Identificazione
L’identificazione è quel processo psicologico, attraverso il quale un individuo assume una o più caratteristiche di un altro soggetto, modificandosi parzialmente o totalmente, come reazione ad una frustrazione o privazione.
Il soggetto, per allentare la tensione e l’angoscia prodotte da queste, si identifica con la causa della stessa, e cioè con l'oggetto o con la persona frustrante.
Si tratta di un processo prevalentemente inconscio, che, nella sua forma primaria, è finalizzato alla capacità di distinguere la propria identità da quella delle altre realtà (tipico, quindi, della prima infanzia e, soprattutto, della relazione con la figura materna).
Successivamente, si instaura una modalità secondaria, la quale consente l'identificazione e poi la differenziazione dalle figure genitoriali, quindi la costruzione di una propria soggettività. Inoltre, nel corso del processo di identificazione secondaria, quest'ultima acquista anche la valenza di meccanismo di difesa, poiché, riducendo la distanza tra sé ed oggetti, permette di negare la propria separazione da essi.
Nella teorizzazione freudiana, in particolare, il processo di identificazione è alla base del complesso edipico: il bambino vuole avere il padre (nel linguaggio della fase orale, vuole ‘mangiarlo’) o vuole essere come il padre. L’autore descrive, inoltre, quale esempio tipico dell'identificazione intesa come meccanismo di difesa, l'esperienza del lutto, ove l'oggetto perduto, proprio attraverso la negazione dell'esperienza di separazione e di perdita, può continuare a vivere nel mondo interno dell'Io.
Anna Freud introduce, invece, il concetto di identificazione con l’aggressore, sostenendo che questo processo sia uno dei mezzi più potenti, che l’Io ha a disposizione contro gli oggetti esterni capaci di provocare angoscia: un soggetto che, in contesti diversi (aggressione fisica, critica da parte di un'autorità, disapprovazione sociale), si sente aggredito, tende a difendersi identificandosi inconsciamente con la fonte dell'aggressione e operando, quindi, un'inversione dei ruoli.
La Freud ritiene, inoltre, che tale meccanismo di difesa contribuisca in modo determinante alla formazione del Super-Io.
M. Klein, d’altro canto, definisce l’identificazione come la capacità della madre di identificarsi con il suo bambino, di entrare in sintonia con lui, di vivere in un mondo a parte, a due, che è quanto le consente di comprendere i bisogni del figlio, rispondendovi adeguatamente.
L’autrice introduce, così, i concetti di identificazione proiettiva ed introiettiva, ovvero quel processo psichico, attraverso il quale il bambino può riprendere, dentro di sé, e riconoscere come proprie, le parti proiettate sulla madre, contenute ed elaborate dalla stessa.
Lacan parla, a questo proposito, del cosiddetto stadio dello specchio, quale momento genetico fondamentale della costruzione del primo abbozzo dell'Io: infatti, il bambino, che si trova ancora in uno stato d'impotenza e di scarsa coordinazione motoria, percepisce nell'immagine dei propri simili, oppure nella propria immagine speculare, una configurazione, che gli consente di identificarsi con questa stessa immagine, che diviene l'esperienza profonda dell'Io ideale e la fonte dell'identificazione secondaria.
Lacan, quindi, paragona tale dinamica a quella di un bambino il quale, accompagnato dinanzi a uno specchio, dapprima si comporta come se l'immagine riflessa fosse reale e, quindi, cerca di afferrarla. Solo successivamente si renderà conto che non si tratta di una realtà, bensì di un'immagine e, infine, comprenderà che questa immagine è la sua ed è distinta da quella dell'adulto che lo ha accompagnato di fronte allo specchio.
Bibliografia:
- Enciclopedia Treccani.
- Maldonato M., Dizionario di Scienze Psicologiche, Edizioni Simone.
- Wilhelm A., Eysenck H.J. Meili R., Dizionario di Psicologia, Edizioni Paoline.
(Dott.ssa Alice Fusella)
Scrivi articoli di psicologia e psicoterapia e ti piacerebbe vederli pubblicati su Psiconline?
per sapere come fare, Clicca qui subito!