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Il commercio di mummie


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Non di mummie ritrovate in chissà quale anfratto della valle dei re in Egitto parla questo articolo, bensì delle dimenticate vittime della Repubblica Popolare Cinese che si trovano al centro di un macabro commercio, non limitato più ormai all’espianto d’organi.

Ma che mummie sono quelle cinesi?

Seguendo la prassi ideata dal dottor Gunther von Hagens, è possibile interrompere il processo di decomposizione di un cadavere eseguendo un trattamento di plastificazione.

La perfetta conservazione è frutto della cosiddetta «plastinazione», metodo messo a punto a fine anni ’70, che consiste nel sostituire liquidi e grassi con incorruttibili polimeri, rendendo così inalterato l’aspetto d’ogni singola cellula e allo stesso tempo renderla malleabile e modellabile.

Le salme dei condannati a morte sono i primi candidati per divenire le mummie del Ventunesimo secolo, orribile oggetto di sfoggio in musei e mostre, come già accaduto negli USA e ora in Europa, sotto il nome di esibizione dall’alto valore educativo.

E’ questo il caso della mostra «Bodies, the Exhibition» della compagnia Premier Exhibitions, ove vengono presentati al pubblico venti reperti anatomici, tutti cinesi, tutti muscolosi, tutti di mezza età, tutti senza i segni di debilitanti malattie e fino a poco tempo fa dichiarati “di provenienza legittima, corpi senza famiglia ceduti dalla Dalian Medica University al laboratorio di plastinazione” secondo quanto riportato da Arnie Geller, amministratore delegato della Premier Exhibitions.

Grazie all’inchiesta della Abc sappiamo che le cose vanno diversamente.

Il reporter Brian Ross recatosi a Dalian, nella provincia cinese di Liaoning, documenta l’esistenza di un capannone di periferia a sessanta chilometri dall’Università dove le microcamere riprendono una decina di lavoratori mentre vengono sorpresi ad imballare cadaveri e altri resti umani «plastinati» pronti alla spedizione negli Stati Uniti (in foto), nonostante la Cina abbia ufficialmente vietato l’esportazione di cadaveri o di loro parti dal 2006.

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Lo stesso Gunter von Hagens, incalzato rivela piangendo: «Ho smesso di aver rapporti con loro quando mi sono trovato tra le mani dei corpi con ancora i segni dei proiettili. Ho preso i cadaveri li ho fatti cremare e da quella volta non ho più usato cadaveri cinesi».

Fonti:

Il Giornale 18 maggio 2008

New York Times 8 agosto 2006

ABC News

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