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quale psicoterapia???


PAT

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Scusate ma sono in crisi...sono in terapia da una psicanalista da quasi un anno...Ora ho un po' di dubbi più che sulla terapeuta sulla psicanalisi in se, nel senso che sono arrivata li che stavo male per un motivo preciso, risolto quello mi sono resa conto che avevo tante cose da mettere a posto nella mia vita per prima cosa la mia dipendenza affettiva da chiunque e di conseguenza il non riuscire a prendere una decisione fino in fondo...Ora il dilemma è questo dopo un'angoscia devastante che si protraeva da troppo tempo che mi ha fatto perdere un bel po' di chili e mi fa stare male fisicamente ho deciso di seguire anche una cura farmacologica...lei mi ha detto che ho fatto bene a fare un passo indietro...che vuol dire che avevo toccato il fondo e' che probabilmente ora questo è il mio limite....Ma la cosa che mi preme e' che mi ha spiegato che la psicanalisi lavora soprattutto sull'angoscia...e da li che nasce tutto, l'angoscia nasconde qualcos'altro ed e' solo attraverso di lei che si arriva da qualche parte...Io ci ho provato...ma giuro che con quest'angoscia insistente da più di un mese non ce la facevo piu' a vivere...Ho pensato alla terapia cognitivo-comportamentale...ma mi dicono che come le medicine cura il sintomo ma non la causa...

Forse dovrei semplicemente accettare che non riesco a sopportare questa angoscia e quindi lasciare perdere??? Ma io non voglio...voglio guarire, stare bene con me stessa...

Mi raccontate le vostre esperienze con i vostri terapeuti? E cosa pensate della psicanalisi?

Grazie

Pat

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Ciao pat

personalmente, anche quando stavo male, non ho mai pensato alla psicoanalisi, non mi fido di idee puriste per la mente umana...

a mio giudizio la psicoanalisi serve ai dott. per ampliare il proprio bagaglio ed avere uno strumento in più da utilizzare

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Scusate ma sono in crisi...sono in terapia da una psicanalista da quasi un anno...Ora ho un po' di dubbi più che sulla terapeuta sulla psicanalisi in se, nel senso che sono arrivata li che stavo male per un motivo preciso, risolto quello mi sono resa conto che avevo tante cose da mettere a posto nella mia vita per prima cosa la mia dipendenza affettiva da chiunque e di conseguenza il non riuscire a prendere una decisione fino in fondo...Ora il dilemma è questo dopo un'angoscia devastante che si protraeva da troppo tempo che mi ha fatto perdere un bel po' di chili e mi fa stare male fisicamente ho deciso di seguire anche una cura farmacologica...lei mi ha detto che ho fatto bene a fare un passo indietro...che vuol dire che avevo toccato il fondo e' che probabilmente ora questo è il mio limite....Ma la cosa che mi preme e' che mi ha spiegato che la psicanalisi lavora soprattutto sull'angoscia...e da li che nasce tutto, l'angoscia nasconde qualcos'altro ed e' solo attraverso di lei che si arriva da qualche parte...Io ci ho provato...ma giuro che con quest'angoscia insistente da più di un mese non ce la facevo piu' a vivere...Ho pensato alla terapia cognitivo-comportamentale...ma mi dicono che come le medicine cura il sintomo ma non la causa...

Forse dovrei semplicemente accettare che non riesco a sopportare questa angoscia e quindi lasciare perdere??? Ma io non voglio...voglio guarire, stare bene con me stessa...

Mi raccontate le vostre esperienze con i vostri terapeuti? E cosa pensate della psicanalisi?

Grazie

Pat

Io ho fatto una terapia con uno psicofisiologo e mi "sento" molto meglio. :Thinking:

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Non credo utile riferirsi all'indirizzo teorico di riferimento del terapeuta, è meglio scegliere in base alla fiducia che il singolo professionista ci inspira. Facendo qualche incontro di conoscenza e scegliere in base alla persona. Tutti i terapeuti sono formati al trattamento della maggior parte di disturbi, anche se con modalità differenti, e l'applicazione di ciascun modello varia notevolmente in base alla personalità del terapeuta. Per cui affidarsi ad uno anziché ad un'altro per definizioni teoriche che sono spesso mal conosciute ritengo che sia un pessimo criterio di scelta. In ogni caso la terapia cognitivo comportamentale è una buona prospettiva teorica. La psicanalisi lo è altrettanto, richiede tempi in genere più lunghi delle altre terapie.

