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Un dolore immenso....


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Ciao,

sono qui con la speranza di ricevere parole che rendano meno sanguinanti delle ferite che mi porto dentro da tempo. Sono stata "educata" con la forza della paura da una madre che al posto delle parole ha sempre usato solo insulti e punizioni corporali pesantissimeie denigranti. Oggi ho 28 anni, me ne sono andata di casa, ma sento che il dolore e l'umiliazione che mi porto dentro non svaniranno mai. Ogni volta che penso alle cose che mi sono successe, ho la sensazione che il respiro si fermi e le lacrime cominciano a riempirmi gli occhi. Ho passato un'infanzia monopolizzata dalla voglia di mia madre di avere una figlia che doveva essere la prima in tutto. Mia madre mi ha insegnato a leggere e scrivere ancor prima di andare alle elementari, tenendomi interi pomeriggi, quando avevo 4 anni, a scrivere quaderni su quaderni con le lettere del'alfabeto, in una grafia che, se non rasentava la perfezione, era accompagnata da sue crisi di rabbia che si tramutavano poi in violenza. E ancora oggi ho chiara l'immagine dei suoi occhi pieni di cattiveria e della sua smorfia sul viso, quando usava quei quaderni come oggetto con il quale colpirmi in faccia con violenza tenendomi strette le mani affinchè non mi riparassi. Ho passato praticamente quasi tutti i miei pomeriggi fino all'adolescenza chiusa in camera a studiare. lo studio che mi affascinava e che al contempo mi proteggeva, sottraendomi alla sua presenza. Ma con l'adolescenza sono arrivati altri problemi dettati dal vedere una figlia che diventa grande. Ed è così nato un sentimento d'individia che ha portato mia madre a denigrare il mio aspetto fisico ad insultarmi , a picchiarmi (anche per una forchetta caduta a terra) e a proibirmi praticamente di uscire . Ma l'umiliazione più grande è arrivata con i 18 anni, anni questi che segnano il primo periodo di spensieratezza. Mi innamorai di un ragazzo il quale, messo a conoscenza della situazione che vivevo, accettò, di conoscere i miei affinchè io ottenessi un po' di libertà. La storia finì dopo un anno. Dopo la fine della storia mia madre, del tutto irrispettosa del dolore che provavo per l'interruzione di un'amore, mi fece una scenata che sfociò in un attaccodi violenza che mi portò anche all'ospedale per dei punti di sutura. Questo poichè le avevo tolto l'occasione di non vedermi più a casa. In poche parole sperava che il primo ragazzo della mia vita mi portasse al'altare e quindi presto lontana da quelle 4 mura, tra le quali, evidentemente, ero di troppo. L'occasione di andarmene via da quella casa, arrivò lo stesso quell'anno: vinsi una borsa di studio per merito in un'università privata fuori regione. Non mi mandarono, non mi avrebbero pagato il costo della vita lì perchè "non sei stata capace di gestirti la vita privata, figurati se sei capace di vivere in un'altra città". Così mi hanno iscritto in un piccolo ateneo della mia regione: ogni mese mi davano 50 euro per le mie spese e non perchè le condizioni reddituali fossero basse, anzi, ma perchè io "non mi meritavo niente". Dopo un anno non ce l'ho fatta più, mi sono rimboccata le maniche e ho cominciato anche a lavorare. Questa è in sintesi la mia storia. Ora il fatto è che quello che ho vissuto mi ha solcato in maniera indelebile; non mi fido delle persone e faccio fatica a legarmi a qualcuno, sono troppo schietta e verbalmente aggressiva per pura difesa, spesso non necessaria. Vorrei liberarmi di questo peso ed essere finalmente serena........penso di meritarlo.

Grazie per le parole che vorrete spendere,

Mia

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ciao med, vorrei commentare ma devo veramente andare.

son sicuro che domani ti scriveranno in tanti e con ottimi consigli

anche se' il mio e'molto piu' speciale.

ahhhhhhhh dimenticavo, benvenuta. :D:

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Medime... innanzitutto benvenuta nel club...! :D:

Dalle tue parole traspare un grande sofferenza, ad opera di una madre che non essendo stata capace di risolvere i suoi problemi li ha scaricati in varie forme sul suo prossimo più vicino. Anch'io, seppure per altri motivi analoghi, ho vissuto e tuttora vivo l'irrispettosità di emozioni e sentimenti da parte di mia madre. In un certo senso ti capisco eccome.

