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PSICOLOGIA SCOLASTICA IN ITALIA: NECESSITA' DI UNO SPAZIO PER L'ASCOLTO


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Dott. Orazio Caruso - Psicologo, Psicoterapeuta

Questo intervento vuole brevemente offrire qualche spunto di riflessione sullo “stato dell’arte” della Psicologia Scolastica in Italia e stimolare un eventuale confronto. Non si vogliono qui citare orientamenti teorici, modelli interpretativi e linee guida o fare il punto sull’iter parlamentare delle proposte di legge in essere, quanto piuttosto cercare di capire concretamente cosa succede nelle nostre scuole. Da più parti e da tempo è infatti presente in Italia un dibattito sull’introduzione dello Psicologo Scolastico, che vede, a fasi alterne, legislatori, psicologi, docenti, famiglie impegnati in un confronto.

La figura dello Psicologo Scolastico costituisce una realtà consolidata nella gran parte dei Paesi europei. Nel nostro Paese, al contrario, lo scenario è tutt'altro che positivo: esistono interessanti esperienze in realtà scolastiche e locali più sensibili e lungimiranti, ma nel complesso, a livello nazionale, siamo ancora alle proposte di legge, al tentativo di tappare buchi con auspici e protocolli di intesa tra Ordine degli Psicologi ed ex Provveditorati agli Studi, o ad estemporanei accordi ad personam tra dirigenti scolastici e professionisti o associazioni del territorio i cui interventi e controllo dei risultati appaiono quanto meno dubbi.

Riteniamo che, nonostante gli attuali orientamenti teorici e legislativi insistano nel coinvolgimento dei più svariati soggetti territoriali per fornire risposte integrate e in rete, nella pratica quotidiana ci muoviamo spesso in un quadro di cronica latitanza istituzionale, in conseguenza del quale è reale il rischio della crescita di modalità disturbanti difficili da contenere, della loro cronicizzazione, e il favorire di fenomeni di dispersione.

La via maestra e più razionale, costituita dall’utilizzo di professionisti accreditati e competenti che erogano prestazioni attraverso accordi istituzionali, appare ancora lontana, anche perchè, a parte gli auspici, uno dei problemi principali è costituito dalle sempre insufficienti dotazioni economico-finanziarie che le scuole hanno a disposizione. E così gli Istituti - soprattutto secondari - si muovono a fatica tra CIC, centri di ascolto, tutoraggi e interventi volontaristici di docenti sicuramente sensibili ma senza grosse competenze professionali. Una curiosità: non si capisce poi come mai sono spesso i docenti di Lettere e Religione quelli deputati o ai quali vengono attribuite capacità e compiti di ascolto e/o “terapeutici”. Mi sono sempre chiesto cosa abbia a che...

http://www.psiconline.it/article.php?sid=7...ead&order=0

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  • 5 months later...

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Egregio Dott.Caruso (o altri che desiderino rispondermi),

proprio in base a quanto ha scritto, mi domando se in Italia (nel ns. caso particolare a nord di Milano) esistono dei centri di ascolto autonomi dove più giovani in età adoloscenziale possono riunirsi per parlare liberamente dei loro problemi di fronte ad un esperto, per studiare meglio la comunicazione, responsabilità (e libertà) i rapporti con gli altri, i rapporti affettivi ecc. Se faccio queste domande al momento trovo solo centri che curano disturbi psicologici, ma niente per adoloscenti sani che cercano aiuto per passare questa difficile fase dello loro crescita. Grazie

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Il docente di religione è più facile abbia cognizioni di psicologia, in quanto l'eterna ricerca dell'uomo sul "chi sono", "dove vado" è spesso legata a tematiche spirituali. Il docente di Lettere, un umanista, facilmente possiede nozioni sugli atteggiamenti umani in genere, la letteratura e la storia offrono innumerevoli esempi di problematiche psicologiche in genere.

Al di là di tutto, è risaputo che della scuola non è mai fregato nulla a nessun governo, nessun governo ha mai fornito alla scuola mezzi adeguati. Oltre a questo, la presenza necessaria di uno psicologo nelle scuole, è legata anche ad un discorso di responsabilizzazione delle famiglie, che dovrebbero comprendere che le difficoltà del proprio figlio adolescente sono normali, e che un sostegno psicologico non implica né scandalo né vergogna.

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