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E se la terapia è in crisi?


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Ecco un topic per chi, come me, incontra qualche difficoltà nel percorso terapeutico.

Io sono in terapia con il mio attuale psico da circa 3 anni e 1/2.

Diciamo che le cose un anno fa sono andate decisamente meglio, così ho interrotto per qualche mese, prima dell'estate.

Ad ottobre di quest'anno sono riniziata a stare male, ed ho ripreso.

Il mio psico ha affrontato questo mio nuovo malessere in modo, secondo me, un po' leggero.

Nel senso che, secondo lui, questi mesi, sono semplicemente un breve periodo che passerà presto.

Me lo sento ripetere da quando ho ripreso ma, nei fatti, io sto sempre peggio.

Percui mi ritrovo a non sentirmi completamente capita da lui.

Io gli ripeto che sto male, che non sono così sicura che sia un periodo, gliel'ho detto e ridetto.

Ma lui..niente..continua a dirmi che, secondo lui, devo solo risolvere qualcosa della mia vita ad un livello "pratico", nello specifico: a suo parere dal momento in cui mi trovo un lavoro che mi permette di essere autonoma, rinizierò a stare bene.

Ammesso anche che questo possa essere vero (cosa che ora mi sembra inverosimile), io adesso, che sto così, non mi sento da lui appoggiata. Dice che mi sono "analizzata" abbastanza, nel senso che ho elaborato sufficientemente il mio passato.

C'è da dire che la sua terapia, di impostazione Junghiana, non è di quelle che durano 10 anni.

E questo me l'ha detto i primi tempi.

A volte, sempre brutto a dirlo ma è così, mi sembra che reagisca così per non ammettere che con me, evidentemente, non sta lavorando bene.

Non so che fare, a volte penso che magari ha ragione e devo solo stringere i denti ed aspettare, ma allo stesso tempo mi sembra tanto difficile continuare ad andare avanti così. Ho pensato di cambiarlo spesso, ma sarebbe l'ennesimo che cambio ed è l'unico con cui, comunque, ho ottenuto dei risultati. ^_^

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Ciao Trixy, spero di non scatenare un putiferio con il mio intervento; voglio solo dirti che mi hanno colpito alcune cose:

qualche difficoltà nel percorso terapeutico.

io credo sia normale perchè... insomma devi lavorare su te stessa... lavorare=faticare

le cose un anno fa sono andate decisamente meglio, così ho interrotto............sono riniziata a stare male, ed ho ripreso.
noto una certa dipendenza...
mi ritrovo a non sentirmi completamente capita da lui
non mi sento da lui appoggiata
non credi di vedere lo psicologo come un appoggio? secondo te cosa porta una continua ricerca di comprensione?
secondo lui, devo solo risolvere qualcosa della mia vita ad un livello "pratico", nello specifico: a suo parere dal momento in cui mi trovo un lavoro che mi permette di essere autonoma, rinizierò a stare bene.

secondo me lui sa esattamente cosa sta facendo... l' obiettivo della terapia è quello di creare equilibrio interiore e finchè tu hai una persona accanto che ti da comprensione l' equilibrio te lo ricavi con l' appoggio esterno...

Lui ha capito che trovi confortante poggiarti a lui e che potresti farlo ad oltranza...

a volte penso che magari ha ragione e devo solo stringere i denti ed aspettare, ma allo stesso tempo mi sembra tanto difficile continuare ad andare avanti così.

mentre invece sarebbe molto più facile avere sempre qualcuno accanto che ti comprende e che ti ascolta... questo non è equilibrio... è dipendere... e dipendere significa essere in balia delle delusioni... punta su te stessa Trixy!

Ho pensato di cambiarlo spesso, ma sarebbe l'ennesimo che cambio ed è l'unico con cui, comunque, ho ottenuto dei risultati. :rolleyes:
quest' ultima frase conferma il fatto della dipendenza.... è quello il tuo problema Trixy, pensaci.

La psicoterapia non deve diventare dipendenza... è esattamente questo il motivo per cui sono successi i casini dei giorni passati.

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Ecco un topic per chi, come me, incontra qualche difficoltà nel percorso terapeutico.

Ciao Trixy, comprendo in buona parte le tue difficoltà perchè ci sono passato anche io.

Perche credi che avere un lavoro e rendersi autonomi a livello economico dalla famiglia, non crei delle variazioni nelle tue dinamiche psicologiche?

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La psicoterapia non deve diventare dipendenza... è esattamente questo il motivo per cui sono successi i casini dei giorni passati.

