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I miei primi 40 anni


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Avrei dovuto dire "soddisfazioni" più che "gratificazioni"... intendevo le soddisfazioni che derivano dal riuscire in ciò che si fa.

Non è estremamente difficile di questi tempi perché, per come vanno le cose, basta mettercisi con un po' di impegno... tanto

il livello generale è così appiattito che non servono grandi qualità per risaltare. Il guaio è che se lo fai con decisione poi scateni

reazioni di tutti i tipi che paradossalmente siano esse positive che negative spingono nella stessa direzione. Cioè... nemmeno

tanto paradossalmente...

Diciamo che in questa fase della mia vita mi mette un po' tristezza chi punta tutto sul lavoro. Sbaglierò, ma io la soddisfazione professionale la identifico con quella economica: per me lavorare serve per vivere, non viceversa. Certo, se ne ricavassi qualche gratificazione in più la penserei diversamente, ma in assenza di gratificazioni preferisco ridimensionare l'importanza del lavoro e risparmiarmi frustrazioni che non desidero.

Uhm... ste-che-cosa???? :mellow:

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Diciamo che in questa fase della mia vita mi mette un po' tristezza chi punta tutto sul lavoro. Sbaglierò, ma io la soddisfazione professionale la identifico con quella economica: per me lavorare serve per vivere, non viceversa. Certo, se ne ricavassi qualche gratificazione in più la penserei diversamente, ma in assenza di gratificazioni preferisco ridimensionare l'importanza del lavoro e risparmiarmi frustrazioni che non desidero.

Per tutti (o quasi) lavorare serve per vivere. Credo, almeno... non so quante sono le persone che hanno fonti di sostentamento diverse,

e senza fonti di sostentamento non è che la vita offra molte prospettive (e non parlo di surplus).

Mi ha sempre incuriosito l'inserimento di questa alternativa nelle discussioni sul lavoro, tra soddisfazione professionale e il resto della vita,

come se fossero cose che per qualche motivo dovessero essere inconciliabili tra loro... Probabilmente qualche motivo c'è... personalmente

però non ho mai conosciuto persone che avessero intenzione di puntare tutto sul lavoro, però ne ho conosciuto diverse alle quali tale intenzioni

sono state attribuite. Tristi storie.

Uhm... ste-che-cosa???? :mellow:

Stenoveffislaovicekowsky. :D:

Scherzo... :D:

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Mi ha sempre incuriosito l'inserimento di questa alternativa nelle discussioni sul lavoro, tra soddisfazione professionale e il resto della vita,

come se fossero cose che per qualche motivo dovessero essere inconciliabili tra loro...

A me sembra, e ci sono passata anch'io, che a volte la sfera lavorativa sia una specie di ameba che tende a inglobare tutto ciò che passa nelle vicinanze. Ci sono casi in cui il lavoro tracima dalle pareti della sede in cui si svolge, ti segue fino a casa, si impossessa del tempo tuo e dei tuoi famigliari. Esempio pratico: il lunedì e il martedì ti spediscono a frequentare un corso a 300 km da casa, devi necessariamente prendere il treno la domenica sera o pomeriggio. Cene aziendali. Feste aziendali organizzate immancabilmente di sabato o domenica non necessariamente nella tua città. "Premi di produttività": viaggetto a Montecarlo in hotel di lusso (sempre con un paio d'ore di discorso del capo) ma senza coniuge al seguito... C'è a chi piace. A me secca che lo faccia mio marito e secca anche a lui ma non sempre è possibile smarcarsi. L'azienda ci tiene. Io mi sono potuta divincolare.

Stenoveffislaovicekowsky. :mellow:

Ti spiace se ti chiamo Cekowsky? È più musicale...

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A me sembra, e ci sono passata anch'io, che a volte la sfera lavorativa sia una specie di ameba che tende a inglobare tutto ciò che passa nelle vicinanze. Ci sono casi in cui il lavoro tracima dalle pareti della sede in cui si svolge, ti segue fino a casa, si impossessa del tempo tuo e dei tuoi famigliari. Esempio pratico: il lunedì e il martedì ti spediscono a frequentare un corso a 300 km da casa, devi necessariamente prendere il treno la domenica sera o pomeriggio. Cene aziendali. Feste aziendali organizzate immancabilmente di sabato o domenica non necessariamente nella tua città. "Premi di produttività": viaggetto a Montecarlo in hotel di lusso (sempre con un paio d'ore di discorso del capo) ma senza coniuge al seguito... C'è a chi piace. A me secca che lo faccia mio marito e secca anche a lui ma non sempre è possibile smarcarsi. L'azienda ci tiene. Io mi sono potuta divincolare.

