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semplicità e sensibilità


mio

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vedi se contiuni a ripeterti quanto sarebbe stato bello.....fuggi la realtà invece di viverla....anche perchè se ti basta una serata a bere forse facevi prima a non fingere,.....

poi ho messo due alternative per accellerare la cosa , in realtà alle richieste di aiuto c'è chi si gira dall'altra parte.....dico male ste? (scusa la scivolata ma dovrebbe aiutare a riflettere....)

Beh, io mi sono limitato a valutare all'interno delle due alternative messe lì da te per "accelerare la cosa".

So ben anche io che quello di ubriacarsi può non essere un buon modo per reagire.

Tra girarsi dall'altra parte e usare una richiesta d'aiuto per propinare le proprie convinzioni, però, non so

cos'è peggio (anche qui, per fortuna, si tratta di una gamma un po' riduttiva di alternative).

Ma torniamo all'esempio del pompiere... è più semplice, poi uno lo può trasporre come vuole, se vuole.

A cosa serve reagire dicendo "è idiota"? Magari non lo è e ci sono altre spiegazioni (ma intanto la casa brucia...).

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ma che è morto non è una mia convinzione è morto.....voi ne fate una teoria non io....

bhe se chiedo aiuto immedito è mi rispondi con la super cazzola io penso che sei un idiota....e proverò a rifare il numero o a spegnere io il fuoco poi lo denuncerò...cosa vuoi che ti dico...

voi pensate io faccia teoria , io ripeto cio che vedo....sempre----vi mostro cio che è....poi può anche non interessare....ma non mi sembra il tuo caso

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Per proprie convinzioni mi riferivo (solo per fare un esempio), alla teoria del "ciò che è", non all'evento o al problema

che ha dato origine alla richiesta di aiuto. Ci sono altri momenti, no?

Ma torniamo all'incendio. Il pompiere ha reagito come sappiamo, tu non hai tempo di star lì a spiegargli quel paio di

cosette che dovrebbe sapere di suo essendo messo lì apposta, e allora, prima di metterti a spegnere l'incendio da te,

che magari non sai come fare, provi a chiamare il vicino di casa. Il vicino di casa inizia a farti discorsi come quelli del

pompiere: "soggettività e oggettività, percezioni, felicità, vero/falso, vivere il momento (caldo!!!), ecc...".

Cosa pensi? (Beh... a parte che il vicino di casa è un idiota, ovviamente :;): )

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il mostrare e discutere di ciò che è, oltre alla relatività e soggettività come pensiero, deve fare i conti anche con la tempestività e la pertinenza rispetto alle situazioni.

Un capo autoritario è un pessimo capo, ma in situazioni di urgenza e con piccole comunità è il tipo di capo più efficiente. Studi alla mano.

Anche la tua affermazione, come tante altre, acquista valore nei contesti più adatti

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stai parlando di nulla ste,,,,,,

non capisco cosa stai volendo dire.,,,parla chiaro,,,

io parlo di cio che è....ossia cio che ho di fronte di volta in volta,,,,se un uomo addolorato per un qualcosa mi chiede conforto io parlo dell'uomo che mi chiede conforto,,,se mi chiede una mano a spingere la macchina spingo la macchina,,,

insomma, ste,,,,che cosa stai dicendo? Io non capisco...

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stai parlando di nulla ste,,,,,,

non capisco cosa stai volendo dire.,,,parla chiaro,,,

io parlo di cio che è....ossia cio che ho di fronte di volta in volta,,,,se un uomo addolorato per un qualcosa mi chiede conforto io parlo dell'uomo che mi chiede conforto,,,se mi chiede una mano a spingere la macchina spingo la macchina,,,

insomma, ste,,,,che cosa stai dicendo? Io non capisco...

Nulla... sai come sono io... appena vedo un quadro tiro fuori i pennaroni. :;):

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il mostrare e discutere di ciò che è, oltre alla relatività e soggettività come pensiero, deve fare i conti anche con la tempestività e la pertinenza rispetto alle situazioni.