Un Saluto

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Non credo utile riferirsi all'indirizzo teorico di riferimento del terapeuta, è meglio scegliere in base alla fiducia che il singolo professionista ci inspira. Facendo qualche incontro di conoscenza e scegliere in base alla persona. Tutti i terapeuti sono formati al trattamento della maggior parte di disturbi, anche se con modalità differenti, e l'applicazione di ciascun modello varia notevolmente in base alla personalità del terapeuta. Per cui affidarsi ad uno anziché ad un'altro per definizioni teoriche che sono spesso mal conosciute ritengo che sia un pessimo criterio di scelta. In ogni caso la terapia cognitivo comportamentale è una buona prospettiva teorica. La psicanalisi lo è altrettanto, richiede tempi in genere più lunghi delle altre terapie.

Un Saluto

Concordo con Massimo :Thinking:

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ciao pat, io faccio psicoterapia dinamica ad indirizzo analitico, e ti dirò che non è affatto una passeggiata, anzi, più vado avanti e più sento che è difficile ma non tornerei indietro per niente al mondo, per me è importante arrivare infondo a me stessa, qualuque sia la strada .....

Comunque sono d'accordo con MassimoGisuti, dovresti scegliere sorpattutto lo psicoterapeuta con il quale ti senti in sintonia, poi se il suo indirizzo proprio non è giusto per te, sarà lui a dirtelo....se è un buon professionista....

in bocca al lupo...

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Ho iniziato una psicoterapia un paio di anni fa, e passata al lettino dopo nove mesi, senza sapere nulla di nulla: non ero in grado e non avevo il tempo di stare a valutare i vari approcci esistenti...una mia amica freudiana mi ha mandato da una sua collega e già dal primo incontro mi sono trovata bene con lei, mi è piaciuta lei...di freud non sapevo ancora niente!! Io anche credo che questa sia la cosa fondamentale: che due persone in qualche modo si incontrino...c'è da dire però che per come sono fatta non amo approcci che tendono a risolvere velocemente e/o che si concentrano sul sintomo, dunque la psicoanalisi freudiana è in sintonia con il mio modo di essere...per dire che comunque se uno si trova, tanto vale che valuti anche la tecnica che più gli si addice e scegliere almeno tra tempi lunghi e corti, superamento del sintomo più della causa....

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Ho iniziato una psicoterapia un paio di anni fa, e passata al lettino dopo nove mesi, senza sapere nulla di nulla: non ero in grado e non avevo il tempo di stare a valutare i vari approcci esistenti...una mia amica freudiana mi ha mandato da una sua collega e già dal primo incontro mi sono trovata bene con lei, mi è piaciuta lei...di freud non sapevo ancora niente!! Io anche credo che questa sia la cosa fondamentale: che due persone in qualche modo si incontrino...c'è da dire però che per come sono fatta non amo approcci che tendono a risolvere velocemente e/o che si concentrano sul sintomo, dunque la psicoanalisi freudiana è in sintonia con il mio modo di essere...per dire che comunque se uno si trova, tanto vale che valuti anche la tecnica che più gli si addice e scegliere almeno tra tempi lunghi e corti, superamento del sintomo più della causa....

concordo in pieno.....

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concordo con quanto hanno scritto gli altri.

non è tanto importante il tipo di terapia quanto la persona con cui affronti questo percorso

deve esserci prima di tutto sintonia, feeling, stabilirsi quel certo legame chimico che ti fa lavorare

io adesso sto facendo una terapia analitica junghiana e ci sono arrivata per caso.

anche nel mio caso, come per digi e marilena, si tratta di un percorso lungo, che va a lavorare nel profondo e, almeno per me, questo tipo di approccio va più che bene perchè sono portata ad analizzare, spezzettare, capire e indagare le cause delle cose in profondità e trattandosi di me non avrei potuto scegleire un approccio migliore

ma la cosa più importante è che amo lavorare con la mia terapeuta perchè oltre a seguire un indirizzo psicoterapeutico a me congeniale, io mi trovo bene con lei

quindi secondo me Pat, prima di scegliere in base al tipo di indirizzo seguito , dovresti capire se vuoi continuare a lavorare con la tua psicanalista attuale o se invece pensi che sia giusto cambiare psi

