso modo .

ognuno ha il suo modo di affrontare i dolori che la vita ci impone.

non ci si puo' costringere ad un pianto che non esce..

a volte le lacrime si fermano in gola e ci soffocano .

sarebbe bello poter esprimere il dolore ma nontutti lo possono fare .

e non ce una tecnica per farlo ...

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Grazie C.NZ.A.

Rileggevo e mi sono messo a piangere da solo...

ho sentito che anche tu hai ricordato qualcosa...

a me manca molto mio padre...

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A mio avviso, è vero il contrario,e cioè le nostre emozioni, le nostre sensazioni, reclamano l'essere percepite/consapevolizzate, vissute, esplicate, manifestate…le sarà capitato, immagino, di provare ,per esempio, eccitazione e non esplicarla…poi le sarà venuto un mal di testa, si sarà sentita "nervosa", abulica…un certo qual senso di insoddisfazione l'avrà pervasa…ecco, di questo tipo sono gli effetti del non vivere fino in fondo quello che sentiamo, effetti che si trasformano in molti casi in veri e propri malesseri/disturbi psicologici ovvero nel sentire un senso di morte dentro…ora succede che, soffrendo/vivendo fino in fondo anche questo sintomo di "morte interiore", è possibile rinascere, recuperando il "non vissuto"…e così lasciandoci la morte, il lutto, alle spalle…

in questo processo è senza dubbio utile il pensare, ma un pensare che cerchi di "elaborare" le nostre sensazioni/emozioni e non che cerchi di allontanarle/rimuoverle/sconfiggerle...esse sono salutari...non a caso la vita ce ne ha dotati...non è utile lottare contro il modo in cui siamo fatti...

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ci vogliono anni e anni per superare la tragedia di un lutto .

in questi anni la forza per andare avanti bisogna averla..

non è che in 10 giorni si sfoga il dolore e poi si sta bene ..

ci vogliono 10 anni ... almeno per superare una perdita drammatica e traumatica.

almeno per me poi ce chi supera tuto in 10 minuti .. dipende dal soggetto .

Left, quello che sostenevo io, mi da la conferma nelle tue parole!

Si, è vero che ci vogliono anni per superare la tragedia di un lutto e che ognuno ha i suoi tempi.

Il termine indicativo "dei 10 giorni" per sfogare il dolore, per me, assume questo significato. E' necessario uscire presto dalla fase del dolore e non lasciar passare tanto tempo, bisogna reagire subito, trovare la forza interiore per poter metabolizzare il tutto, altrimenti si rischia di cicatrizzare le ferite! Questa è la mia opinione, che forse sarà ben lontana dall' essere psicologicamente valida, ma nel mio caso è servita a donarmi serenità e fiducia nel futuro ! Siamo noi, i migliori medici di noi stessi!

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A mio avviso, è vero il contrario,e cioè le nostre emozioni, le nostre sensazioni, reclamano l'essere percepite/consapevolizzate, vissute, esplicate, manifestate…le sarà capitato, immagino, di provare ,per esempio, eccitazione e non esplicarla…poi le sarà venuto un mal di testa, si sarà sentita "nervosa", abulica…un certo qual senso di insoddisfazione l'avrà pervasa…ecco, di questo tipo sono gli effetti del non vivere fino in fondo quello che sentiamo, effetti che si trasformano in molti casi in veri e propri malesseri/disturbi psicologici ovvero nel sentire un senso di morte dentro…

Sig. Aioblu, in lei riscontro una materialità impressionante, legata al suo vivere le emozioni, in modo quasi teatrale, degna di una commedia di Eduardo! Sarà che lei, vive a Napoli, abituato a scene di dolore straziante, a volte anche su commissione, dove il teatro è la vita e gli attori sono gli uomini! Le ricordo che esiste anche una dignità ed una compostezza nel provare e manifestare dolore. Io trovo dignitosissimo il dolore interiorizzato di Left, tanto e non meno di quello plateale da lei tanto auspicato. Nessuno cerca di allontanare le emozioni, perchè di qualsiasi entità siano, è bello viverle, per come si presentano.

Le ricordo, che la grandezza di un uomo, non lo si riscontra nella foga delle esternazioni, ma nella capacità di riuscire ad uscirne, nel più breve tempo possibile e a testa alta!

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ma il dolore di testa le è venuto o no? ( a parte la contraddizione interna al suo discorso...non so se ha notato il "doppio messaggio" che include il suo post...buon trattamento per indurre una bella psicosi in chi non è preparato...) lasci stare cose che non è in grado di capire...quello che le dico lo hanno capito in Russia ed in America...è li che sono nati certi approcci terapeutici che suggeriscono quello che dicevo...non limiti il suo orizzonte geografico/culturale per dire, come le chiama lei...?)

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Sig. Aioblu,

sapevo che in realtà, mi voleva chiedere qualcos' altro!

Perchè non cerca di essere più esplicito, perchè sa , qualche volta mi capita di non capirla.

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Non è un problema, si tranquillizzi...nel suo caso a me capita sempre...sarà per via dei "doppi messaggi"...cmq. faccia pure...sono preparato...però non si faccia paranoie e risponda se vuole...il dolore di testa...

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Sig. Aioblu,

mi spiace, continuo a non capirla!

Se vuole, dica qualcosa di semplice ! Le posso solo dire che non soffro, fortunatamente, di mal di testa!

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Sig. Aioblu' date='

mi spiace, continuo a non capirla!

Volendo potrebbe studiare...

Se vuole, dica qualcosa di semplice !

Qualcosa di comprensibile a lei è un'impresa dura davvero...

Le posso solo dire che non soffro, fortunatamente, di mal di testa!

Le verrà, le verrà...tranquilla...qualcosa ad un certo punto succede...io non ci scherzerei su, fossi in lei...

Ps.: le consiglio di approfondire la tematica dei "doppi messaggi" e relativa psicosi incombente...

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Un aiutino??

Immagino sia quella inclusa anche in Fantasia di Disney...l'apprendista che gioca con poteri che non sa tenere sotto controllo e scatena forze che poi non riesce più a controllare...

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Immagino sia quella inclusa anche in Fantasia di Disney...l'apprendista che gioca con poteri che non sa tenere sotto controllo e scatena forze che poi non riesce più a controllare..."

E' l'ultima versione aggiornata...dove il mago salva l'apprendista....invece la più antica narra che ...c'era un padre che aveva mandato i, figlio a fare l'apprendista stregone da un mago famoso....

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Devo ammettere con un po' di imbarazzo che io non conosco la versione "originale"...l'unica è quella dove, sì, il maghetto viene salvato dal mago esperto..

Mi viene da pensare dal commento al mio post che in quella originale il giovane apprendista...soccomba...o no?

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