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sogno e fantasia


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Patrina mi ha dato lo spunto per questo topic, dove mi porrò un po' controcorrente -almeno apparentemente- nel senso che non mi sento di avvalorare un granché i luoghi comuni su concetti come "sogno", "utopia", "fantasia".

Cerchiamo di capirci. Io sono il primo ad essere soddisfatto, come insegnante, se l'alunno, nel compilare un tema, dimostra fantasia e capacità di mostrare un suo mondo interiore variopinto e pieno di vita. Quello che ci fa del male, che mi ha fatto del male, è credere in questo mondo virtuale come è virtuale internet.

Il potere ci vuole così, distaccati dalla realtà, a credere in belle fantasie, in sogni dorati, per fregarci meglio. In America, negli anni '60, si diedero da fare perché si diffondesse il mondo dorato, sognante delle droghe, per mettere a tacere la ribellione giovanile dei movimenti contestatori.

Ma non è solo questo. Costruire come rifugio un mondo finto ci impedisce di ricercare la realtà profonda del nostro essere, quel giardino interiore che è la nostra anima. A volte è necessario quel rifugio, ma appunto non dobbiamo pensare che esso possa essere una soluzione. La cruda realtà è pronta a presentarsi. Solo se costruiremo il nostro vuoto inattaccabile dagli eventi (e questo è il mio sogno!) vivremo bene. A volte penso che il mio sogno basato sul reale sia troppo utopistico, poi mi rispondo che è l'unico possibile. Ed è l'unico che mi ha portato avanti, al di là di terapie, autoterapie, psicofarmaci ed alcol...

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ciao

scrivi delle cose che condivido ....ma che nn sono semplici da realizzare...infatti la vita ci porta dove mai penseremo...la realta che ci troviamo ad affrontare a volte è cosi dura, che nn ci resta che sognare !!! e nn solo ci si vorrebbe annullare per trovare un po di serenità

patrizia

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Patrina mi ha dato lo spunto per questo topic, dove mi porrò un po' controcorrente -almeno apparentemente- nel senso che non mi sento di avvalorare un granché i luoghi comuni su concetti come "sogno", "utopia", "fantasia".

Cerchiamo di capirci. Io sono il primo ad essere soddisfatto, come insegnante, se l'alunno, nel compilare un tema, dimostra fantasia e capacità di mostrare un suo mondo interiore variopinto e pieno di vita. Quello che ci fa del male, che mi ha fatto del male, è credere in questo mondo virtuale come è virtuale internet.

Il potere ci vuole così, distaccati dalla realtà, a credere in belle fantasie, in sogni dorati, per fregarci meglio. In America, negli anni '60, si diedero da fare perché si diffondesse il mondo dorato, sognante delle droghe, per mettere a tacere la ribellione giovanile dei movimenti contestatori.

Ma non è solo questo. Costruire come rifugio un mondo finto ci impedisce di ricercare la realtà profonda del nostro essere, quel giardino interiore che è la nostra anima. A volte è necessario quel rifugio, ma appunto non dobbiamo pensare che esso possa essere una soluzione. La cruda realtà è pronta a presentarsi. Solo se costruiremo il nostro vuoto inattaccabile dagli eventi (e questo è il mio sogno!) vivremo bene. A volte penso che il mio sogno basato sul reale sia troppo utopistico, poi mi rispondo che è l'unico possibile. Ed è l'unico che mi ha portato avanti, al di là di terapie, autoterapie, psicofarmaci ed alcol...

Non sò se riuscirò a spiegare ciò che vorrei.

Secondo me la parola chiave in questo messaggio è 'interiorizzare'.

Cosa voglio dire?

Capita spesso che le persone invidino la fantasia dei bambini. In effetti, i bambini, hanno un' interpretazione molto personale della realtà, che forse è dovuta anche alla loro incapacità di comprenderla. Crescendo, si è sempre più capaci di capire quel che ci circonda. L' interruttore, scatta, quando non è più quello che è dentro di noi (la fantasia del bambino), ma quello che ci circonda (che pensiamo di capire), ad essere per noi la realtà da essere vissuta. Questo comporta il dare sempre meno importanza a ciò che abbiamo dentro, e sempre di più a ciò che abbiamo intorno. L' interiorizzazione di cui ho parlato, io la intendo come la capacità di trasformare le esperienze nella realtà, in alimento per il nostro 'io', permettendogli uno sviluppo in pratica infinito. In fondo, anche la reàltà di un imperatore, è misera, se l' imperatore non è consapevole (e quindi capace di trarne un appagamento interiore) di tutto ciò che, anche se non materialmente presente intorno a lui, comunque da lui dipende.

Io credo non esista una realtà oggettivamente vera, sotto il banale livello materiale. Ognuno ha la propria interpretazione della realtà. Per un milione di persone, ci sono un milione di realtà differenti.

