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E se ci si innamora dello psicologo?


ARLEY

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E' troppo complicato quotare...stavolta mi sono impegnata ho scritto un bel post :icon_surprised:

Digi anche io credo che tu confonda l'innamoramento con la costruzione di un sentimento adulto nel tempo, ipervalutando il primo e forse svalutando il secondo, avere un marito ed un figlio ai quali dedicarsi secondo me vuol dire saper dare, la vedo come qualcosa di difficile ed impegnativo e molto! Ammiro le persone capaci di fare questo, l'innamoramento è ben atra cosa, certo, ma sulla bilancia quale dei due stati pesa di più, quale vale di più, dico nel tempo, nella continuità?

La tendenza a misurare i sentimenti è un buon punto di parenza per analizzare il profondo. Valuta il fatto che li ponderi ma non li alieni da te stessa, hai il desiderio, li senti...e comunque, a parte il forum, non sei l'unica ...

Bella l'espressione di zazà, metti la sordina alle emozioni, perchè comunque con la sordina suonano (mi viene in mente miles)

ma non vengono sparate in avanti, ed aggiungo che a volte la sordina è necessaria, datti tempo, non ti giudicare così severamente

Priscilla:se smetto di pagarlo finisce il rapporto (senza alcun senso di colpa)....in questo davvero E' UNICO!!!

Grande!!

CITAZIONE(juditta @ 1 3 2009, 23:33 ) *

in un certo senso la terapia mi ha fatto scoprire quanto io sia sola. o quanto mi "senta" sola. che poi alla fine è la stessa cosa...

ne valeva la pena?

zazà: si, ne vale la pena!

Questa è la mia fantasia sulla terapia, impari a stare da sola e ti rendi conto che sei sola, poi l'amore, dopo la realtà, verrà

Judy ti devo leggere meglio

ciao dolcissimaElli!

Per quanto riguarda me, io sono troppo presa da me stessa ed

al momento non ho spazio per lui, continuo a sentirmi orrenda

e priva di futuro ma allo stesso gli voglio bene ogni giorno di più

pur percependolo estremamente distante da me.

boh non lo so, tutte queste belle parole sull'amore

mi sembrano anch'esse lontane, come lui.

mi sento in accordo condigi, Juditta in questo momento

e anche ad Elli, in quanto non mi sento di parlarne, non mi va

vorrei provare quello che descrive zazà, del motore del sentimento (..umano non lascia indirizzo

nè traccia, cara la mia bella faccia da straniera)

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Oggi leggo una certa vena di pessimismo e di sconforto. Ma su ragazze che la vita è bella!!!! Va bhe a parte le stronzate e le retoriche quotidiane, ma come vi viene in mente di dire che l'inconsapevolezza e l'ignoranza saino meglio del conoscere? Io non propugno la verità a tutti i costi, ma quando si tratta di me stessa si, preferisco conoscere e soffrire che non conocsre e vivere nell'ignoranza. Non è mica detto che la sofferenza faccia sempre male.........oggi sono sadica :diablo:

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è meglio conoscere, così ti attivi meglio, in maniera più efficace

digi:

Credo però che questo passo possa essere fatto solo quando abbiamo tirato in ballo ogni cosa....incluse le risorse che ivece sono nascoste e non abbiamo mai utilizzato!!!!

io sono pro faccende nascoste e mai utilizzate

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meno bene è andata quando ho chiamato la mia compagna col nome della psi ..... ma mica è compa mia se hanno pure i nomi simili !! :Whistle:

:rflmao::rflmao:

Ma come fate a chiamarli.....siamo sempre lì, tutte e due...a me non capita di chiamare lei , nè a lei di chiamare me...

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E' troppo complicato quotare...stavolta mi sono impegnata ho scritto un bel post :icon_surprised:

Digi anche io credo che tu confonda l'innamoramento con la costruzione di un sentimento adulto nel tempo, ipervalutando il primo e forse svalutando il secondo, avere un marito ed un figlio ai quali dedicarsi secondo me vuol dire saper dare, la vedo come qualcosa di difficile ed impegnativo e molto! Ammiro le persone capaci di fare questo, l'innamoramento è ben atra cosa, certo, ma sulla bilancia quale dei due stati pesa di più, quale vale di più, dico nel tempo, nella continuità?

bella riflessione. anch'io sono su questa altalena per cui a volte ipervaluto l'innamoramento e svaluto la mia relazione in cui c'è rispetto, complicità, capacità di ridere assieme, in cui ci si è stati vicini in tanti momenti bui...

