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buddismo (alla scoperta del buddismo)


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La comprensione intellettuale non è vera comprensione.

Spesso ci accontentiamo di una risposta intellettuale a una domanda, e questo mette fine alla nostra indagine. Quando questo succede, la comprensione intellettuale diventa un ostacolo alla scoperta della verità. E’ facile capire intellettualmente che non ci si deve preoccupare quando nostro figlio è ammalato; la nostra preoccupazione non aiuta il bambino. Possiamo aiutarlo chiamando un dottore e dandogli le medicine ed è quello che facciamo, naturalmente, ma questa logica conclusione ci impedisce forse di preoccuparci?

Il sapere che la rabbia è male ci impedisce forse di arrabbiarci? La verità è molto più profonda della logica e della ragione; e una risposta intellettuale non è una risposta completa. Così quando si capisce qualcosa solo intellettualmente si è capito molto poco. La comprensione intellettuale può essere utile in qualche campo, ma è solo superficiale. Può essere trovata in un libro o attraverso un altro, ma si tratta solo di uno schema mentale conservato nella memoria, non dovrebbe essere confuso con la realizzazione di una qualche verità.

Quindi, se la comprensione intellettuale è qualcosa di molto limitato, che cos’è che può rivelare la verità? Bisogna osservare se stessi e il processo dei propri pensieri, come uno scienziato osserva un fenomeno che gli interessa. Non vuole cambiarlo, lo osserva senza scelta, senza permettere ai propri desideri di interferire nell’osservazione.

Quando si osserva se stessi in questo modo, senza scelta e con una consapevolezza passiva, senza volersi formare in fretta un’opinione o giungere a una conclusione, ma con esitazione, con pazienza e scetticismo, per il gusto di comprendere se stessi e la vita, solo allora si può scoprire che cosa è vero e che cosa è falso e il falso svanisce da solo, senza alcuno sforzo di volontà. L’ignoranza si dissolve allora nella luce della comprensione. Senza un tale obiettivo e tuttavia con un’appassionata indagine di sè, delle proprie conclusioni, credi, attaccamenti, desideri e motivazioni, c’è ben poco significato nell’identificarsi con qualche gruppo, qualche teoria, con qualche credo, difendendoli come un avvocato per il resto della propria vita. E’ assurdo come dire: “Il mio paese è il migliore perché ci sono nato io”: eppure è questo il significato del nazionalismo.

E’ una tragedia per la nostra vita che non si venga educati a guardare noi stessi nel modo giusto. Ci insegnano solo a imparare ciò che riguarda il mondo esterno e ad affrontare in qualche modo i suoi problemi.

Così si cresce conoscendo molte cose sul mondo esterno ma completamente ignoranti riguardo se stessi, i propri desideri, le ambizioni, i valori e i modi di vedere la vita. Possiamo essere molto capaci nel nostro lavoro ma non sappiamo se il piacere porti la felicità, se il desiderio e l’attaccamento siano amore e perché le differenze fra gli uomini comportino l’ineguaglianza.

La felicità, l’amore, la non-violenza, l’umiltà, non sono cose che possiamo ottenere direttamente; sono gli effetti dell’indagine, della conoscenza di sé e della comprensione che purificano la nostra coscienza senza imporvi nessuna opinione fissa, nessun credo o modello di pensiero. Se si vede molto chiaramente, attraverso un esame accurato e preciso, che il perseguimento del piacere non porta alla felicità, allora il modo di vedere il piacere nella vita cambia radicalmente e la ricerca del piacere cade senza alcuno sforzo, sacrificio o repressione.

E allora c’è un’austerità naturale, completamente diversa dalla pratica autoimposta dell’austerità.

E allo stesso modo, se si realizza veramente, attraverso l’indagine e l’osservazione di sé, che essenzialmente non siamo diversi dagli altri esseri umani, perché ne condividiamo gli stessi problemi e paure, le insicurezze, i desideri, l’avidità, la violenza, la solitudine, il dolore e l’interesse personale, che operano nella coscienza di tutti noi, allora non ci sentiamo così diversi da un altro essere umano. A causa della nostra ignoranza diamo una tremenda importanza alle differenze superficiali che esistono tra di noi e che riguardano il credo, le proprietà, le conoscenze e le diverse capacità, che sono solo cose acquisite. Non ci siamo mai chiesti perché diamo tanta importanza alle nostre acquisizioni, perché lasciamo che dividano un uomo dall’altro quando, in realtà, condividiamo la stessa coscienza umana. Se si spoglia un uomo da tutto quello che possiede, ricchezze, status, credi, conoscenza e si guarda nella sua coscienza, è veramente diverso da un altro essere umano? Proprio come la casta, il colore o il credo di un essere umano non cambiano la composizione del suo sangue, le nostre acquisizioni mentali o materiali non alterano il contenuto della nostra coscienza. Se non ci impediamo di vedere la verità di tutto questo, ci rendiamo conto dell’unità che caratterizza tutto il genere umano. E’ l’ignoranza che ci divide, non le differenze fra di noi.