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Si sono d'accordo con quanto dite...Io neanche sapevo della distinzioni tra le varie terapie...pensavo esistesse lo psicologo e basta quando sono andata da lei... Mi sono trovata subito bene con lei...(ovviamente è stata l'unica quindi non ho termini di paragoni) ma credo si sia creata quella che voi chiamate empatia...Quello che mi ha fatto venire i dubbi sul tipo di terapia è stato ultimamente...dopo quasi un anno...Sono d'accordo sul fatto che il percorso può essere lungo e difficile...ma quello che mi dico io è: uno va dallo psicologo, spende dei soldi per stare meglio no???? Oppure per capire qualcosa di se che può comunque essere positivo e portarti a stare meglio....Dopo quest'ultimo periodo in cui l'ansia e l'angoscia sono arrivati a livelli per me insopportabili, dove mi impedivano di svolgere le mie normali attività giornaliere ho deciso di farmi vedere anche da uno psichiatra e prendere qualche medicina per recuperare un po' sia fisicamente che psicologicamente perchè così non mi sentivo assolutamente lucida. Da qui sono sorti i miei dubbi....la psicanalisi, quella classica di freud...studia il malessere...proprio l'angoscia...quella che io così facendo metto a tacere con le medicine...Il suo discorso è che per arrivare al nocciolo della questione (non so quale sia ed a volte mi chiedo anche se esiste un nocciolo della questione) devo passare da lì...dall'angoscia...e mi dice che probabilmente ora non sono pronta per sopportarla...E' qui che nascono i miei dubbi....cavolo ma davvero e' così???

Davvero mi devo distruggere per risalire???

Non so se mi sono spiegata bene spero di si

Pat

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Davvero mi devo distruggere per risalire???

Non so se mi sono spiegata bene spero di si

Pat

eh sì Pat ti devi prorio distruggere per risalire, dicono : non si conquista l' autonomia senza passare per la dipendenza, non si rinasce se prima non si muore...il percorso analitico ha varie fasi, ci si conosce , ci si fa distruggere e si rimettono insieme i pezzi del puzzle... ci vuole tempo, pazienza e coraggio per sopportare un'angoscia fortissima (che per esempio sto provando prorio ora..) della quale cogli solo a tratti non solo il senso, ma anche l'origine e della quale ancora più spesso non intravedi la fine....

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Davvero mi devo distruggere per risalire???

purtroppo Pat credo proprio che sia così

per poter costruire un nuovo edificio devi prima abbattere quello esistente e quest'opera richiede tempo e soprattutto tanta fatica

fa male, è dolorosa e destabilizzante, vai a distruggere quell'equilibrio che ti sei creata in tanti anni, quelle poche certezza a cui ti aggrappi, ma devi fare questo lavoro perchè solo così potrai riuscire a individuare i nodi, i meccanismi che metti in atto e dietro quali ti nascondi

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bah...io dopo 10 mesi mi sento mezza smontata. con ancora pezzi da smontare. e lontanissima da qualsiasi parvenza di equilibrio... e ogni tanto anch'io vengo travolta dall'angoscia.

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Sono d'accordo sul fatto che il percorso può essere lungo e difficile...ma quello che mi dico io è: uno va dallo psicologo, spende dei soldi per stare meglio no???? Oppure per capire qualcosa di se che può comunque essere positivo e portarti a stare meglio....

O per accettarsi. Leggevo in un libro interessante che ho scoperto per caso da un banner qua sopra che le nostre angosce/fobie/tutto quello che ci impedisce di reagire con equilibrio, sono essenzialmente meccanismi di difesa - inconsci ma volontari - che abbiamo attuato in una fase precoce del nostro sviluppo: in quel momento erano funzionali al superamento di un dolore che non avevamo altri mezzi per elaborare. Il problema è che tendiamo a mettere in pratica gli stessi meccanismi di difesa anche da adulti, quando in realtà disponiamo di tutti i mezzi per farvi fronte, solo che non lo sappiamo. La terapia consiste nel "vedere" quel dolore, riviverlo e capire che non è poi così insopportabile: insomma, accettarlo per quel che è e andare avanti. Ma come ti hanno già detto ci vuole tempo...