La separazione da lei ti gioverà senz'altro, ma per eliminare sensi di colpa, rancori e limiti nell'affrontare il prossimo, occorre un lavoro su di te abbastanza oneroso. Da quale base poi tu parta non lo so, ma il fatto che tu "ti sia rimboccata le maniche e sia diventata autonoma economicamente" è la miglior terapia che possa fare, affrancadoti da chi ha cercato per una vita di togliere fiducia in te senza sapere quali sono i semi della motivazione al fare.

Tuttavia, nonostante tutto, leggo nelle tue parole un dolore che lascia molti spazi alle tue possibilità. Nonostante tutto ti sei sempre rialzata e riuscirai anche stavolta a limitare al minimo quello che tu vedi come un peso.

A me viene in mente l'idea di frequentare molto intensamente ambienti come quelli del volontariato o analoghi, perchè se lì ci sono persone brutte come ovunque, ci sono anche tantissime persone meravigliose, che sapranno donarti con il loro semplice esempio disinteressato anche verso di te, la fiducia nel prossimo che tu dici ti manca.

Rispetto all'aggressività invece occorre scavare con un sostegno professionale, per capire da cosa specificamente ti difenda.

Anche qui ci si aiuta con amore e disponibilità, spesso senza troppi tornaconti. Basta che tu legga qualcosa dei nostri vecchi post per rendertene conto. Se esistono belle persone come quelle che frequentano questo posto, ce ne saranno senz'altro tante altrove. A te la scelta di acuire la tua sensibilità nello scovarle e respirare l'aria che meriti.

Rispetto a tua madre, penso tu possa vederla con la tenerezza che si ha per colei che non capisce, e che va perdonata perchè il più delle volte non sa quello che fa. Non si rende conto delle conseguenze delle azioni, e tu, da persona probabilmente più matura di lei sotto altri aspetti relazionali, è opportuno ti comporti in modo pertinente a chi ha maggiori capacità.

Auguri e un abbraccio caro... :D:

per certi versi mi hai ricordato una parte di me...

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ciao medime, abbiamo la stessa età e io ho un figlio di quattro anni, proprio quanti ne avevi tu quando tua madre ti costringeva a scrivere....la tua storia mi ha fatto commuovere perchè un pò ti capisco, non ho mai subito punizioni corporali ma a volte le parole fanno molto male, e anche perchè avendo un bambino di quattro anni immagino cosa dev'essere non vivere liberamente quegli anni.....capisco la tua rabbia e capisco la tua diffidenza, però come dice oscar sembri una persona in gamba che nonostante tutto è riuscita a pensare alla sua relaizzazione e alla sua indipendenza economica, anche a costo di sacrifici...quindi puoi uscirne...queste brutte esperienze che la vita ci obbliga a vivere possono torturarci a vita o se siamo forti e determinati possono rimanere nei nostri cassetti della memoria, come ricordi dolorosi da cui però imparare qualcosa, poi certo a volte possono tornare a far male ma comunque una volta costruita la corazza, il dolore non resiste molto e lascia il post al sollievo, dovuto alla consapevolezza che la nostra situazione è cambiata.....per sempre....

I consigli che ti da oscar li trovo ottimi, già leggere e scrivere su questo forum può aiutarti tanto, sapessi quanta gente che soffre c'è qui...almeno tu riesci a parlarne....però credo anche che una buona psicoterapia potrebbe aiutarti a capire bene il tuo carattere e aiutarti soprattutto a non diffidare di tutti, perchè non tutte le persone sono cattive e non tutte le persone che si approcciano a te ti faranno del male....

Un abbraccio

Giusy

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ciao medime...ho pensato a lungo se rispondere al tuo post...e come vedi alla fine ho optato per il si^^

Mi ha toccato molto la tua esperienza, forse perchè le parole che hai scritto si sono trasformate in chiarissime immagini nella mia mente e davvero mi hanno fatto male...figuriamoci a te che le hai vissute...

