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CHICAGO (Reuters) - Le donne incinte che bevono due o più tazze di caffè al giorno raddoppiano il rischio di subire un aborto spontaneo rispetto a quelle che evitano la caffeina.

Lo riferiscono ricercatori Usa, spiegando che uno studio fornisce prove consistenti che alte dosi di caffeina durante la gravidanza -- 200 milligrammi o più al giorno, l'equivalente di due tazzine -- aumenta significativamente il rischio di aborto.

"Le donne incinte o che stanno cercando di rimanere incinta dovrebbero smettere di bere caffè per tre mesi o, meglio, per tutta la gravidanza", spiega il dottor De-Kun Li di Kaiser Permanente Division of Research, il cui studio è stato pubblicato sull'American Journal of Obstetrics and Gynecology.

"C'è stata molta incertezza su questo", ha spiegato Li in una intervista telefonica. "Non c'erano studi per dire a una donna incinta cosa fare riguardo all'assunzione di caffeina".

Lo studio ha riguardato 1.063 donne incinte che hanno partecipato a un programma di Kaiser Permanente a San Francisco dall'ottobre 1996 all'ottobre 1998. Le donne del gruppo non hanno mai modificato il loro consumo di caffeina durante la gravidanza.

Quello che gli studiosi hanno scoperto è che le donne che hanno consumato l'equivalente di due o più tazze di caffè o cinque lattine di bevande gasate a base di caffeina, erano a doppio rischio di aborto.

"Per me, la dose sicura è zero", ha detto Li. "Se davvero devi bere caffè, prova a limitarlo a una tazzina. O ancora meglio, passa al decaffeinato", ha aggiunto il dottore.

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Sul bugiardino di molti farmaci - integratori (la caffeina lo è) c'è scritto che non bisogna assumerli durante la gravidanza e per altri che bisogna fare molta cautela.

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Avete sentito quanti farmaci procurano morti?

E consigliano di assumere un farmaco dopo 5 anni dal loroingresso sul mercato farmaceutico.

Per non parlare delle migliaia di morti all'anno in Africa (ovvioO soprattutto di bambini ai quali vengono dati farmaci non testati. Insomma quando ci prescrivono un farmaco, dobbiamo ringraziare Dio se sopravviviamo dopo la sua assunzione.

Mah!

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Tumori: Airc, sabato arance della salute in piazza per sostenere ricerca

Roma, 24 gen. (Adnkronos Salute) - Arance di Sicilia in piazza, sabato prossimo, per raccogliere fondi a favore dell'Associazione italiana per la ricerca contro il cancro (Airc). Come negli anni scorsi torna anche quest'anno la campagna 'Le arance della salute', e sbarca in 2.700 piazze. Obiettivo dichiarato, "raccogliere almeno 4 milioni di euro offrendo ai cittadini 450 mila buste di arance siciliane dalle sei di mattina al primo pomeriggio", spiega il presidente dell'Airc Piero Sierra, questa mattina nel corso della conferenza stampa di presentazione alla Città del gusto del Gambero rosso a Roma. Una location precisa che testimonia, quest'anno, l'alleanza tra Airc e Gambero rosso, che per l'occasione ha confezionato uno spot in onda sulle sue reti, e che ha distribuito un ricettario per piatti "buoni ma anche salutari", spiega il direttore del Gambero rosso Stefano Bonilli.

"L'Airc - riprende Sierra - raccoglie circa 50 milioni di euro l'anno. E con essi da sola finanzia circa il 40% della ricerca contro il cancro che si fa in Italia. Il resto è appannaggio dello Stato e delle industrie farmaceutiche. Ma soprattutto - dice orgoglioso insieme al direttore scientifico dell'associazione, Maria Ines Colnaghi - punta da anni sui giovani ricercatori a cui riserva quote sempre maggiori di finanziamento, che oramai sfiorano il 20% del totale. Un processo di svecchiamento della ricerca iniziato nel 2001, molto prima dello Stato che ha iniziato solo ora".

L'evento di sabato 26 gennaio non sarebbe possibile però senza la "stretta collaborazione tra Airc e Regione Sicilia. Un rapporto che - ricorda Sierra - dura da 12 anni. La Regione non solo fornisce le arance, cioè i testimonial della lotta al cancro, ma devolve all'associazione il corrispettivo in denaro della merce e della raccolta. Dunque conti alla mano ha già devoluto all'Airc 7 milioni di euro". L'associazione ha arruolato circa 450 ricercatori, suddivisi in 22 aree di ricerca "con un occhio particolare alla prevenzione. Ecco perché - continua Colnaghi - puntiamo sull'attenzione all'alimentazione. Perché sappiamo che oltre il 30% dei tumori nasce a tavola".

