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Rapporto finito...oppure no..riflessioni.


Michele Strogoff

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Forse qualcuno avrà già partecipato a qualche mio altro topic. Siamo sempre li. Direi di aver attraversato una lunga fase di ricerca. tutto è iniziato quando ho cominciato ad avere problemi con la mia ragazza. Improvvisamente mi sentivo oppresso dal rapporto, sentivo l'amore per lei insufficiente a soddisfarla, mi sembrava di rubarle qualcosa di non essere sincero nei suoi confronti. In questo marasma di pensieri, qualcosa ha cominciato a scricchiolare anche dentro di me. Non riuscivo più a prendere una decisione, sentivo solo una forte ansia, un peso in mezzo al petto. Chiarmente non risucivo a dare alcuna spiegazione alla mia ragazza che mi vedeva sempre più strano e distaccato. Io continuavo a stare male e il fatto che anche lei soffrisse non faceva che amplificare il mio stato. A un certo punto ho cominciato a perdere quella che io credevo fosse la mia identità. Prima con una crescente insicurezza in ogni cosa, poi con la voglia di fuggire dal rapporto, poi con la perdità di sicurezza nella mia sessualità, non ero neanche più sicuro se fossi etero o gay. La confusione era pressochè totale. Ci siamo presi e rilasciati, ogni volta che la lasciavo (perchè alla fine la decisione era mia) stavo malissimo. Mi passava l'ansia ma sentivo un forte senso di vuoto e depressione (pianto inconsulto). Ci siamo rivisti e siamo tornati di nuovo insieme, credevo di poter affrontare la situazione, ma di nuovo, il giorno dopo sono caduto nello stesso identico stato d'ansia di prima. A questo punto il cervello è andato in pappa, come si dice in gergo. Lei chiaramente cercava delle sicurezze in me dato quello che era successo in precedenza. Io non riuscivo a dargliele, o meglio apparentemente le davo sicurezza, dicendo che volevo stare con lei (ed è quello che pensavo) ma poi dentro di me sentivo come una voce che voleva dirle di allontanarsi da me perchè le avrei solo continuato a farle del male. In queste nostre discussioni sono cominciate a venire fuori parti di me che erano rimaste per anni assopite nei meandri della mia mente. un giorno stavamo discutendo, anche un po' animatamente, lei si era innervosita perchè non riuscivo a dargli le risposte che chiedeva. In quel momento, mi sono sentito con un bambino. Ho risvegliato durante la discussione, un ricordo di me che più o meno all'età di tre anni piangevo di fronte a una lite tra i miei genitore (separati da quando io avevo appunto 3 o 4 anni). Il ricordo ha fatto scattare in me le stesse lacrime di quel evento. La discussione è finita li. un giorno poi, in piena estate l'ho lasciata. è successo tutto in fretta, da un giorno a un altro. Era l'ennesimo giorno in cui un ansia terribile (che io associavo a lei) mi attanagliava quasi fino al vomito. Non ce l'ho fatta. Le ho detto che io con lei stavo male e non facevo altro che far star male anche lei. Io ho finito nelle lacrime mentre lei (ironia della sorte) cercava di consolarmi, facendomi sentire ancora più stupido e più male di quanto già non mi sentissi. Lei mi ha detto che avevo molte cose da risolvere. I giorni successivi sono stati come attutiti, stagnanti. L'estate (peraltro quella dopo la laurea) è scorsa senza grandi eventi. Poi ci siamo rivisti per caso dopo l'estate. Vederla è stato strano, di nuovo avevo una miriade di pensieri che mi frullavano per la testa, ero in imbarazzo, cercavo un intimità che non potevo più permettermi. Poi mi sono buttato sul lavoro e non ci ho pensato più. mi sono mezzo invaghito di una ragazza (una storia già aperta e mai concretizzatasi) un nulla di fatto. Con la mia ragazza ci siamo rivisti di nuovo. Lei questa volta, a differenza del dopo estate era più fredda e controllata. Sembrava non vedesse l'ora di andare via. non si sentiva a parte qualche piccola parentesi a suo agio. Io notai questo suo attegiamento mi sono allontanato (prima continuavamo a sentirci via messaggio). Ho provato a sentirla un paio di volte, ma non ho ottenuto risposta e ho ritenuto meglio non andare oltre.

