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dipendenza affettiva


alicia

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Ciao a tutti,

Ricercando su internet parole inerenti a problemi che sento miei e che ho accennato in un mio precedente messaggio, è saltato fuori questo che definirei disturbo psicologico chiamato dipendenza affettiva che sono davvero convinta di avere dopo averne letto i "sintomi".

Mi interessa sapere cosa bisogna fare quando si è accertato di soffrirne, in cosa consiste la terapia psicologica? Bisogna "combattere contro se stessi" all'insegna del nn farsi mettere i piedi in testa da nessuno? Soffrendo come pazzi perchè si resta soli (nel mio caso almeno ci resterei alla grande!)...

O prendendo atto di essere in qualche modo dei deboli, delle persone fragili, manipolabili ecc. occorre isolarsi sotto una cortina protettiva? O ancora ci si deve arrendere e dire:"Ok ho questo problema, senza il signor x mi sento morire quindi mi lascerò calpestare a mò di tappetino pur di rimanergli incollata."? Però farlo consapevolmente, sapendo che si è in qualche modo malati?

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Cara Alicia,

non so se quella che chiami patologia lo sia effettivamente, perchè nessuno, se non uno psicologo, ha gli strumenti per dirlo, una volta aver parlato con te. Io penso che prima della patologia ci siano le nostre inclinazioni caratteriali, le nostre insicurezze e fragilità. Ammetterle è già un grande passo avanti e tentare di risolverle (o alemo attutirle) il primo atto per vivere meglio. Perchè, in situazioni estreme, è la nostra qualità della vita a risentirne, frustrata dal disagio quotidiano o dal desiderio perenne di scappare da situazioni per noi soffocanti o dolorose senza riuscire a convinverci che possiamo sopravvivere da soli. Si può. Devi ripetertelo come un mantra. Per molti anni ho vissuto una situazione sentimentale disastrosa con un uomo che aveva seri problemi. Non lo amavo, soffrivo e lui non aveva nessun rispetto per me. Mi sentivo goni giorno più degradata, desideravo di morire (e non dico così per dire), ma i suoi continui ricatti (psicologici e non) e le mie insidurezze mi hanno portata a rimanere in quel pantano per 7 anni. Pensavo che senza di lui non ce l'avrei mai fatta e, per di più, temevo l'inferno che avrei subito dopo. Poi una circostanza fortuita gli ha fatto perdere totalmente la testa e io ne ho approfittato per andarmene. Ho trascorso mesi difficili, ma poi ho scoperto che quello non era amore. Sono sopravvissuta, ho vissuto esperienze positive, sono stata felice. Ma sempre tentando di sostituire un punto di riferimento all'altro. Non so che questo nostro modo di fare abbia qualche lontana causa: io non l'ho individuata, ma con l'aiuto di uno psicoterapeuta sto un po' meglio. Certo, ho riversato le mie ansia da abbandono su di lui, ma penso che lui si staccherà da me senza farmi troppo soffrire. Non so che situazione tu stia vivendo, ma non devi sentiri una persona sbagliata, troppo fragile e incapace di sopravvivere senza una spalla. Non è sicuramente così. Pensa a quello che desideri, a quello che vorresti cambiare: so che ti sembrerà incredibile, ma lo puoi fare, se lo vuoi. La forza ce l'abbiamo, nascosta da qualche parte! Se, poi, il tuo disagio è troppo debilitante, perchè non provi a chiedere aiuto a qualcuno che ti possa aiutare a trovarla? Certo, i miracoli non esistono, ma con costanza e lavoro si può migliorare.

Cerca di stare serena e buona domenica :):

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"Ok ho questo problema, senza il signor x mi sento morire quindi mi lascerò calpestare a mò di tappetino pur di rimanergli incollata."?

Per esperienza personale posso risponderti, senza ombra di dubbio: NO! E' infinitamente maggiore la sofferenza che provi ogni giorno rispetto a quella che proveresti, per un tempo tutto sommato ragionevole, alzando la testa. Ti ameresti anche di più. E poi non sei malata, hai solo un problema: abbastanza difficile ma pur sempre (solo) un problema. L'amore non si elemosina, carissima: se c'è è per quello che siamo con la testa alzata, non schiacciata contro il tappeto. Rischiare di provare a gridare chi siamo (senza mimare chi presumiano che l'altro vorrebbe noi fossimo), per me, vale la pena non una, ma infinite volte!

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...non so se quella che chiami patologia lo sia effettivamente, .... La forza ce l'abbiamo, nascosta da qualche parte! Se, poi, il tuo disagio è troppo debilitante, perchè non provi a chiedere aiuto a qualcuno che ti possa aiutare a trovarla? Certo, i miracoli non esistono, ma con costanza e lavoro si può migliorare.

Cerca di stare serena e buona domenica :):

Ciao Alicia, concordo con Margherita76.

L'emancipazione è un argomento importante, specialmente se consideriamo che quella forza che spesso ci neghiamo di possedere, viene liberata nel momento in cui ci realizziamo come individui autonomi. Questo non significa viviere in maniera solitaria, questo significa bensi il contrario...

Solamente una volta identificati senza l'appoggio esterno riusciremo a sentire la tristezza della solitudine; la citazione: "il dolce non è poi così dolce se prima non hai assaggiato l'amaro", è un po stoica ma per me rende bene l'idea. Questo potente stimolo indurrà la nostra mente e il nostro corpo a ricercare la compagnia, perchè è nella nostra natura animale ricercare il legame sociale per condividere lo scopo genetico nonchè il bello e il brutto della vita. Se mai ci metteremo nelle condizioni di viverlo , mai potremo dire di averlo vissuto veramente.