Non lo so ma forse sarebbe un bene che tu ti ferma a riflettere sul presente, su ciò che sei riuscita ad avere...sei stata in grado di attuare un cambiamento nella tua vita...se non ho capito male ora sei indipendente economicamente giusto? ma vivi sempre con i tuoi?

Non so da cosa sia derivata la rigidità di tua madre ma tu hai diritto di vivere, e questo diritto devi prenderlo....è tuo...penso che lei abbia già "fatto molto" nei tuoi confronti ora basta...non puoi permetterle di provocarti altro dolore (parlo anche del semplice fatto che tu dica che le tue ferite sanguinino ancora).

sono troppo schietta e verbalmente aggressiva per pura difesa

non so ma forse questo dipende dalla rabbia inespressa nei confronti di tua madre, al fatto che non potevi ribellarti...tutta quella rabbia si è accumulata negli anni e adesso trova sfogo appena ti senti attaccata da qualcuno...

Quoto in pieno tutto cioè che dicono digi e oscar soprattutto in questo:

Rispetto a tua madre, penso tu possa vederla con la tenerezza che si ha per colei che non capisce, e che va perdonata perchè il più delle volte non sa quello che fa. Non si rende conto delle conseguenze delle azioni, e tu, da persona probabilmente più matura di lei sotto altri aspetti relazionali, è opportuno ti comporti in modo pertinente a chi ha maggiori capacità.

Spero di cuore che tu possa trovare quella serenità che MERITI di avere...ma per fare ciò devi renderti conto che tu vali, che tua madre non può controllare più la tua vita...facci sapere ....

un grande abbraccio..

joker...

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Prima di dare ulteriori particolari sulla mia attuale situazione, vorrei ringraziarvi per le vostre parole. Io mi sono allontanata dalla mia famiglia all'età di 20 anni per motivi inizialmente di studio. Dato il fatto che non riuscivo a vivere in condizioni dignitose con i soldi che mi davano (spesso non mi bastavano per le semplici fotocopie e, ripeto, provengo da una famiglia che non ha mai avuto problemi economici), ho deciso di iniziare a lavorare in contemporanea agli studi. Ovviamente ho fatto lavori molto umili che però mi permettevano comunque di ricavare quel senso di appagamento che tipicamente si ricava dal vedere che si riesce con le proprie mani a migliorare uno stato di disagio. Non si sono mai opposti al fatto che lavorassi, ma questo poichè mi hanno inculcato fin da piccola un senso del dovere smisurato, tant'è che dall'età dei 16anni ho lavorato durante le vacanze estive in fabbrica " perchè le vacanze scolastiche sono troppo lunghe e perdi solo tempo". Ho dovuto però mentire sul ritmo degli esami sostenuti, non potevo dire che non riuscivo a lavorare e studiare insieme "perchè tanti lo fanno" finchè un giorno ho preso coraggio e con la mia media del 29 ad Economia, non apprezzata realmente poichè mal soppesata da genitori che non hanno la laurea, e un normale ritardo negli studi, data la condizione di studente-lavoratore che vivevo, ho cominciato a cercare prospettive di futuro migliori. Ho deciso di trasferirmi a Milano ( 450 km da casa) dove sono riuscita ad entrare in una multinazionale che è il sogno, come punto di attracco, per molti neolaureati. La scenata che c'è stata alla mia decisione di trasferirmi ve la risparmio, vi dico solo che mia madre se ne è uscita con questa frase piena di disprezzo " a Milano finirai per fare la puttana ". Ho cominciato a Milano a capire che effettivamente valevo qualcosa, a capire che anch'io potevo dire "io farei così" e sentirmi al contempo ascoltata. Ho un lavoro bellissimo che mai avrei pensato di poter avere, conquistato proprio grazie al mio percorso accademico considerato, nonostante il ritardo, brillante. Ma nonostante questo mi manca un tassello. Mi manca il periodo più bello e mi manca l'affetto consolante più bello; mi manca il fatto di sapere di avere un punto nel quale ritornare, mi mancano le radici. E tutto questo mi fa male, perchè ho come la sensazione di aver cominciato a vivere solo dopo i 25 anni ......

