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quando la malattia allontana


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La malattia spesso isola l'individuo. Esiste l'isolamento come scelta e l'isolamento subito, esistono entrambi ed entrambi divengono problemi che solitamente incidono profondamente sulla sensibilità del malato, sullo spirito con il quale affronta la malattia. Eppure possiamo notare una differenza sostanziale: mentre dall'isolamento scelto è possibile uscirne e risulta una fase + o - breve dell'accettazione, anzi della assimilazione della nuova situazione, dall'isolamento subito non c'è scampo, lo si subisce e basta, si può solo accettare superando il dolore, il senso di tradimento, l'umiliazione, la sensazione di essere diversi, si può cercare di comprenderlo.

Così mi sento. Ho superato la fase di decantazione/assimilazione, mi sono rituffata nel mondo, molti si sono allontanati da me, qualcuno in particolare, qualcuno che dovrebbe comprendere la dinamica delle reazioni/azioni, dovrebbe e invece non comprende nulla, si atteggia a perfetto conoscitore della psiche umana, ahimè, non riesce altro che pasticciare e aggiungere pasticcio ad antichi pasticci, spero solo con la sottoscritta e nessun altro.

Ancora una volta nella mia debolezza, mi riscopro forte, determinata, ma ancora una volta, anche se penso d'aver compreso non riesco ad accettare, dentro di me avverto una punta di rancore/dolore, non vorrei, ancora una volta questo rancore/dolore fa crescere in me sensi di colpa per essere tanto disumana nella mia misera umanità.

In quanti momenti ho avuto la sensazione che il cerchio si fosse chiuso e invece rimane aperto, inesorabilmente aperto!

E le colpe che mi sono state addebitate non solo apertamente, ma anche tacitamente, appartengono a me o rappresentano alibi per tacciare la consapevolezza del pasticciaccio perpetrato a mio danno?

Perchè sento l'esigenza di scusare, capire? Perchè?

Perchè non posso accettare che si possa ferire non solo volontariamente, ma anche involontariamente? Perchè?

Perchè ho tante persone che mi amano, che mi accettano, persone fantastiche e finisco di tanto in tanto nel perdermi soffrendo in questi pensieri? :wink:

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In quanti momenti ho avuto la sensazione che il cerchio si fosse chiuso e invece rimane aperto, inesorabilmente aperto!

E le colpe che mi sono state addebitate non solo apertamente, ma anche tacitamente, appartengono a me o rappresentano alibi per tacciare la consapevolezza del pasticciaccio perpetrato a mio danno?

Perchè sento l'esigenza di scusare, capire? Perchè?

Perchè non posso accettare che si possa ferire non solo volontariamente, ma anche involontariamente? Perchè?

Perchè ho tante persone che mi amano, che mi accettano, persone fantastiche e finisco di tanto in tanto nel perdermi soffrendo in questi pensieri? :icon_confused:

Ciao Liliana, ho letto il tuo intervento, un senso di malessere mi ha colto, un malessere dovuto alla ciclicita dei tuoi pensieri descritti, perchè hai la necessità di chiudere questo cerchio?

La comprensione del tuo malessere, credo avverrà nel momento in cui non interverrai, con i tuoi pensieri, nell'atto di voler chiuder il cerchio ovvero del voler trarre delle conclusioni su di te o sulle persone che si relazionano con te.

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In quanti momenti ho avuto la sensazione che il cerchio si fosse chiuso e invece rimane aperto, inesorabilmente aperto!

E le colpe che mi sono state addebitate non solo apertamente, ma anche tacitamente, appartengono a me o rappresentano alibi per tacciare la consapevolezza del pasticciaccio perpetrato a mio danno?

Perchè sento l'esigenza di scusare, capire? Perchè?

Perchè non posso accettare che si possa ferire non solo volontariamente, ma anche involontariamente? Perchè?

Perchè ho tante persone che mi amano, che mi accettano, persone fantastiche e finisco di tanto in tanto nel perdermi soffrendo in questi pensieri? :icon_confused:

Ciao Liliana, leggendo il tuo intervento ho avvertito un senso di malessere, questo malessere credo sia dovuto alla ciclicita dei tuoi pensieri descritti, perchè hai la necessità di chiudere questo cerchio?

