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Se i bimbi studiassero Platone


ilaria

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Perché, oltre l'inglese, non si introduce anche la filosofia nelle scuole elementari? I bambini si pongono domande filosofiche intorno ai 4 anni, età che gli psicologi definiscono dei "perché". Sono dei perché a cui di solito gli adulti non sanno rispondere o liquidano nel repertorio delle ingenuità. Ma non è così, perché a 4 anni, quindi con 2 anni d'anticipo sull'età scolare, i bambini s'aprono allo stupore del mondo e, come Aristotele insegna: "La filosofia nasce dalla meraviglia" e perciò pone domande e interrogativi.

A scuola si trasmette un sapere strutturato che non sempre corrisponde all'interrogazione che ha sollecitato la curiosità del bambino, per cui tra il sapere impartito e la domanda iniziale inevasa si produce quella distanza che genera disinteresse. Infatti non si può avere una vera partecipazione a risposte che evadono le domande con cui il bambino cerca di orientarsi nel mondo, chiedendo chi l'ha fatto, e perché è così malvagio, e che necessità c'è di morire, e perché non tutti i bambini sono bianchi, e non tutte le parole si capiscono.

(...)

Il sospetto, inoltre, consente alla mente di ospitare il dubbio, che evita il dogmatismo e dispone alla ricerca, che non è un corto circuito di domanda e risposta, come la televisone ogni sera diseducativamente insegna con i suoi quiz, ma è un saper stare nella domanda, finché una risposta non si presenta come plausibile e, nella sua provvisorietà, superabile.

La scuola insegna risposte, spesso a domande che non ci siamo mai poste, ma è la domanda e non la risposta il vero motore della ricerca e della costruzione del sapere. Amiche della domanda sono sia la curiosità infantile, sia la condotta filosofica. E se l'infanzia genera l'interrogazione nella sua radicalità, la filosofia insegna a mantenersi nell'interrogazione, per non seppellire il cervello tra le opinioni diffuse, che rispondono non tanto alle nostre domande, quanto al desiderio di evitare il più possibile la fatica del pensiero.

Quando questo atteggiamento "filosofico" entrerà nelle nostre scuole? Se ciò non dovesse accadere dovremo dire che nelle nostre scuole, quando va bene, si impartisce solo istruzione, e non educazione della mente, con tutte le conseguenze disastrose in età adulta, come ogni giorno ci è dato constatare.

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mi trovo d'accordo con garimberti e dunque con il tuo topic.. troppo spesso la scuola fornisce risposte a domande che ci poniamo a posteriori invertendo così il naturale processo che vede nella domanda il motore della voglia di sapere e del conoscere; la proposta è formidabile ma la situazione vetusta della scuola italiana non so se saprà coglierla dato che a malapena hanno introdotto l'educazine civica :rofl3:

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Perché, oltre l'inglese, non si introduce anche la filosofia nelle scuole elementari? I bambini si pongono domande filosofiche intorno ai 4 anni, età che gli psicologi definiscono dei "perché". Sono dei perché a cui di solito gli adulti non sanno rispondere o liquidano nel repertorio delle ingenuità. Ma non è così, perché a 4 anni, quindi con 2 anni d'anticipo sull'età scolare, i bambini s'aprono allo stupore del mondo e, come Aristotele insegna: "La filosofia nasce dalla meraviglia" e perciò pone domande e interrogativi.

A scuola si trasmette un sapere strutturato che non sempre corrisponde all'interrogazione che ha sollecitato la curiosità del bambino, per cui tra il sapere impartito e la domanda iniziale inevasa si produce quella distanza che genera disinteresse. Infatti non si può avere una vera partecipazione a risposte che evadono le domande con cui il bambino cerca di orientarsi nel mondo, chiedendo chi l'ha fatto, e perché è così malvagio, e che necessità c'è di morire, e perché non tutti i bambini sono bianchi, e non tutte le parole si capiscono.

(...)

Il sospetto, inoltre, consente alla mente di ospitare il dubbio, che evita il dogmatismo e dispone alla ricerca, che non è un corto circuito di domanda e risposta, come la televisone ogni sera diseducativamente insegna con i suoi quiz, ma è un saper stare nella domanda, finché una risposta non si presenta come plausibile e, nella sua provvisorietà, superabile.

La scuola insegna risposte, spesso a domande che non ci siamo mai poste, ma è la domanda e non la risposta il vero motore della ricerca e della costruzione del sapere. Amiche della domanda sono sia la curiosità infantile, sia la condotta filosofica. E se l'infanzia genera l'interrogazione nella sua radicalità, la filosofia insegna a mantenersi nell'interrogazione, per non seppellire il cervello tra le opinioni diffuse, che rispondono non tanto alle nostre domande, quanto al desiderio di evitare il più possibile la fatica del pensiero.

Quando questo atteggiamento "filosofico" entrerà nelle nostre scuole? Se ciò non dovesse accadere dovremo dire che nelle nostre scuole, quando va bene, si impartisce solo istruzione, e non educazione della mente, con tutte le conseguenze disastrose in età adulta, come ogni giorno ci è dato constatare.

che siano domande a cui nessuno sa rispondere.....

se io ti chiedessi qual'è lo scopo della vita???

