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E se ci si innamora dello psicologo?


ARLEY

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il problema economico in effetti non è da sottovalutare, ci preoccupa tutti, c'è un notevole dispendio economico e di energie.

La garanzia non è prevista, secondo me, ed è giusto, fa parte del patto, del contratto, sarebbe disonesto un terapeuta, un professionista, che garantisse i risultati, non li garantisce neanche un chirurgo, l'incertezza e il dubbio fanno parte integrante dell'esistenza umana, ed è una crescita comprendere questo.

Infine il tempo non ha senso, poichè parliamo di dimensione psichica, e non c'è fretta, l'unico limite di tempo è la fine dell'esistenza, ma per coglierne il senso, ed è probabile non coglierlo mai, bisogna aspettare la fine:)

Ciao:)

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Ciao, scusate se mi intrometto, dico quello che ho notato io leggendo alcuni post

Premesso che a me la psicoanalisi affascina anche se non condivido alcuni elementi, mi è sembrato che sia tu Aikon che lighting steste come ad "incensarvi" a vicenda parlando di quanto è importante un'esperienza con questo tipo di terapia, quanto è alta e quanto è edificante, quasi una cosa di nicchia (non per niente c'è il pregiudizio sulla psicanalisi come qualcosa riservato ad una ristretta cerchia di persone).

Detto questo, esistono anche altri tipi di terapie, che spesso tendono ad essere sminuiti perché magari non aiutano allo stesso modo a pensare, a scoprire se stessi ecc... che "curano" e basta (che poi scusate se è poco).

Oltretutto se io vado a iniziare una psicoterapia mi aspetto appunto di curarmi da qualcosa, nemmeno in senso strettamente "medico", ma spero perlomeno di riuscire a risolvere un problema. Saranno meno esistenzialiste, ok, ma a parte che non tutti sono interessati a certe cose (e non significa per questo essere poco propensi ad arricchirsi culturalmente), magari qualcuno si "accontenta" semplicemente di vivere meglio...

Poi per quanto mi riguarda tendo a storcere un po' il naso quando leggo di quelle correnti psicoterapiche che millantano di risolvere i problemi in poche sedute (se anche succedesse significa che chi ci va poteva evitarlo, a questo punto, perché forse sarebbe anche "guarito" da solo chissà... parere personale) però pure a me parlare di terapia interminabile fa un po' "preoccupare" eh!

mi fa piacere quando arriva qualcuno di esterno che può avere il mio stesso tipo di sensazioni o che può fare lo stesso tipo di riflessioni.

ma evidentemente per qualcuno non è accettabile la libera espressione di idee e punti di vista diversi (se non opposti) ai propri. quando si dice la democrazia... :Straight Face:

proprio per questo ho abbandonato da tempo il topic, io come tante altre persone... e non avevo nessuna intenzione di tornarvi a scrivere con costanza. non si preoccupi chi col suo lavoro certosino ha portato questo luogo ad lo stato di abbandono in cui si trova.

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Ospite pruillio

io direi piuttosto che si e' andato a scremare via via,un gruppetto chiuso che faceva "nonnismo" (usando un termine militare),non accettando a loro volta altri utenti che parlano a viso aperto,e non velatamente,o sui loro profili come alcune di voi piaceva tanto.

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Ciao, scusate se mi intrometto, dico quello che ho notato io leggendo alcuni post

Premesso che a me la psicoanalisi affascina anche se non condivido alcuni elementi, mi è sembrato che sia tu Aikon che lighting steste come ad "incensarvi" a vicenda parlando di quanto è importante un'esperienza con questo tipo di terapia, quanto è alta e quanto è edificante, quasi una cosa di nicchia (non per niente c'è il pregiudizio sulla psicanalisi come qualcosa riservato ad una ristretta cerchia di persone).

Detto questo, esistono anche altri tipi di terapie, che spesso tendono ad essere sminuiti perché magari non aiutano allo stesso modo a pensare, a scoprire se stessi ecc... che "curano" e basta (che poi scusate se è poco).