La comprensione del tuo malessere, credo avverrà nel momento in cui non interverrai, con i tuoi pensieri, nell'atto di voler chiuder il cerchio ovvero del voler trarre delle conclusioni su di te o sulle persone che si relazionano con te.

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Ciao Liliana, leggendo il tuo intervento ho avvertito un senso di malessere, questo malessere credo sia dovuto alla ciclicita dei tuoi pensieri descritti, perchè hai la necessità di chiudere questo cerchio?

La comprensione del tuo malessere, credo avverrà nel momento in cui non interverrai, con i tuoi pensieri, nell'atto di voler chiuder il cerchio ovvero del voler trarre delle conclusioni su di te o sulle persone che si relazionano con te.

Non so quanto tu possa conoscermi, è molto che non intervengo in questo forum, pensavo che la mia entità fosse sfumata e smarrita.

Sì, esiste una ciclicità negli eventi della mia vita e non credo solo nella mia. Il mio malessere psichico è un granello di polvere rispetto alla malattia e forse è proprio accentuato dalla malattia. Questo cerchio incompiuto è strettamente legato alla mia malattia, ne esistono altri cerchi incompiuti che la mia testardaggine mi conduce a chiudere, non mollo mai fino a che non raggiungo il mio scopo.

Servono le conclusioni mie personali? Non credo, penso più che sia necessario un confronto quando un rapporto, quel relazionarsi ha inciso sulla vita profondamente.

Oltre ad essere testarda, sono puntigliosa, ho una spiccata tendenza a perorare le mie ragioni quando sono convinta d'essere dalla parte della ragione e infine sono arrabbiata, molto arrabbiata.

Pensi che sia umano? Pensi che sono anomarle se mi s'informa che dopo otto anni esistono delle "celluline" maligne che vagano nelle mie ossa? Pensi che non accada di guardarsi indietro e fare bilanci? Esiste un racconto, credo di Sartre, nel quale è descritta l'ultima notte di alcuni condannati a morte, mi rispecchio in loro. Ho lasciato spazio esageratamente all'ottimismo in questo otto anni, oggi mi ritrovo realista, cinica ed egoista, sanamente egoista, almeno spero.

Vorrei possedere delle certezze, forse è per questo che tendo a chiudere cerchi per crearmi certezze.

p.s.: visto il saluto "i conigli" sono più ironici, io non ci riesco. :nea:

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Ciao Liliana;

La ciclicità degli eventi dovuta alla presenza di pensieri ciclici, credo sia una delle più diffuse cause di malessere al mondo d'oggi. E' un po che mi sono interessato all'argomento, da quando ho avuto un esaurimento nervoso a seguito di una brutta storia che ho raccontato in queste pagine di forum.

La possibilità di realizzare che questi pensieri sono in realtà il frutto di una mente tormentata, credo sia un idea che dovrebbe essere diffusa, come l'idea della impermanenza di questa ciclicità. Se vuoi ne possiamo parlare.

Liliana, parlando di celluline maligne intendi un osteosarcoma?

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Credo sia impossibile chiudere il cerchio, e per fortuna! Altrimenti avremmo finito di crescere.

Auguri!

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per rain: il cerchio no è possibile chiuderlo altrimenti finiremmo di crescere, sono d'accordo con te, ma i cerchi insiti nel grande cerchio debbono essere chiusi altrimenti generiamo caos.

per datango: grazie per la tua disponibilità, ma declino l'invito a parlarne per diversi motivi.

1) era un messaggio diretto ad un'unica persona che forse lo leggerà e forse non lo leggerà perchè è quel cerchio che rimane aperto - è meschino usare simili espedienti, ma anche gli "strizzacervelli li usano" a volte. Chiamiamola provocazione: hai voglia "d'intrupparti" in una provocazione?

2) perchè, dopo tanti anni a scorazzare in questo forum, ho imparato che è meglio non aiutare gli altri sull'onda emotiva delle nostre esperienze, si finisce per esserne esageratamente coinvolti, sovvertendo la propria stabilità. Spesso se finiamo qui è per chiudere un cerchio, uno dei tanti.