Questa è la mia fantasia sulla terapia, impari a stare da sola e ti rendi conto che sei sola, poi l'amore, dopo la realtà, verrà

Judy ti devo leggere meglio

sai che a questo punto non so neanche se parlo d'amore in senso sentimentale.

parlo di sentire qualcuno profondamente vicino. affine nel modo di pensare...

qualcosa che non ho.

Per quanto riguarda me, io sono troppo presa da me stessa ed

al momento non ho spazio per lui, continuo a sentirmi orrenda

e priva di futuro ma allo stesso gli voglio bene ogni giorno di più

pur percependolo estremamente distante da me.

boh non lo so, tutte queste belle parole sull'amore

mi sembrano anch'esse lontane, come lui.

vedrai...ancora un po' di tempo in questo topic e ti troverai innamorata cotta... :Devil:

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:rflmao::rflmao:

Ma come fate a chiamarli.....siamo sempre lì, tutte e due...a me non capita di chiamare lei , nè a lei di chiamare me...

boh...noi ci chiamiamo. magari io sto parlando e lui per interrompermi "juditta!!...." e io pure.

ma anche proprio all'inizio di una frase. lui mi chiede qualcosa e io "giovanni (provo a usare sto nome), volevo dire che..."

ma lo faccio in generale quando parlo con qualcuno. tu no?

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quando m'innamorerò forse sarò guarita, o a buon punto...chissà

dai judy forza forza..

ma pensa te euridice...dopo un anno e passa di terapia...dopo che pensavo di cambiato in modo positivo il mio modo di relazionarmi agli altri...scopro che vivo d'immaginazione e che sono più psicologicamente sola che mai...

che tegola incredibile. ti giuro che non me l'aspettavo.

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lo so che voi vorreste convincermi del contrario...ma qui siamo nel campo di quelle cose "non risolvibili".

in questo caso me ne faccio poco della consapevolezza...

Nessun tentativo di convincimento. Sarebbe inutile e insensato. L'obiettivo è essere così tanto consapevoli da guardare in faccia le nostre paure, le nostre debolezze e ciò che non va e che, tuttavia, è talmente radicato che non cambierà, senza che qualcuno ci indori la pillola. Non siamo andate male ad un esame che potremo provare un'altra volta, ma siamo state bocciate all'esame con noi stesse. Non trovi che il tuo giudizio sia sempre il più feroce e, soprattutto, il più inappellabile? Ti riconosci in un certo modo, capsci che non ti paci o non vorresti essere qualla che sei e ti bocci, senza alcuna possibilità, senza alcuna pietà, senza nessun attenuante. Finito. La questione è irrisolvibile, quindi hai fallito. O hai capito qualcosa di te che potrebbe essere salvato se solo fossi più indulgente nei confronti di te stessa? Immagina una come te e immagina di doverla descrivere e giudicare: scommetti che saresti molto più generosa di come sei con te stessa? Sai, Judi, qualche giorno fa ero molto demoralizzata, perchè mi sentivo una condannata. Una condannata a rimanere me stessa, con tutti i miei enormi limti, a non poter mai "guarire" perchè la "malattia" sono io, ad avere sempre le stesse difficoltà perchè il modo di sentire non può essere modificato. Sto e sono stata molto male per questo, sentendomi un individuo inutile, insulso, perennemente sofferente, sempre in difficoltà. Ma poi mi sono detta: proviamo a prendercela tutta sulle spalle questa diversità, questo isolamento, queste paranoie, e proviamo a viverle. Senza stare a ripetersi che così non va, che non dovremmo, che non sarebbe opportuno, che non ci possiamo muovere perchè quello spazio là fuori è come se non fosse nostro. Ho provato a dirmi: "tenta di non nasconderti: falle irrompere queste tue difficoltà, per una volta senza sofferenza, ma con i denti stretti". Quindi, ho preso in mano il telefono, ho chiamato il mio psi e gli ho fatto un preambolo di qualche minuto in cui dicevo di sapere di non dimostrarmi una persona matura (perchè non lo sono), una che riesce ad aspettare il momento opportuno di agire [una che è ancora lontana da sistemare i propri problemi relazionali, una che ancora non ci sa andare, avanti, con le sue gambe; una che ha ancora bisogno del cordone ombelicale che, in questo momento, anche dopo un anno di terapia, conduce a lui]. Al termine della lunga premessa gli ho chiesto se fosse possibile che mi desse un suo recapito così da rimanere in contatto con lui (solo in caso di emergenza) dopo la sua partenza, per mia tranquillità psicologica. Lui ha sorriso (ho sentito l'aria di un sorriso soffiare nella cornetta) e, con voce gentile e gaia, mi ha detto: "certo, che problema c'è?".