Oltretutto se io vado a iniziare una psicoterapia mi aspetto appunto di curarmi da qualcosa, nemmeno in senso strettamente "medico", ma spero perlomeno di riuscire a risolvere un problema. Saranno meno esistenzialiste, ok, ma a parte che non tutti sono interessati a certe cose (e non significa per questo essere poco propensi ad arricchirsi culturalmente), magari qualcuno si "accontenta" semplicemente di vivere meglio...

Poi per quanto mi riguarda tendo a storcere un po' il naso quando leggo di quelle correnti psicoterapiche che millantano di risolvere i problemi in poche sedute (se anche succedesse significa che chi ci va poteva evitarlo, a questo punto, perché forse sarebbe anche "guarito" da solo chissà... parere personale) però pure a me parlare di terapia interminabile fa un po' "preoccupare" eh!

Brevemente, solo per spiegare delle cose di base, perché il resto non mi interessa.

Io ritengo utile - ma potete anche essere non d'accordo con me - separare, in una conversazione che si possa ritenere minimamente costruttiva - gli aspetti di giudizio (mi piace, non mi piace - mi sembra, non mi sembra) dalle argomentazioni fondanti.

So - per diverse ragioni - che non é facile operare una distinzione di tal genere, perché questo implica avere innanzitutto una buona conoscenza della propria emotività che si colloca in profondità (e che non é così facile da rintracciare) e soprattutto non aver bisogno di sfogarla in una discussione.

Prendo atto che a te sembra che sia una questione di auto-incessamente, ma mi spiace ridurre questa considerazione appunto ad una tua considerazione, con tutto ciò che ne deriva.

Ma arrivo alla controargomentazione.

In realtà io non trovo molti pregiudizi in giro verso la psicoanalisi e se hai l'impressione che sia per una ristretta cerchia di persone forse é perché non la conosci bene e, se ti interessa conoscerla potresti mettere in dubbio le conclusioni su di essa cui sei arrivata e fare delle domande, invece che "bollarla" a priori. Un esempio é la tua conclusione sulla terminabilità dell'analisi, che se tu volessi, potresti approfondire ed accorgerti che non é come credi.

Si, ci sono altre terapie e che ritengo anche molto valide, ma io conosco bene la psicoanalisi, e soprattutto, per una serie di motivi che non spiego qui,credo in essa più che in altre terapie. Questo mi porta, nelle discussioni di psicologia a "parteggiare" per ciò in cui credo. D'altronde, mi piacerebbe che altre persone che credono in un altro tipo di terapia ne parlassero con argomentazioni un po' più solide della semplice esperienza: non é necessario, ma mi piacerebbe.

D'altronde, cara Izumi, non mi puoi chiedere di tenere un atteggiamento salomonico per tutte le psicoterapie che esistono (più di 300, tra l'altro), perché stempererebbe ciò in cui sinceramente ed approfonditamente credo, atteggiandomi così ad un "tuttologo piacione" per cui tutto va bene e dunque niente. Che siano gli altri a parlare di ciò in cui credono! Non ho bisogno di cercare il consenso su un forum; avrei invece bisogno di scambi costruttivi e vedo che a volte con qualcuno qui é possibile fare.

Io faccio la mia parte, che gli altri facciano la loro. Ovviamente nel rispetto, quel rispetto che molto spesso viene negato perché quelle considerazioni personali di cui in premessa non reggono il passo con la dialettica di una discussione.

In parole povere, molto spesso l'assenza di controargomentazioni agisce sulle insicurezze personali, che fanno sì che chi ha qualcosa da dire (d'accordo o meno, giusto o sbagliato che possa apparire) venga liquidato non con altrettante argomentazioni - bada bene - ma con valutazioni del tutto personali (e quindi opinabili) sui modi con cui viene dibattuto, sulle esperienze personali o che ne so, sull'educazione o sul modo di essere.

Le argomentazioni si dibattono, le opinioni lasciano il tempo che trovano per quel che mi riguarda (e molta sofferenza in chi le solleva, purtroppo....)

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il problema economico in effetti non è da sottovalutare, ci preoccupa tutti, c'è un notevole dispendio economico e di energie.

La garanzia non è prevista, secondo me, ed è giusto, fa parte del patto, del contratto, sarebbe disonesto un terapeuta, un professionista, che garantisse i risultati, non li garantisce neanche un chirurgo, l'incertezza e il dubbio fanno parte integrante dell'esistenza umana, ed è una crescita comprendere questo.