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Sono molte le parole che si dicono per rabbia, ma troppe volte se pronunciate dai genitori, lasciano solchi profondi. Il fatto che tu non stia su un marciapiede dimostra quanto tua madre si sbagliasse. Non prendere sul serio le sue parole, quindi. Il loro desiderio di controllo lesinandoti soldi che ti avrebbero potuto dare, sapendo forse di non poterti controllare con un affetto dimostrato come avresti voluto, accettandoti con amore per ciò che sei, la dice lunga.

Tante persone cominciano a vivere dopo i 12, altri dopo i 40 anni, altre mai. L'età in cui ci si rende conto chi si è, varia. Ciò che importa è che tu sappia ciò che sei e che vuoi. Molti muoiono senza saperlo neppure. Le persone che ti apprezzano per ciò che sei e non per ciò che loro vorrebbero tu sia, fortunatamente esistono. Accettare le radici dolorose sarà l'ultima tua vittoria, ma a differenza di altri che hanno belle radici non scelte, tu sai di avre radici più giovani, ma più forti e rispettose di chi sei davvero.

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Ciao Medime.

Ho letto con attenzione le tue vicende familiari.

Devo affermare che da come descrivi le tue vicende : con sapienza, corretta temporalità, caratterizzazione dei personaggi coagenti, assenza di errori ortografici, precisione assoluta e deterministica nell'individuare la completezza dei soggetti negativi, assenza di valutazioni ponderali circa il carattere ed il comportamento della madre, assenza totale della figura soggettiva del padre, il tuo mi pare un caso da manuale > quasi impossibile da essere vero.

Cioè la descrizione dei soggetti che fai è una preventiva condanna degli stessi e della tua vita.

Stento a credere che possa esistere in modo così netto il bene ed il male. Sarà una mia carenza interpretativa della vita o un tuo giustismo revisionista?

Il tuo messaggio è una sorta di ammainamento al vessillo del confronto familiare.

Parli di tua madre come di un Ciclope Tedesco con l'austerità della formazione e del giudizio riformatore con somministrazione di pena corporea.

Non parli mai di colloqui che hai avuto con i tuoi. A proposito e tuo padre dove è nella tua memoria nel tuo percorso di figlia?

Io vorrei aiutarti dandoti una pacca sulla spalla e dicendoti poverina > ma non me la sento.

Nessuno è vittima volontaria (se non con tanto di sindrome) ma talvolta inconsciamente sì.

I miei consigli le mie considerazioni sono :

- ripercorrere la propria vita di figlia cercando di capire se puoi rianalizzare il tuo percorso valutando l'opportunità di confrontarti con tua madre / i tuoi senza dovere subire e porti in termini vittimistici senza poi di fatto interagire con i tuoi familiari e senza subire una sorta di educazione condizionante.

- riconsiderare l'indiscutibilità comportamentale di tua madre scontrandoti se occorre verbalmente anche con Lei

- non porti a pregiudizio contro i tuoi

- non ritenere che il lavoro sublimi lo spirito

- nessuno ha il passaporto della libertà

- prima di chiedere agli altri e di fidarti > dai in assoluto e dai fiducia > diversamente sarai vittima del tuo interagire

- ci si cura non facendo l'opposto ma accogliendo la rianalisi del proprio agire, crescere attraverso un modo diverso di vedere la vita. Per diverso intendo che non è tutto dovuto neanche da un genitore.

La libertà si conquista giorno pergiorno.

Ripeto che il bene ed il male li vedo così nettamente separati nella tua narrazione / descrizione da apparire psicologicamente inverosimili e semplicistici nella loro appartenenza.

- i tuoi genitori come ti hanno già detto amali comunque per quello che sono riusciti a darti di buono.

- perdonare significa ricordare il buono, il positivo e superare contestualmente il cattivo, il male volontario o involontario che tua madre ti ha fatto.

Quanto al fatto che provi un dolore immenso e lo dichiari è un passo avanti

ma non è una carta di credito su cui puoi fondare le tue giustificazioni comportamentali di chiusura affettiva e sociale > sono solo scuse semplicistiche per il giustificazionismo comportamentale.

