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Dopo tante marachelle, l'insegnante esasperata, ha imposto all'alunno di scrivere cento volte, la frase "sono un deficente".

Adesso nei confronti dell'insegnante, la Procura ha chiesto due mesi di reclusione.

Cosa ne pensi?

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Dopo tante marachelle, l'insegnante esasperata, ha imposto all'alunno di scrivere cento volte, la frase "sono un deficente".

Adesso nei confronti dell'insegnante, la Procura ha chiesto due mesi di reclusione.

Cosa ne pensi?

Che ai miei tempi era normale

perchè stupirsi se un deficiente (che manca) è trattato come tale?

c'è molta retorica morale nel provvidetorato allo studio

più che sono un deficiente doveva fargli scrivere : "NON MI STUPISCO ABBASTANZA DELLA MIA MALEDUCAZIONE"

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Forse l'insegnante avrebbe dovuto affrontare il tema "pregiudizi", lavorarci su, ma dall'inizio dell'anno, visto che gli episodi omofobici ad opera del bullo è da allora che si ripetono.

I metodi violenti mostrano solo la debolezza e la fragilità dell'insegnante.

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I metodi violenti mostrano solo la debolezza e la fragilità dell'insegnante.

sono daccordo, però è anche vero che i genitori che hanno esposto denuncia sono il classico esempio di genitori schiavi dei propri figli, in questo caso, avrei parlato col prof, gli avrei detto che il modo non era il migliore ma poi avrei tirato le orecchie amio figlio(anzi credo che prima bisognava tieare le orecchie al ragazzoe poi parlare col prof.), invece di denunciare il prof., che in effetti credo oramai sia diventato un mestiere per persone con nervi saldi!!!!

Anzi io non escludo che il professore abbia cercato di contattare i genitori del ragazzo durante l'anno per comunicare ciò che il figlio combinava, il problema sta sempre nell'educazione ricevuta!!!!

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Magari non sono schiavi dei propri figli, ma semplicemente tali e quali...

*Le foglie non cadono lontano dall'albero*

Mi sembra un po' eccessivo, però, parlare di violenza del metodo... non l'ha

preso a cinghiate e ha scelto un appellativo abbastanza acquoso...

Se usiamo il termine "violenza" per una punizione del genere poi ci mancano

i termini per definire le azioni dei bulletti, e hai voglia a spiegar loro, senza

parole...

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che è stato giusto così.

quando a scuola nostra { scule di bulle } abbiamo fatto umiliare una ragazza in particolare e si è messa a piangere davanti a tutti, poi ha abbassato la cresta.

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Magari non sono schiavi dei propri figli, ma semplicemente tali e quali...

*Le foglie non cadono lontano dall'albero*

Mi sembra un po' eccessivo, però, parlare di violenza del metodo... non l'ha

preso a cinghiate e ha scelto un appellativo abbastanza acquoso...

Se usiamo il termine "violenza" per una punizione del genere poi ci mancano

i termini per definire le azioni dei bulletti, e hai voglia a spiegar loro, senza

parole...

si forse è vero, a pensarci bene il termine è asagerato, in fondo il prof. voleva solo punire, il problema è che punire e basta non serve bisognerebbe anche spiegare, naturalmente, non sappiamo se prima questo docente ha tentato di farlo, quindi non posso giudicare in questo senso. Sono invece pienamente daccordo con il proverbio, non c'è modo migliore per spiegare (a parte qualche eccezione naturalmente), il perchè esistono ragazzini così, come dire: deficienti!!! :icon_rolleyes:

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si forse è vero, a pensarci bene il termine è asagerato, in fondo il prof. voleva solo punire, il problema è che punire e basta non serve bisognerebbe anche spiegare, naturalmente, non sappiamo se prima questo docente ha tentato di farlo, quindi non posso giudicare in questo senso. Sono invece pienamente daccordo con il proverbio, non c'è modo migliore per spiegare (a parte qualche eccezione naturalmente), il perchè esistono ragazzini così, come dire: deficienti!!! :icon_rolleyes:

Sec me se l'ha fatto in modo da convincere il ragazzino di essere un deficiente, sarebbe da stigmatizzare,

però se l'ha fatto in modo tale da fargli assaporare quello che lui stava facendo ad altri, in modo da farglielo

capire davvero provandolo... non ci vedo gravi conseguenze. Provare le cose vale più di 1000 spiegazioni...