Infine il tempo non ha senso, poichè parliamo di dimensione psichica, e non c'è fretta, l'unico limite di tempo è la fine dell'esistenza, ma per coglierne il senso, ed è probabile non coglierlo mai, bisogna aspettare la fine:)

Ciao:)

E poi soprattutto bisogna vedere cosa s'intende per cambiare. Anche questo é un punto su cui si fa molta confusione e molti, anche gli stessi che vanno in terapia, non sanno che livello di "cambiamento" prevede l'orientamento cui si rivolgono.

Da qui, naturalmente discende il punto cruciale della "durata" della psicoterapia.

In soldoni, se il cambiamento cui ambisci é una ristrutturazione cognitiva, cambiamento di credenze per intendersi il tempo sarà relativamente breve.

Se il cambiamento cui ambisci é più profondo, situato nella tua organizzazione psichica, allora il tempo non può essere breve.

Molti orientamenti non contemplano proprio un cambio strutturale e questo la gente - neanche quella che va in terapia - non lo sa! (ma preferisce foderarsi gli occhi di prosciutto ;-))

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e comunque non me ne frega degli squallidi insulti personali a me, ma vedi di evitare di insultare un tipo di psicoterapia (la sistemico-relazionale) dato che così insulti terapeuti e pazienti che passassero di qui.

sarebbe come a dire che io vedendo come ti comporti te dopo 6 anni di analisi dicessi che l'analisi è una terapia da cretini... ma non lo faccio, perchè ci sono sono ottimi terapeuti in giro.

quindi un po' di rispetto, che al mondo non ci sei solo tu e le tue miserie personali.

e anche un po' di rispetto per Add, per Kitchen, e per tutte le persone che passano di qui cercando un confronto, e senza capirci nulla si ritrovano in mezzo a messaggi di insulti.

anche se te ne sbatte il caxxo di interagire con loro, puoi lasciare che dialoghino con qualcun'altro.

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Si, insomma, direi che, alemo in questo posto "virtuale" di parole scritte da persone "vere" è bello vedere I PENSIERI VERI DI CHI SCRIVE,

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..SCUSATE, ho sbagliato l'invio ....stavo scrivendo: a me piace sapere come la pensano gli altri, a cosa si appellano dentro di se', cosa "sentono" nella loro anima...Per litigare non c'è bisogno di usare questo postO. E poi è la cosa piu' facile del mondo litigare ed insultarsi, dare sfogo ai propri istinti verbali di aggressività..Forse serve litigare anche, si', per capire CONTRO CHI E COSA siamo veramente arrabbiati , almeno: io lo capisco davvero solo quando mi arrabbio, e la risposta è (purtroppo) sempre la stessa.Pero' a volte serve anche questo per riflettere: arrabbiarsi.

PER AIKON: riguardo al concetto di Tempo: sono d'accordo sul Tempo Interiore della coscienza (il concetto non è mio..) cha vale anche per la terapia, ma credo, per mia esperienza, che se uno/a NON PENSA e NON è piu' preoccupato di quanto durerà la terpia ha già un buon rapporto col terapeuta, con se stesso e con i suoi stessi problemi. Io, per es, ho un pessimo rapporto col Tempo in generale nei vari suoi aspetti.

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Per Aikon

Nel post di prima volevo dire, come già scritto, quello che ho pensato io leggendo (una sorta di autoincensamento appunto); non mi è piaciuto tanto perché sembrava che voleste mettere in secondo piano altri tipi di terapie...

Lo so che è una mia considerazione, era un parere mica voleva essere legge, oggettivo... (non so forse dovrei seguire un corso di comunicazione così riuscirei a far capire meglio quello che voglio dire... insomma pure in casa a volte mi capitano di queste cose, uff, scusate lo sfogo)

Che conoscessi bene la psicoanalisi penso si fosse capito, ne hai parlato spesso e a me fa pure piacere leggere i tuoi interventi.

Non volevo aprire un dibattito su tutte le psicoterapie esistenti (non ne avrei nemmeno le competenze, tra l'altro), ho detto quello che ho capito io in questi mesi leggendo questo forum e altri siti.