Un capo autoritario è un pessimo capo, ma in situazioni di urgenza e con piccole comunità è il tipo di capo più efficiente. Studi alla mano.

Anche la tua affermazione, come tante altre, acquista valore nei contesti più adatti

Esatto... tempestività e pertinenza. Parlando di intervento, così in generale, si potrebbe aggiungere anche

tempismo, e applicabilità, per esempio...

A scanso di equivoci, ho inteso per "tempestività" il fare una cosa con la sollecitudine richiesta dalla situazione,

mentre per "tempismo" intendo il fare una cosa nel momento in cui va fatta (nè troppo presto, nè troppo tardi).

Tipo... allacciarsi le scarpe dopo essersele messe e non prima, per capirsi.

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bene concordiamo tutti .....tempestività e pertinenza...

Stefano scusami se non sempre sono tempestivo e pertinente anche se non riesco a vedere dove, nel caso mostramelo ti prego, se avverrà di nuovo,

un abbraccio

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bene concordiamo tutti .....tempestività e pertinenza...

Stefano scusami se non sempre sono tempestivo e pertinente anche se non riesco a vedere dove, nel caso mostramelo ti prego, se avverrà di nuovo,

un abbraccio

:Big Grin: Sei troppo sensibile! Si parlava d'argomenti, di sensibilità, interventi, ecc... non di te...

(Io i pennaroni li uso per imbrattare i quadri, non le persone... cioè... a meno che non mi provochino

troppo, ma non è questo il caso :p: ).

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  • 1 year later...

PER SENSIBILITA' INTENDEVO QUESTO :

RIPRENDO

Se pensate che sia importante conoscere voi stessi solamente perché io o qualcun altro vi ha detto che è importante, allora temo che qualsiasi comunicazione tra noi termini qui. Ma se siamo d'accordo che è di importanza vitale che noi ci si comprenda completamente allora voi ed io abbiamo un rapporto completamente diverso, allora possiamo portare avanti insieme un piacevole, attento e intelligente studio.

Non richiedo la vostra fede; non pretendo di essere una autorità. Non ho niente da insegnarvi nessuna nuova filosofia, nessun nuovo sistema, non vi è alcuna nuova strada che conduca alla realtà più che alla verità. Qualsiasi forma di autorità, specialmente nel campo del pensiero e della comprensione, è la cosa più distruttiva, più funesta. I capi distruggono i seguaci e i seguaci distruggono i capi. Dovete essere il vostro stesso maestro e il vostro stesso discepolo.

Dovete mettere in dubbio tutto ciò che l'uomo ha accettato come prezioso, necessario.

Se non seguite qualcuno vi sentite molto soli. Siate soli allora. Perché temete di star soli?

Perché siete a faccia a faccia con voi stessi come siete e trovate che siete vuoti, ottusi, stupidi, sgradevoli, colpevoli, ansiosi una entità secondaria, scadente, di seconda mano. Affrontate questa realtà; guardatela, non fuggitela. Nel momento in cui fuggite comincia la paura.

Quando ci analizziamo non ci isoliamo dal resto del mondo. Non è un processo malsano.

In tutto il mondo l'uomo è preso dagli stessi problemi quotidiani di noi, così quando ci analizziamo non siamo affatto esseri nevrotici poiché non vi è alcuna differenza tra l'individuo e la collettività. E questo è un fatto reale. Noi plasmiamo il mondo a nostra immagine. Non perdiamoci dunque in questa battaglia tra la parte e il tutto.

Bisogna che io diventi consapevole di tutto il campo del mio io, che è la consapevolezza dell'individuo e della società. È solamente allora, quando la mente va al di là di questa consapevolezza individuale e sociale, che posso diventare per me stesso una luce che non si spegnerà mai.