3) non mi sento sofferente psicologicamente, anzi la rabbia che avverto genera forza in me e in questo momento ho solo necessità di forza interiore. Ho la capacità di guardarmi dentro distaccatamente e forse, anche se non voglio confessarlo, possiedo la mia buona dose d'ironia coniglia... di tanto in tanto. Lascio decantare il colpo, chissà non ne nasca un "vino pregiato", le celluline vaganti hanno come definizione "metastasi ossea". Terribile, no? Solo però per i non addetti!

Io le immagino e ci parlo: vediamo chi vince, per ora sembro il "fiore della salute" Ho intenzione di essere ancora citata in lezioni universitarie come esempio di quanto la psiche possa influire sul corpo!

4) aver scritto nel forum dopo quasi un anno o forse più non significa che desideri ritornarci. Mi difendo come posso! Partecipando sarei vittima in cerca d'aiuto o crocerossina e non m'indentifico nè nell'una figura nè nell'altra.

5) Prendete la mia provocazione come argomento generico: è vero che spesso la malattia allontana, poichè il confrontarci con la malattia altrui fa emergere determinate nostre debolezze che spesso neghiamo.

Aloah

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per datango: grazie per la tua disponibilità, ma declino l'invito a parlarne per diversi motivi.

1) era un messaggio diretto ad un'unica persona che forse lo leggerà e forse non lo leggerà perchè è quel cerchio che rimane aperto - è meschino usare simili espedienti, ma anche gli "strizzacervelli li usano" a volte. Chiamiamola provocazione: hai voglia "d'intrupparti" in una provocazione?

2) perchè, dopo tanti anni a scorazzare in questo forum, ho imparato che è meglio non aiutare gli altri sull'onda emotiva delle nostre esperienze, si finisce per esserne esageratamente coinvolti, sovvertendo la propria stabilità. Spesso se finiamo qui è per chiudere un cerchio, uno dei tanti.

3) non mi sento sofferente psicologicamente, anzi la rabbia che avverto genera forza in me e in questo momento ho solo necessità di forza interiore. Ho la capacità di guardarmi dentro distaccatamente e forse, anche se non voglio confessarlo, possiedo la mia buona dose d'ironia coniglia... di tanto in tanto. Lascio decantare il colpo, chissà non ne nasca un "vino pregiato", le celluline vaganti hanno come definizione "metastasi ossea". Terribile, no? Solo però per i non addetti!

Io le immagino e ci parlo: vediamo chi vince, per ora sembro il "fiore della salute" Ho intenzione di essere ancora citata in lezioni universitarie come esempio di quanto la psiche possa influire sul corpo!

4) aver scritto nel forum dopo quasi un anno o forse più non significa che desideri ritornarci. Mi difendo come posso! Partecipando sarei vittima in cerca d'aiuto o crocerossina e non m'indentifico nè nell'una figura nè nell'altra.

5) Prendete la mia provocazione come argomento generico: è vero che spesso la malattia allontana, poichè il confrontarci con la malattia altrui fa emergere determinate nostre debolezze che spesso neghiamo.

Aloah

No grazie :icon_rolleyes: preferisco non intrupparmi in incidenti avvenuti su una rotatoria..(grazie per i consigli sui forum, credo che riuscire a distanziarsi per non farsi coinvolgere da una relazione, che sia reale o virtuale, sia utile da imparare)

In bocca al lupo (e mo ce vole) per la disfida colle cellule impazzite. :ola (4):

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No grazie :Four Leaf Clover: preferisco non intrupparmi in incidenti avvenuti su una rotatoria..(grazie per i consigli sui forum, credo che riuscire a distanziarsi per non farsi coinvolgere da una relazione, che sia reale o virtuale, sia utile da imparare)

In bocca al lupo (e mo ce vole) per la disfida colle cellule impazzite. :im Not Worthy:

bEH LILLIANA ancora sei viva.

Concordo con te con gli incasinamenti nei vari forum, e rispetto la tua solitaria provocazione,

rispondendoti anche che hai ragione, la malattia altrui allontana perchè emergono le nostre debolezze, forse nel gestire la cosa, la paura di affrontare lo stesso cammino.

Spero di sentirti ogni tanto.

Perchè sei una persona molto umana.

Tuttavia capisco che molti ti hanno delusa e abbandonata, quindi se non te la senti di parlare in futuri post accetto questa tua decisione, dicendo che però è un peccato.

Sarebbe bello parlare con te.

Perchè?

Perchè io credo che solo con la malattia, apprezziamo davvero la vita.