Lapina, apprezzo molto la tua risposta che dà molto da pensare anche a me. Io mi sarei limitata a suggerire a Trixy di discutere di questo con il terapeuta, che è poi il suggerimento più frequente tra quelli che ho letto e dato finora, e quindi forse un po' banale.

Tu no, sei uscita dal gregge e mi chiedo, senza intenzioni polemiche: ma la dipendenza non è una fase praticamente inevitabile di una terapia, in attesa di conquistare un'autonomia emotiva? E in questa attesa e durante il lavoro (duro) che si svolge in seduta non è naturale cercare sostegno nel terapeuta?

Forse il problema di Trixy non è tanto la dipendenza e la sua necessità di supporto, quanto il non riuscire a trovare un punto di contatto con il terapeuta: lei non riesce a spiegargli le sue esigenze effettive, lui non le comprende.

Risponderle che modificare alcune questioni pratiche della sua vita la farà sentire meglio mi sembra un po' sbrigativo e non molto professionale. Se le avesse dato la tua risposta ipotizzando un problema di dipendenza, avrebbe proposto uno spunto di riflessione costruttivo. Al contrario, la sua soluzione ("Cercati un lavoro") mi sembra un tagliare corto che non offre grandi possibilità di replica.

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Prima di cambiare terapeuta o metodo di terapia, è bene rivedere con molta precisione che obiettivo vi eravate dati all'inizio della presa in carico, chiarendo in modo molto ma molto dettagliato che cosa doveva accadere (potendolo misurare anche quantitativamente, oltre che qualitativamente) affinchè si fosse potuto dire di aver raggiunto l'obiettivo di poter camminare con le proprie gambe. Cercare poi di capire perchè hai ottenuto risultati solo con questo qui, e poi rivederti nei momenti positivi senza di lui.

Spesso non ci si rende conto che gli obiettivi cambiano, che si chiede sempre di più o semplicemente che si creano (anzi, si "evidenziano" o portano alla luce) altre sottili esigenze.

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Lapinia, la tua risposta non crea assolutamente un putiferio, anzi, mi fornisce spunti di riflessione che adesso, probabilmente, non sono in grado di cogliere da sola.

Il fatto della dipendenza..sai, non so, probabilmente c'è..il mio problema in realtà è che il mio sintomo, che consiste in un disturbo alimentare che mi accompagna da molti anni..si è ripresentato in modo talmente brutale da farmi pensare di non riuscire a farcela da sola.

Io non sono subito tornata in terapia, comunque ho lasciato passare un paio di mesi prima di ritelefonare al mio psi.

Ero convinta, in principio anche io, che fosse un periodo e che quindi potevo farcela da sola.

Quando ho visto che ritornavano certi meccanismi, in maniera anche peggiore di prima, l'ho richiamato.

Il fatto è che mi sento molto persa..letteralmente: "non so bene dove sbattere la capoccia"...vorrei tanto riuscire ad avere un certo controllo..ma non ci riesco.

Io non sono una persona che parla facilmente del suo star male, non sono un tipo che si appoggia molto agli altri..quando lo faccio significa che sono già arrivata ad un punto in cui non riesco a fare altrimenti.

Quindi sì, probabilmente a lui lo vedo come l'unico che possa darmi una mano. Ed in questo senso dipendo sicuramente da lui.

Per datango: Forse io sbaglio, magari è solo una mia sensazione, può darsi. Ma mi sembra che ci sia qualcos'altro dietro, che non mi è ben chiaro, e che lui ora non mi sta aiutando a capire. A me sembra strano che possa essere solo il lavoro perchè, effettivamente, io comunque sto finendo ora gli studi, comunque ho fatto qualcosina..non è che sono stata molto ferma.

Cioè..quello che mi chiedo è: possibile che il mio inconscio mi porti a stare così male, quando alla fine mi trovo ancora in una situazione in cui non devo trovare un lavoro imminente? Io spero di iniziare a lavorare dopo l'estate, se tutto va bene, ma non è che io sia stata con le mani in mano anni dopo gli studi..mi sto laureando ora.

E' la mia situazione psicologica che mi fa dubitare che il tutto si risolva trovando lavoro.

E comunque, ripeto, anche se fosse..ora sono in difficoltà ed è faccio fatica a superare il momento.

Non so..sbaglierò, sicuramente..forse sragiono un po'..non so.