So che è una risposta autistica, ma volevo dire che penso che dovremmo tentare di non cadere nel possibile isolamento o nella non-azione perchè scontente di ciò che siamo. Siamo così e forse non "guariremo" mai: ma pensarci troppo e, soprattutto, pensare di essere "malate", ci farà ammalare anche di più (e questo è certo). Sono sicura che il tuo psi, che ti conosce molto meglio di chiunque, qui, non sarebbe così severo e mi sembra che nelle sue continue attestazioni di stima potresti anche desumere che non ti considera un caso disperato. Sei una donna e conosci le tue caratteristiche: limiti e pregi, con le conseguenti gratificazioni e mortificazioni derivanti dal riconoscerli.

Insomma, volevo dire che io mi stavo torturando per la mia richiesta, dicendomi che stavo dimostrando di essere immatura, di avere bisogno di un punto di riferimento, di non saper vivere se non so che c'è qualcuno pronto ad accogliermi: a me stava salendo l'ansia sempre di più, perchè mi sentivo una fallita totale, ma lui mi ha accolto, così come sono (immatura etc.) con un sorriso. C'è almeno un individuo che mi sorride anche se sono così. E non penso che a te ne manchino...

A me ha fatto un gran bene. Non so se ti sono stata utile...

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ma pensa te euridice...dopo un anno e passa di terapia...dopo che pensavo di cambiato in modo positivo il mio modo di relazionarmi agli altri...scopro che vivo d'immaginazione e che sono più psicologicamente sola che mai...

che tegola incredibile. ti giuro che non me l'aspettavo.

Un'altra cosa: stà attenta a non inetrpretare la realtà e te stessa in base ad uno schema teorico preconcetto che hai elaborato tu stessa. Se ti guardi intorno e dentro per cercare di verificare la tua ipotesi (che nasce da un sospetto di fallimento) ne torverai a bizzeffe di conferme. Ma solo del tuo teorema, non di come sei o di quale sia il punto al quale ti ha portato la terapia. Non farti trascinare dal tunnel del presunto fallimento: si autoalimenta molto velocemente...

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si ma io la capsico judy!!!

Cioè non vi viene mai in mente che invece non cambierà un bel nietne??? Che molte cose che si credevano dovessero cambiare resteranno tali??? Sarà che le aspettative sono tante ,sarà che purtroppo i nodi che vengono al pettine sono molto più intricati di quello che ci si aspettava...io a volte ce l'ho questa sensazione di infinito...e soprattutto una grande paura d irestarmene qui con la mia consapevoelzza inutile perchè non mi è possibile o non sono in gradi di fare il passo successivo!!!

Io sono convinta che non si possa cambiare tutto; anzi, penso che si posa cambiare ben poco, e non c'entra quanto tempo dura la terapia. La consapevolezza è decisamente inutile, perchè in termini di soffernza non cambia quasi nulla. Ma continuo ad illudermi che smettere di camminare senza saperne il motivo e smettere decidendo che non si vul più camminare siano due cose molto diverse. Io posso essere una che non cammina. Avrò problemi muscolari, col tempo, ma so che io sono così, che ho, per così dre, questo "handicap". La scommessa (che non so se vincerò) è smettere di prendere a calci il bastone e comprarne uno incredibilmente trendy da mostrare in giro.