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proprio qui sbagli....

io non temo il passato, tu non guardi il passato, lo sei.

perchè il futuro cos'è? Non è sempre passato....può la mente pensare qualcosa che non sia passato anche se modificato? Sicuro....se si, hai dei problemi.

vivere il presente, si certo che qualcuno lo fa, non tu. Chi vive il presente vive qualcosa di cui tu o io, non possiamo immaginare, in quanto inimmaginabile e non accessebile a nessun io o tu.

tu sei un intellettuale, un ragionatore , ma mai capirai cio che intendo con la ragione, arriverersi li, al famoso cane che si morde la coda, e come razionalizzare la sensazione del bagnato senza averla mai provata...

Prova a ripetere le stesse cose senza imbastire ragionamenti contorti, plìz, e astieniti dal dire cosa provano e cosa non provano gli altri, e

cosa vivono e cosa non vivono gli altri, ché sono solo premesse inserite da te, ma inventate, per puntellare la tua iper-razionalità.

Capisco che se rispettosamente te ne astenessi, il tuo pensiero apparirebbe ciò che è: un bambi appena uscito dalla pancia della mamma

che fa fatica a reggersi sulle proprie gambe, e che questo fa paura... ma prima o poi è un passaggio che tocca a tutti.

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Prova a ripetere le stesse cose senza imbastire ragionamenti contorti, plìz, e astieniti dal dire cosa provano e cosa non provano gli altri, e

cosa vivono e cosa non vivono gli altri, ché sono solo premesse inserite da te, ma inventate, per puntellare la tua iper-razionalità.

Capisco che se rispettosamente te ne astenessi, il tuo pensiero apparirebbe ciò che è: un bambi appena uscito dalla pancia della mamma

che fa fatica a reggersi sulle proprie gambe, e che questo fa paura... ma prima o poi è un passaggio che tocca a tutti.

bene -_-

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Ci conto, eh! :;):

(Per precauzione tengo comunque a portata di mano la supercazzola... non si sa mai.. e poi tanto

non pesa molto, ho un modello leggero, di ultima generazione... ^_^ )

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ognuno , tutti, comprendono e vivono cio che possono secondo cio che sono, caro Ste, ecco il mio : Bene!

buona vita....

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Placido... infatti molti guai nascono quando c'è qualcuno che ha l'ambizione di comprendere tutto... e non potendo

o non volendo andare al di là di ciò che è, inizia a intorbidirsi le acque da sè illudendosi che tutto è lì.

Un po' come nel koan dell'elefante...

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Placido... infatti molti guai nascono quando c'è qualcuno che ha l'ambizione di comprendere tutto... e non potendo

o non volendo andare al di là di ciò che è, inizia a intorbidirsi le acque da sè illudendosi che tutto è lì.

Un po' come nel koan dell'elefante...

cio che è è tutto, ma non si può comprendere, ma si può essere... ^_^ quando chi comprende è assente

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Rifinisco il post precedente perché mi sono reso conto di un'ambiguità, derivante dall'uso di un'espressione ambigua. ^_^

Placido... infatti molti guai nascono quando c'è qualcuno che ha l'ambizione di comprendere tutto... e non potendo o non volendo

andare al di là di ciò che è egli stesso, nella sua limitatezza, inizia a intorbidirsi le acque da sè illudendosi che tutto è lì.

Un po' come nel koan dell'elefante...

(o come ambire a puntare il dito alla luna, non riuscirci, e allora rimirarsi il dito ... :D: )

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  • 1 year later...

'' Hai sentito di quel discepolo che chiese al Maestro Zen :''Cos' è il Buddha?''

'' No, e lui?''

'' Il Buddha è un pezzo di sterco secco'' rispose lui. Il discepolo ne fu improvvisamente illuminato''

'' Nient' altro che merda'' dissi.

J.K. I vagabondi del Dharma

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'' Hai sentito di quel discepolo che chiese al Maestro Zen :''Cos' è il Buddha?''

'' No, e lui?''

'' Il Buddha è un pezzo di sterco secco'' rispose lui. Il discepolo ne fu improvvisamente illuminato''

'' Nient' altro che merda'' dissi.

J.K. I vagabondi del Dharma

bella...

trovo però che queste letture, come i vangeli e la bibbia sia un po' inutili, nel senso che sono chiare solo a chi ha già compreso...

non aiutano dunque,,,,,anzi....fanno danni a chi non ha compreso e le prende alla lettera..

ieri ho assistito alla messa, e ho riascoltato quella magnifica storiella del figlio al prodigo....superba....ma mi sa che nessuno l'avesse intesa, manco chi la leggeva

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bella...

trovo però che queste letture, come i vangeli e la bibbia sia un po' inutili, nel senso che sono chiare solo a chi ha già compreso...

non aiutano dunque,,,,,anzi....fanno danni a chi non ha compreso e le prende alla lettera..

ieri ho assistito alla messa, e ho riascoltato quella magnifica storiella del figlio al prodigo....superba....ma mi sa che nessuno l'avesse intesa, manco chi la leggeva

e io invece trovo che vi sono dei concetti che espressi in modo breve e semplice aiutino a comprendere suscitandone un' impressione immediata piu' dei discorsi troppo lunghi ed elaborati che potrebbero spegnere o non accendere per niente.

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