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Prima di cambiare terapeuta o metodo di terapia, è bene rivedere con molta precisione che obiettivo vi eravate dati all'inizio della presa in carico, chiarendo in modo molto ma molto dettagliato che cosa doveva accadere (potendolo misurare anche quantitativamente, oltre che qualitativamente) affichè si fosse potuto dire di aver raggiunto l'obiettivo di poter camminare con le proprie gambe. Cercare poi di capire perchè hai ottenuto risultati solo con questo qui, e poi rivederti nei momenti positivi senza di lui.

Spesso non ci si rende conto che gli obiettivi cambiano, che si chiede sempre di più o semplicemente che si creano (anzi, si "evidenziano" o portano alla luce) altre sottili esigenze.

Oscar, il mio obiettivo è da sempre la scomparsa del sintomo.

Il sintomo..si era attutito fino a scomparire, per qualche mese.

Ora è tornato ed è peggio che mai e va peggiorando.

Io sarei ben contenta di riuscire a superarlo..e iniziare a camminare con le mie gambe..

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Ciao Trixy, spero di non scatenare un putiferio con il mio intervento; ..

La psicoterapia non deve diventare dipendenza... è esattamente questo il motivo per cui sono successi i casini dei giorni passati.

Lapina, secondo me la dipendenza da qualcosa serve a riconoscere l'indipendenza una volta che ci si affranca da essa.

Se non viviamo l'esperienza vivremo l'idealizzazione dell'esperienza, che è solo un surrogato poco oggettivo, che si esprime in termini assolutistici e non mediati da un elaborazione corretta.

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Forse il problema di Trixy non è tanto la dipendenza e la sua necessità di supporto, quanto il non riuscire a trovare un punto di contatto con il terapeuta: lei non riesce a spiegargli le sue esigenze effettive, lui non le comprende.

Risponderle che modificare alcune questioni pratiche della sua vita la farà sentire meglio mi sembra un po' sbrigativo e non molto professionale. Se le avesse dato la tua risposta ipotizzando un problema di dipendenza, avrebbe proposto uno spunto di riflessione costruttivo. Al contrario, la sua soluzione ("Cercati un lavoro") mi sembra un tagliare corto che non offre grandi possibilità di replica.

Esatto, è questa la cosa che mi fa stare più male.

Lui mi dice: vedrai che dal momento in cui sarai autonoma starai bene.

Ok, ma l'autonomia comunque verrà tra qualche mese, e poi se tutto va bene.

E ora? che faccio? ingoio il rospo e sto zitta?

Esattamente mi sembra un po' che mi taglia le game..

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ma la dipendenza non è una fase praticamente inevitabile di una terapia, in attesa di conquistare un'autonomia emotiva? E in questa attesa e durante il lavoro (duro) che si svolge in seduta non è naturale cercare sostegno nel terapeuta?

secondo me non è dipendenza quella che si deve instaurare ma fiducia: vai dallo psicologo perchè lui ha studiato la mente umana e sa come come farsi raccontare la tua vita. sulla base di quello vede ciò che vedi tu ma senza la nebbia, dunque capisce su cosa far leva ma non ti darà mai la soluzione ai problemi e anche se la desse non servirebbe a granchè perchè è la stessa persona che la deve elaborare.

Dunque fiducia non dipendenza... solo così, secondo me la terapia da ottimi risultati.

La sua soluzione ("Cercati un lavoro") mi sembra un tagliare corto che non offre grandi possibilità di replica.
Cercati un lavoro significa "lo scopriarai solo vivendo"
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Spesso un ostacolo sta anche nella vaga definizione del sintomo e nei criteri tutti soggettivi per poterlo misurare.

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Il fatto è che mi sento molto persa..letteralmente: "non so bene dove sbattere la capoccia"...vorrei tanto riuscire ad avere un certo controllo..ma non ci riesco.
il tuo psicologo ha capito che hai bisogno di vederti all' opera per capire che sei capace, ha capito che trarrai la forza dai tuoi successi.
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Spesso un ostacolo sta anche nella vaga definizione del sintomo e nei criteri tutti soggettivi per poterlo misurare.

Cioè?..

Io lo "misuro" il mio sintomo, se vuoi.

Sia dalla frequenza con cui si manifesta, sia con i pensieri che si accompagnano ad esso..

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Lapina, secondo me la dipendenza da qualcosa serve a riconoscere l'indipendenza una volta che ci si affranca da essa.

Se non viviamo l'esperienza vivremo l'idealizzazione dell'esperienza

ti do ragione datango, proprio per questo è molto importante capire l' esistenza di questo meccanismo, talvolta il problema nasce dall' esserne coinvolti senza saperlo, sei dipendente ma non capisci di esserlo... e questo non può essere costruttivo e questo penso valga per tutte le dipendenze.