Allora da dove cominceremo a comprenderci? Io sono qua, e come devo fare per studiarmi, osservarmi, vedere quello che realmente succede dentro di me? Posso osservare me stesso solo in una relazione poiché tutta la vita è relazione. Non serve a niente sedersi in un angolo a meditare su me stesso. Non posso esistere da solo. Esisto solamente in rapporto con la gente, con le cose e le idee, e nello studio del mio rapporto con le cose esterne e le persone, così come con le cose interiori, comincio a comprendermi. Qualsiasi altra forma di comprensione è solamente un'astrazione e non posso studiarmi in astratto; non sono una entità astratta; quindi devo studiarmi come fatto reale come sono, non come vorrei essere.

La comprensione non è un processo intellettuale. Accumulare conoscenza su voi stessi e imparare su voi stessi sono due cose differenti, poiché la conoscenza che accumulate su voi stessi appartiene sempre al passato e una mente che sia oppressa dal passato è una mente che soffre. Imparare su voi stessi non è come imparare una lingua, una tecnologia, o una scienza in questo caso naturalmente dovete accumulare e ricordare; sarebbe assurdo ricominciare tutto daccapo ma nel campo psicologico imparare è sempre presente e la conoscenza è passato, e poiché molti di noi vivono nel passato e ne sono soddisfatti, la conoscenza diventa per noi straordinariamente importante. Ed è questo il motivo per cui adoriamo chi è colto intelligente, astuto. Ma se imparate ogni momento, ogni minuto, se imparate osservando e ascoltando, se imparate guardando e agendo, allora vedrete che imparare è un movimento costante senza il passato.

Se dite di volervi studiare gradualmente, aggiungendo un po' alla volta, poco a poco, non state studiando voi stessi come realmente Siete ma attraverso una conoscenza acquisita. Lo studiare implica una grande sensibilità. Non c'è sensibilità se esiste un'idea, che sia del passato, che domini il presente. Allora la mente non è più veloce, flessibile, agile. Molti di noi non sono sensibili neanche fisicamente. Mangiamo troppo, non ci preoccupiamo di una giusta dieta, fumiamo troppo e beviamo, dimodoché i nostri corpi diventano grassi e insensibili; la qualità dell'attenzione nell'organismo stesso si fa ottusa. Come può esistere una mente sveglia, sensibile e chiara se lo stesso organismo è ottuso e pesante? Possiamo essere sensibili a certe cose che ci toccano personalmente, ma l'essere completamente sensibili a tutti gli aspetti della vita richiede che non vi sia alcuna separazione tra l'organismo e la psiche. È un movimento totale.

Per comprendere qualcosa dovete viverci insieme, dovete osservarla, dovete conoscerne il contenuto, la natura, la struttura, il movimento. Avete mai provato a vivere con voi stessi? Se sì, comincerete a vedere che non siete statici, ma una fresca cosa vivente. E per vivere con una cosa viva anche la vostra mente deve essere viva. E non può essere viva se è intrappolata da opinioni, giudizi e valutazioni.

Per poter osservare il movimento della vostra mente e del vostro cuore, del vostro intero essere, dovete avere una mente libera, non una mente che è d'accordo o no, che prende posizione nelle dispute, discutendo sulle semplici parole, ma piuttosto una mente che segua con l'intenzione di comprendere una cosa ben difficile da fare poiché molti di noi non sanno come guardare o come ascoltare il nostro stesso essere più di quanto non sappiano come guardare la bellezza di un fiume o ascoltare la brezza tra gli alberi.

Quando condanniamo o giustifichiamo non possiamo vedere chiaramente, e neanche lo possiamo quando le nostre menti ciarlano senza fine; allora noi non osserviamo ciò che è; guardiamo solamente le proiezioni di noi stessi che abbiamo creato. Ciascuno di noi ha una immagine di quello che crediamo di essere o di quello che dovremmo essere, e quella immagine, quel ritratto, ci impedisce nel modo più assoluto di vedere come realmente siamo.