Si, la tendenza è quella... è un po' diverso però dal puntare tutto sul lavoro, è l'ambiente lavorativo che ti punta... e più fai gola più ti punta.

La cosa curiosa di questi ambienti è che se poi li osservi bene dentro, ti rendi conto che sono ben poco lavorativi e molto relazionali... addirittura

immafiositi, direi... è un po' come se fagocitandosi la vita privata delle persone si trasformassero.

Ti spiace se ti chiamo Cekowsky? È più musicale...

Ste o Stefano va benissimo. :mellow:

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Si, la tendenza è quella... è un po' diverso però dal puntare tutto sul lavoro, è l'ambiente lavorativo che ti punta... e più fai gola più ti punta.

Eh sì, ma le soluzioni sono due: o soccombi all'irritazione o cedi alla lusinga. Che bello il mio lavoro, mi dà tante soddisfazioni e opportunità di crescita personale :mellow: Mica è facile mantenere l'equilibrio eh!

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Eh sì, ma le soluzioni sono due: o soccombi all'irritazione o cedi alla lusinga.

Nessuna delle due è una soluzione, a meno che non si parli di cose che al massimo provocano irritazioni e di banali lusinghe.

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Nessuna delle due è una soluzione, a meno che non si parli di cose che al massimo provocano irritazioni e di banali lusinghe.

"Soluzione" forse non era il termine più indicato, avrei dovuto scrivere "reazione".

Ma già che ci siamo: qual è la soluzione quando il lavoro diventa un incubo? :Sleepy:

Buona giornata :):

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"Soluzione" forse non era il termine più indicato, avrei dovuto scrivere "reazione".

Ma già che ci siamo: qual è la soluzione quando il lavoro diventa un incubo? :ola (2):

Buona giornata :D:

Non so... :huh: soluzioni ce ne possono essere tante ma dipendono dalla natura del problema, dal contesto, dalle risorse a disposizione bla bla...

non sono un fanatico delle soluzioni universali perchè le soluzioni sono come i vestiti... sulla modella (o sul modello) stanno da favola ma quando

le si prova su se stessi calzano bene solo per sbaglio...

Spesso poi non è il lavoro in sé ad essere un incubo ma tutto il contorno, dal quale tutto ciò che è veramente "lavoro" viene proprio escluso e il

lavoro stesso diventa quasi un rifugio (conosco gente che lavorerebbe 18 ore al giorno a testa bassa pur di non affrontare capi e colleghi e

discutere con loro su come risovere qualche problema e lavorare meno e meglio...).

Quelle che indicavi però, se noti, sono due reazioni tra tante possibili, e hanno in comune il fatto di essere entrambe di tipo cedevole.

E' solo un'osservazione, non lo dico per stigmatizzarle eh! Anzi, magari possono essere anche reazioni adatte all'interno di una strategia più ampia.

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non ho letto tutte le storie, ho dato un'occhiata alla prima e già mi sono avvilita...eppure dovrei godere del detto :mal comune mezzo gaudio!!! Ho un buon curriculum, chiedo di lavorare, non sono ambiziosissima, ma so fare un mucchio di cose...una delle risposte ricevute qualche mese fa? Troppo competente e troppo grande.....per il mio lavoro, per niente credibile se decidessi di ..volare basso. :D:

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non ho letto tutte le storie, ho dato un'occhiata alla prima e già mi sono avvilita...eppure dovrei godere del detto :mal comune mezzo gaudio!!! Ho un buon curriculum, chiedo di lavorare, non sono ambiziosissima, ma so fare un mucchio di cose...una delle risposte ricevute qualche mese fa? Troppo competente e troppo grande.....per il mio lavoro, per niente credibile se decidessi di ..volare basso. :abbr:

Mal comune niente gaudio, però le storie altrui sono utili dal punto di vista 'conoscitivo' e 'informativo' sui problemi.

Importante è, secondo me, cercare di spostare un po' l'attenzione sulle barche più che sulle persone "a mare"...

Come ci si spiega ad esempio il fatto che il mondo economico/produttivo continui a lamentare carenza di formazione

e di personale adeguato, quando cose come quelle che racconti tu del tuo ultimo colloquio sono la regola?