L' abilità necessaria per dare più significato possibile alla nostra vita, è quella di riuscire a gestire nella pratica la realtà, ma allo stesso tempo, trasformare la realtà gestita, in un' esperienza che và oltre il livello pratico-materiale, in un' esperienza dell' anima.

L' andare a comprare il pane, può essere un dovere, una necessità, un' abitudine, ma può divenire un viaggio. Un banale esempio, per dire che tutto, può essere fonte di crescita interiore. Ed in fondo tutto lo è comunque. Tutto stà nel riuscire a canalizzare le percezioni, che tutti abbiamo, verso il posto giusto. E non lasciare che si disperdano. Così, alla fine, avremo il pane, e avremo anche qualcosa per sfamare la mente. E farla crescere.

'Solo se costruiremo il nostro vuoto inattaccabile dagli eventi (e questo è il mio sogno!) vivremo bene',,, Non dobbiamo costruire il vuoto, ma l' infinito.

Mi sà che non mi sono riuscito proprio a spiegare.

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'Solo se costruiremo il nostro vuoto inattaccabile dagli eventi (e questo è il mio sogno!) vivremo bene',,, Non dobbiamo costruire il vuoto, ma l' infinito.

Mi sà che non mi sono riuscito proprio a spiegare.

Perfetto, io dico la stessa cosa. Per me "vuoto" ed "infinito" coincidono. Il "vuoto" nichilista è tutt'altra cosa...

Nel Culasunnatasutta il Buddha Shakyamuni non si ferma a uno "svuotamento" dalle "ansie" del mondo ma, in un incessante processo di svuotamento di tutti i riferimenti, ovvero dell'idea di 'foresta', dell' 'idea di terra', dell' 'infinità dell'idea di spazio', dell' 'infinità dell'idea di coscienza', della 'nullità', della 'né percezione né non percezione', del 'raccoglimentale privo di segni', giunge a concludere che «anche questo 'raccoglimento mentale privo di segni' è coeffettuato e concepito (non è la Realtà ultima); e tutto ciò che è coeffettuato e concepito è impermanente, destinato a cessare. [...] Egli comprende che il suo pensiero è vuoto dell'impurità del desiderio, dell'impurità dell'esistenza e dell'impurità della nescienza e che l'unica non vacuità è quella che dipende da questo corpo, sestuplice sede dei sensi, conseguenza della vita. [...] In verità, o Ananda, tutti coloro, asceti o brahmana, che nel futuro otterranno una stabile dimora nella purissima, suprema vacuità, raggiungeranno e dimorranno proprio in questa purissima e suprema vacuità. [...] Perciò, o Ananda, voi vi dovete esercitare così: "Io otterrò una stabile dimora nella purissima, suprema vacuità".

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Perfetto, io dico la stessa cosa. Per me "vuoto" ed "infinito" coincidono. Il "vuoto" nichilista è tutt'altra cosa...

Nel Culasunnatasutta il Buddha Shakyamuni non si ferma a uno "svuotamento" dalle "ansie" del mondo ma, in un incessante processo di svuotamento di tutti i riferimenti, ovvero dell'idea di 'foresta', dell' 'idea di terra', dell' 'infinità dell'idea di spazio', dell' 'infinità dell'idea di coscienza', della 'nullità', della 'né percezione né non percezione', del 'raccoglimentale privo di segni', giunge a concludere che «anche questo 'raccoglimento mentale privo di segni' è coeffettuato e concepito (non è la Realtà ultima); e tutto ciò che è coeffettuato e concepito è impermanente, destinato a cessare. [...] Egli comprende che il suo pensiero è vuoto dell'impurità del desiderio, dell'impurità dell'esistenza e dell'impurità della nescienza e che l'unica non vacuità è quella che dipende da questo corpo, sestuplice sede dei sensi, conseguenza della vita. [...] In verità, o Ananda, tutti coloro, asceti o brahmana, che nel futuro otterranno una stabile dimora nella purissima, suprema vacuità, raggiungeranno e dimorranno proprio in questa purissima e suprema vacuità. [...] Perciò, o Ananda, voi vi dovete esercitare così: "Io otterrò una stabile dimora nella purissima, suprema vacuità".

Io, purtroppo, non conosco bene questa cultura, orientale, presumo, e per niente ne conosco la letteratura o comunque i testi che riportano sue teorie.

L' idea del reale, è immagine , dentro di noi, di qualcosa comunque costruito, e come tale, in divenire, destinato a trasformarsi, e in ultimo, a finire. L' unica idea specchio della realtà, è quella che non dipende dal reale, ma dal nostro corpo, inteso come sede dei sensi.

Sbaglio sicuramente nel riassumere in questo modo.

Quello che ci fa del male, che mi ha fatto del male, è credere in questo mondo virtuale come è virtuale internet.

