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Déjà vu...anche detto paramnesia.


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Stò provando la sensazione di aver già vissuto questa esperienza...ma è solo una sensazione?...e poi chi l'ha vissuta...io o un'altra parte di me che l'ha tenuto nascosto a me stessa?...ma soprattutto è la mia mente o la mia coscienza a ricordarlo?...e poi ricordare cosa se io non l'ho mai vissuto?...ma allora come faccio a percepire la ripetitività di questo evento?

P.S. tranquilli...sono sobria...ho solo scritto i miei pensieri così come mi venivano...e voi sapete dare un'interpretazione ai vostri déjà vu?

Ciao :wink:

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a me ogni tanto capita, da piccola mi capitava più spesso,

non ho mai pensato ad interpretarli, a me spaventano perchè mi sembra che tutto sia scritto e mi deprime moltissimo :(

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  • 1 year later...
Stò provando la sensazione di aver già vissuto questa esperienza...ma è solo una sensazione?...e poi chi l'ha vissuta...io o un'altra parte di me che l'ha tenuto nascosto a me stessa?...ma soprattutto è la mia mente o la mia coscienza a ricordarlo?...e poi ricordare cosa se io non l'ho mai vissuto?...ma allora come faccio a percepire la ripetitività di questo evento?

P.S. tranquilli...sono sobria...ho solo scritto i miei pensieri così come mi venivano...e voi sapete dare un'interpretazione ai vostri déjà vu?

E' facile confondersi e credere di aver vissuto già eventi in passato che si vivono ora: spesso non riesce a ricollegare il momento esatto in cui l'evento è accaduto (che in realtà non è vero sia passato). Spesso si tratta di un ricordo incompleto o di un "rimosso" che riemerge in parte alla coscienza.

Il fenomeno è stato studiato scientificamente e riguarda tutti i sensi, non solo la vista.

Presso il solito MIT (Massachusetts Institute of Technology) il biologo neuroscienziato S. Tonegawa, Nobel in medicina, modificò geneticamente il cervello di alcuni topi (l'ippocampo, che serve per memorizzare episodi) privandoli del gene responsabile. I topi messi in due gabbie quasi uguali venivano colpiti da una scossa, mentre nell'altra non accadeva. I topi, indipendentemente dalla gabbia dov'erano si irrigidivano, confondendole. I topi normali del gruppo di controllo, invece, si irrigidivano solo nella gabbia dove veniva data la scossa.

L'ippocampo serve a categorizzare e memorizzare le esperienze per poterne far buon uso in seguito. Ciò ci permette di organizzare le informazioni rendendole usabili per il futuro.

Se 2 esperienze si somigliano moltissimo, spesso crediamo di aver vissuto dei deja-vu, confondendoci, specie quando arriviamo ai nostri limiti esperienziali (sempre secondo il ricercatore). Da qui poi sono seguiti una serie di studi per le malattie degenerative, (Alzheimer e demenza senile, finora limitate con l'acetilcolina)

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Avevo trovato una spiegazione convincente una volta. La ricerco e la posto. Non aveva niente a che fare con esperienze già vissuto. E' lo stesso momento che il cervello vive due volte in quell'istante, è un problema della memorizzazione. Ora la cerco, ora la cerco.

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anche a me è capitato spesso..... infatti ho notato che adesso mi capita meno... vuole dire qualcosa???

da piccolo vedevo una cosa, e mi sembrava di averla già vista... e una esperienza brutta di averla già vissuta e quando mi capita ci penso sempre ma poi non riesco a ricordare e come ne sarei uscito..... a volte penso veramente che tutto sia già scritto....

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  • 2 weeks later...
E' facile confondersi e credere di aver vissuto già eventi in passato che si vivono ora: spesso non riesce a ricollegare il momento esatto in cui l'evento è accaduto (che in realtà non è vero sia passato). Spesso si tratta di un ricordo incompleto o di un "rimosso" che riemerge in parte alla coscienza.

Il fenomeno è stato studiato scientificamente e riguarda tutti i sensi, non solo la vista.

Presso il solito MIT (Massachusetts Institute of Technology) il biologo neuroscienziato S. Tonegawa, Nobel in medicina, modificò geneticamente il cervello di alcuni topi (l'ippocampo, che serve per memorizzare episodi) privandoli del gene responsabile. I topi messi in due gabbie quasi uguali venivano colpiti da una scossa, mentre nell'altra non accadeva. I topi, indipendentemente dalla gabbia dov'erano si irrigidivano, confondendole. I topi normali del gruppo di controllo, invece, si irrigidivano solo nella gabbia dove veniva data la scossa.

L'ippocampo serve a categorizzare e memorizzare le esperienze per poterne far buon uso in seguito. Ciò ci permette di organizzare le informazioni rendendole usabili per il futuro.

Se 2 esperienze si somigliano moltissimo, spesso crediamo di aver vissuto dei deja-vu, confondendoci, specie quando arriviamo ai nostri limiti esperienziali (sempre secondo il ricercatore). Da qui poi sono seguiti una serie di studi per le malattie degenerative, (Alzheimer e demenza senile, finora limitate con l'acetilcolina)

Questa spiegazione mi sembra molto convincente, anche se personalmente mi sembra molto azzardato trarre delle conlusioni sui processi mnemonici più "raffinati" e sottili del cervello Umano da uno studio sui ratti...

Secondo me è anche possibile che lo stesso "sintomo", il Dejà-vù, possa dipendere da cause diverse...per esempio, giusto per fare un'ipotesi, se una volta si verifica una catene di eventi molto simile ad un sogno che abbiamo fatto poco tempo prima, o ad una cosa che abbiamo immaginato spesso, può darci che questo ci dia uno strano senso di Dejà-vù...l'esperienza non l'abbiamo vissuta nella realtà, eppure ci sembra di ricordarla

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