Trovare risposte a questo genere di domande potrebbe aprire le porte a soluzioni o almeno a prospettive di soluzioni,

che magari coinvolgano anche chi non è "a mare" ma sta a bordo... In fin dei conti accade anche che le barche vadano

a fondo e con esse la ciurma... oppure che venga buttata a mare la ciurma per salvare la barca... finire in mare da soli

non è l'unico modo per farsi una bevuta!

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  • 8 months later...

Reprise...

Da ieri su Repubblica.it sono raccolte storie di straordinaria espulsione:

http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/e...ere-lavoro.html

Eh, la crisi... Comunque a questi è andata bene rispetto a quelli dell'articolo del primo post... cioè, nel dramma, almeno

possono dire "c'è la crisi" ed evitarsi un sacco di rotture di palle nell'inutile tentativo di spiegare che, no, non se la sono

cercata loro...

http://www.youtube.com/watch?v=g7y-9FqLluQ

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  • 2 weeks later...

Tra le tante storie m'ha colpito questa:

Sono sua madre. L'ho visto trasformarsi sotto i miei occhi: era un giovane uomo fiducioso nelle sue capacità e nella sua

preparazione (sempre al massimo, ovvio, fino al dottorato in una di quelle discipline per le quali doveva esserci richiesta).

Poi il sogno della ricerca tramonta: l'università, almeno per lui, non lascia spazio a prospettive. All'inizio era comunque

sereno: passerà, diceva. Poi, invece sono passati gli anni. Non che non abbia lavorato, anzi! Senza orario, senza ferie,

senza malattia, senza certezza di essere pagato, senza potersi ribellare di fronte a irregolarità o a dei veri imbrogli.

Certo che una condizione di lavoro come questa è oro colato per il datore di lavoro! Nonostante le attestazioni di stima e i

riconoscimenti verbali per il buon lavoro svolto, ad ogni rinnovo le condizioni sono diventate sempre più iugulatorie ed esose.

Altrimenti, senza spiegazioni, non c'era nessun rinnovo e basta. La legge, per carità!, lo consente: è fatta apposta per quello.

Mio figlio si è logorato nella ricerca continua di lavori sempre diversi, si è reinventato ogni volta competenze e specializzazioni

senza avere un posto nel mondo. E' diventato, a poco a poco, un'altra persona: diffidente, angosciato, rancoroso. Me ne

accorgo dal suo sguardo anche se con me non si lamenta neppure, per non perdere il coraggio. Ma sa che a breve il suo ultimo

contratto scadrà. Oggi, stupidamente, come per sdrammatizzare, gli ho chiesto quali progetti avesse. Né progetti né speranze,

mi ha risposto, come un vecchio. Io, questo non lo potrò mai perdonare.

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Questa poi! Parossistica... :D:

Intervento n° 1103

ho lavorato per 11 anni per un sindacato tra l più grandi d'italia ,arrivata la promeesa del contratto a tempo indeterminato

a novembre ma a gennaio licenziato senza preavviso e senza motivare il fatto ,ma non era il sindacato quello che doveva

proteggere i lavoratori?

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Questo è un classico...

(Intervento n° 1143)

Per quasi 5 anni ho lavorato come "consulente" per una ditta di telco, in realtà avevo mansioni, orari e incombenze di un dipendente

tra cui persino le chiavi della sede e l'accesso esclusivo al centro elaborazione dati. Dopo 5 anni mi viene detto che noi consulenti siamo

in esubero ed in due mesi finiamo alla porta. Mi viene proposto un trasferimento a Milano che non potevo accettare. Alla fine ho trovato

un posto ma rimettendoci quasi 300 euro al mese. Vivo ancora con i miei e mi sento un fallito.

Senza offesa (da fallito a fallito): beh... lo sei. :rolleyes:

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Questo invece è lucido...

Intervento n° 1150

La mia crisi è cominciata anni fa. Grazie ad una brillante manager l'azienda (molto conosciuta) si è "inventata" il trasferimento di sede.

Le solite necessità "tecnico organizzative". Su 25 persone la metà hanno dovuto lasciare per l'impossibilità di trasferirisi.(la brillante

manager è stata poi segata dalla casa madre dopo aver fatto il lavoro sporco...). Ho fatto tanti colloqui. Aziende piccole e grandi, in

inglese (per poi scoprire che l'interlocutore non lo parlava...) ecc. L'età è un fattore insormontabile. Dopo i 45anni sei inutile e l'esperienza

non serve. Qualcuno ha avuto il coraggio di dirlo. Oppure le solite motivazioni sul curriculum troppo ricco, troppo pesante. E stupidaggini

del genere. Ho una piccola collaborazione ma non so pensare un futuro. Oltre a cercare un lavoro cerco di controllare la paura di non sapere

immaginare una prospettiva. E la paura genera angoscia che blocca tutto in me.