È una delle cose più difficili del mondo guardare qualcosa in modo semplice. Siccome le nostre menti sono molto complesse abbiamo perso il pregio della semplicità. Non intendo semplicità nell'abbigliamento o nel cibo, indossando solamente una fascia intorno ai fianchi o battendo il primato del digiuno o queste sciocchezze immature che i santi coltivano, ma quella semplicità che permette di guardare direttamente le cose senza avere paura che permette di guardare noi stessi come realmente siamo senza alcuna distorsione di riconoscere quando mentiamo di mentire, e non di nasconderlo o di fuggirne.

Inoltre per comprenderci c'è bisogno di molta umiltà. Se cominciate col dire "Io mi conosco", avete già smesso di studiarvi; oppure se dite: "Non c'è niente di importante da imparare su di me perché sono solamente un fascio di ricordi, idee, esperienze, tradizioni" anche allora avete smesso di studiarvi. Nel momento in cui avete raggiunto qualcosa cessate dì avere quella qualità di innocenza e umiltà; nel momento in cui arrivate a una conclusione o cominciate a indagare partendo dalla conoscenza, voi siete finiti, perché allora trasportate ogni cosa viva in termini di passato. E invece se non avete alcun punto d'appoggio, se non c'è certezza, se non c'è alcuna conquista, c'è la libertà di guardare, di raggiungere. E guardare con libertà è qualcosa di sempre nuovo. Un uomo sicuro di sé è un essere umano morto.

Ma come possiamo essere liberi di guardare e studiare quando le nostre menti dalla nascita alla morte sono regolate da una cultura particolare nel limitato modello del nostro 'io'? Per secoli siamo stati condizionati da nazionalità, casta, cero, tradizione, religione, lingua, educazione, letteratura, arte, costumi, consuetudini, propaganda di ogni tipo, pressioni economiche, dal cibo che mangiamo, dal clima in cui viviamo, dalla nostra famiglia, i nostri amici, le nostre esperienze ogni forma di influenza che vi viene in mente e di conseguenza le nostre reazioni ad ogni problema sono condizionate.

Siete consapevoli di essere condizionati? È questa la prima cosa da chiedersi, e non come liberarsi del condizionamento. Potreste non liberarvene mai, e se dite "devo liberarmene", potete cadere nella trappola di una diversa forma di condizionamento. Siete dunque consapevoli di essere condizionati? Sapete che anche quando guardate un albero e dite, "quella è una quercia", oppure "quello è un fico del Bengala", il nome dell'albero, che è una nozione botanica, ha talmente condizionato la vostra mente che la parola si frappone tra voi e la reale visione dell'albero? Per venire in contatto con l'albero dovete posarci sopra la vostra mano e la parola non vi aiuterà a toccarlo.

Come sapete di essere condizionati? Cosa ve lo dice? Che cosa vi dice che avete fame? non in senso teorico ma il fatto reale della fame? E allo stesso modo, come scoprite il fatto reale del vostro condizionamento? Non è forse per la vostra reazione a un problema, a una sfida?

Reagire a ogni sfida secondo il vostro condizionamento, ed essendo il vostro condizionamento inadeguato reagite sempre inadeguatamente.

Quando ne diventate consapevoli, questo condizionamento dovuto alla razza, alla religione e alla cultura non genera una sensazione di prigionia? Consideriamo solo una forma di condizionamento, la nazionalità. Diventatene consapevoli completamente, sul serio, e vedete se è una cosa che vi fa piacere o alla quale preferite ribellarvi, e se preferite ribellarvi, vedete se volete rompere col vostro condizionamento. Se siete soddisfatti del vostro condizionamento naturalmente non farete niente contro di esso, ma se non ne siete soddisfatti quando ne diventate consapevoli, comprenderete che non agite mai al di fuori di esso. Mai! E quindi vivete sempre nel passato con ciò che è morto.

