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Grido Soffocato


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Ogni tanto mi capita una cosa che e' da tanto che mi capita ma in questi giorni mi sono fermata ad ascoltarmi xche' vorrei capire.....

Ieri sono uscita dal lavoro x andare alla macchina ho sentito un bimbo urlare, ho iniziato a sentire il cuore che mi batteva troppo forte e avevo la voglia d correre subito da quel bimbo x vedere il xche' stesse piangendo e urlando, subito ho pensato che qualcuno stesse abusando d luilei magari stava urlando xche' stava subendo una violenza , ho cercato d guardare da dove proveniva ma ho visto solo una finestra illuminata era al secondo piano quindi sarebbe stato impossibile x me vedere dentro, ho provato rabbia xche' mi sono chiesta dietro a quelle mura chissa' quanta violenza e nn solo fisica i bimbi devono subire dai grandi!!!!Poi ho sentito eccitazione fisica e un senso d impotenza!Sento che dentro me qualcosa deve uscire ,...sento un grido soffocato!

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Provo ad interpretare.

Da bambina, quando eri troppo piccola, gridavi perchè volevi che qualcuno ti aiutasse per uscire dalle tue angosce. Forse tua mamma o tuo padre veniva ad aiutarti. Forse no, magari ti sgridavano.

Questa necessità di aiuto ora emerge quando senti un bambino piangere. Proietti quello che tu desideravi e lo rivolgi verso quel grido. Vuoi porgere il tuo aiuto come quando da bambina lo desideravi.

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mah...puo' essere ...e allora il discorso che mi eccito e poi provo una insoddisfazione che significa?

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mah...puo' essere ...e allora il discorso che mi eccito e poi provo una insoddisfazione che significa?

Ti ecciti perchè ti senti potenzialmente in grado di "aiutare". Poi non riuscendo a chiudere il cerchio, cioè non soddisfi il tuo desiderio di "aiutare", ti senti insoddisfatta.

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Come faccio a chiudere il cerchio?  :roll:

Con la fantasia. Immagini di salvare o di farti salvare da qualcuno.

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nono mi salvo sa sola a questo punto!  :P

Appunto. Questo è il problema. Il cerchio non si chiude e non si chiuderà mai se non riesci a lavorare su te stessa.

Chi mi salva dalle mie angosce? Papà, Mamma?

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uh be' ormai credo d avere un'eta' sufficiente da potermela cavare da sola.N posso andare da mia madre e chiederle aiuto, o meglio che aiuto potrei avere?,sono io che devo cambiare n lei.

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uh be' ormai credo d avere un'eta' sufficiente da potermela cavare da sola.N posso andare da mia madre e chiederle aiuto, o meglio che aiuto potrei avere?,sono io che devo cambiare n lei.

Ma cosa c'entra? Stiamo parlando di bisogno d'aiuto come percezione subconscia, non come realtà oggettiva. :o

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Scusa Dajjal, concordo con la proiezione aiutare/desiderio di essere aiutati, ma la percezione che tu chiami inconscia, e che, solo per inciso, secondo me è conscia, non è, in ogni caso, altrettanto una realtà oggettiva?Cioè un sintomo non è esso stesso una realtà oggettiva?Se io ho bisogno del papà può essere anche perchè mi è mancata questa figura, o per assenza o per altro...cioè sto cercando di crearmi un sostegno interno che non ho avuto...quindi cerco di fare appello al papà che è in me...oppure di fare un percorso che tenda a colmare quel vuoto...solo alla fine potrò fare a meno del papà o della mamma...devo però prima, come dire, rinforzarmi...per es. con un percorso terapeutico che mi indichi in quale modo far fronte a quel vuoto affettivo che ho vissuto.

Per quanto riguarda il bambino seviziato, cioè "che è indotto a soffrire molto" vedo una proiezione del dolore provato da bambina in una situazione di abbandono, mentre l'eccitazione la vedo come una manipolazione autoconsolatoria tendente a sfuggire alla frustrazione del dolore, anche attuale, ma sempre evocativo della situazione di abbandono. Cioè un grido soffocato dalla difficoltà a sostenere, manifestandola, una propria emozione...un grido di forte dolore che vorrei riuscissi a gridare con tutta la tua forza, con quanto fiato hai in gola, cara Claudia.

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Aio come sempre hai centrato il punto focale! :twisted:

Quando leggo il tuo nome provo sempre una grande ammirazionetranquillita' xo' anche timore xche' riesci sempre ad esorcizzare i "problemi".

Arrivi dove n arrivo io.

A volte t ho anche "odiato" x questo, ma prendo i tuoi consigli come se tu fossi mio padre.Ti ringrazio moltissimo :p

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Scusa Dajjal, concordo con la proiezione aiutare/desiderio di essere aiutati, ma la percezione che tu chiami inconscia,  e che, solo per inciso, secondo me  è conscia, non è, in ogni caso, altrettanto una realtà oggettiva?Cioè un sintomo non è esso stesso una realtà oggettiva?Se io ho bisogno del papà può essere anche perchè mi è mancata questa figura, o per assenza o per altro...cioè sto cercando di crearmi un sostegno interno che non ho avuto...quindi cerco di fare appello al papà che è in me...oppure di fare un percorso che tenda a colmare quel vuoto...solo alla fine potrò fare a meno del papà o della mamma...devo però prima, come dire, rinforzarmi...per es. con un percorso terapeutico che mi indichi in quale modo far fronte a quel vuoto affettivo che ho vissuto.