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Fioriblu, sono contenta che tu abbia portato questa testimonianza. Io davvero volevo solo dire una cosa terra terra come questa, cioè che può succedere. E per me nn vuol dire perdersi in continue fantasticherie ma quindi nemmeno rigirarsi in continui pensieri arrovellati del tipo non si può perchè è così da contratto, dogmi vari, ecc. ecc. che comunque distraggono.

Sapere che può succedere libera da inutili costruzioni mentali e magari allora si che ci si concentra su se stessi, su cosa si prova, esprimendolo più chiaramente possibile e si cerca il confronto con l'altro, per capire chi è veramente, se c'è reale corrispondenza oppure per realizzare quanto si sogna ad occhi aperti.

Infatti vorrei dire qualcosa sulla miccia accesa di cui parli tu: credo di averlo già detto ma lo ripeto; per me era fondamentale credere nell'amore possibile tra me e lui, l'ho definita una lucida follia (anche perchè c'erano ben 35 anni di differenza), perchè questo mi dava la forza di andare avanti, di guardare in faccia i mille aspetti che mettevo nel contenitore definito "amore". avevo bisogno di un obiettivo amoroso per reggere il dolore, era comunque la mia modalità per avere fiducia nel futuro, in una possibile guarigione.

Tu si 'na cosa grande p'mme...

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E' troppo complicato quotare...stavolta mi sono impegnata ho scritto un bel post :icon_surprised:

Digi anche io credo che tu confonda l'innamoramento con la costruzione di un sentimento adulto nel tempo, ipervalutando il primo e forse svalutando il secondo, avere un marito ed un figlio ai quali dedicarsi secondo me vuol dire saper dare, la vedo come qualcosa di difficile ed impegnativo e molto! Ammiro le persone capaci di fare questo, l'innamoramento è ben atra cosa, certo, ma sulla bilancia quale dei due stati pesa di più, quale vale di più, dico nel tempo, nella continuità?

La tendenza a misurare i sentimenti è un buon punto di parenza per analizzare il profondo. Valuta il fatto che li ponderi ma non li alieni da te stessa, hai il desiderio, li senti...e comunque, a parte il forum, non sei l'unica ...

Bella l'espressione di zazà, metti la sordina alle emozioni, perchè comunque con la sordina suonano (mi viene in mente miles)

ma non vengono sparate in avanti, ed aggiungo che a volte la sordina è necessaria, datti tempo, non ti giudicare così severamente

Sai che mi hai fatto riflettere Euridice???? Forse oggi ho capito una cosa importante di me....forse questa ricerca di passione è dovuta più al fatto che in realtà l'ho provata ben poche volte, sto con mio marito da quando ero uan ragazzina, non avrei mai pesnato che me lo sarei sposato e ci avrei fatto dei figli....mimisi con lui per ripicca all'altor ragazzo che mi piaeva molto....e poi no so come ci sono rimasta, fra alti e bassi, fra piccole pause e tanti anni di lontananza (lui è sempre stato fuori per lavoro), ci siamo sempre ritrovati...però ho questo rammarico di un amore ovattato, una passione a tratti, di un rapporto un pò sbilanciato su molti punti...

Non convezionale, non come me lo aspettavo forse!!!

Grazie!!!

Per quanto riguarda me, io sono troppo presa da me stessa ed

al momento non ho spazio per lui, continuo a sentirmi orrenda

e priva di futuro ma allo stesso gli voglio bene ogni giorno di più

pur percependolo estremamente distante da me.

boh non lo so, tutte queste belle parole sull'amore

mi sembrano anch'esse lontane, come lui.

Bhè anche per me non è facile vivermi questo "rapporto" in modo libero, come è mia abitudine mi svincolo, metto le mani avanti ma credo chesotto sotto il sentimento c'è....altrimenti non mi mancherebbe, altrimenti non mi verrebbe da piangere pensando a quanto solo lei mi conosce davvero....e soprattutto pensando che leimi è vicina solo perchè la pago!!!

Tempo al tempo.....