Dopo quest'ultimo periodo in cui l'ansia e l'angoscia sono arrivati a livelli per me insopportabili, dove mi impedivano di svolgere le mie normali attività giornaliere ho deciso di farmi vedere anche da uno psichiatra e prendere qualche medicina per recuperare un po' sia fisicamente che psicologicamente perchè così non mi sentivo assolutamente lucida. Da qui sono sorti i miei dubbi....

Anch'io ho avuto i tuoi stessi dubbi, soprattutto perché ho iniziato rivolgendomi a uno psichiatra che grazie ai farmaci mi ha fatto stare meglio in tempi molto brevi, motivo per cui non ho mai preso in considerazione l'idea della psicoterapia.

Alla terapia sono approdata per puro caso, anzi oserei dire per un equivoco bello e buono: a un certo punto ho ritenuto opportuno rivolgermi a un nuovo psichiatra che non sapevo fosse anche psicoterapeuta (ero convinta che psicoterapia e psichiatria fossero due approcci distinti e incompatibili). Lui mi ha spiegato che, sì, i farmaci curano il sintomo nell'immediato ma che nel lungo periodo possono perdere efficacia se continuiamo a perpetuare gli stessi modelli comportamentali. In breve: alcune persone (io, per esempio) hanno bisogno del farmaco altrimenti non riuscirebbero neanche ad alzarsi dal letto per andare dal terapeuta, ma la psicoterapia è insostituibile nel lungo periodo. Adesso, pur essendo ben lontana dalla conclusione del mio percorso, mi sento di dargli ragione.

Continuo a star male e a scoprire problemi che neanche sospettavo di avere, mi arrabbio e periodicamente prendo in considerazione l'idea di darci un taglio, ma il cambiamento lo sento e ho fiducia.

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bah...io dopo 10 mesi mi sento mezza smontata. con ancora pezzi da smontare. e lontanissima da qualsiasi parvenza di equilibrio... e ogni tanto anch'io vengo travolta dall'angoscia.

Tanto per rimanere nella metafora: sembravo un bel quadruccio, poi con l'aiuto della mia cara psi oggi mi sento un puzzle da mille pezzi con la prospetiva di diventarne uno da duemila e con la necessità/speranza di approdare ad un nuovo bel quadruccio....

...e per me sono passati 20 mesi ....coraggio Pat siamo tutte nella stessa barca... :icon_mrgreen:

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si tutte sulla stessa barca, un percorso difficile, non per tutti....smontarsi e poi ricostruirsi....altrochè.....

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Si lo so che il percorso è lungo e difficile...questo l'avevo messo in conto...quello che sto mettendo in discussione e' la psicanalisi...magari non è questa la terapia giusta per me...Questo continuo scavare per arrivare dove??? E se non c'è niente di così profondo da trovare??? Magari per me sarebbe piu utile un altro indirizzo...non lo so... Mi hanno anche detto che la terapia cognitivo-comportamentale cura il sintomo ma non la causa...

Non lo so davvero... C'è davvero tutta sta differenza tra una terapia e un'altra...

Grazie a tutti per i consigli e le risposte.

Pat

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Leggevo in un libro interessante che ho scoperto per caso da un banner qua sopra che le nostre angosce/fobie/tutto quello che ci impedisce di reagire con equilibrio, sono essenzialmente meccanismi di difesa - inconsci ma volontari - che abbiamo attuato in una fase precoce del nostro sviluppo: in quel momento erano funzionali al superamento di un dolore che non avevamo altri mezzi per elaborare. Il problema è che tendiamo a mettere in pratica gli stessi meccanismi di difesa anche da adulti, quando in realtà disponiamo di tutti i mezzi per farvi fronte, solo che non lo sappiamo. La terapia consiste nel "vedere" quel dolore, riviverlo e capire che non è poi così insopportabile: insomma, accettarlo per quel che è e andare avanti.

scusate l'OT, ma che libro è? mi sembra interessante.....