C'è chi inconsciamente pecepisce il desiderio di essere aiutato. Se non sei allenato nel percepire continui a ripetere sempre le stesse cosa.

Per esempio, senti il desiderio di bere un caffè, sei solo. Ti scoccia entrare nel bar ordinare un caffè e berlo da solo. Passa un amico e lui ti invita a bere un caffè. In quel momento ti senti sollevato perchè l'amico ti ha risolto il problema di entrare al bar da solo.

Qual'è il tuo desiderio inconscio? Papà, (o mamma) aiutami ad entrare in quel posto perchè ho paura ad entrare da solo.

Se percepisco questo meccanismo mentale posso cambiarlo, nel senso che posso analizzare qualche opzione. Qual'è l'opzione in questo caso?

Entrare nel bar, ordinare il caffè e berlo.

Praticamente opponendoti a quella percezione l'annulli.

Ci potrebbero essere centinaia di esempi.

L'allenamento alla percezione è difficile ma utile. A volte ci fa capire molti aspetti comportamentali che ci inducono ad un'autocritica.

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Scusa Dajjal, concordo con la proiezione aiutare/desiderio di essere aiutati, ma la percezione che tu chiami inconscia,  e che, solo per inciso, secondo me  è conscia, non è, in ogni caso, altrettanto una realtà oggettiva?Cioè un sintomo non è esso stesso una realtà oggettiva?Se io ho bisogno del papà può essere anche perchè mi è mancata questa figura, o per assenza o per altro...cioè sto cercando di crearmi un sostegno interno che non ho avuto...quindi cerco di fare appello al papà che è in me...oppure di fare un percorso che tenda a colmare quel vuoto...solo alla fine potrò fare a meno del papà o della mamma...devo però prima, come dire, rinforzarmi...per es. con un percorso terapeutico che mi indichi in quale modo far fronte a quel vuoto affettivo che ho vissuto.

C'è chi inconsciamente pecepisce il desiderio di essere aiutato. Se non sei allenato nel percepire continui a ripetere sempre le stesse cosa.

Per esempio, senti il desiderio di bere un caffè, sei solo. Ti scoccia entrare nel bar ordinare un caffè e berlo da solo. Passa un amico e lui ti invita a bere un caffè. In quel momento ti senti sollevato perchè l'amico ti ha risolto il problema di entrare al bar da solo.

Qual'è il tuo desiderio inconscio? Papà, (o mamma) aiutami ad entrare in quel posto perchè ho paura ad entrare da solo.

Se percepisco questo meccanismo mentale posso cambiarlo, nel senso che posso analizzare qualche opzione. Qual'è l'opzione in questo caso?

Entrare nel bar, ordinare il caffè e berlo.

Praticamente opponendoti a quella percezione l'annulli.

Ci potrebbero essere centinaia di esempi.

L'allenamento alla percezione è difficile ma utile. A volte ci fa capire molti aspetti comportamentali che ci inducono ad un'autocritica.

Se "percepisci" un desiderio a quel punto non sei più a livello inconscio, no? Quindi puoi allenarti, facendo benissimo, a percepire il conscio, cioè ciò che senti, non quello che si agita a tua insaputa…

quindi se non prendi un caffè è perché in realtà non vuoi prenderlo…non vi sono altri motivi nascosti…se poi vai a prendere il caffè con l'amico, più probabilmente, più che di un caffè avevi bisogno di un po’ di compagnia…che ti può far nascere il desiderio del caffè, desiderio che prima in realtà non avevi fino in fondo, nel senso che quel desiderio era lo "spostamento" del vero desiderio che era quello di compagnia…quindi penso che il desiderio di farsi aiutare, più che un desiderio inconscio, sia l'espressione di una condizione reale, vissuta, percepita in quanto tale…proprio per questo prima legavo il discorso ad una specifica condizione che Claudia è possibile che si trovi a vivere concretamente…non mi trovo quindi d’accordo nell' ipotizzare una insufficienza cui porre rimedio attraverso l'autocritica, ma da affrontare, secondo me, attraverso la consapevolizzazione, sul piano fisico/emotivo, di tutto quello che la condizione comporta ora ed ha comportato in passato…cercando un sistema articolato che tenda a ricreare le condizioni di sicurezza che sono venute a mancare…: insomma a nulla serve per es. dire "sono ossessivo, non dovrei esserlo…"perché si va incontro inevitabilmente a delle forzature automanipolative/eticheggianti…più utile secondo me entrare nell'ossessione…esplorarla…ed aiutarsi/farsi aiutare a trovare in se stessi le forze ed uno specifico modo per andare oltre…certamente senza biasimarsi per gli effetti dell'aver subito l'assenza di una figura protettiva/formativa…anzi magari cercandone altre che possano sostituirla…; questo sempre ovviamente all'interno di un lavoro su se stessi….

Aio come sempre hai centrato il punto focale!  :twisted:  

Quando leggo il tuo nome provo sempre una grande ammirazionetranquillita' xo' anche timore xche' riesci sempre ad esorcizzare i "problemi".

Arrivi dove n arrivo io.

A volte t ho anche "odiato" x questo, ma prendo i tuoi consigli come se tu fossi mio padre.Ti ringrazio moltissimo  :P

capisco in quanti modi una condizione "nuova" possa creare timore...altrettanto come sia difficile adattarsi anche ad una condizione di maggiore serenità...ma sono davvero contento perchè sò che più che arrivare dove è qualcun'altro, ti farà felice arrivare a quello che sei tu.

Grazie a te, Claudia, per gli apprezzamenti e ancora di più per avermi accostato ad una figura così dolce e significativa.

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