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"Se non hai la soluzione"...


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:shock: Mi ricorda una frase ricorrente di un diriniente che conosco io!

Si poneva in posa buddhica da guru e diceva:

"C'è chi ti porta i problemi e chi ti porta le soluzioni".

Ora la sua azienda è piena di problemi e lui non lo sa perchè nessuno

gli porta più niente! :cry:

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:wink: Si, si... intanto però il diriniente sta accumulando soldi.

Prova a dirgli "insieme si vince". Ti dice "si, si, certo, certo!" e

poi ti offre un incarico che dovrai svolgere tu "per il bene di tutti".

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...proprio ieri domenica..ho scritto queste cose sul Master FAD sulle Human Resources che ho in www.elform.it:

Tutte le volte che sento parlare di lavoro di squadra mi viene un sospetto, nel senso che mi pare che più se ne parla più vuol dire che c'è sotto qualcosa e cioè che è una cosa che non esiste, che non si fa, che si vuole invocare a voce per supplire al fatto che non si riscontra nella realtà, ecc. Tutti coloro che lo citano con gran successo mi viene da pensare che lo facciano perché la lingua batte dove il dente duole: mi spiego meglio.

Il lavoro di squadra dovrebbe essere una condizione così normale, così semplice, così implicita in ogni sistema organizzativo, che non dovrebbe essere neanche il caso di menzionarlo tutte le volte come un fattore clamoroso di successo. Che dovrebbe essere un dato acquisito da cui partire per andare oltre, non un elemento da citare continuamente come una cosa da cercare, conquistare e da esaltare quando lo si raggiunge.

Si definisce lavoro di squadra un modello organizzativo in cui un determinato risultato è ottenuto col contributo di diverse persone ciascuna delle quali fornisce un apporto specifico lavorando nell'ottica del risultato finale e non solo del completamento del compito specifico che assolve col suo apporto.

Quando l'obiettivo è importante, il lavoro di squadra si crea automaticamente perché se la gente crede nell'obiettivo finale, tutti lavorano per quel obiettivo al di là del singolo contributo specialistico che uno può essere più o meno capace di dare.

Il lavoro di squadra è innato nei modelli di collaborazione spontanei delle persone quando l'obiettivo è chiaro e condiviso, si perde come filosofia quando modelli organizzativi troppo complicati, volutamente o inconsciamente, lo sottraggono alla vista e alla percezione delle persone.

Difficilmente le aziende riescono a far sì che le persone vedano negli obiettivi aziendali i loro obiettivi, o che le persone vedano negli obiettivi aziendali degli obiettivi in cui identificarsi e credere fino in fondo: se io non credo negli obiettivi, anzi ne sono scettico, è chiaro che darò il mio contributo punto e basta se non addirittura assumerò opposizioni critiche per contestare l'obiettivo generale assegnato.

Purtroppo le aziende fanno poco e hanno anche ovviamente obiettive difficoltà a far sì che le persone vivano come propri gli obiettivi aziendali e si impegnino a lavorarci al di là di quello strettamente richiesto perché questi obiettivi siano realmente raggiunti. Il lavoro di squadra presuppone una grande lealtà e solidarietà reciproca, la capacità di lavorare per l'obiettivo finale deve far sì che chiunque sia disposto ad aiutare chi sbaglia, a surrogarlo se necessario, e a non porsi in competizione diretta.

L'unico che può creare questo tipo di cultura, questo tipo di stile, di partecipazione, che trasformi un gruppo di persone in una squadra è.... il capo.

E' inutile ricorrere a tanti eufemismi.

Solo il capo può determinare le condizioni di lavoro per cui un gruppo lavori come squadra oppure no; anzi diciamo che il ruolo del capo è essenzialmente quello di creare le condizioni perché i suoi collaboratori lavorino in squadra: è il ruolo vero e proprio del capo.

La squadra e il lavoro di squadra devono nascere perché il capo lo vuole, lo spinge, lo promuove e ci crede, altrimenti è un impresa tutto sommato difficile, destinata all'insuccesso nella misura in cui è solo lasciata allo spontaneismo, alla volontà delle persone.

Grazie Ste , stai mettendo tanto peperoncino in questo forum , da risultare :winner

vinci

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Tutte le volte che sento parlare di lavoro di squadra mi viene un sospetto, nel senso che mi pare che più se ne parla più vuol dire che c'è sotto qualcosa e cioè che è una cosa che non esiste, che non si fa, che si vuole invocare a voce per supplire al fatto che non si riscontra nella realtà, ecc. Tutti coloro che lo citano con gran successo mi viene da pensare che lo facciano perché la lingua batte dove il dente duole: mi spiego meglio.  