Certo è vero che le opinioni lasciano il tempo che trovano, dato che ognuno la pensa come vuole e ogni esperienza è a sé, ma sono d'accordo fino a un certo punto, anche quelle sono importanti, non è che siccome non ci sono studi e competenze con cui reggere delle controargomentazioni allora non si può dialogare...

D'altronde, cara Izumi, non mi puoi chiedere di tenere un atteggiamento salomonico per tutte le psicoterapie che esistono (più di 300, tra l'altro), perché stempererebbe ciò in cui sinceramente ed approfonditamente credo, atteggiandomi così ad un "tuttologo piacione" per cui tutto va bene e dunque niente. Che siano gli altri a parlare di ciò in cui credono! Non ho bisogno di cercare il consenso su un forum; avrei invece bisogno di scambi costruttivi e vedo che a volte con qualcuno qui é possibile fare.

Io faccio la mia parte, che gli altri facciano la loro. Ovviamente nel rispetto, quel rispetto che molto spesso viene negato perché quelle considerazioni personali di cui in premessa non reggono il passo con la dialettica di una discussione.

Infatti non l'ho chiesto... (non lo dico per provocazione, è che davvero non volevo andare a impelagarmi su queste discussioni, di cui tra l'altro si è già parlato altrove ^^''')

Pure a me piacciono gli scambi costruttivi, nel limite del possibile ovviamente, per quello che posso avere di che rispondere, dato che, forse non si è capito, ma io non ho conoscenze specialistiche in ambito psicologico, studio tutt'altro, è capitato che mi interessassi dell'argomento ma non ne ho le competenze.

Tutto quello che posso offrire sono delle opinioni in base anche a un po' di esperienza.

E poi soprattutto bisogna vedere cosa s'intende per cambiare. Anche questo é un punto su cui si fa molta confusione e molti, anche gli stessi che vanno in terapia, non sanno che livello di "cambiamento" prevede l'orientamento cui si rivolgono.

Beh, non tutti... Anche se, qualora non ne fossero a conoscenza, a discolpa si può sempre dire che il paziente non è che è tenuto a sapere tutto sull'argomento (così come non lo è quando si reca da un qualunque medico; per fare un esempio... non è che uno che va dal gastroenterologo dovrà sapere tutto sull'apparato digerente). Non è il caso nemmeno di andare alla cieca, visto l'argomento, ma sapere troppe cose potrebbe portare confusione inutile.

Da qui, naturalmente discende il punto cruciale della "durata" della psicoterapia.

In soldoni, se il cambiamento cui ambisci é una ristrutturazione cognitiva, cambiamento di credenze per intendersi il tempo sarà relativamente breve.

Se il cambiamento cui ambisci é più profondo, situato nella tua organizzazione psichica, allora il tempo non può essere breve.

Molti orientamenti non contemplano proprio un cambio strutturale e questo la gente - neanche quella che va in terapia - non lo sa! (ma preferisce foderarsi gli occhi di prosciutto ;-))

Insomma... se uno è testardo non ne sono mica tanto sicura sui tempi brevi... :D: (è una battuta semiseria)

Sul resto sono d'accordo, uno non può cambiare quello che è dall'oggi al domani, ci ha messo del tempo a diventare in un certo modo e "smontarlo" potrebbe richiederne altrettanto. Dico solo che non tutti potrebbero permetterselo, o magari potrebbero anche non "volerlo", dipende! (=da quello che cercano, di cui hanno bisogno, da quale tipo di cambiamento possono sostenere...)

Spero di essermi spiegata!