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quello che sto mettendo in discussione e' la psicanalisi...magari non è questa la terapia giusta per me...Questo continuo scavare per arrivare dove??? E se non c'è niente di così profondo da trovare??? Magari per me sarebbe piu utile un altro indirizzo...non lo so... Mi hanno anche detto che la terapia cognitivo-comportamentale cura il sintomo ma non la causa...

Non lo so davvero... C'è davvero tutta sta differenza tra una terapia e un'altra...

credo che la scelta sia solo tua, capire se vuoi "curare" il sintomo o scoprirne la causa

ma forse prima ancora dovresti capire se tutti questi tuoi dubbi non siano una resistenza adesso che ti stai avvicinando al nocciolo della questione

intanto beccati un abbraccio forte !! :o:

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scusate l'OT, ma che libro è? mi sembra interessante.....

Si chiama "L'analista e il suo cliente" di Gianfranco Ravaglia. L'ho comprato cliccando direttamente sul banner che appare ogni tanto qui sul forum. È molto divulgativo e con tanti esempi pratici tratti dalle sue sedute, a me è piaciuto proprio per questo.

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Si lo so che il percorso è lungo e difficile...questo l'avevo messo in conto...quello che sto mettendo in discussione e' la psicanalisi...magari non è questa la terapia giusta per me...Questo continuo scavare per arrivare dove??? E se non c'è niente di così profondo da trovare??? Magari per me sarebbe piu utile un altro indirizzo...non lo so... Mi hanno anche detto che la terapia cognitivo-comportamentale cura il sintomo ma non la causa...

Non lo so davvero... C'è davvero tutta sta differenza tra una terapia e un'altra...

Grazie a tutti per i consigli e le risposte.

Pat

Io ho sperimentato entrambi i tipi di psicoterapia: ho seguito uno psi della asl e ora seguo una psicoanalisi junghiana.

Con il primo non parlavamo di sogni, nè si analizzava il transfert, gli incontri erano piuttosto focalizzati sulle mie difficoltà nel presente e sulle circostanze che le determinavano anche se era chiaro, pure in quel caso, che tali difficoltà venivano da lontano e le nuove circostanze altro non facevano che rieditarle.

La mia difficoltà con quel tipo di lavoro (meglio dire ..una delle difficoltà) riguardava la sollecitazione a intraprendere certi comportamenti che mi venivano suggeriti.Faccio un esempio banale: si sa che tendi alla depressione, si sa che il sole fa bene ai depressi, è estate ergo esci, vai al mare, prendi un treno,fai un viaggetto ecc.ecc.

Il problema è che quando sei depresso ti manca la "motivazione" a stare bene, a prendere il sole, a fare i viaggetti...così capitava che io cortocircuitassi: ovvero mi obbligavo a uscire,"vedere gente, fare cose," ma non ne avevo un cavolo di voglia... e ne veniva fuori una roba insulsa che non era nè autentico abbandono a viversi la malinconia - e magari elaborarla e superarla - nè una vera reazione salutare e curativa.

Quindi al momento di intraprendere una nuova fase del mio percorso decisi di cambiare drasticamente: da uomo a donna, da asl a privato, da terapia orientata al risultato a psicoanalisi .In tutta onestà però devo dire che una simile virata di orientamento me la sono potuta consentire perchè avevo superato,anche grazie a quello psi, l'urgenza dei problemi reali,concreti che mi avevano indotto a chiedere un primo aiuto.Ora, però, sono ben contenta di non avere consigli da seguire, di non rischiare di dovermi sentire in colpa se,alla ripresa dell'analisi dopo la pausa estiva, non ho smarcato la serie dei suggerimenti dati dall'analista.

Ma questo è solo un esempio banale, anche se indicativo.

Quanto alla tua domanda sugli orientamenti, anch'io credo che alla resa dei conti ciò che davvero fa la diffrenza sia la relazione con una persona verso la quale si ha stima e fiducia, indipendentemente dalla "parrocchia" d'appartenenza. Tuttavia credo che, qualora se ne avverta la necessità, non sia sbagliato informarsi sui diversi orientamenti: informarsi può avere il vantaggio di aumentare consapevolezza rispetto al percorso che si sta facendo e a non crearsi delle aspettative sbagliate.

