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Bambini perfetti. Una evoluzione del concetto di falso sè - Intervista al dott. Manuele Matera


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Intervista al dott. Manuele Matera (a cura della Dott.ssa Federica Carrasca)

Bambini perfetti. Una evoluzione del concetto di falso sè

Edizioni Psiconline

Collana: Ricerche e contributi in Psicologia, 2007, pag. 174, euro 14.50

Al mondo ci sono persone che sembrano ottenere gloria e riconoscimenti senza troppa fatica, da tutti invidiati e presi a modello, ma che nessuno riesce ad avvicinare tanto sono centrati su loro stessi. Inspiegabilmente cadono in tragiche depressioni, assurde e incomprensibili per chi pensava di conoscerli bene. Poi ci sono coloro che, pronti a disprezzare gli altri, oscillanti fra la depressione e la maniacalità, fanno dell’antisocialità uno scudo per combattere solitari in un mondo che è irrimediabilmente contro di loro. Infine c’è chi convive quotidianamente a fianco di dipendenze da droghe, sette o manie.

Ma chi sono veramente queste persone? Come mai hanno dovuto trovare strategie così tanto dolorose per poter sopravvivere? Chi si nasconde dietro queste immagini che ricordano (se addirittura non lo sono di professione) attori pronti a cambiare parte se la situazione lo richiede, quando meno gli altri se lo aspettano? Cosa si nasconde di tanto inquietante dietro l’iperattività di manager e persone di successo costantemente in competizione e preoccupate dal non avere abbastanza tempo a disposizione ?

Nel mare delle diversità attuali si trova una luce che hanno visto tutti, un’infanzia che li accomuna e che a suo tempo ha inesorabilmente segnato il loro futuro: da bambini, ubbidienti e dotati di capacità superiori alla norma, alimentavano l’orgoglio dei genitori: erano “perfetti”, i più bravi e diligenti di tutti.

Per parlare di questo e di altro contenuto nel suo volume, abbiamo intervistato il dott. Manuele Matera, autore del libro Bambini perfetti.

Psiconline

Il titolo del tuo libro è “Bambini Perfetti”, quali sono i bimbi perfetti?

Dott. Manuele Matera

Pensandoci bene ognuno di noi ha ben presente almeno una famiglia dove i genitori parlano in continuazione di quanto il proprio figlio sia bravo, ubbidiente, educato, rispettoso, intellingente. Si tratta di figli che vengono descritti alla stregua di bambini prodigio, in grado di fare qualsiasi cosa, eccellenti in svariati ambiti, a scuola, nello sport, nelle attività più diverse, che dai genitori stessi vengono definiti, con orgoglio, “perfetti”.

Il bambino perfetto è colui che che alla base, spesso, ha ottime e inconsapevoli capacità di cogliere i bisogni dei genitori e di adattarsi a queste, non trovando così la possibilità di esprimere la sua vera natura e le sue emozioni più autentiche. Tenendo lontano da sé le emozioni che la madre non accetta, il piccolo si garantisce il condizionato amore materno. Il bambino appare così disponibile ed educato proprio secondo il preciso ed inequivocabile desiderio materno.

I primi capitoli del libro sono centrati sulla teoria di Winnicott, sui suoi concetti principali e in particolar modo è dato risalto al concetto di Falso Sé. Cosa si intende con Falso Sé?

Secondo D.W.Winnicott una madre che non cesserà di alimentare l’onnipotenza tipica dei primi mesi di vita del bambino non farà altro che contribuire alle prime fasi di quello che viene definito “falso Sé”, ovvero un tentativo del bambino di adattarsi totalmente alle richieste materne.