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Sec me se l'ha fatto in modo da convincere il ragazzino di essere un deficiente, sarebbe da stigmatizzare,

però se l'ha fatto in modo tale da fargli assaporare quello che lui stava facendo ad altri, in modo da farglielo

capire davvero provandolo... non ci vedo gravi conseguenze. Provare le cose vale più di 1000 spiegazioni...

si ma il problema è che l'unica lezione che ha avuto è quella di avere ragione, addirittura (forse) anche davanti alla legge!!! :Big Grin:

Il problema sta sempre alla base, i prof. non possono cercare di dare un esempio ai ragazzi, ed educarli al meglio (per ciò che li compete!), se i genitori non collaborano o peggio ancora se gli vanno contro!!!

Io ho solo 28 anni ma la scuola dei miei tempi era tutta un'altra cosa, il ragazzo più mleducato della classe era quello che parlava alle spalle del prof., facendo lo spavaldo, e se qualche volta succedeva che lo facesso di fronte, il prof. aveva la garanzia che i genitori lo avrebbero redarguito come si deve!!! Ho come la sensazione che ormai tutti i metodi possibili e immaginabili siano vani di fronte a dei genitori così ottusi, che poi si lamentano con gli amici dei loro figli irrequieti!! :Straight Face:

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Un insegnante non può riprendere un ragazzo dandogli del deficiente proprio per una questione "deontologica" (il rispetto si deve a tutti, e si educa a partire dal rispetto per chi hai davanti) in ogni caso...secondo me imporre a un ragazzino di scrivere 100 volte "sono un deficiente" è un metodo inefficace perchè non produce il ravvedimento indispensabile affinchè un'azione non venga ripetuta ulteriormente. Non credo che il ragazzino con quel sistema abbia "capito" di aver sbagliato;io credo che abbia vissuto la punizione con rabbia e meditando vendetta, cosa che poi ha fatto, potendo confidare nei suoi genitori e nella possibilità di impugnare una strategia discutibile dell'insegnante.Con questo, ovviamente, non voglio dire che non capisco le ragioni che possano portare un docente a fare una cavolata, ma pur sempre di una cavolata si tratta.

Ci sono gradi diversi di violenza,ovvio: a me sembra che imporre a un ragazzo di autoingiuriarsi è una violenza quanto meno "verbale".Poi, possiamo sostituire la parola violenza con un altro termine, ma credo si sia capito cosa intendo dire.

Inoltre non credo neppure che la logica del dente per dente abbia una reale valenza formativa:se un bullo denigra qualcuno davvero l'unico modo di interventire a disposizione di un insegnante è denigrarlo a sua volta?è davvero una punizione "esemplare"? Obbedisce piuttosto a una logica da legge del taglione.Allora,per continuare con le esagerazioni, ci meritiamo la pena di morte: tu uccidi qualcuno, io uccido te. Solo differenze di gradazioni, ma la "cultura" di fondo è molto simile.

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«Quel ragazzo andava punito, non ho rimorsi»

di Lucio Galluzzo

PALERMO (10 giugno) - La professoressa è "addolorata", non perché il Pm ne abbia chiesto la condanna a 2 mesi, ma perché

«l’episodio era stato discusso e riassorbito dalla classe, chi aveva sbagliato lo aveva riconosciuto e la vittima aveva

riottenuto il rispetto dei compagni».

Spalleggiato da tre compagni, un bulletto di 12 anni vietava l’accesso al Wc dei maschi ad un compagno dileggiandolo: «Tu

non puoi entrare, sei gay, sei femmina...». La docente di Lettere, 56 anni, sposata, 2 figli, per punizione gli aveva fatto

scrivere 100 volte sul quaderno "sono deficiente". Per "abuso di mezzi di correzione" viene ora processata.

«Resto serena, non mi rimprovero niente, ho spiegato cosa intendessi con deficiente - spiega l’imputata - Bisogna riflettere

sulle conseguenze delle proprie azioni, anche quando si ritiene di “scherzare”. Le parole sono pietre, possono fare un male

insospettato, spingere a conseguenze irreparabili».

La professoressa-imputata ha un ritaglio di giornale dove una frase è sottolineata: «Ci prendevamo in giro, ma nessuno di

noi se l’è mai presa». L’ha pronunciata il 6 aprile scorso il compagno di un alunno della II B del “Sommeiller” di Torino, che

dileggiato a scuola tre giorni prima si era suicidato. Anche per questo l’attesa della sentenza è vissuta «in serenità e

confidando che il giudice ritrovi nella scansione dei “tempi” una corretta dimensione dei fatti».