Il lavoro di squadra dovrebbe essere una condizione così normale, così semplice, così implicita in ogni sistema organizzativo, che non dovrebbe essere neanche il caso di menzionarlo tutte le volte come un fattore clamoroso di successo. Che dovrebbe essere un dato acquisito da cui partire per andare oltre, non un elemento da citare continuamente come una cosa da cercare, conquistare e da esaltare quando lo si raggiunge.

Si definisce lavoro di squadra un modello organizzativo in cui un determinato risultato è ottenuto col contributo di diverse persone ciascuna delle quali fornisce un apporto specifico lavorando nell'ottica del risultato finale e non solo del completamento del compito specifico che assolve col suo apporto.

Quando l'obiettivo è importante, il lavoro di squadra si crea automaticamente perché se la gente crede nell'obiettivo finale, tutti lavorano per quel obiettivo al di là del singolo contributo specialistico che uno può essere più o meno capace di dare.

Il lavoro di squadra è innato nei modelli di collaborazione spontanei delle persone quando l'obiettivo è chiaro e condiviso, si perde come filosofia quando modelli organizzativi troppo complicati, volutamente o inconsciamente, lo sottraggono alla vista e alla percezione delle persone.

Difficilmente le aziende riescono a far sì che le persone vedano negli obiettivi aziendali i loro obiettivi, o che le persone vedano negli obiettivi aziendali degli obiettivi in cui identificarsi e credere fino in fondo: se io non credo negli obiettivi, anzi ne sono scettico, è chiaro che darò il mio contributo punto e basta se non addirittura assumerò opposizioni critiche per contestare l'obiettivo generale assegnato.

Purtroppo le aziende fanno poco e hanno anche ovviamente obiettive difficoltà a far sì che le persone vivano come propri gli obiettivi aziendali e si impegnino a lavorarci al di là di quello strettamente richiesto perché questi obiettivi siano realmente raggiunti. Il lavoro di squadra presuppone una grande lealtà e solidarietà reciproca, la capacità di lavorare per l'obiettivo finale deve far sì che chiunque sia disposto ad aiutare chi sbaglia, a surrogarlo se necessario, e a non porsi in competizione diretta.  

L'unico che può creare questo tipo di cultura, questo tipo di stile, di partecipazione, che trasformi un gruppo di persone in una squadra è.... il capo.  

E' inutile ricorrere a tanti eufemismi.

Solo il capo può determinare le condizioni di lavoro per cui un gruppo lavori come squadra oppure no; anzi diciamo che il ruolo del capo è essenzialmente quello di creare le condizioni perché i suoi collaboratori lavorino in squadra: è il ruolo vero e proprio del capo.

La squadra e il lavoro di squadra devono nascere perché il capo lo vuole, lo spinge, lo promuove e ci crede, altrimenti è un impresa tutto sommato difficile, destinata all'insuccesso nella misura in cui è solo lasciata allo spontaneismo, alla volontà delle persone.

:ok2 :ok2 :ok2

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è arrivata questa risposta a quanto ho scritto nel master HUMAN RESOURCES:

VINCI

Quanto è vero ciò che dici Vincenzo, secondo me la questione è che c'è uno fortissimo gap tra l'azienda , i suoi obiettivi e le persone . E sottolineo la parola persone. Invece i dipendenti sono considerati numeri entità astratte che hanno l'obbligo di conformarsi agli obiettivi dell'azienda .Finora abbiamo sempre ripetuto la prola motivazione ma secondo me nn so quanto e fino a che punto sia compresa dalle aziende. E' vero un gruppo una squadra si forma quando le persone sono convinte che stanno facendo qualcosa per cui " ne vale la pena" Quando credono ... E se le aziende nn tengono conto di ciò chi vuoi che coinvolgano? I capi? I capi nn credono neppure loro . La sensazione delle persone è quella di sentirsi manipolati di doversi adattare a condizioni imposte x poter vivere...

E cercano altrove i loro obiettivi e ciò in cui credere e collaborare di certo non nelle aziende...

Un esempio .. Come può sentirsi coinvolto un dipendente che lavora in un call center di una compagnia costretto a dire che le ricariche telefoniche hanno un addizionale che serve x pagare le tasse x lo Stato ( s ene è parlato in TV) ben sapendo che ciò nn è affatto vero... Il dipendente sa benissimo che si sta mentendo al cliente e che dall'altra parte potrebbe esserci lui... No nn è questo il modo x coinvolgere i dipendenti nn è questo!!!!

Come si può coinvolgere i dipendenti evitando di creare dei veri venditori e chiedere agli utenti di cercare tra i loro amici chi passerebbe da una compagnia telefonica ad un'altra promettendo 200 euro di accredito sul cellulare... No .. nn ci siamo nn ci siamo affatto NN solo xchè nn si motiva la gente ma soprattutto x chè si applicano delle politiche e delle strategie da pirati . E già qui nn ci siamo...

ANNA

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