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Nel libretto allegato alle arance dell'Airc c'era l'informazione sui cibi che aiutano a prevenire il cancro, cioè frutta e verdura dei diversi colori attraverso vitamine e antiossidanti in esse contenute. Però mi hanno dato una brutta notizia, perchè io ogni tanto prendo multicentrum, il multivitaminico, mentre lì c'è l'ipotesi che le vitamine sintetiche non vengono assorbite dall'organismo, non passano indenni attraverso lo stomaco, anche se è un'ipotesi, se è vero l'autorità che si occupa della pubblicità ingannevole dovrebbe intervenire.

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ragazzi , mangiate tutto ed in moderazione.

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  • 2 weeks later...

Lettera aperta - PERCHE' LO STATO FINANZIA LA PSICHIATRIA?L'ultima frontiera della strategia psichiatrica in ItaliaItalia - 24/01/2008

Durante un convegno a Roma il 17 Novembre scorso, le maggiori istituzioni dell'Istituto Superiore di Sanità, tra cui Il Dott. Pietro Panei e il Dott. Marco D'Alema, consulente per la Salute Mentale, hanno affermato che per evitare di trovarci con personalità antisociali bisogna fare diagnosi precoci in tutti i bambini, anche da zero a due anni, così da individuare i loro problemi genetici e "curarli" prontamente . Dopo le bastonate che hanno ricevuto dall'opinione pubblica e dai politici a causa del progetto ADHD e test psicologici nelle scuole, presi dalla disperazione e per mantenere il loro status quo, non possono fare altro che chiedere ora a gran voce di diagnosticare psichiatricamente tutti i bambini appena nati. Così saremo a breve testimoni di diagnosi di massa con "criteri altamente scientifici" che determineranno che il 10% (lo hanno già stabilito) dei bambini sono malati mentali. Ecco l'ultima frontiera. Nonostante la mancanza di prove la strategia va avanti. Perché lo Stato li finanzia? Forse mancano le informazioni? Forse non ci sono statistiche? In America dal 1960 al 2000 sono morte negli ospedali psichiatrici circa 1.100.000 persone che corrisponde a circa il doppio di tutti i caduti americani dalla guerra civile alla guerra del Golfo. E le statistiche del costante aumento del numero di malattie e malati mentali? Forse che l'esperienza di altre nazioni, America, Svizzera, Francia, Inghilterra, Germania etc con più di 20 milioni di bambini etichettati come malati mentali che assumono psicofarmaci sia di qualche utilizzo? Forse che le stragi compiute da ragazzi sotto l'effetto di psicofarmaci nelle scuole siano d'esempio? Forse la risposta, dopo anni di false promesse e frasi di circostanza sta nei risultati dei primi tre mesi del Registro italiano ADHD? Si è sempre detto che lo psicofarmaco era l'ultima soluzione nel trattamento della "ADHD". Affermazione falsa. Il Dott. Pietro Panei dell'Istituto Superiore di Sanità, al quarto congresso AIFA (associazione italiana famiglie ADHD, guarda caso uguale alla sigla AIFA (agenzia italiana del farmaco), ha annunciato che su 204 bambini etichettati iperattivi e inviati ai centri specializzati l'84% di loro sono finiti su psicofarmaci. Un bambino ha completato "felicemente" la cura dopo tre mesi, e due settimane dopo i genitori disperati, hanno chiesto che fosse rimesso sotto anfetamina perché i sintomi erano tornati!! Per completare l'opera registriamo l'affermazione di Panei per cui un bambino assume l'anfetamina nel periodo dell'anno scolastico, la sospende nelle vacanze per riprenderla, "dopo un'attenta diagnosi", all'inizio del nuovo anno. Noi la definiamo tossicodipendenza e i primi risultati confermano non le nostre affermazioni ma la triste esperienza di altre nazioni. Perché il politico non chiede spiegazioni al Dott. Panei quando afferma durante una trasmissione di Rete 4 di Aprile, che "non conosciamo l'effetto di questi farmaci sui bambini a lungo andare"? E' sperimentazione allora? Ogni singolo politico, eletto per tutelare il benessere del cittadino, che permette facili sequestri (trattamenti sanitari obbligatori) con la giustificazione della pericolosità e che permette ai nostri bambini di essere sottoposti a cure che possono portare alla tossicodipendenza, sta tradendo il mandato e la fiducia dei suoi elettori.

Purtroppo chiunque non utilizzi metodi coercitivi, psicofarmaci dannosi, etichette psichiatriche e l'intera serie di "trattamenti" psichiatrici, viene ostacolato e spesso direttamente attaccato, impedendo di fatto che metodi alternativi possano dare il loro contributo ed aiutare davvero le persone in difficoltà. La montagna di soldi che la psichiatria guadagna è una motivazione più che legittima per attaccare chiunque si discosti: il "metodo della salute" è uno di questi.

Non cesseremo mai d'informare il pubblico denunciando chi sostiene e chi invece lotta contro questo crimine. Perché quindi lo Stato Italiano continua a finanziare i programmi della psichiatria e psicologia nonostante le prove non solo della loro inefficacia ma del loro potere distruttivo e dannoso? Rendiamoci conto di una cosa: il potere che abbiamo messo nelle mani degli psichiatri, rende ognuno di noi un possibile bersaglio, nessuno escluso. Sarai tu il prossimo?

Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus

Tel.: 02 36510685

Email: linea.stampa@ccdu.org

Sito: www.ccdu.org

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Lavoratori: stress in aumento, allarme malattie psicosociali

Sanihelp.it - Le evoluzioni nel mondo del lavoro possono creare nuovi ambiti di rischio di problemi psicosociali, che possono sfociare in un grave danneggiamento della salute psichica e mentale dei lavoratori: lo rivela una relazione dell’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro.

Lo stress è il secondo problema sanitario legato all’attività lavorativa segnalato più di frequente in Europa, un problema che colpisce il 22% dei lavoratori dell’UE (2005). Dagli studi condotti emerge che una percentuale compresa tra il 50% e il 60% di tutte le giornate lavorative perse è riconducibile allo stress. Si è calcolato che nel 2002 il costo economico annuo dello stress legato all’attività lavorativa nell’UE a 15 ammontava a 20 000 Mio EUR.

Le cause? Diverse. I lavoratori con contratti precari tendono a svolgere i lavori più pericolosi, a lavorare in condizioni peggiori e a ricevere meno formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro. E il fatto di lavorare in condizioni incerte può aumentare in maniera esponenziale lo stress.

In secondo luogo, scadenze strette e ritmi di lavoro serrati sottopongono un numero crescente di lavoratori nell’UE a un carico di lavoro elevato e a una pressione eccessiva. Possono essere fonte di stress sul lavoro anche la riduzione dei posti di lavoro, il moltiplicarsi delle informazioni da gestire quale frutto delle nuove tecnologie di comunicazione e un volume sempre crescente di responsabilità condivise da sempre meno colleghi.

Il fenomeno della violenza e del bullismo sul posto di lavoro, poi, sta diventando sempre più allarmante, particolarmente nel settore della sanità e in quello dei servizi. Tali situazioni possono avere come conseguenze il deterioramento dell’autostima, disturbi d’ansia, depressione e persino suicidio.

Un elevato carico di lavoro e un orario poco flessibile sono i principali ostacoli al raggiungimento di un equilibrio sufficiente tra attività lavorativa e vita privata, soprattutto per le donne, che spesso sono costrette a fare il doppio turno: prima sul lavoro, poi a casa. Oltre il 40% dei lavoratori dell’UE che sono tenuti a osservare un orario di lavoro lungo dichiara di non essere soddisfatto dell’equilibrio tra lavoro e vita privata.

Nell’aprile 2008 si terrà a Bruxelles un workshop per esplorare nuove soluzioni pratiche per far fronte ai rischi psicosociali. Inoltre, l’EU-OSHA sta progettando uno studio per monitorare il luogo di lavoro e i cambiamenti sociali da cui possono scaturire nuovi rischi emergenti per la SSL.

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Uno studio inglese rivela: l'obesita' e' scritta nei geni

I chili di troppo per il 77% imputabili ai geni L'obesità? E' scritta nei geni, stando almeno a uno studio del londinese University College pubblicato sull'American Journal of Clinical Nutrition. La ricerca inchioda la genetica alle sue responsabilità anche sul fronte chili di troppo: le differenze nell'indice di massa corporea e nel girovita sono infatti al 77% imputabili ai geni.

Per giungere a questa conclusione i ricercatori londinesi hanno studiato più di 5.000 coppie di gemelli, monozigoti e non. Questo tipo di studi consente infatti di determinare l'influenza dei geni e dell'ambiente circostante. I gemelli identici condividono lo stesso patrimonio genetico, a differenza di quelli eterozigoti, che hanno discrepanze nel Dna come i comuni fratelli.

Tutti i gemelli, tuttavia, subiscono presumibilmente l'influenza dello stesso ambiente, nonché le stesse abitudini alimentari. Gli studiosi hanno potuto così testare come la genetica finisca per influenzare di gran lunga più dell'ambiente l'ago della bilancia. Tant'è che Jane Wardle, ricercatrice a capo dello studio, spezza una lancia a favore delle mamme e dei papà dei grassottelli. "E' sbagliato - afferma - dare tutta la colpa ai genitori se un bambino è grasso: è infatti più probabile che ciò sia legato alla sua predisposizione genetica. Questo non vuol dire che chi è geneticamente predisposto diventerà sicuramente obeso, ma senz'altro corre maggiori rischi di diventarlo".

Ma Tam Fry, della Child Growth Foundation, invita i genitori a non abbassare la guardia. "La genetica non è cambiata nell'arco degli ultimi decenni, eppure l'obesità tra i piccoli cresce vertiginosamente. Anche se in alcuni di loro i chili di troppo sono scritti nel Dna, fare movimento ed evitare gli eccessi a tavola privilegiando una dieta sana ed equilibrata, può cambiare le cose,

preservandoli dall'obesità e da tutte le malattie ad essa connesse".

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