Ciao.

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Mia cara Medime le tue lacrime mentre scrivevi la tua storia non erano sole, c'erano le mie che non sono riuscita a fermare. Ti rivedo piccola e sofferente. Perchè eri da sola in quei momenti? Perchè nessuna ha capito? Vorrei dire cose cattivissime verso questa donna ma ho paura che oltrepasserei il limite del buon senso di educazione e della decenza. Spero che nella vita incontrerai chi ti farà conoscere il giusto amore che meriti, che ti abbracci nei momenti in cui ne avrai maledettamente bisogno. Nulla e soprattutto le parole riusciranno a colmare quel vuoto intriso di dolore fino ai tuoi 25 anni, farà parte di te, vivrà in te ma lo potrai , se non capire, alleviare con la tua bellezza interiore, con la tua forza d'animo, con te stessa. Vivi ora, fai finta di essere nata pochi anni fa', difficile ma possibile, impensabile ma fattibile.

Ti abbraccio forte forte.

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Caro Nello, perdonami ma questa volta non leggo la giusta saggezza (che ti contraddistingue), nella risposta a Medime. Cosa intendi in quello che hai scritto? Non riesco a capire cosa vuoi dire di preciso.

Un abbraccio.

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Caro Nello, perdonami ma questa volta non leggo la giusta saggezza (che ti contraddistingue), nella risposta a Medime. Cosa intendi in quello che hai scritto? Non riesco a capire cosa vuoi dire di preciso.

Un abbraccio.

dal racconto di Medime ho riscontrato una sorta di rassegnata passività durante la gioventù e la crescita.

Poi una sorta di ribellione tutta concentrata.

Subire supinamente non va bene...meglio reagire nel tempo per addivenire ad una vivibilità con i propri familiari.

Quanto alla netta divisione tra bene e male non sono per niente d'accordo, mi appare troppo riduttivo riesaminare a ritroso la propria vita così attribuendo la totalità delle colpe alla madre.

La cara Medime si deve dotare di meccanismi di autodifesa non può implorare la bontà altrui nemmeno dei familiari. Deve combattere per darsi un'autodifesa scontrandosi....... ovvero si doveva scontrare all'occorrenza con la madre.

Questo revisionismo da vittima a me non piace e non lo condivido per niente.

In altri topic abbiamo raggiunto la considerazione che la vittima spesso è il proprio carnefice.

Poi questa madre è così belva? A me il racconto non è per niente chiaro. Beata Tu che sai vedere subito solidarietà.

Io credo che Medime debba combattere di più contro chi la vessa, a prescindere, è questo che voglio dire.

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non si poteva difendere da sola?contro chi?da piccolina abituata ad "averle" non a sapersi difendere..

a 4 anni imparava a scrivere e non "bonariamente e costruttivamente".i dati sono alla mano altrochè.

i genitori ti insegnano e lei doveva imparare. a difendersi?e contro chi?contro chi ti deve aiutare.un po di confusione doveva averla.era vittima punto.sino a qunado non è stata in grado si sgangiarsi e capire che poteva doveva difendersi.

50 euro x gli studi??oilà se è vero insomma eccone un altro di dato alla mano..

sta poveretta è sopravissuta a chi ha avuto dei problemi e ha scaricato su di lei..

che la mamma la ami,è un genitore,ma non abbia saputo farlo e aveva dei problemi questo sembra evidente..