Il caso - è la tesi dell’imputata - è tornato ad esplodere alcuni giorni dopo la punizione. Finalmente informato dal figlio, il

papà del “bullo” ne ha preso le difese, scrivendo sul diario: «Mio figlio sarà deficiente, ma lei è una c...». Un insulto esibito

dal ragazzino a tutta la classe «che mi obbligava a nuovi interventi a tutela della cattedra».

Solo allora il ragazzino ha cambiato scuola, notificando le “vessazioni gravi” subite in quella di provenienza, sporgendo

denuncia con una richiesta di risarcimento del danno di 25 mila euro. «L’articolo 57 - spiega l’avvocato Sergio Visconti,

difensore della prof - punisce l’abuso dei mezzi di correzione quando da essi si tema o si verifichi una lesione. La querela è

quanto meno imprecisa, fissa i presunti traumi riportati dal ragazzo ad un tempo antecedente alla punizione, forse qualcosa

non quadra».

La solidarietà dei colleghi di istituto all’imputata c’è, ma è anche venata da amare considerazioni, molti ritengono che

avrebbe fatto meglio a «chiudere gli occhi», perché «soltanto l’essere processati è una condanna, quanto meno a pagare

avvocati con gli stipendi che abbiamo, con un datore di lavoro che preferisce restare neutrale».

Altri docenti riflettono sulle conseguenze di una eventuale condanna «a quel punto stare in classe sarà ancora più

problematico». Ma ci sono altri corollari alla vicenda: «L’insegnante - osserva Elio La Rocca, docente di matematica di un

liceo -, è frustrato. Non viene riconosciuto prestigio ed autorità alla scuola, i ministri si caratterizzano nel riformare le

riforme, una dopo l’altra. E se occorre una circolare ministeriale per stabilire che il telefonino in classe va spento, chi saranno

mai l’uomo o la donna in cattedra?».

Ma c’è anche chi, come Anna Maria Catalano, preside di una Media, sposta il tiro: «La punizione? Non sono d’accordo. A quel

gesto tanto grave bisogna rispondere in forme più nette e severe».

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id...z=HOME_INITALIA

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Dopo tante marachelle, l'insegnante esasperata, ha imposto all'alunno di scrivere cento volte, la frase "sono un deficente".

Adesso nei confronti dell'insegnante, la Procura ha chiesto due mesi di reclusione.

Cosa ne pensi?

mi pare più esagerata la procura a dire il vero......

fanno sesso in bagno, fumano canne nell'intervallo, violentano compagne, ma se il prof.....si permetti di fare qualcosa rischia grosso....

se becchi uno che tenta uno stupro in bagno e lo atterri con un cazzotto okkio, magari ti crocifiggono in mensa!

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Dopo tante marachelle, l'insegnante esasperata, ha imposto all'alunno di scrivere cento volte, la frase "sono un deficente".

Adesso nei confronti dell'insegnante, la Procura ha chiesto due mesi di reclusione.

Cosa ne pensi?

altro che marachella, ha dato del gay a un ragazzo, e visto che concordo col fatto che le parole possono essere come pietre ha fatto bene a fargli scrivere 100 volte deficiente, e lo è davvero visto che ha sbagliato e ha scritto la parola senza i, infatti deficienza è mancanza di qualcosa e lui mancava oltre che di tatto anche di grammatica.

Il fatto che l'insegnante debba avere 2 mesi di galera per abuso di mezzi di correzione è ridicolo, siamo passati in un secolo dalle steccate alle mani ai massacri agli insegnanti, con ragazzi viziati,. difesi dai loro genitori.

Se era mio figlio oltre alla punizione del(la professore/a avrebbe avuto altra razione di ramanzine, niente tv e niente uscite per una settimana, giusto per essere umani e non mollargli un ceffone, un sano ceffone.

C'è stato un tale popper che era contro le punizioni per i bambini, e scrisse un libro e la sua idea andò a ruba, ma poi verso i giorni della sua fine ritrattò tutto, i figli vanno puniti eccome anche con un ceffone. Insomma il suo metodo si era rivelato fallimentare e la cura peggio del male.