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Io sono convinta che non si possa cambiare tutto; anzi, penso che si posa cambiare ben poco, e non c'entra quanto tempo dura la terapia. La consapevolezza è decisamente inutile, perchè in termini di soffernza non cambia quasi nulla. Ma continuo ad illudermi che smettere di camminare senza saperne il motivo e smettere decidendo che non si vul più camminare siano due cose molto diverse. Io posso essere una che non cammina. Avrò problemi muscolari, col tempo, ma so che io sono così, che ho, per così dre, questo "handicap". La scommessa (che non so se vincerò) è smettere di prendere a calci il bastone e comprarne uno incredibilmente trendy da mostrare in giro.

ecco! :icon_confused:

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.

Infatti vorrei dire qualcosa sulla miccia accesa di cui parli tu: credo di averlo già detto ma lo ripeto; per me era fondamentale credere nell'amore possibile tra me e lui, l'ho definita una lucida follia (anche perchè c'erano ben 35 anni di differenza), perchè questo mi dava la forza di andare avanti, di guardare in faccia i mille aspetti che mettevo nel contenitore definito "amore". avevo bisogno di un obiettivo amoroso per reggere il dolore, era comunque la mia modalità per avere fiducia nel futuro, in una possibile guarigione. Mi rendo conto che per altre invece può essere un problema ma sarà comunque l'occasione per confrontarsi con se stesse.

Quanto è vero quello che hai scritto. Nei momenti più difficili ci aggrappiamo a persone a cui attribuiamo qualità che in circostanze diverse non vedremmo neppure.

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Ho letto di striscio i vostri ultimi commenti, si parla di consapevolezza.di una consapevolezza che in certi casi fa soffrire perche' ci mette difronte a realta' che non possiamo cambiare,ora io mi trovo piu' o meno in questa situazione : consapevolezza di cio' che della mia vita non posso cambiare e che mi porta sofferenza .

Ora mi chiedo a cosa mi servirebbe un percorso di analisi, certo mi farebbe capire che certe mie scelte e le loro negative conseguenze sono derivate da miei errati modi di affrontare la vita in passato( consapevolezza alla quale ci sono arrivato da solo ) e oltre a questo mi chiedo in che modo l'analisi potrebbe cambiare la vita di un soggetto che è conosce gia' i suoi perche'? premetto che non ho mai fatto analisi e quindi potrei aver detto un sacco di cavolate, ma se io dovessi ( e me lo potessi permettere ) intraprendere un percorso di analisi lo farei per cambiare in meglio la mia vita ma se gia' in partenza so che non posso farlo a cosa mi servirebbe ? grazie per l'attenzione e vi chiedo anticipatamente scusa qualora il mio commento non risultasse consono alle tematiche di questo topic.

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Ho letto di striscio i vostri ultimi commenti, si parla di consapevolezza.di una consapevolezza che in certi casi fa soffrire perche' ci mette difronte a realta' che non possiamo cambiare,ora io mi trovo piu' o meno in questa situazione : consapevolezza di cio' che della mia vita non posso cambiare e che mi porta sofferenza .

Ora mi chiedo a cosa mi servirebbe un percorso di analisi, certo mi farebbe capire che certe mie scelte e le loro negative conseguenze sono derivate da miei errati modi di affrontare la vita in passato( consapevolezza alla quale ci sono arrivato da solo ) e oltre a questo mi chiedo in che modo l'analisi potrebbe cambiare la vita di un soggetto che è conosce gia' i suoi perche'? premetto che non ho mai fatto analisi e quindi potrei aver detto un sacco di cavolate, ma se io dovessi ( e me lo potessi permettere ) intraprendere un percorso di analisi lo farei per cambiare in meglio la mia vita ma se gia' in partenza so che non posso farlo a cosa mi servirebbe ? grazie per l'attenzione e vi chiedo anticipatamente scusa qualora il mio commento non risultasse consono alle tematiche di questo topic.