Poi di nuovo ,visto che abbiamo amici in comune, ho sentito parlare di lei. Una cavolata. E ora eccomi qui a scrivere un tema su di lei. Raccontata la storia arrivo alle mie conclusioni, o meglio riflessioni su di essa.

Io ho visto la fine della storia non come una rottura, ma come una fuga. Sentivo ansia, insicurezza paura. E quindi ho preferito allontanarmi da lei. E all'inizio ha anche funzionato. L'ansia si è allentata, ma le insicurezze e il senso di perdita di identità sono rimasti li dove erano prima, solo senza un capro espiatorio. Da cosa è dipesa la mia fuga? Mi sentivo profondamente attratto da lei all'inizio, è stata una cosa fulminante. Poi ho attraversato un momento di crisi, avevo ansie e perdita di un centro, che però ritrovavo stando con lei. Una volta dovevamo andare fuori a casa di mio padre. Per il suo compleanno, sembrava tutto perfetto, poi la moglio di mio padre ci vietò di andare perchè non si fidava a lasciarci casa (mio padre è risposato) La cosa non è però avvenuta in maniera limpida. Ho sentito (visto che dormo nella camera vicino) il discorso che ha portato a questa decisione, e non sono state belle parole. Mio padre aveva già dato il suo consenso però poi l'ha ritirato. La moglie continuava a dire che non ci andavo mai alla casa fuori ma "a scopare" si. Questo mi ha fatto sentire male. Improvvisamente mi ha fatto sentire come sporco. Come se stessi facendo una cosa terribile. Inoltre la decisione rigirata di mio padre mi ha dato ancora più insicurezze, anzi forse è stato l'inizio di uno stato crescente di insicurezza. La crisi con me stesso e con lei è iniziata forse li. Di lei mi era piaciuta la sua grande forza e sicurezza. Con il passare del tempo ho conosciuto anche la sua parte più debole. Lei ha cominciato ad attacarsi maggiormente a me, a dipendere da me. Alcune volte si è dimostrata gelosa in maniera esagerata nei miei confronti. Qui ho cominciato a non essere più lo stesso. ho cominciato a sentire una sorta di oppressione dal rapporto. Non riuscivo più a trovare me stesso. la mia vita cosi come era prima. Inoltre non riuscivo a sopportare il fatto che lei dipendesse troppo da me. Il fatto che non avesse molte amiche (non è della mia città ma ci vive da un bel po) e non le cercasse neanche cosi tanto. Non volevo essere il suo punto di riferimento, non riuscivo a esserlo per me stesso immaginate per qualcun altro. E ora mi ritrovo ancora a pensare a lei. Solo che ho una tremenda paura di fare errori non voglio farle del male. Vorrei poter riuscire a spiegarle tutto quello che mi è passato per la testa, ma ho sempre paura di bloccarmi, come spesso mi capita. Mi sono un po' dilungato, e forse ho anche perso il filo. Se a qualcuno andrà di leggere sarò felice di sentire il vostro pensiero..

grazie

Ciao.

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Lo so scusate, sono quelle cose che si scrivono di getto...non è facile sintetizzare qualcosa che si sta ancora formando nella testa...cavolo, dovrei fare una sorta di uscita settimanale, a puntate!

:arrow:

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io ho letto tutto...però non so cosa consigliarti....comportati come ti senti....so ke è molto difficile...se la vuoi però riskia...(è il consiglio ke do anke a me stessa) :oops:

abbiamo tutti la nostre debolezze

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Ho letto tutto, ma non ho capito tutto.In sintesi: ti piace questa ragazza,la desideri ma stare con lei ti angoscia,giusto?

Tuo padre ti ha 'abbandonato' quando eri molto piccolo e non concepisce l'idea che tu lo vada a trovare con la tua ragazza, perchè teme che tu abbia rapporti con lei, ..ho capito bene?

E così non ti senti a posto, perchè tuo padre non approva....

Allora, secondo me, non sei veramente innamorato della ragazza...l'amore vero rende più forti non causa ansia e confusione.

Ma è necessario che tu sciolga il nodo dell'abbandono paterno, che lo accetti come qualcosa che è capitato e che non potevi far nulla per evitare. Non so quanti anni hai, ma cerca di fare chiarezza sulle dinamiche che metti in atto ,quando sei con una ragazza.....forse c'è il timore di assomogliare troppo a tuo padre e di commettere i suoi stessi errori......ma tu sei tu, non lui.