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secondo me non è dipendenza quella che si deve instaurare ma fiducia: vai dallo psicologo perchè lui ha studiato la mente umana e sa come come farsi raccontare la tua vita. sulla base di quello vede ciò che vedi tu ma senza la nebbia, dunque capisce su cosa far leva ma non ti darà mai la soluzione ai problemi e anche se la desse non servirebbe a granchè perchè è la stessa persona che la deve elaborare.

Dunque fiducia non dipendenza... solo così, secondo me la terapia da ottimi risultati.

Perfettamente d'accordo, ma nel momento in cui nutri piena fiducia in una persona qualificata - e chi va in terapia spesso si trova a nutrire fiducia per la prima volta - passa anche attraverso una fase di dipendenza, credo, mi sembra naturale. Un po' come un bambino che dipende dalla propria madre perché di lei si fida e non dispone di strumenti per essere autonomo. La dipendenza diventa un problema se nel lungo periodo non la si supera.

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il tuo psicologo ha capito che hai bisogno di vederti all' opera per capire che sei capace, ha capito che trarrai la forza dai tuoi successi.

Non so..può darsi..

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...Risponderle che modificare alcune questioni pratiche della sua vita la farà sentire meglio mi sembra un po' sbrigativo e non molto professionale. Se le avesse dato la tua risposta ipotizzando un problema di dipendenza, avrebbe proposto uno spunto di riflessione costruttivo. Al contrario, la sua soluzione ("Cercati un lavoro") mi sembra un tagliare corto che non offre grandi possibilità di replica.

A volte ci crogioliamo nel letto prima di alzarsi e cominciare la giornata, nel mentre ci crogioliamo la nostra mente produce tanti pensieri alcuni dei quali servono a convincerci di non alzarsi e continuare ad alimentarli, fortuna che dopo un po il nostro corpo comunicherà con lo stimolo della fame o della pipì che l'ora di alzarsi è arrivata e non è più procrastinabile.

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Esatto, è questa la cosa che mi fa stare più male.

Lui mi dice: vedrai che dal momento in cui sarai autonoma starai bene.

Ok, ma l'autonomia comunque verrà tra qualche mese, e poi se tutto va bene.

E ora? che faccio? ingoio il rospo e sto zitta?

Esattamente mi sembra un po' che mi taglia le game..

Trixy, ti rispondo e poi chiudo altrimenti mi cacciano dal forum per appropriazione illecita di spazi altrui ^_^

La mia storia personale mi porta a diffidare della sola psicoterapia senza un supporto farmacologico. So che parlare di terapie farmacologiche in un forum di psicologia è un po' come sventolare una bandiera rossa in un'arena (o in una sede di Forza Italia :sorry: ) ma credo fermamente che in alcuni casi occorra qualche farmaco che lenisca i sintomi nell'immediato e consenta di poter lavorare con calma per ottenere risultati concreti nel lungo termine. Immagino che tu non sia seguita anche da un neurologo o psichiatra, e che il tuo terapeuta non sia qualificato in tal senso, o sbaglio?

Io ci penserei perché con i disturbi alimentari non si scherza. Cercherei uno psichiatra/psicoterapeuta e valuterei un percorso diverso. Naturalmente dopo aver discusso anche di questo con il tuo attuale terapeuta, per non buttare all'aria il lavoro svolto finora.

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Perfettamente d'accordo, ma nel momento in cui nutri piena fiducia in una persona qualificata - e chi va in terapia spesso si trova a nutrire fiducia per la prima volta - passa anche attraverso una fase di dipendenza, credo, mi sembra naturale. Un po' come un bambino che dipende dalla propria madre perché di lei si fida e non dispone di strumenti per essere autonomo.

esatto... è molto facile essere soggetti a questa piaga della dipendenza... il buio poi all' improvviso una mano, una luce... ecco che i problemi sembrano svaniti... perchè si è creato un equilibrio artificiale... una condizione in cui si può tornare ad essere lucidi per costruire quello stesso supporto all' interno di se... lo psicologo è un po come il ponticello sotto il quale costruire il muro... quando il muro è stato completato si può togliere il ponticello...

La dipendenza diventa un problema se nel lungo periodo non la si supera.

Esattamente... non bisogna affidarsi al fatto che col ponticello la struttura regge comunque....