... solo che... sicuro che la paura di non sapere immaginare una prospettiva, la si controlli col lavoro di cercare un lavoro? :Thinking:

"Arbeit macht frei" non è un'idea poi tanto originale!

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Questo ne aveva cose da dire...

Intervento n° 1091

Buongiorno a tutti voi, ho quasi vergogna a scrivere la mia storia in quanto, nonostante sono in attesa della mobilità che dovrebbe iniziare dal 1° di luglio prossimo, mi devo reputare comunque un fortunato rispetto a tanta povera gente che si trova di fronte il "nulla" senza neanche un ammortizztore particolare. Ho quindi portato a termine la mia attività lavorativa pur se non avrei mai pensato che andasse a finire in questo modo: avrei voluto, nelle intezioni, completare i 40 anni lavorativi visto che ho iniziato tardi (trent'anni) a lavorare con i contributi regolari. Mi sono fatto una considerazione molto forte negativamente della società per la quale ho prestato servizio per quasi trent'anni nella più grande società petrolifera italiana come addetto alla sicurezza e mi sono chiesto che se società come queta sono all'avanguardia nel nostro paese, mi chiesdo chissà negli altri ambienti di lavoro come si lavora. Mi sono ancora fatto una idea sui controlli che vengono fatti nelle aziende a livello industriale: devo amaramente ammettere che qualitativamente siamo indietro di millenni. Tutto il nostro splendore tanto decantato, non è altro che una vetrina messa in mostra dove risplende solo ciò che è stato messo in esposizione: dietro non c'è altro che il nulla con tutta l'ignoranza annessa. Dirigenti che non sanno come si lavora e tantomeno quello che fai, devono e possono però condizionarti purchè sia sempre lo stesso motto a vincere: mai mettersi contro l'azienda: Non si capisce che si provoca solo del male innescando ignoranza nel lavoro e spingendo in vanti i s

... peccato che l'intervento sia troncato. :(:

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Questo "database" di storie si sta rivelando una fonte inesauribile! :):

Ad esempio leggendo qui:

Intervento n° 1035

Non sono un lavoratore dipendente, e non si capisce perchè in questo resoconto non si è voluto tener conto dei liberi professionisti.

Mi chiamo S.A.C. e vivo in un paese della provincia di Foggia. Sono un architetto libero professionista e vivo sulla mia pelle la grave

crisi economica che stiamo attraversando, ancor più acuta qui al Sud, dove la professione dell'architetto fa ancora molta fatica ad

affermarsi. Da circa 15 anni conduco uno studio professionale e fino a poco tempo fa avevamo lavoro sia privato che pubblico. Ma ora

il privato è particamente scomparso e per quanto riguarda il pubblico siamo al punto che ho si scende a compromessi "para-politici" o

non si lavora. Quasi tutte le opportunità di lavoro pubbliche sono infatti ad esclusivo appannagio di un solo gruppo di potere, con il

quale in passato ho dovuto scendere a compromessi...molto dispendiosi per poter lavorare. Qui la meritograzia non esiste, non è mai

esistita. Risultato: il mio studio è fermo. Io sono sposato da un paio di anni ho un bimbo di due mesi, un appartamento in coopertaiva

in fase di ultimazione e 90.000 € di mutuo che non so come pagare. Probabilmente dovrò vendere tutto e andare altrove. Grazie Italia!

... ho imparato una parola nuova e fichissima: "meritograzia". :):

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Qui invece c'è qualche utile metafora.

Intervento n° 6

Avere un contratto a progetto di questi tempi è come doppiare capo Horn con un canotto. Si vive alla giornata e, purtroppo,

si finisce per fare pensieri precari, significa vivere precari, significa diventare precari dentro. E, oltre l'incertezza del lavoro, ci

devi aggiungere che te lo ricordano continuamente, per evitare "colpi di testa". "Se perdi questo lavoro dove vai a finire, con

questa crisi??" Così ti dicono, così sei trattato, sottopagato e sotto-utilizzato, costretto ad accettare e mandare giù palate di

cacca da ragazzini poco più che ventenni

Bella quella del canotto! :D:

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Questa fa della facile ironia...