Scusa se non ho colto nel segno.

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Ciao, ho cercato di leggere a pezzi e non sò se ho capito bene.

Ti consiglio in ogni caso di tentare, se non tenti rischi solo di rimanere con il dubbio.

Provaci se va bene sarai felicissimo, se và male almeno ci hai provato soffirirai per un pò ma poi ti riprenderai e spetterà te a cercare di essere piu' forte. In bocca al lupo! Stive :!:

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Ho letto tutto, ma non ho capito tutto.In sintesi: ti piace questa ragazza,la desideri ma stare con lei ti angoscia,giusto?

Tuo padre ti ha 'abbandonato' quando eri molto piccolo e non concepisce l'idea che tu lo vada a trovare con la tua ragazza, perchè teme che tu abbia rapporti con lei, ..ho capito bene?

E così non ti senti a posto, perchè tuo padre non approva....

Allora, secondo me, non sei veramente innamorato della ragazza...l'amore vero rende più forti non causa ansia e confusione.

Ma è necessario che tu sciolga il nodo dell'abbandono paterno, che lo accetti come qualcosa che è capitato e che non potevi far nulla per evitare.  Non so quanti anni hai, ma cerca di fare chiarezza sulle dinamiche che metti in atto ,quando sei con una ragazza.....forse c'è il timore di assomogliare troppo a tuo padre e di commettere i suoi stessi errori......ma tu sei tu, non lui.

Scusa se non ho colto nel segno.

No, forse mi sono spiegato male. Il punto su mio padre è stato più che altro una caduta della figura paterna di mio padre come autorità. La sua decisione non aveva significato nulla, visto che era stata sostituita da quella della moglie, ed era lei che aveva questo atteggiamento ostile nei confronti del mio rapporto con la mia ragazza.

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Penso che sarebbe il caso di parlare con la ragazza, dicendole quello che hai scritto a noi. Spesso una non si rende conto di essere troppo dipendente o di sbagliare involontariamente qcs.

E' inutile restare col dubbio, se puoi risolvere il problema!

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io ho letto tutta la tua lettera.

non mi permetto di fare paragoni alla mia storia ma qualche cosa me la ricorda, soprattutto l'ansia....

io sono stata con un ragazzo poi l'ho lasciato perchè non ero innamorata di lui non avevo sensazioni positive e avevo strani pensieri.

Dopo due mesi l'ho rivisto con un'altra. E mi ci sono messa a piangere, lui mi ha chiesto di vedersi ma io rifiutavo perchè una parte di me non piangeva per lui anzi lo voleva respingere.

Per inerzia sono andata all'appuntamento ed è stato bellissimo, provavo delle cose e gli ho detto che gli volevo bene, lui si è detto non più innamorato ed ha continuato a tenere un atteggiamento distaccato da me per qualche settimana, dopo di che io sentivo scemare in me la cosa e non mi sono fatta sentire, non mi interessava più. In quei momenti le mie ansie erano finite avevo in testa da prima la riconquista e dopo il lasciar perdere. Poi lui mi ha cercato dicendo che aveva finto e che era sempre innamorato di me. Siamo usciti per due settimane e io mi sentivo innamorata poi...poi di nuovo le ansie un giorno mi ricordo che sentivo che non volevo essere fuori con lui che si trattava solo di portare avanti qualcosa di finito. Stavo male ho avuto episodi di panico, di derealizzazione, non sapevo più chi ero, lo lasciavo e poi ci ritornavo e lui sempre pronto ad accogliermi, uscivo con lui lo abbracciavo lo baciavo e sentivo che non c'era niente, come abbracciare l'aria.

Oggi sono ancora lì anzi peggio perchè gli sto facendo del male, sto male da sola, ho problemi di salute e chiamo lui e lui sempre pronto, vorrei tanto provare sentimento quando lo abbraccio e lo chiamo, mi dico che non provo queste cose perchè ho paura poi mi decido di lasciarmi andare ma sento che non lo voglio. Sento che sono attratta da altri, che pure mi cercano, ma io è come se fossi rinchiusa in una prigione. Quella del non sapere vivere, del non sapere soffire.

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