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ti do ragione datango, proprio per questo è molto importante capire l' esistenza di questo meccanismo, talvolta il problema nasce dall' esserne coinvolti senza saperlo, sei dipendente ma non capisci di esserlo... e questo non può essere costruttivo e questo penso valga per tutte le dipendenze.

Aprirsi al contraddittorio, in questo caso lo psicologo di Trixy ne fornisce uno autorevole, ci aiuta a sentire la presenza della dipendenza emotiva, affrancarci da essa è una questione di volontà personale, se non la possediamo (ho pensiamo di non possederla) la vita compirà comunque il suo percorso.

La questione è: se questo percorso determina malessere, sarebbe per me opportuno domandarsi chi ce lo fa fare a continuare per quella strada?.

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esatto... è molto facile essere soggetti a questa piaga della dipendenza... il buio poi all' improvviso una mano, una luce... ecco che i problemi sembrano svaniti... perchè si è creato un equilibrio artificiale... una condizione in cui si può tornare ad essere lucidi per costruire quello stesso supporto all' interno di se... lo psicologo è un po come il ponticello sotto il quale costruire il muro... quando il muro è stato completato si può togliere il ponticello...

Esattamente... non bisogna affidarsi al fatto che col ponticello la struttura regge comunque....

tu continui a dire inessatezze perché non conosci la psicoterapia...una fase di dipendenza è inevitabile, anzi è prevista. Indica che ci si sta affidando totalmente al terapeuta...e quando ti affidi totalmente finisci per dipendere...ma questa è solo UNA FASE. In seguito è il terapeuta stesso che ti accompagna nel processo di affrancamento da lui. Che ti aiuterà a recuperare la tua indipendenza e a camminare con le tue gambe...

poi piaga della dipendenza...come sei melodrammatica!

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Trixy, ti rispondo e poi chiudo altrimenti mi cacciano dal forum per appropriazione illecita di spazi altrui :icon_mrgreen:

La mia storia personale mi porta a diffidare della sola psicoterapia senza un supporto farmacologico. So che parlare di terapie farmacologiche in un forum di psicologia è un po' come sventolare una bandiera rossa in un'arena (o in una sede di Forza Italia :ph34r: ) ma credo fermamente che in alcuni casi occorra qualche farmaco che lenisca i sintomi nell'immediato e consenta di poter lavorare con calma per ottenere risultati concreti nel lungo termine. Immagino che tu non sia seguita anche da un neurologo o psichiatra, e che il tuo terapeuta non sia qualificato in tal senso, o sbaglio?

Io ci penserei perché con i disturbi alimentari non si scherza. Cercherei uno psichiatra/psicoterapeuta e valuterei un percorso diverso. Naturalmente dopo aver discusso anche di questo con il tuo attuale terapeuta, per non buttare all'aria il lavoro svolto finora.

No no, perchè devi andare via?Si discute tranquillamente!E più opinioni si hanno e meglio è.

La terapia farmacologica..guarda, a me non è mai piaciuta l'idea di prendere farmaci...ho sempre pensato che, se era possibile, preferivo evitare..

Un periodo avevo iniziato a prendere un antidepressivo ma ho smesso prima dei classici 15 giorni.

Sono sempre stata convinta di poter evitare.

I miei psicologi non mi hanno spinta a prendere farmaci, perciò evidentemente pensavano la stessa cosa.

Molto sinceramente, ultimamente c'ho pensato..il che fa forse capire che mi sento abbastanza arrivata..però penso che sarebbe l'ultimissima spiaggia.

Il mio attuale terapeuta credo che me lo sconsiglierebbe proprio.

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tu continui a dire inessatezze perché non conosci la psicoterapia...

Ciao Giuditta, buona serata!

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No no, perchè devi andare via?Si discute tranquillamente!E più opinioni si hanno e meglio è.

La terapia farmacologica..guarda, a me non è mai piaciuta l'idea di prendere farmaci...ho sempre pensato che, se era possibile, preferivo evitare..

Un periodo avevo iniziato a prendere un antidepressivo ma ho smesso prima dei classici 15 giorni.

Sono sempre stata convinta di poter evitare.

I miei psicologi non mi hanno spinta a prendere farmaci, perciò evidentemente pensavano la stessa cosa.

Molto sinceramente, ultimamente c'ho pensato..il che fa forse capire che mi sento abbastanza arrivata..però penso che sarebbe l'ultimissima spiaggia.

Il mio attuale terapeuta credo che me lo sconsiglierebbe proprio.

per prescrivere farmaci .. ci vuolo lo psichiatra.. pero' .. che io sappia..

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