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mi pare più esagerata la procura a dire il vero......

fanno sesso in bagno, fumano canne nell'intervallo, violentano compagne, ma se il prof.....si permetti di fare qualcosa rischia grosso....

se becchi uno che tenta uno stupro in bagno e lo atterri con un cazzotto okkio, magari ti crocifiggono in mensa!

straquoto

basta garantismo ai bulli e delinquenti

l'indulto insegna

la giustizia italiana insegna

nessuna certezza della pena

ci vuole RIGORE!

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Un insegnante non può riprendere un ragazzo dandogli del deficiente proprio per una questione "deontologica" (il rispetto si deve a tutti, e si educa a partire dal rispetto per chi hai davanti) in ogni caso...secondo me imporre a un ragazzino di scrivere 100 volte "sono un deficiente" è un metodo inefficace perchè non produce il ravvedimento indispensabile affinchè un'azione non venga ripetuta ulteriormente. Non credo che il ragazzino con quel sistema abbia "capito" di aver sbagliato;io credo che abbia vissuto la punizione con rabbia e meditando vendetta, cosa che poi ha fatto, potendo confidare nei suoi genitori e nella possibilità di impugnare una strategia discutibile dell'insegnante.Con questo, ovviamente, non voglio dire che non capisco le ragioni che possano portare un docente a fare una cavolata, ma pur sempre di una cavolata si tratta.

Ci sono gradi diversi di violenza,ovvio: a me sembra che imporre a un ragazzo di autoingiuriarsi è una violenza quanto meno "verbale".Poi, possiamo sostituire la parola violenza con un altro termine, ma credo si sia capito cosa intendo dire.

Inoltre non credo neppure che la logica del dente per dente abbia una reale valenza formativa:se un bullo denigra qualcuno davvero l'unico modo di interventire a disposizione di un insegnante è denigrarlo a sua volta?è davvero una punizione "esemplare"? Obbedisce piuttosto a una logica da legge del taglione.Allora,per continuare con le esagerazioni, ci meritiamo la pena di morte: tu uccidi qualcuno, io uccido te. Solo differenze di gradazioni, ma la "cultura" di fondo è molto simile.

MA CHE GLI VUOI FARE A QUESTI SCALMANATI?

NON SISARA' MAI SUICIDATO IL RAGAZZO E NON HAAVUTO NESSUN TRAUMA A CAMBIARE SCUOLA TANTO CHE SE ROMPEVA COSI' TANTO SARA' STATO SULLE BALLE A TUTTI.

HA FATTO BENE PER FARGLI PROVARE COSA SIGNIFICA ESSERE DENIGRATI

PENA DEL CONTRAPPASSO DI DANTE ALIGHIERI NELLA DIVINA COMMEDIA.

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si ma il problema è che l'unica lezione che ha avuto è quella di avere ragione, addirittura (forse) anche davanti alla legge!!! :fireworks:

Il problema sta sempre alla base, i prof. non possono cercare di dare un esempio ai ragazzi, ed educarli al meglio (per ciò che li compete!), se i genitori non collaborano o peggio ancora se gli vanno contro!!!

Io ho solo 28 anni ma la scuola dei miei tempi era tutta un'altra cosa, il ragazzo più mleducato della classe era quello che parlava alle spalle del prof., facendo lo spavaldo, e se qualche volta succedeva che lo facesso di fronte, il prof. aveva la garanzia che i genitori lo avrebbero redarguito come si deve!!! Ho come la sensazione che ormai tutti i metodi possibili e immaginabili siano vani di fronte a dei genitori così ottusi, che poi si lamentano con gli amici dei loro figli irrequieti!! :icon_rolleyes:

HAI CENTRATO IL PROBLEMA, IL CASINO NASCE DALLA FAMIGLIA E I PROF SONO PROF NON SONO ASSISTENTI SOCIALI O PSICOLOGI O ALTRO!

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Forse l'insegnante avrebbe dovuto affrontare il tema "pregiudizi", lavorarci su, ma dall'inizio dell'anno, visto che gli episodi omofobici ad opera del bullo è da allora che si ripetono.

I metodi violenti mostrano solo la debolezza e la fragilità dell'insegnante.

ma quanta pretesa per questi insegnanti, si si chiamano anche pedagoghi ma qua si deve andare alla tuttologia.

Il problema è che certi valori devono partire dalle famiglie, le famiglie sono latitanti e scaricano tutto su una scuola che scoppia.