EDIT

In realtà io non trovo molti pregiudizi in giro verso la psicoanalisi e se hai l'impressione che sia per una ristretta cerchia di persone forse é perché non la conosci bene e, se ti interessa conoscerla potresti mettere in dubbio le conclusioni su di essa cui sei arrivata e fare delle domande, invece che "bollarla" a priori. Un esempio é la tua conclusione sulla terminabilità dell'analisi, che se tu volessi, potresti approfondire ed accorgerti che non é come credi.

questa parte non l'avevo notata, forse mi sono fatta distrarre dal resto non so! pregiudizi cerco di non averne, anche se il rischio c'è sempre e qualche volta prendo degli scivoloni (altrimenti dovrei avere una mente illuminata e non è il mio caso); ho letto di tante persone che hanno seguito questo tipo di terapia, anche qui, andata bene oppure "male", comunque ho potuto sentire pareri concreti e non "leggende metropolitane". Non stavo bollando, con quella frase riportavo un dato di fatto (e volevo dare una connotazione negativa, senò non avrei parlato di "pregiudizio", ma mi sarei espressa un altro modo), pensavo ad altre persone, spesso terapeuti (e questo mi dispiace un po', perché fosse gente "comune"... ma da dei professionisti mi auspicherei sempre un po' di apertura mentale anche verso altre correnti...) che hanno da ridire sulla psicoanalisi elencando poi come fondamento della loro visione nient'altro che una serie di luoghi comuni di cui ho avuto smentita anche soltanto leggendo ciò che hanno scritto gli stessi pazienti! (tranne che per alcune eccezioni)

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io personalmente ho abolito tutto ciò che c'è di cattolico dalla mia mente...confessare l'ho intesa subito in senso etimologico...

(anche se onestamente il mio stato emotivo -affettivo attuale avrebbe bisogno di un miracolo)

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ciao a tutti..sono Kitchen. Ho praticamente letto tutto questo blog in varie settimane, forse mesi(visto che ho trovato che per un po' era stato sospeso). Ovviamente mi interessava l'argomento "terapia" in generale, ma in particolare confrontarmi con alcune di voi, cosa che ho fatto finora "in silenzio" . Anch'io sono reduce da un anno di psicoterapia, ed ora, giusto pochi giorni fa, ho smesso..voglio riflettere un attimo meglio da sola. E comunque ho deciso io, non il terapeuta. In particolare ho seguito i pensieri e le evoluzioni di alcune di voi, in primis Juditta,cosi' riflessiva e razionale, che saluto, e ora Euridice canta il jazz, cosi' istintiva e sentimentale.... Ma anche altre, che purtroppo non scrivono più...Intanto butto sul tavolo il mio primo dubbio: quanto è giusto seguire il proprio "sentire" nel mettere fine ad una terapia che secondo il terapeuta dovrebbe continuare? un saluto a tutti! K.

Ciao Kitchen, benvenuta.

Non ti preoccupare, se senti che ancora ne hai bisogno è molto probabile che ci ritornerai, magari con un altro, perché no?! In realtà è molto difficile consigliarti, stabilire a distanza, e sapendo nulla o quasi, se si tratta di resistenza o meno. :pardon:

Un saluto a tutti :):

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..SCUSATE, ho sbagliato l'invio ....stavo scrivendo: a me piace sapere come la pensano gli altri, a cosa si appellano dentro di se', cosa "sentono" nella loro anima...Per litigare non c'è bisogno di usare questo postO. E poi è la cosa piu' facile del mondo litigare ed insultarsi, dare sfogo ai propri istinti verbali di aggressività..Forse serve litigare anche, si', per capire CONTRO CHI E COSA siamo veramente arrabbiati , almeno: io lo capisco davvero solo quando mi arrabbio, e la risposta è (purtroppo) sempre la stessa.Pero' a volte serve anche questo per riflettere: arrabbiarsi.

PER AIKON: riguardo al concetto di Tempo: sono d'accordo sul Tempo Interiore della coscienza (il concetto non è mio..) cha vale anche per la terapia, ma credo, per mia esperienza, che se uno/a NON PENSA e NON è piu' preoccupato di quanto durerà la terpia ha già un buon rapporto col terapeuta, con se stesso e con i suoi stessi problemi. Io, per es, ho un pessimo rapporto col Tempo in generale nei vari suoi aspetti.

Poichè questo posto è stato usato come luogo di prevaricazione e violenza psicologica e verbale proprio da chi si lamenta ora di esserne oggetto, è giusto stroncare ogni tentativo di presa di giro e di bullismo in anticipo,chiarendo che le prese per i fondelli sono un comportamento disfunzionale ed errato, e costituiscono un problema SERIO, sono lo specchio della nostra società.