Io credo che sia una questione educativa, nel senso che non avendo assunto le informazioni corrette durante la nostra vita, non abbiamo realizzato l'importanza dell'atto emancipatorio, sia a livello emotivo che materiale. Spesso ho difronte coetanei e non che vivono nell'idea di aver raggiunto l'indipendenza, daltronde hanno un lavoro / hanno una casa / hanno una moglie / e magari anche dei figli... sfortuna vuole che per loro sia solo la riproposizione di ruoli che appartenevano ai loro genitori e che una volta usciti di casa (ma senza andare troppo lontano è, almeno a livello emotivo intendo :;): ), vengono proiettati sul proprio partner e addio alla passione amorosa. Di li a poco il peso del rapporto comincia a diventare insopportabbile, le proiezioni delle nostre subidentità sono insopportabili; e bene rimangiarsele ed integrarle esse ci ringrazieranno donandoci la loro energia che altrimenti verrebbe dispersa o rimarrebbe nell'ombra.

Secondo me vivere comporta anche l'affrontare questioni onerose che vengono sviate, nell'idea di dover essere sempre felici (...nell'idea anche di essere devoti alunni di Epicuro :): ), di quella felicità spesso confusa con l'accumulo.

La vita per me è qualcos'altro, la vita ce l'abbiamo dentro di noi e non ha niente a che fare con quello che ci ha preceduto ne con quello che ci seguirà.

Un abbraccio

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Grazie a tutti per le risposte.

Vorrei fare una domanda: come si fa a capire quali sono le "proiezioni delle nostre subidentità" e quale è il procedimento per reintegrarle? Per esempio anche il tipo di partner che ci capita o che scegliamo può essere frutto di queste proiezioni?

Per esempio io che mi imbatto spesso in persone che già hanno un'altra donna (inizialmente a mia insaputa) e pur scoprendo dopo che sono dei bugiardi continuo ad amarli, a vivere nell'illusione, non riuscendo a staccarmi da loro e dal ricordo di una parola carina, facendomi del male soffrendo ogni giorno e colpevolizzandomi dell'averli mandati a quel paese al momento della scoperta o di altre mancanze di rispetto al limite dell'umano.

E questo per mesi e anni rovinandomi la vita e la possibilità di fare altre cose più costruttive. Il mio caso potrebbe (uso il condizionale) essere dovuto a proiezioni delle figure dei miei genitori, in particolare mio padre che mi ha sempre tenuto nascosto tutto? E l'altra donna potrebbe essere mia madre o la donna di mio padre che non conosco?

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Grazie a tutti per le risposte.

Vorrei fare una domanda: come si fa a capire quali sono le "proiezioni delle nostre subidentità" e quale è il procedimento per reintegrarle? Per esempio anche il tipo di partner che ci capita o che scegliamo può essere frutto di queste proiezioni?

Per esempio io che mi imbatto spesso in persone che già hanno un'altra donna (inizialmente a mia insaputa) e pur scoprendo dopo che sono dei bugiardi continuo ad amarli, a vivere nell'illusione, non riuscendo a staccarmi da loro e dal ricordo di una parola carina, facendomi del male soffrendo ogni giorno e colpevolizzandomi dell'averli mandati a quel paese al momento della scoperta o di altre mancanze di rispetto al limite dell'umano.

E questo per mesi e anni rovinandomi la vita e la possibilità di fare altre cose più costruttive. Il mio caso potrebbe (uso il condizionale) essere dovuto a proiezioni delle figure dei miei genitori, in particolare mio padre che mi ha sempre tenuto nascosto tutto? E l'altra donna potrebbe essere mia madre o la donna di mio padre che non conosco?

Ciao Alicia, da quello che hai scritto mi sembra che hai individuato la questione, se vuoi approfondire c'è un bel libro di Bly "il piccolo libro dell'ombra" ottimo per documentarsi sull'argomento.

Per quello che riguarda l'integrazione e l'individuare quello che abbiamo proiettato all'esterno o seppellito nelle pieghe della nostra coscienza, io credo sia possibile solo se comprendiamo le nostre modalità relazionali. A tal scopo la psicoterapia offre un chiave di lettura, che per esperienza vissuta, è utile per fare le nostre connessioni e far luce su quello che si aggira confusamente nei nostri pensieri.

Un abbraccio

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io soffro di dipendenza affettiva ne sto sucendo dopo tanto tempo però devi lottare uscire il piu' possibile sennò impazzisci ti consgilio di leggere il libro Falli soffrire gli uomini preferisocno le stronze ti aiuta molto anzi moltissimo noi donne siamo troppo sensiiìbili certi uomini non meritano tutta la nostra attenzione...fatalità ci capitano sempre i peggiori chissà perchè? abbiamo forse le antenne.

Secondo me ci individuano subito pensano quella li è "scema2 si puo fae quello che si vuole di lei tantonon mi la scia per paura di perdermi...io sono diventata matta per un uomo avrei dovuto lasciarlo e ivnece lui ha lasciato me per un'altra...

ho saptuo che si è sposato

se vuois crivimi mi farebbe piacere :innocent::B):

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Ciao Kiara,

è proprio vero anch'io ho l'impressione che tutti leggano sulla mia faccia la scritta 'SONO SCEMA' addirittura al lavoro mi sono dovuta sentire dire dal capo (un vecchio viscido) parole come 'svegliati' eppure del mio lavoro non possono lamentarsi, eppure devono infierire, lo sento che è solo per quello, ma cosa ho che non va? Per me sta diventando un incubo.Ti scriverò, grazie cara.

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