Potete vedere quanto siete condizionati solamente quando compare un conflitto nella continuità del piacere o nell'assenza del dolore. Se intorno a voi ogni cosa è perfettamente felice, vostra moglie vi ama, voi l'amate, avete una casa bella, bei bambini e molti soldi, allora non siete affatto consapevole del vostro condizionamento. Ma quando sorge lo scompiglio quando vostra moglie si interessa a qualcun altro o perdete i vostri soldi o siete minacciati dalla guerra o dall'ansia allora scoprite di essere condizionati. Quando lottate contro ogni scompiglio o vi difendete da minacce interiori o esteriori, allora sapete di essere condizionati. E poiché molti di noi sono turbati per la maggior parte del tempo, sia da fatti superficiali che da quelli più profondi, proprio questo turbamento indica che siamo condizionati. Finché l'animale viene coccolato reagisce con dolcezza, ma quando lo si maltratta tutta la violenza della sua natura viene alla luce.

Siamo turbati dalla vita, dalla politica, dalla situazione economica, dall'orrore, brutalità e sofferenza che regnano nel mondo come in noi stessi, e da ciò comprendiamo quanto fortemente siamo condizionati. E che dovremmo fare? Accettare questo turbamento e vivere con esso come molti di noi fanno? Abituarci ad esso come ci si abitua a vivere col mal di schiena? Sopportarlo?

In tutti noi c'è la tendenza a sopportare le cose, ad abituarci ad esse, a darne la colpa alle circostanze. "Ah, se le cose andassero bene sarebbe diverso", diciamo; oppure, "Datemi l'opportunità ed io realizzerò i miei sogni"; oppure, "Sono distrutto da tutta questa ingiustizia", dando sempre la colpa dei nostri problemi ad altri o all'ambiente o alla situazione economica.

Se ci si abitua a questo turbamento vuol dire che la propria mente è diventata ottusa, proprio come succede quando ci si abitua talmente alla bellezza che ci circonda da non esserne più colpiti. Si diventa indifferenti, duri e incalliti, e la propria mente diventa sempre più ottusa.

Se non riusciamo ad abituarci ad esso tentiamo di fuggirlo prendendo la droga, aderendo a un movimento politico, vociando, scrivendo, andando a vedere una partita di pallone o andando in un tempio o in una chiesa o trovando altre forme di divertimento.

Per quale motivo fuggiamo dai fatti reali? Abbiamo paura della morte consideriamolo un semplice esempio e inventiamo ogni possibile teoria, speranza, fede, per mascherare il fatto della morte, ma la morte è sempre li. Per comprendere un fatto dobbiamo fronteggiarlo, non fuggirlo. Molti di noi temono la vita quanto la morte. Temiamo per la nostra famiglia, abbiamo paura della pubblica opinione, di perdere il lavoro, la sicurezza, e centinaia di altre cose. Il semplice fatto è che siamo spaventati, e non che siamo spaventati da questo o quello. Perché dunque non possiamo fronteggiarlo?

Potete fronteggiare qualcosa solo nel presente, e se non gli permettete di essere presente perché voi lo state sempre fuggendo, non potrete mai fronteggiarlo, e poiché abbiamo ideato un intero sistema di fuga restiamo intrappolati nell'abitudine di fuggire.

Ora, se siete veramente sensibili, veramente seri, sarete consapevoli non solamente del vostro condizionamento ma anche dei pericoli in cui esso si risolve, e delle brutalità e odio che esso genera. Perché dunque se vedete il pericolo che deriva dal condizionamento, non agite? È forse perché siete pigri, come se la pigrizia fosse mancanza di energia? Tuttavia non vi mancherebbe l'energia se vedeste un immediato pericolo fisico, come un serpente sul sentiero, o un precipizio, o un incendio. Perché dunque non agite quando vedete il pericolo che deriva dal condizionamento? Nel caso che vi rendeste conto che il nazionalismo è un pericolo per la vostra sicurezza, non agireste?

La risposta è che non vedete. Vi potreste accorgere che il nazionalismo conduce all'autodistruzione attraverso un processo di analisi intellettuale, ma non vi sarebbe alcun contenuto emotivo. Diventate vitali solamente quando c e un contenuto emotivo.