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Il confronto con mia madre io l'ho sempre cercato, con le parole ho provato a far apparire un mio punto di vista veicolo della mia identità. UN MURO. Le parole per lei non sono mai esistite, se non in senso univoco. Anzi i suoi peggiori scatti d'ira spesso sono nati proprio dal mio insistere sull'affermazione delle mie idee. Quando una persona vede una continua negazione dall'altra parte, alla fine il confronto però neanche lo cerca più e questo è successo a me. Ed è stato un bene perchè davanti all'inerme silenzio ho preso la forza di riappropriarmi di me. Vittima lo sono stata perchè dovevo esserlo, a chi mi sarei dovuta rivolgere ? Ad un padre assente, che vedevo solo a cena intento a cambiare freneticamente canale, che non voleva sentire volare una mosca perchè era sempre stanco? Ho aspettato di crescere e mi sono rivolta a me stessa. ME NE SONO ANDATA VIA IL PRIMA POSSIBILE. Quando la volontà è coincisa anche con la possibilità di affrancarsi in forza di legge. RAGGIUNTA LA MAGGIORE ETA' ( in realtà avevo 19/20 anni) Dove è la vittima? Dove è l'atteggiamento vittimista? Forse nella scrittura di questo post che vuole essere una postdata via di sfogo, via di sfogo non trovata magari al momento più necessario? Un post appunto, in cui qualcuno vede momenti lacunosi.....è ovvio non è il mio storico flusso di coscienza, non è esaustivo racconto della mia vita, ma è cartina di tornasole del mio stato d'animo e delle vicende di fondo. Gli episodi riportati sono fedeli ed essenziali, se sono banalmante da manuale non è colpa mia. Nello e per questo vorrai scusami. Magari adesso scriverai che potevo chiedere a mia madre, almeno, di trattarmi male in maniera più creativa.

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guarda il domani! l'oggi! lo ieri non esiste se non nella tua testa....

muori al tuo ieri e rinasci con amore.....

un bacio

MIO ^_^

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Il confronto con mia madre io l'ho sempre cercato, con le parole ho provato a far apparire un mio punto di vista veicolo della mia identità. UN MURO. Le parole per lei non sono mai esistite, se non in senso univoco. Anzi i suoi peggiori scatti d'ira spesso sono nati proprio dal mio insistere sull'affermazione delle mie idee. Quando una persona vede una continua negazione dall'altra parte, alla fine il confronto però neanche lo cerca più e questo è successo a me. Ed è stato un bene perchè davanti all'inerme silenzio ho preso la forza di riappropriarmi di me. Vittima lo sono stata perchè dovevo esserlo, a chi mi sarei dovuta rivolgere ? Ad un padre assente, che vedevo solo a cena intento a cambiare freneticamente canale, che non voleva sentire volare una mosca perchè era sempre stanco? Ho aspettato di crescere e mi sono rivolta a me stessa. ME NE SONO ANDATA VIA IL PRIMA POSSIBILE. Quando la volontà è coincisa anche con la possibilità di affrancarsi in forza di legge. RAGGIUNTA LA MAGGIORE ETA' ( in realtà avevo 19/20 anni) Dove è la vittima? Dove è l'atteggiamento vittimista? Forse nella scrittura di questo post che vuole essere una postdata via di sfogo, via di sfogo non trovata magari al momento più necessario? Un post appunto, in cui qualcuno vede momenti lacunosi.....è ovvio non è il mio storico flusso di coscienza, non è esaustivo racconto della mia vita, ma è cartina di tornasole del mio stato d'animo e delle vicende di fondo. Gli episodi riportati sono fedeli ed essenziali, se sono banalmante da manuale non è colpa mia. Nello e per questo vorrai scusami. Magari adesso scriverai che potevo chiedere a mia madre, almeno, di trattarmi male in maniera più creativa.

da manuale o no la sua sofferenza è palpabile e in qualche modo la sento mia.....

Io credo che un figlio non si ribella (c'è chi subisce abusi peggiori senza ribellarsi!!!!) perchè per lui la sua famiglia è il modello di vita, lui crede che ciò che accade sia normale, magari a un certo punto vede anche che a casa degli altri il clima è più rillassato e capisce che qualcosa non va e molto spesso invece di ribellarsi, crede che è lui il "cattivo" e che merita la rabbia dei genitori....questo finchè non diventa adulto abbastanza (e non è una questione di età!!!!) da rendersi conto che invece può staccarsi e ribellarsi ma il dolore per ciò che ha dovuto subire è immenso e il vuoto incolmabile...ma si può accettarlo come passato terribile ma pur sempre "passato", in qualche modo e secondo me è proprio ciò che dovrebbe fare medime e credo che l'aiuto di un esperto sia necessario affinchè possa mettersi in chiaro alcuni meccanismi che si sono venuti a creare e affinchè possa perdonare almeno se stessa (per non essere andata via prima, per non essersi ribellata ecc.)....