Una psicoterapia dovrebbe occuparsi della persona in toto, e curare anche chi prende in giro, chi SCHERNISCE con cattiveria il prossimo suo, il che è manifestazione di rabbia e aggressività.

Con questo concludo.

Perchè non parlare del ruolo educativo degli psicoterapeuti, indipendendentemente dal loro modello epistemologico, ma con particolare riferimento ai cognitivo-comportamentali, che non hanno solo il compito di assecondare l'Ego del paziente e colludere con lui per fargli recuperare la tanto osannata autostima, il cui confine col narcisismo e senso di onnipotenza è alquanto labile, ma di infondere dei dubbi, fare autocritica, dare l'autocoscienza dei propri limiti, in relazione agli altri?

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Insomma, per dirla in breve, io vorrei ancora e ancora fare terapia, perchè non sono mai sazia di conoscere la mia interiorità, ma ho dovuto interrompere per motivi "oggettivi dentro di me", e per giunta con un terapeuta che ritengo "bravo", e per motivi forse qui difficili da spiegare se non per tentativi; faccio un esempio: se io ho "un problema" a me charo, e il mio terapeuta mi dice che "non è quella la cosa importante", anche se io la sento tale.....visto che ci si vede da mesi e io lo preciso sempre, perchè non avermene dato atto almeno una volta...? Sai quando senti che "è vero" un qualcosa che lui ti dice che "non è vero" ? Sì, d'accordo, terapia+resistenza, ecc...ma credo che come paziente, tenuto conto della fiducia e del bisogno di capire e vivere meglio, ognuno di noi possa sentire se quel percorso che sta facendo sia "generativo" per se stessi oppure stagnante, come puo' capitare, senza nulla togliere alle buone intenzioni, umane e professionali , delle due parti.

Cara Kitchen, anche a me e' capitato a volte di trovare dei nodi di incomprensione col mio terapeuta: cose

per me importanti e per lui no o viceversa. In quei casi a me non e' mai venuto in mente di interrompere la

terapia, perche' credo che prima di abbandonare il campo bisogni un po' combattere... almeno un pochino.

Poiche' la sua (dello psico) dialettica e' migliore della mia e non sempre riesco in sua presenza ad

argomentare i miei disagi relativi al rapporto con lui (le incomprensioni in questo caso), uso il metodo

della scrittura: ovvero a casa, a mente lucida, senza timore di essere contraddetta, scrivo nel dettaglio

cio' che mi ha dato fastidio e che non sono riuscita ad esprimere, come non mi sono sentita capita e perche',

poi alla volta successiva glielo consegno, che se lo legga lui in pace stavolta, a mente lucida e senza me

davanti... alla fine ne discutiamo... di solito si riesce a ritrovare il filo del dialogo costruttivo.

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Imparare a combattere nelle relazioni, per farle funzionare, è un intento bellissimo, anche perchè secondo me si è in pace con noi stessi nell'altruismo, inteso nel non chiudersi nel proprio Io, ma nell'aprirsi agli altri.

Più si è chiusi nelle proprie esigenze di autoconsiderazione, e più perdiamo autostima di noi stessi, per paradosso.

Il depresso è colui che vede solo se stesso e il proprio malessere, o al contrario benessere, che si chiude al mondo in un impulso distruttivo e autodistruttivo.

La terapia è costruzione di un rapporto con l'Altro da sè, che non significa dire "Io sto tanto bene, ho imparato a distinguere l'amico dal nemico, mi ritengo serena perchè ho grande stima di me, oppure sono tanto migliorata, tanto cambiata, tutto mi va bene", non è questo.

In questo vi è solo " Io,io, io" ripetuto all'infinito.

Quando l'Io lascerà il posto al dialogo con l'Altro,costruttivamente, avremo autostima vera.

Il terapeuta è come tu lo vuoi, nel senso che vi riversi le tue emozioni, ma è anche come tu non lo vuoi, e così rispecchia il nostro limite, perchè il mondo non cambia a nostro piacimento, l'Altro è diverso da te, non è come lo immaginiamo.

E dalla conciliazione degli opposti, nasce qualcosa.