Se vedrete il pericolo del vostro condizionamento solo come un concetto intellettuale non farete mai niente. Nella visione del pericolo come semplice idea sorge un conflitto tra l'idea e l'azione e quel conflitto vi priva della vostra energia. È solo quando vedete immediatamente il condizionamento e il pericolo che ne deriva, come se vedeste un precipizio, che agite. Così vedere è agire.

Molti di noi camminano nella vita disattenti, reagendo senza pensare, in conformità con l'ambiente in cui sono cresciuti, e simili reazioni generano solamente ulteriore schiavitù, ulteriore condizionamento, ma nel momento in cui presterete totale attenzione al vostro condizionamento vedrete che siete completamente liberi dal passato, che esso se ne scorre via naturalmente.

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Eh eh.. ma missà che l'abbandono del condizionamento non corrisponde a "tranquillità"..

anzi.. è da li che comincia a muoversi tutto e dubito che si fermi..

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Eh eh.. ma missà che l'abbandono del condizionamento non corrisponde a "tranquillità"..

anzi.. è da li che comincia a muoversi tutto e dubito che si fermi..

perchè dici che non è traquillità.....

ovviamente dipende dal contenuto, ovvio che se uno viveva traquillo negli allori e scopre la precarietà della vita inizialmente resterà turbato...

ma dopo l'abbandono, se esso è totale, nasce la comprensione e con essa una calma attiva, ordinata, una calma dove è presente una dinamicità,

diciamo che c'è un movimento ordinato che porta con se la pace....

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perchè dici che non è traquillità.....

ovviamente dipende dal contenuto, ovvio che se uno viveva traquillo negli allori e scopre la precarietà della vita inizialmente resterà turbato...

ma dopo l'abbandono, se esso è totale, nasce la comprensione e con essa una calma attiva, ordinata, una calma dove è presente una dinamicità,

diciamo che c'è un movimento ordinato che porta con se la pace....

eh eh...

a momenti è così, in altri momenti manco per nulla,

capisci ma ne sei travolto uguale,

ma ve bene lo stesso

bah.. forse è proprio la fase di abbandono che fa questo effetto

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bah.. forse è proprio la fase di abbandono che fa questo effetto

si , la fase che lo precede direi....... :icon_surprised:

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:sweat:

dico così perchè inizialmente c'è la visione dei falsi processi che il contenuto mette in essere, ed è questa la fase che riconsco in quanto dici, poi c'è il viverla quella fase continuamente.....il che è sempre totale mai parziale, totale nell'attimo però, non è detto che difronte a situazioni forti il contenuto riemerga e che tu nemmeno ti accorga di esserne sovrastato.

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dico così perchè inizialmente c'è la visione dei falsi processi che il contenuto mette in essere, ed è questa la fase che riconsco in quanto dici, poi c'è il viverla quella fase continuamente.....il che è sempre totale mai parziale, totale nell'attimo però, non è detto che difronte a situazioni forti il contenuto riemerga e che tu nemmeno ti accorga di esserne sovrastato.

lasciarsi andare e quel che viene viene?

ultimamente lo sto facendo e ogni tanto diventa travolgente come un salto nel buio.

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lasciarsi andare e quel che viene viene?

dipende a cosa.... :icon_surprised:

essere travolti però non è indice di non tranquillità..non trovi?

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dipende a cosa.... :icon_surprised:

essere travolti però non è indice di non tranquillità..non trovi?

si si trovo..

il fatto è che il cambiamento spaventa

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si si trovo..

il fatto è che il cambiamento spaventa

perfetto...ecco perchè dico che ancora siamo al passo precedente...

se il pensiero spaventà...è sempre il contenuto che non riesce a capire e noi identificati con esso, pur comprendendone il meccanismo, qui siamo nella comprensione logica, non nella visione dello stesso mentre lavora....

non so se si capisce ma,,,,non trovo altre parole,, :icon_surprised:

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