Medime ha raccontato gli episodi più esemplificativi della sua storia, ha raccontato ciò che in quel momento poteva servire a sfogare almeno un pò di rabbia e se adesso l'immagine di sua madre è più cattiva della realtà, bè, non è che possiamo fargliene uan colpa, perchè è quello che lei sente e quello che le fa male è REALE!!!!!

Il suo ultimo sfogo, contro nello è di rabbia, forse perchè ancora una volta c'è qualcuno che non crede (o vede...) quanto lei soffra? Io credo proprio di si....

Un abbraccio medime....

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Caro Nello, non rispondo in merio a Medime perchè in parte ripeteri quello che hanno scritto Digi e Carmen. Continuo a non essere d'accordo sulla tua tesi, rispettabilissima ma non in linea con i miei criteri.

Non sono beata Nello, alcune persone care mi hanno detto che sono cattiva. Solidarietà? No. Comprensione.

Ti abbraccio.

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Bene le rragioni personali prevalgono su qualsiasi proposta riformatrice.

Brava Medime ora sei poiena di Te stessa e non sai ascoltare ragione come tua madre a chi si pone diversamente.

Complimenti tua madre è riuscita ad educarti con la protervia dell'imperitura ragione.

Hai ragione sei una vittima.

Troppo comodo presentare il conto, alla fine, troppo facile, più difficile combattere

GLI DEI SE VANNO GLI ARRABBIATI RESTANO.

Sai forse qual è la vera differenza? rispetto ad un rapporto familiare corrente? che tua madre secondo Te non ti amato...questo di base il motivo per cui la odi e non la sai perdonare.

Impara ciò che tua madre non ti ha insegnato IL PERDONO E LA COMPRENSIONE...mi pare proprio che tu debba ancora accogliere il perdono....se vuoi difenditi come vai con lo scudo...ma non anndrai lontano..si vedrà che non saprai amare.....

metti da parte la rabbia, metti da parte il rancore e guardati da persona dolce non da vittima che ha solo ragioni e diritti, così non andrai da nessuna parte ovvero pepetuerai il modello educativo di tua madre attraverso altre forme.

Lorella, Digi, Diase...fate bene a dare solidarietà ma non serve letterlamente a nulla per fare cambiare rotta al rapporto con il mondo a Medime......meglio rivedere i propri rapporti passati attraverso una diversa risultanza educativa...dice bene mio in maniera semplice, efficace e pertinente.... muori al tuo ieri e rinasci con amore.....

IO non condivido per niente il vostro pietismo perchè è celebrativo e non riformatore.

Se in Medime prevarrà questo "osticismo" non arriverà interiormente da nessuna parte...amerà la vita per rivalsa non per dedizione verso gli altri.

Io ho concluso ed ho solo esposto le mie idee e mi fa piacere che non lo condividiate perchè non appartengo al mondo di quelli che si tirano le pacche sulle spalle.

UGO DALLE VETTE.

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sono in parte d'accordo cn quello che dici nello...solo mi distacco dal modo in cui lo stai dicendo...per esperienza ho capito che qualche volta invece ci vuole quella pacca sulla splalla...ma un pacca che racchiuda in se il concetto di "comprensione" e non compassione...forse è qui che il confine tra le due cose si assottiglia...sta a noi infatti capire dove inizia l'una e finisce l'altra...sempre riportando alla mia esperienza, forse se non avessi ricevuto quella "pacca sulla spalla" non avrei fatto ciò che ho fatto...

metti da parte la rabbia, metti da parte il rancore e guardati da persona dolce non da vittima che ha solo ragioni e diritti, così non andrai da nessuna parte ovvero pepetuerai il modello educativo di tua madre attraverso altre forme.

sacro sante parole...infatti è proprio questo...seconde me è normale sentirsi vittime in una situazione del genere, perchè insomma la violenza è stata subita da piccolissima, vittima lo è...però forse non è vittima solo di sua madre ma soprattutto di se stessa...forse qui si potrebbe riflettere un attimo...tutti sappiamo che le fondamenta di ciò che saremo, si costruiscono nell'infanzia...