Winnicott cerca di spiegare cosa intenda come mancato termine dell’onnipotenza attraverso un esempio che ha segnato la storia della psicologia evolutiva: un bambino che ha appena iniziato a muovere i primi passi sbatte la testa contro un tavolo e inizia a piangere; la madre sufficientemente buona (termine puramente winnicottiano che significa per l’appunto una madre non perfetta!) sarà colei che, coccolandolo con amore, allo stesso tempo non colpevolizzerà il tavolo per l'urto (tramite espressioni quale: - povero piccolino, picchia il tavolo che ti ha fatto male e che domani butteremo via) ma farà capire al suo piccolo che il tavolo c'era prima di lui che è nato in un mondo esistente e che, come tale, non può essere modellato per rispondere a tutti i suoi bisogni: il bambino deve adattarsi al mondo e non il contrario. Una madre che continuerà ad alimentare l'onnipotenza tipica dei primi mesi di vita del bambino (ad esempio colpevolizzando il tavolo) non farà altro che contribuire alle prime fasi della strutturazione di un falso Sé. Winnicott distingue l’organizzazione del falso Sé in cinque livelli:

1 - Polo estremo: il falso Sé si costituisce come reale e così tende a considerarlo chi osserva; il vero Sé è nascosto.

2 - Il falso Sé nasconde il vero Sé, al quale è permessa una vita segreta; conserva l'individuo malgrado la presenza di condizioni ambientali anormali.

3 - Il falso Sé ha come preoccupazione principale la ricerca di condizioni intese a permettere al vero Sé di venire alla luce. In questo caso è possibile trovare il suicidio come distruzione del Sé totale compiuta al fine di evitare l'annientamento del vero Sé. Il falso Sé diviene l'organizzatore del suicidio.

4 - Livello più vicino alla salute: il falso Sé si forma sulla base di identificazioni.

5 - Nello stato di salute: il falso Sé si presenta sotto forma di un atteggiamento sociale educato; tale forma permette di avere un posto nella società che il vero Sé da solo non potrebbe mai conquistare o conservare.

Il falso Sé, visto come oggetto della psicologia dello sviluppo, diviene centrale al giorno d'oggi dove problemi come l'anoressia e, in misura minore, i restanti disturbi alimentari potrebbero lasciar intravedere una riedizione delle dinamiche messe in gioco dai genitori coi figli in tenera età, quando il messaggio esplicito era quello di una non accettazione tranne che in cambio dell'assunzione di freddi e schematici modelli per poter essere il bambino soddisfacente proprio quelle determinate caratteristiche.

Detto ciò, non bisogna mai perdere di vista la funzione difensiva e non patologica del falso Sé: quando non è l’unico modello relazionale aiuta il...

http://www.psiconline.it/article.php?sid=6367

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mia madre (e nemmeno mio padre) mi hanno mai fatta sntire una bimba perfetta, semmai il contrario, non mi dicevano mai brava, se battevo la testa al tavolo mi sgridanano dicendomi che non ero ma attenta, insomma mi colpevolizzavano su tutto, facendomi sentire sempre inferiore rispetto agli altri, però in qualche modo, io ho sviluppato questo concetto del "falso sè", nel senso che non essendo mai all'altezza delle loro aspettative, io ho condotto quasi tutta la mia esistenza fino a poco tempo fa, in relazione a ciò che poteva renderli orgogliosi di me!!!! Certo è che non ho manie di perfezione, ma tendo spesso a conformarmi con ciò che la società richiede in un determinato ambito o momento, e solo adesso che sono consapevole della cosa cerco invece di far uscire fuori ciò che io sono e voglio veramente....

Mi chiedo se è possibile che partendo da un'esperienza infantile opposta a quella descritta dal libro (cioè genitori che non sono mai contenti del figlio, invece di genitori che fanno sentire il figlio sempre importante, al centro di tutto) si può arrivare lostesso al "falso sè"...

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io ho sviluppato questo concetto del "falso sè", nel senso che non essendo mai all'altezza delle loro aspettative, io ho condotto quasi tutta la mia esistenza fino a poco tempo fa, in relazione a ciò che poteva renderli orgogliosi di me!!!! ... tendo spesso a conformarmi con ciò che la società richiede in un determinato ambito o momento, e solo adesso che sono consapevole della cosa cerco invece di far uscire fuori ciò che io sono e voglio veramente....

Mi chiedo se è possibile che partendo da un'esperienza infantile opposta a quella descritta dal libro (cioè genitori che non sono mai contenti del figlio, invece di genitori che fanno sentire il figlio sempre importante, al centro di tutto) si può arrivare lostesso al "falso sè"...

Penso di sì.Leggo, in Gioco e realtà, che in definitiva il falso sè è semplicemente l'organizzazione dell'identità costruita in ragione di un "adattamento compiacente" invece che come espressione creativa e personale.

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