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«Quel ragazzo andava punito, non ho rimorsi»

di Lucio Galluzzo

PALERMO (10 giugno) - La professoressa è "addolorata", non perché il Pm ne abbia chiesto la condanna a 2 mesi, ma perché

«l’episodio era stato discusso e riassorbito dalla classe, chi aveva sbagliato lo aveva riconosciuto e la vittima aveva

riottenuto il rispetto dei compagni».

Spalleggiato da tre compagni, un bulletto di 12 anni vietava l’accesso al Wc dei maschi ad un compagno dileggiandolo: «Tu

non puoi entrare, sei gay, sei femmina...». La docente di Lettere, 56 anni, sposata, 2 figli, per punizione gli aveva fatto

scrivere 100 volte sul quaderno "sono deficiente". Per "abuso di mezzi di correzione" viene ora processata.

«Resto serena, non mi rimprovero niente, ho spiegato cosa intendessi con deficiente - spiega l’imputata - Bisogna riflettere

sulle conseguenze delle proprie azioni, anche quando si ritiene di “scherzare”. Le parole sono pietre, possono fare un male

insospettato, spingere a conseguenze irreparabili».

La professoressa-imputata ha un ritaglio di giornale dove una frase è sottolineata: «Ci prendevamo in giro, ma nessuno di

noi se l’è mai presa». L’ha pronunciata il 6 aprile scorso il compagno di un alunno della II B del “Sommeiller” di Torino, che

dileggiato a scuola tre giorni prima si era suicidato. Anche per questo l’attesa della sentenza è vissuta «in serenità e

confidando che il giudice ritrovi nella scansione dei “tempi” una corretta dimensione dei fatti».

Il caso - è la tesi dell’imputata - è tornato ad esplodere alcuni giorni dopo la punizione. Finalmente informato dal figlio, il

papà del “bullo” ne ha preso le difese, scrivendo sul diario: «Mio figlio sarà deficiente, ma lei è una c...». Un insulto esibito

dal ragazzino a tutta la classe «che mi obbligava a nuovi interventi a tutela della cattedra».

Solo allora il ragazzino ha cambiato scuola, notificando le “vessazioni gravi” subite in quella di provenienza, sporgendo

denuncia con una richiesta di risarcimento del danno di 25 mila euro. «L’articolo 57 - spiega l’avvocato Sergio Visconti,

difensore della prof - punisce l’abuso dei mezzi di correzione quando da essi si tema o si verifichi una lesione. La querela è

quanto meno imprecisa, fissa i presunti traumi riportati dal ragazzo ad un tempo antecedente alla punizione, forse qualcosa

non quadra».

La solidarietà dei colleghi di istituto all’imputata c’è, ma è anche venata da amare considerazioni, molti ritengono che

avrebbe fatto meglio a «chiudere gli occhi», perché «soltanto l’essere processati è una condanna, quanto meno a pagare

avvocati con gli stipendi che abbiamo, con un datore di lavoro che preferisce restare neutrale».

Altri docenti riflettono sulle conseguenze di una eventuale condanna «a quel punto stare in classe sarà ancora più

problematico». Ma ci sono altri corollari alla vicenda: «L’insegnante - osserva Elio La Rocca, docente di matematica di un

liceo -, è frustrato. Non viene riconosciuto prestigio ed autorità alla scuola, i ministri si caratterizzano nel riformare le

riforme, una dopo l’altra. E se occorre una circolare ministeriale per stabilire che il telefonino in classe va spento, chi saranno

mai l’uomo o la donna in cattedra?».

Ma c’è anche chi, come Anna Maria Catalano, preside di una Media, sposta il tiro: «La punizione? Non sono d’accordo. A quel

gesto tanto grave bisogna rispondere in forme più nette e severe».

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id...z=HOME_INITALIA

questo mi fa riconfermare il mio pensiero, ormai i prof. devono stare attenti a quello che fanno, il problema non è educare i ragazzi ma tenere a bada i loro genitori mentre si tenta di farlo!!!

E' da notare che la denuncia è partita dalla famiglia del bullo mentre quella del ragazzo vessato, se ne sta lì ad assistere alla cricifissione dell'insegnante che ha cercato di insegnare qualcosa a questi ragazzi!!! Com'è bella la vita!!!! :icon_rolleyes:

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Ma non avete capito nulla: la soluzione al problema del bullismo è vietare i cellulari in classe!!!

:im Not Worthy:

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