Di principio sono intollerante verso qualsiasi forma di violenza, penso che medine ne abbia subìta abbastanza da parte della madre, ma se non vuole cadere nello stesso errore deve guardare al presente e al futuro... mantenendo un occhio del passato ma più che altro per ricordare ciò che è riuscita ad ottenere...

la stima o meglio l'autostima non si compra...e se viene intaccata (sia da un'entità esterna che da noi stessi) è difficile ricostruire quella parte mancante...

niente pietismo, solo incoraggiamento e comprensione...

joker...

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pultroppo nello, sta dimostrando che noi siamo cio che accumuliamo, e così facendo il mondo mai sarà "nuovo" ...ella è, come tu ben sottolinei,,,la normale continuazione di sua madre....

per Medime,,,,se la detesti davvero sii diversa da lei

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pultroppo nello, sta dimostrando che noi siamo cio che accumuliamo, e così facendo il mondo mai sarà "nuovo" ...ella è, come tu ben sottolinei,,,la normale continuazione di sua madre....

per Medime,,,,se la detesti davvero sii diversa da lei

Perdonatemi ma rimango esterrefatta da alcuni interventi. Capite che è ache difficile accettare che tua madre ti ha fatto del male, è difficile detestarla. Medime è in uno stato psicologico tremendo, sta' raccontando il male che ha ricevuto dalla madre....M A D R E . Io mi ricordo qualche schiaffo da parte di mia madre, ma ricordo e fortunatamente lo vivo ancora, l'immenso amore che mi ha dato e che ancora mi da' e dare un ceffone perchè te lo meriti o bloccarti le mani per schiaffeggiarti a 4 anni......è ben diverso. Difficle da mandare giù. Molto difficile.

Vi abbraccio.

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e non pensi che la madre stessa avrà ricevuto lo stesso male....

per la difficoltà , comprendo, e ti do assoluta ragione.

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quoto in pieno joker, qui mio non si sta parlando della madre, certo a sua volta anche lei sarà stata una "vittima" ma adesso non è lei che cerca aiuto e il perdonare chi ci ha fatto del male si può anche fare ma solo dopo un percorso di accettazione e perdono di noi stessi.....una pacca sulla spalla non è compassione e nemmeno rassegnazione è comprensione e stimolo ad andare avanti e lottare per se stessi...solo dopo quel percorso personale (che secondo me da soli possono farlo in pochi) si può allargare il cerchio e pensare alla comprensione e al perdono di colui che ci ha fatto male....(specialmente se è un genitore che a suo modo comunque ci vuole bene)!!!!

Medime adesso come adesso, potrebbe essere la perfetta copia della madre o anche il suo opposto ma il problema è rendersene conto e non impostare la sua personalità sulla base del suo passato ma sulla base del suo essere....

Forse tutti questi discorsi e pacche sulle spalle non serviranno a niente (anzi è così..perchè come ho detto prima uscire da questo vortice è difficilissimo se non si è supportati psicologicamente) ma nemmeno dirle in faccia che è un'egoista e che deve perdonare...serverebbe solo a farla sentire sbagliata e arrabbiata e vittima del mondo e arrabbiata anche con esso....non credi?

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Medime adesso come adesso, potrebbe essere la perfetta copia della madre o anche il suo opposto ma il problema è rendersene conto e non impostare la sua personalità sulla base del suo passato ma sulla base del suo essere....

Appunto , ma per esserlo, deve comprendere se stessa...e capire come è....

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di cosa lei deve perdonarsi?ma di niente..bene come se l'è cavata..ha trovato un lavoro si è mantenuta deve solo tranquillizzarsi,perdonare e capire chi le ha fatto del male e continuare la sua strada..avere fiducia di trovare calore e deve essere disposta a darlo e trovare il coraggio di credere che dare significa ricevere,che il mondo è fatto di gente che ha problemi ma anche di gente brava. non deve avere paura..

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di cosa lei deve perdonarsi?ma di niente..bene come se l'è cavata..

Perdonarsi, chi lo ha affermato? IO?,,,,,

non mi pare,,,,

comunque odia.....è non mi pare un successo ma una logica conseguenza,.....

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