Intervento n° 274

La società dove sto ancora lavorando, forse per pochi mesi, ha richiesto la mobilità per più di 30 persone. Poichè sono relativamente

giovane, sposata ma senza figli (e come si può pensare a un progetto di tale portata?!?!?) sono più sacrificabile dei colleghi uomini,

ingegneri al pari mio. La situazione è decisamente triste: le candidate alla mobilità sono quasi tutte donne (amministrazione,

marketing, IT, educational). Siamo solo in attesa del verdetto! Sicuramente tutte noi abbiamo studiato anni e anni per farci mantenere

dai nostri mariti! E la nostra professionalità? Del resto avremmo dovuto sposare un miliardario...

Non s'addice a un ingegnera. :Shame On You:

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Comunque se lo meritano, tutti. Brutto a dirsi, me ne rendo conto che non è un'affermazione simpatica, ma

se si aspetta che arrivi Entomo a difendere la dignità professionale e i diritti fondamentali in quanto tali... beh...

chiaro che poi quando arriva il proprio turno magari Entomo è occupato!

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Intervento n° 342

Nel mio caso, avendo lavorato in una piccola casa di produzione di Milano che produce video sul sociale e sul precariato

finanziata da un importante ente sindacale, è successo che mi fossi stancato di dovere resistere a questa crisi occupazionale

tollerando il mobbing attuato sul sottoscritto. Per di più con una retribuzione inferiore a quanto mi sarebbe spettato per legge

e senza contratto (promessomi da quando entrai in studio più di un anno fa). Succo della favola: son dovuto restare a casa

in malattia per ragioni d'ansia e stress e ora, cercando, non trovo nulla. Raccontare senza far nomi? Che peccato. Sarebbe

corretto, invece, che venissero fuori SEMPRE le generalità di datori di lavoro che hanno il vizio di tenere gli impiegati appesi

a una promessa di contratto. Sopratutto se il dipendente in questione è giovane, capace e alla prima esperienza lavorativa.

Non mi resta che ringraziare i miei datori di lavoro.

:D: Perché, confidi forse di vedere qualcuno che s'indigna e prende il forcone in mano? Se fai i nomi se la prendono con te, cocco.

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Intervento n° 435

ho sofferto molto,ma sono un fortunato,ho atteso trentaquattromesi di accedera alla mia finestre e ora sono in pensione con 35 anni

di contributi. quello che vorrei dire e' che la crisi di oggi nasce tanto tempo fa,quando si e' cominciato a dire che i cinquantenni erano

vecchi, .e non dimentichiamo che da dieci anni le crisi aziendali si fanno con gli esuberi .

Non dimentichiamolo... ma provaci tu a spiegarlo mentre si fanno gli esuberi (cioè mentre si assume)... te menano! :rolleyes:

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Questo la butta sul letterario... :Straight Face:

Intervento n° 1173

Salve cari amici la mia storia è uno nessuno e centomila A 42 anni dopo 20 di lavoro a tempo indeterminato conosco per la

prima volta la parola mobilità e poi un contratto a termine di un anno che scadrà a metà giugno. Una moglie disoccupata e

un bambino di 1 anno e mezzo. Mutuo bollette spese e tasse Un saluto a tutti

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Toh... chi l'avrebbe mai detto? :Shocked: Dev'essere proprio grave la situazione se reagiscono pure i costituzionalmente inermi!

Intervento n° 1185

Qui in NSN cominciamo una protesta seria perché ci vogliono mandare a casa. Approfittano della crisi per fare tagli indiscriminati

nonostante i buoni risultati! Probabilmente a partire da fine hanno. E senza un motivo valido. E' questo che ci fa imbestialire!

Qui a Cinisello 2 anni fa eravamo 1300. Adesso siamo in 1000. Entro Dicembre a TUTTI i consulenti che sono cinca 400 non verrá

rinnovata la "collaborazione". Dopo l'obiettivo sará di ottenere un totale di 150 persone impiegate nel sito. Ma da qui a chiuderlo

del tutto il passo è breve. Anche perché che senso avrebbe mantenere uno stabile con una capienza di circa 1500 persone quando

ci lavorerebbero solo in 150? E' indispensabile che tutti sappiano come stanno le cose visto che la crisi qui non c'entra niente.

L'azienda ha deciso cosí e basta. A farne le spese saremo noi tutti dipendenti, i nostri colleghi consulenti e di certo ne risentirá

molto anche tutto l'indotto che a Cinisello Balsamo non potrá piú vantare la presenza di una societá cosí importante sul suo territorio.

L'indotto?... Mmmmh... nubi all'orizzonte per i gusci di noce ivi attraccati... :Thinking:

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