Caro Ciao,

in primo luogo ho scritto ciò che ho scritto perchè io mi trovo a vivere questa specie di "stallo", ma non posso certo essere sicura che tale rimarrà la mia situazione per sempre, naturalmente. Io posso dirti che ho cominciato la mia terapia con una richiesta speifica, ovvero sapere cosa mi stesse succedendo, dato che il mio corpo faceva il matto ma non avevo patologie nè cardiache nè di alta sorta. Ho saputo cosa avevo, ho cominciato il mio percorso e adesso sto moooolto meglio, sebbene non sia una wonderwoman, cosa che nessuno potrà diventare mai. Io non faccio analisi, ma psicoterapia, e ciò che posso dirti è che, sebbene con alti e bassi, sto facendo pace con me stessa. Sto cercando di imparare ad avere cura di me. Sto imparando ad essere meno intransigente e ad ascoltarmi di più. Per me questi sono risultati importanti; per te e per il tuo caso, non posso saperlo. Tuttavia, anche se è un percorso difficile, la terapia ti mette in contatto con te stesso (con i pro e i contra di questo "incontro") e ti spinge a porti delle domande che non ti eri mai posto o a guardare le cose da una diversa prospettiva. Credimi, io sono una persona molto cervellotica con la necessità di elaborare e comprendere tutto alla precisione; non ho fatto altro che pormi domande da quando sono nata, ma a certi particolari non avevo mai fatto caso. Alcune cose che dicevo le dicevo senza ascoltarle e certi condizionamenti che metto in atto ogni giorno non li immaginavo neppure. A prescindere dai risultati e dagli obiettivi, comunque, e tenendo conto di tutti i momenti bui (un po' come nell'omeopatia: all'inizio stai peggio), lo rifarei un milione di volte e, se potessi, ci starei indefinitivamente. Per quanto mi riguarda, quello che mi ha fatto e mi fa "cambiare" è il fatto che la terapia c'è, è parte della mia vita, è un momento di condivisione profonda che vivo con qualcuno, non il fatto che il terapeuta mi ha imposto le mani sul capo e ha pronunciato una formula magica. Mi chiederai: "e quando finirà?". Non lo so ancora, ma adesso, in questo preciso istante, so che darei tutto quello che ho pur di non tornare a stare come due anni fa e che, comunque siano andate le cose, io sono stata una persona molto fortunata.

Se senti il bisogno di intraprendere questo cammino, fallo senza immaginare cosa potrà essere e soprattutto non prendere ad esempio noi altri: per ognuno è diverso. C'è una poesia di Kavafis che descrive molto bene ciò che io intendo per "terapia". Ti copio la parte finale. Si intitola Itaca.

"Sempre devi avere in mente Itaca

- raggiungerla sia il pensiero costante.

Soprattutto, non affrettare il viaggio;

fa che duri a lungo,per anni, e che da vecchio

metta piede sull'isola, tu, ricco

dei tesori accumulati per strada

senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,

senza di lei mai ti saresti messo

in viaggio: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.

Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso

Già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare."

Spero di aver reso l'idea...

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Ho letto di striscio i vostri ultimi commenti, si parla di consapevolezza.di una consapevolezza che in certi casi fa soffrire perche' ci mette difronte a realta' che non possiamo cambiare,ora io mi trovo piu' o meno in questa situazione : consapevolezza di cio' che della mia vita non posso cambiare e che mi porta sofferenza .

Ora mi chiedo a cosa mi servirebbe un percorso di analisi, certo mi farebbe capire che certe mie scelte e le loro negative conseguenze sono derivate da miei errati modi di affrontare la vita in passato( consapevolezza alla quale ci sono arrivato da solo ) e oltre a questo mi chiedo in che modo l'analisi potrebbe cambiare la vita di un soggetto che è conosce gia' i suoi perche'? premetto che non ho mai fatto analisi e quindi potrei aver detto un sacco di cavolate, ma se io dovessi ( e me lo potessi permettere ) intraprendere un percorso di analisi lo farei per cambiare in meglio la mia vita ma se gia' in partenza so che non posso farlo a cosa mi servirebbe ? grazie per l'attenzione e vi chiedo anticipatamente scusa qualora il mio commento non risultasse consono alle tematiche di questo topic.

Ciao Ciao :)

io non penso che l'unico obiettivo di un percorso di psicoanalisi o psicoterapia sia arrivare ad una maggiore consapevolezza di se stessi. Spesso riconoscere le cause dei propri disturbi è importante per risolverli ma non basta. Io penso che molte volte occorra saper rielaborare la propria sofferenza, occorra il confronto con qualcuno per poter considerare il problema da un punto di vista differente. Io sono convinta nel valore terapeutico della "parola", sarà perchè ho incontrato poche persone disposte ad ascoltarmi davvero, sarà che non ho mai parlato tanto, ma penso che semplicemente parlare e confrontarsi con gli altri aiuti a trovare un ordine interiore e a "condividere" le proprie emozioni.