Nero e bianco, non solo bianco come lo vorremmo, non solo luce, ma notte, punto di vista diverso, comico e tragico, come l'esistenza.

Ying e yang, vita e morte, luce e ombra, Io e l'Altro, Bianco e Nero.

Energia che permea tutto l'universo tangibile, la ritrovi nell'infinitamente piccolo e nell'infinitamente grande.

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Una psicoterapia è l'archetipo del "viaggio", della Quest degli antichi cavalieri, ti porta a sofferenza ma anche a momenti di gioia, come tutto ciò che offre la vita.

Un viaggio che si affronta soli, attraversando crisi, momenti di solitudine, per mano a una persona di cui fidarsi.

Vi sono molti archetipi che ci rappresentano, TS Eliot ci ha visti come "The hollow men", Joyce come i Dubliners, uomini persi, alla ricerca di un significato non per se stessi, ma per tutti.

Ed è un viaggio interminato e interminabile, la Merini pure l'ha descritto per fare un esempio, ha parlato del qui e ora di questo viaggio, solo per fare un esempio.

Vi è poi il mito dell'infertilità, della ferita che ci rende aridi, inaridisce l'uomo e la Terra, il nostro animo, e quello della cecità, del cieco che vede al di là, l'indovino Tyresia.

Sono tutte metafore di ciò che siamo e di ciò che facciamo.

E il piccolo spazio che prendiamo, ci consente di riflettere, e non è gioia, non è dolore, è entrambe le cose.

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Alda Merini: "Il mio passato"

Spesso ripeto sottovoce

che si deve vivere di ricordi solo

quando mi sono rimasti pochi giorni.

Quello che è passato

è come se non ci fosse mai stato.

Il passato è come un laccio che

stringe la gola alla mia mente

e toglie energie per affrontare il mio presente.

Il passato è solo fumo

di chi non ha vissuto.

Quello che ho già visto

non conta più niente

Il passato ed il futuro

non sono realtà ma solo effimere illusioni

Devo liberarmi del tempo

e vivere il presente giacchè non esiete altro tempo

che questo meraviglioso istante.

vi è una meditazione sull'attesa della fine, che ci riguarda tutti universalmente, come nel film "Melancholia" di Lars Von Trier.

La ricerca del senso, "L'ho sempre saputo", è al fondo della nostra vita e delle nostre inquietudini.

Vince chi accetta l'ineluttabilità del destino, è più forte chi non si chiude in sciocche, razionalissime autoillusioni, e chi confida nel regno del magico, nella "grotta magica" del presente.

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non è che siccome non ci sono studi e competenze con cui reggere delle controargomentazioni allora non si può dialogare...

:clapping:

e quindi sarebbe apprezzabile, in uno spazio come questo, lasciare alle persone la libertà di esprimere il proprio sentire, senza dover rimarcare che "si conoscesse la psicanalisi allora si saprebbe che..." e via discorrendo...

o che quello che ci è venuto in mente di scrivere non c'entra con le libere associazioni sempre perchè "se si conoscesse la psicanalsi si saprebbe che le libere associazioni..." e via discorrendo.

non sono risposte che predispongono al dialogo.

(poi vabbè ci sono quelli che devo aggrapparsi agli altri per sentirsi forti nel sferrare i propri attacchi personali. segno evidente che la forza non la sia ha)

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esatto, proprio nel momento in cui cita e si aggrappa a un'altra, parla di sè.

Questa è la psicoanalisi.

in tutto ciò niente vi è di male, basta esserne consapevoli, consci.

Tutto aiuta a comprendersi, a riflettere, a notare aspetti importanti di ciò che siamo, senza pregiudizi, senza gioire, senza incensarsi inutilmente, senza buttarsi giù inutilmente.

senza teorie.

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Sto pensando....ma io ho anche un sacco di problemi pratici da risolvere cioè non è che mi è tanto funzionale

stare sempre a lavorare alla mia interiorità...

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Ospite pruillio

non ce' peggior sordo,di chi non vuol sentire...

sembra buttata li',ma........meditate gente...

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voglio un'eredità..

sì, per poter in santa pace pensare solo alla psicoanalisi, per l'eternità.

Potrebbe non essere male...

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