E tu potresti insegnarmi molte cose.

Un salutone.

Vai e in gamba.

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La malattia spesso isola l'individuo. Esiste l'isolamento come scelta e l'isolamento subito, esistono entrambi ed entrambi divengono problemi che solitamente incidono profondamente sulla sensibilità del malato, sullo spirito con il quale affronta la malattia. Eppure possiamo notare una differenza sostanziale: mentre dall'isolamento scelto è possibile uscirne e risulta una fase + o - breve dell'accettazione, anzi della assimilazione della nuova situazione, dall'isolamento subito non c'è scampo, lo si subisce e basta, si può solo accettare superando il dolore, il senso di tradimento, l'umiliazione, la sensazione di essere diversi, si può cercare di comprenderlo.

Così mi sento. Ho superato la fase di decantazione/assimilazione, mi sono rituffata nel mondo, molti si sono allontanati da me, qualcuno in particolare, qualcuno che dovrebbe comprendere la dinamica delle reazioni/azioni, dovrebbe e invece non comprende nulla, si atteggia a perfetto conoscitore della psiche umana, ahimè, non riesce altro che pasticciare e aggiungere pasticcio ad antichi pasticci, spero solo con la sottoscritta e nessun altro.

Ancora una volta nella mia debolezza, mi riscopro forte, determinata, ma ancora una volta, anche se penso d'aver compreso non riesco ad accettare, dentro di me avverto una punta di rancore/dolore, non vorrei, ancora una volta questo rancore/dolore fa crescere in me sensi di colpa per essere tanto disumana nella mia misera umanità.

In quanti momenti ho avuto la sensazione che il cerchio si fosse chiuso e invece rimane aperto, inesorabilmente aperto!

E le colpe che mi sono state addebitate non solo apertamente, ma anche tacitamente, appartengono a me o rappresentano alibi per tacciare la consapevolezza del pasticciaccio perpetrato a mio danno?

Perchè sento l'esigenza di scusare, capire? Perchè?

Perchè non posso accettare che si possa ferire non solo volontariamente, ma anche involontariamente? Perchè?

Perchè ho tante persone che mi amano, che mi accettano, persone fantastiche e finisco di tanto in tanto nel perdermi soffrendo in questi pensieri? :icon_rolleyes:

Subìre l'isolamento significa in larga parte essere dipendenti dagli altri, non bastare a se stessi. Ho provato questa angoscia per tanti anni. Tuttora, mi stupisco nel notare come spesso le persone che mi cercano non sono quelle che vorrei mi cercassero, ma anime sofferenti e fortemente problematizzate, così capisco che probabilmente anch'io non sono affatto uscito fuori dai miei problemi, nonostante mi senta meglio di un tempo. Ma tu, Liliana, mi sembra che ancora attribuisca ad alcune figure troppo potere, gli indagatori della psiche non sono affatto alieni da problemi interiori, e quello che tu giustamente individui è la tendenza ad assolutizzare le loro presunte conoscenze...

Siamo tutti, in molte occasioni, alquanto disumani, anche se paradossalmente spesso gli altri non se ne accorgono. Ce ne accorgiamo noi, se ci conosciamo un po' e non siamo abituati a darci le calle...(a Roma si dice così, significa "farci più belli di come siamo, con vari pretesti"). Vediamo di accettarci senza usare l'accetta, non c' è bisogno di recidere quelle parti di noi che non ci piacciono, solo di considerarle fino in fondo amandole, non entrando in contrapposizione, è l'unico modo per poterle superare. Un abbraccio Liliana! Albatro

(Leggo adesso gli altri post del topic, avevo la sensazione di certe gravi difficoltà, io sono sinceramente convinto che il nostro pensiero influenzi la realtà fisica in maniera determinante. Così come sono convinto -non conosco le tue decisioni né la realtà in modo preciso- che gli interventi classici come la chemioterapia sono un rimedio assai peggiore del male. Mi auguro che il problema non si riveli così grave, credo però che la cosa più importante sia CAPIRE fino in fondo da dove nasca il male, quale parte di noi stessi stiamo colpendo, per poter invertire il corso degli eventi, con l'accettazione profonda, di quel noi stessi che detestiamo, magari servendoci della controfigura di altre persone). A risentirci presto!

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