Il potere ci vuole così, distaccati dalla realtà, a credere in belle fantasie, in sogni dorati, per fregarci meglio. In America, negli anni '60, si diedero da fare perché si diffondesse il mondo dorato, sognante delle droghe, per mettere a tacere la ribellione giovanile dei movimenti contestatori.

Più la 'mia realtà' sarà forte, più sarà debole quella che mi circonda. E internet, stato e droga, saranno solo presenze che faranno rumore, senza la capacità di dire effettivamente niente.

Costruire come rifugio un mondo finto ci impedisce di ricercare la realtà profonda del nostro essere, quel giardino interiore che è la nostra anima

Il mondo finto, è costruito non come rifugio, ma come prigione. Ma la polizia di questo mondo, sprofonda nella sabbia del giardino. Basta non cedere, una volta in giardino, agli inviti che giungono dalla strada.

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Anzitutto, complimenti per quello che esprimi...

Io, purtroppo, non conosco bene questa cultura, orientale, presumo, e per niente ne conosco la letteratura o comunque i testi che riportano sue teorie.

L' idea del reale, è immagine , dentro di noi, di qualcosa comunque costruito, e come tale, in divenire, destinato a trasformarsi, e in ultimo, a finire. L' unica idea specchio della realtà, è quella che non dipende dal reale, ma dal nostro corpo, inteso come sede dei sensi.

D'accordissimo per la prima affermazione. Non comprendo bene la seconda: i sensi, le sensazioni, vengono riportate alla mente che le decodifica in modo soggettivo...

Sbaglio sicuramente nel riassumere in questo modo.

Quello che ci fa del male, che mi ha fatto del male, è credere in questo mondo virtuale come è virtuale internet.

Il potere ci vuole così, distaccati dalla realtà, a credere in belle fantasie, in sogni dorati, per fregarci meglio. In America, negli anni '60, si diedero da fare perché si diffondesse il mondo dorato, sognante delle droghe, per mettere a tacere la ribellione giovanile dei movimenti contestatori.

Più la 'mia realtà' sarà forte, più sarà debole quella che mi circonda. E internet, stato e droga, saranno solo presenze che faranno rumore, senza la capacità di dire effettivamente niente.

Giustissimo! Hai espresso bene quello che penso.

Costruire come rifugio un mondo finto ci impedisce di ricercare la realtà profonda del nostro essere, quel giardino interiore che è la nostra anima

Il mondo finto, è costruito non come rifugio, ma come prigione. Ma la polizia di questo mondo, sprofonda nella sabbia del giardino. Basta non cedere, una volta in giardino, agli inviti che giungono dalla strada.

Amico, senza forse immaginarlo ne sai tantissimo di spiritualità (orientale o meno)...

Scusate per il dialogo incasinato...

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non ho letto tutto.....(nemmenosenza ma quanto scrivi????? :D: ), però sono d'accordo con turbo..io però non credo sia utopistico, se ci crediamo...ovviamente utopistico è sperare che lo facciano tutti...la strada più facile, quella dei sogni ad occhi aperti, è ovviamente quella più trafficata....

Se invece dessimo più importanza ai sogni veri...forse potrebbe aitare anche la realtà...ma questo è un altro conto...

baci

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L' idea del reale, è immagine , dentro di noi, di qualcosa comunque costruito, e come tale, in divenire, destinato a trasformarsi, e in ultimo, a finire. L' unica idea specchio della realtà, è quella che non dipende dal reale, ma dal nostro corpo, inteso come sede dei sensi.

D'accordissimo per la prima affermazione. Non comprendo bene la seconda: i sensi, le sensazioni, vengono riportate alla mente che le decodifica in modo soggettivo...

Ho interpretato male il concetto di vacuità, in quanto assume un significato particolare nella dottrina buddista, che io non conosco.

Questa è difficile, ma ci voglio provare.

La realizzaione dell' infinito citato nei precedenti, non comporterà il perdere consapevolezza della realtà, ma anzi, nell' avvicinarci all' infinito, sempre più la realtà farà parte di noi. Così sentiremo l' abbaiare di un cane in lontananza, e ne prenderemo coscienza, e la sirena di una volante che passa nel frattempo , anch' essa farà parte di noi. In ultimo, tutto farà parte, ma tutto sarà distante. Si potrà arrivare al 'non vivere il reale', essendo però consapevoli di una formica che cammina vicino. Il distaccamento dalla realtà, ne permetterà una visione completa, impossibile nella mente dipendente dal reale. Di tendenza, daremo sempre meno significato a ciò che è costruito. In una riunione di lavoro, lo sguardo stanco di un collega avrà più significato delle comunicazioni ufficiali. E gestire il reale sarà solo secondario alla gestione dell' io. Il non essere coinvolti, permetterà un giudizio non vincolato, che sempre più si avvicinerà alla verità ultima del perchè. E la superficie non avrà importanza, in quanto ultima parte, di ciò che essa nasconde, ma da cui dipende.

Brutta storia.

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