AlessandroMartinelli 0 Share Inserito: 29 maggio 2007 Guardavo il telegiornale e il servizio che andava in onda parlava di scuola, di studenti, di bullismo. Un telefonino aveva ripreso tutta la scena, il bullo che dall’ultimo banco scagliava un astuccio all’indirizzo della professoressa che stava scrivendo alla lavagna, colpendola alla nuca. Gli altri alunni seduti immobili come se nulla fosse accaduto, mentre l’insegnante in lacrime fuggiva dalla stanza. Osservando la scena alla televisione, ho sentito un brivido percorrermi la schiena: in quei fotogrammi, quel ragazzo nascosto dall’ultimo fila, quel lancio codardo a colpire alle spalle, ho rivisto un altro bullo allo sbaraglio, in quei ragazzi educatamente seduti ai loro banchi, ho ricordato altri compagni, in quella fuga scomposta l’umiliazione di altre persone incolpevoli. Il telegiornale mi ha rispedito a una classe anonima, dove rimanere un figurante non protagonista del proprio vivere, e diventare “diverso” a scuola, in famiglia, nella strada, è stato il passo più breve per fare conoscenza dapprima con un carcere per minorenni, poi con il resto del panorama penitenziario. Le risate dei ragazzi intorno al bullo risuonano come mine vaganti, il filmato ne conserva i ghigni soddisfatti, e in questa desolante attualità, fanno capolino i genitori diventati specialisti forensi, protesi all’assoluzione in formula piena, mentre gli stessi professori sono ridotti a semplici trasmettitori di mere nozioni, poco interessati alla tecnica dialogica, che però consente di instaurare relazioni importanti, che portano alla conoscenza delle retrovie dove scorrono le ansie, il panico, le solitudini, i progetti immaturi che disconoscono le mediazioni. In quelle immagini si percepisce una sensazione amara di angoscia, con la tentazione di scrollare le spalle per non chiedersi chi fermerà la mano di quel ragazzo, per evitare una seconda volta che potrebbe rasentare la tragedia, e ci faccia sentire tutti coinvolti, nessuno escluso dal farci i conti. Senz’altro è importante che specialisti e riferimenti autorevoli sinergicamente facciano sentire il peso delle loro professionalità, con la messa in rete di interventi capaci, ma forse occorre un’azione ancor più... http://www.psiconline.it/article.php?sid=6114 Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
ChiaraBaggins 0 Share Inserita: 5 giugno 2007 bisogna ridare dei valori innanzitutto. comunque posso dirvi che nelle scuole rigide nn vi ci sono questi fenmomenti... bisognerebbe iniziare con le rigidità, sono persone che se la fanno sotto queste... la mia scuola è la scyuola per eccellenza di bullismo e qui le libertà sono fin troppe... però quando vengono presi sono cavoli amari per loro Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
mio 0 Share Inserita: 6 giugno 2007 bisogna ridare dei valori innanzitutto.comunque posso dirvi che nelle scuole rigide nn vi ci sono questi fenmomenti... bisognerebbe iniziare con le rigidità, sono persone che se la fanno sotto queste... la mia scuola è la scyuola per eccellenza di bullismo e qui le libertà sono fin troppe... però quando vengono presi sono cavoli amari per loro ma non pensate che siano i figli di una società dove papino se gli suonano al semaforo scende con il crick?? Oppure non lo fa perche se la fa sotto , ma a parole trasmette il peggio che si possa immaginare!!!! Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
ChiaraBaggins 0 Share Inserita: 7 giugno 2007 si, ma un bambino si può educare... Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
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