Ti faccio ancora un esempio in riferimento alla mia esperienza (un esempio che è molto lontano da quel che sta capitando a te che già dimostri di avere alcune conoscenze):quando mi sono rivolta alla asl non sapevo una cippa dei diversi orientamenti psicoterapeutici, avevo un mia idea assolutamente confusa che mescolava frasi lette qua e là, sentito dire, personali fantasie sull'analisi.Mentre seguivo la terapia alla asl presi a leggere certi libri di Carotenuto (analista junghiano) e le idee mi si confusero ancora di più perchè proprio non riuscivo a capire come mai niente di quella roba meravigliosa di cui parlava quel tale aveva un benchè minimo punto di contatto con quanto accadeva nei miei incontri con quello psi.Il che finì con l'alimentare un senso di frustrazione e di incomprensione complicato anche da una certa mia reticenza ai chiarimenti.Se avessi avuto le idee più chiare avrei compreso meglio perchè il mio psi si comportava in quel modo e perchè lo junghiano predicava certe cose..e avrei evitato di lagnarmi di non ricevere dal primo cose che solo il secondo avrebbe potuto darmi.Da allora ho evitato con tutte le mie energie di ricadere nell'errore e nei limiti di quel che mi è possibile l'informazione sulla psicoanalisi va di pari passo con la pratica dell'analisi..

E comunque sono molto contenta del nuovo percorso intrapreso anche se non so che direzione abbia e dove possa portarmi, ma sento che è un percorso vivo e palpitante, rappresenta una vera esperienza, critica, difficile, ma nuova e vibrante in cui la partita me la gioco con un'altra persona che è dentro al percorso insieme a me...

C'è anche da tener presente che ognuno ha il suo carattere e un tipo di terapia che per certi è insoddisfacente può risultare appagante per altri...

Io continuerei a parlarne con l'analista...per capire a fondo la ragione della tua insoddisfazione:considera che se tu non dovessi trarre giovamento dal percorso che stai facendo dovrebbe essere per prima la tua analista a consigliarti di cambiare.Forse, se non lo fa, avrà delle ragioni che magari vale la pena di ascoltare e conoscere prima di decidere..

ciao !

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Si chiama "L'analista e il suo cliente" di Gianfranco Ravaglia. L'ho comprato cliccando direttamente sul banner che appare ogni tanto qui sul forum. È molto divulgativo e con tanti esempi pratici tratti dalle sue sedute, a me è piaciuto proprio per questo.

grazie muchacha ora lo compro così quest'estate avrò cose interessanti da leggere !! ^_^

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  • 2 weeks later...

Ciao Pat,

forse questo può aiutarti riporto:

La Psicoterapia e l’ambiente psicoanalitico

La Psicoterapia, assai snobbata nel periodo d’oro della Psicoanalisi, riemerge invece da almeno un decennio come campo nel quale si incontrano paradigmi diversi, in funzione della cura del soggetto.

Gli steccati, costruiti da una idea precostituita della realtà mentale; alimentati talvolta dall’ambizione a detenere un potere culturale e in parte anche economico, cedono il posto, con la Psicoterapia, a strumenti teorici di varia natura, integrabili e in grado di sistematizzare una teoria della clinica.

dal libro: "La PPI: le basi e il metodo"

http://www.irppiscuolapsicoterapia.it/pubb...DELLA%20PPI.pdf

:Batting Eyelashes:

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La Psicoterapia e l’ambiente psicoanalitico

La Psicoterapia, assai snobbata nel periodo d’oro della Psicoanalisi, riemerge invece da almeno un decennio come campo nel quale si incontrano paradigmi diversi, in funzione della cura del soggetto.

Gli steccati, costruiti da una idea precostituita della realtà mentale; alimentati talvolta dall’ambizione a detenere un potere culturale e in parte anche economico, cedono il posto, con la Psicoterapia, a strumenti teorici di varia natura, integrabili e in grado di sistematizzare una teoria della clinica.

dal libro: "La PPI: le basi e il metodo"

http://www.irppiscuolapsicoterapia.it/pubb...DELLA%20PPI.pdf

altri libri?

per favore! :Batting Eyelashes:

ps- ma se uno vuole cancellare un post............ come fa?

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