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Ciao Ciao :)

io non penso che l'unico obiettivo di un percorso di psicoanalisi o psicoterapia sia arrivare ad una maggiore consapevolezza di se stessi. Spesso riconoscere le cause dei propri disturbi è importante per risolverli ma non basta. Io penso che molte volte occorra saper rielaborare la propria sofferenza, occorra il confronto con qualcuno per poter considerare il problema da un punto di vista differente. Io sono convinta nel valore terapeutico della "parola", sarà perchè ho incontrato poche persone disposte ad ascoltarmi davvero, sarà che non ho mai parlato tanto, ma penso che semplicemente parlare e confrontarsi con gli altri aiuti a trovare un ordine interiore e a "condividere" le proprie emozioni.

quoto

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Un'altra cosa: stà attenta a non inetrpretare la realtà e te stessa in base ad uno schema teorico preconcetto che hai elaborato tu stessa. Se ti guardi intorno e dentro per cercare di verificare la tua ipotesi (che nasce da un sospetto di fallimento) ne torverai a bizzeffe di conferme. Ma solo del tuo teorema, non di come sei o di quale sia il punto al quale ti ha portato la terapia. Non farti trascinare dal tunnel del presunto fallimento: si autoalimenta molto velocemente...

grazie margherita delle tue parole...ma temo non mi siano d'aiuto.

davvero non so spiegare...ho scoperto qualcosa di me che non sapevo. il mio sconforto non riguarda i miei fallimenti nel campo del "fare" (anche se ne ho collezionati tanti, ma tanti...). non ho un' ipotesi. devo fare i conti con questo senso di solitudine...che non posso risolvere con le "azioni", con le teorie..è qualcosa dentro di me. è una parte di me.

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Lui ha sorriso (ho sentito l'aria di un sorriso soffiare nella cornetta) e, con voce gentile e gaia, mi ha detto: "certo, che problema c'è?".

e a proposito del mio autismo...con qualche ora di ritardo...visto che è un essere umano pure lui?

lo vogliamo smitizzare e riconoscergli la sua umanità?

brava!

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Judi ricordo di me stesso l'arrivare alla resa incondizionata, la solitudine più assoluta, un abisso nel quale non volevo guardare, insomma l'essere messi drammaticamente di fronte a se stessi. E volevo dormire, non sentire, per un pò ci sono riuscito anche mentre lavoravo come un robot ben programmato. Rabbia, ancora non sai contro chi. Ora posso dire che quello è stato il punto di svolta della terapia. Certo solo ora. Sei stata portata sul punto o ci sei voluta andare tu. Nessuno sa cosa viene dopo. Meglio non pensarci. Pensare può portare a capire ciò che è giusto. Mentre il viaggio è proprio da ciò che è giusto a ciò che è vero. Ma almeno una cosa si può fare. Sentire. Non girare lo sguardo. Guarda nel baratro spaventoso. Stai con l'orrore. Bisogna perdersi completamente per ritrovarsi
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..... Mi chiederai: "e quando finirà?". Non lo so ancora, ma adesso, in questo preciso istante, so che darei tutto quello che ho pur di non tornare a stare come due anni fa e che, comunque siano andate le cose, io sono stata una persona molto fortunata.

Se senti il bisogno di intraprendere questo cammino, fallo senza immaginare cosa potrà essere e soprattutto non prendere ad esempio noi altri: per ognuno è diverso. C'è una poesia di Kavafis che descrive molto bene ciò che io intendo per "terapia". Ti copio la parte finale. Si intitola Itaca.

"Sempre devi avere in mente Itaca

- raggiungerla sia il pensiero costante.

Soprattutto, non affrettare il viaggio;

fa che duri a lungo,per anni, e che da vecchio

metta piede sull'isola, tu, ricco

dei tesori accumulati per strada

senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,

senza di lei mai ti saresti messo

in viaggio: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.

Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso

Già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare."

Spero di aver reso l'idea...

Itaca....

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