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La scuola italiana non è certametne all'avanguardia in queste e altre cose.Però so di ricerche fatte in tal senso, almeno in Toscana e nella mia città, con la

collaborazione di docenti universitari.Come al solito,le cose procedono a macchia di leopardo:qualcosa qua e qualcosa là, in assoluta disomogeneità.

Quanto alle grandi domande esistenziali, eccome se i bambini se le pongono e il bello sta nel fatto che le pongano attivando così riflessioni e ricerche che prenderanno percorsi individuali.

Già in 3 elementare,grazie al programma di storia, si pongono il problema della doppia verità, una per la scienza e una per la fede.

"Ma se discendiamo dalla scimmia come può averci creato Dio?" :wink:

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La scuola italiana non è certametne all'avanguardia in queste e altre cose.Però so di ricerche fatte in tal senso, almeno in Toscana e nella mia città, con la

collaborazione di docenti universitari.Come al solito,le cose procedono a macchia di leopardo:qualcosa qua e qualcosa là, in assoluta disomogeneità.

Quanto alle grandi domande esistenziali, eccome se i bambini se le pongono e il bello sta nel fatto che le pongano attivando così riflessioni e ricerche che prenderanno percorsi individuali.

Già in 3 elementare,grazie al programma di storia, si pongono il problema della doppia verità, una per la scienza e una per la fede.

"Ma se discendiamo dalla scimmia come può averci creato Dio?" :ola (1):

tu cosa risponderesti all adomanda da te riportata e a questa che ti avevo già fatto.......senza sbagliare, con assoluta sicurezza....

che siano domande a cui nessuno sa rispondere.....

se io ti chiedessi qual'è lo scopo della vita???

Anche perchè lo stesso Socrate non ha mai negato Dio......dunque cosa spiegheresti ad un bambino di 3 anni....

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tu cosa risponderesti all adomanda da te riportata e a questa che ti avevo già fatto.......senza sbagliare, con assoluta sicurezza....

che siano domande a cui nessuno sa rispondere.....

se io ti chiedessi qual'è lo scopo della vita???

Anche perchè lo stesso Socrate non ha mai negato Dio......dunque cosa spiegheresti ad un bambino di 3 anni....

Ciao mio,

in effetti mi pareva di averti risposto e tuttavia non credo che sia importante la "mia" risposta a una qualsiasi domanda dei bambini,ammesso che io abbia trovato risposte alle mie domande innanzitutto.

Sarebbe importante - e questo mi sembra il senso della proposta di Galimberti- fornire un metodo di ricerca,affinchè il bambino impari a ricercare da solo le sue personalissime risposte alle sue particolarissime domande.Al di là del metodo c'è solo un travasare risposte preconfezionate (seppure dalla nobile filosofia) nelle teste dei bambini.

Altrimenti, cosa può voler dire "fare filosofia" a scuola?

Sarebbe interessante capire, concretamente, in cosa possa consistere questo metodo.

(p.s: scusami se ti dico che non mi piace "essere tirata per la giacchetta" ed incalzata affinchè dia le mie risposte:scrivere in un forum di discussione è, secondo me, come lanciare un messaggio in una bottiglia in un luogo libero dove nessuno è "obbligato" a rispondere a nessuno,ma chiunque può rispondere se gli interessa farlo )

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Ciao mio,

in effetti mi pareva di averti risposto e tuttavia non credo che sia importante la "mia" risposta a una qualsiasi domanda dei bambini,ammesso che io abbia trovato risposte alle mie domande innanzitutto.

Sarebbe importante - e questo mi sembra il senso della proposta di Galimberti- fornire un metodo di ricerca,affinchè il bambino impari a ricercare da solo le sue personalissime risposte alle sue particolarissime domande.Al di là del metodo c'è solo un travasare risposte preconfezionate (seppure dalla nobile filosofia) nelle teste dei bambini.

Altrimenti, cosa può voler dire "fare filosofia" a scuola?

Sarebbe interessante capire, concretamente, in cosa possa consistere questo metodo.

(p.s: scusami se ti dico che non mi piace "essere tirata per la giacchetta" ed incalzata affinchè dia le mie risposte:scrivere in un forum di discussione è, secondo me, come lanciare un messaggio in una bottiglia in un luogo libero dove nessuno è "obbligato" a rispondere a nessuno,ma chiunque può rispondere se gli interessa farlo )

potevi non rispondere, ma sarebbe stato un peccato,,,,,,hai chiarito perchè passare da un credo ad un altro sarebbe stato errato, insegnare e spronare alla ricerca e la soluzione! Brava :Batting Eyelashes::icon_nav1:

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Non la metterei come materia di studio, è già troppo pesante il bagaglio di cose che il bambino fa a scuola...diventerebbe uno strazio in più per chi è meno svelto nell'apprendere!

Meglio sarebbe che un'ora alla settimana fosse dedicata alla conversazione, dove i bambini possono esporre le proprie opinioni e porre le domande che desiderano. Si potrebbe far presentare le domande scritte su un foglietto il giorno prima, in modo che l'insegnante possa prepararsi le risposte in modo adeguato ed appropriato all'età degli alunni e a sua volta porre delle domande per arrivare a una loro risposta.....metodo socratico aggiornato. :;)::=@: .

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