Riserva cognitiva
Alla fine degli anni Ottanta viene riconosciuta e definita la capacità individuale di resistere al deterioramento cognitivo fisiologico o patologico.
Possono essere usati due modelli teorici per esplorare il concetto di "riserva": quello di ” brain reserve” e quello di “cognitive reserve”.
Questi termini, per quanto spesso confusi in letteratura, hanno alimentato un dibattito costruttivo. Possiamo identificare con Brain Reserve (riserva cerebrale) le risorse di tipo neurologico e con Cognitive Reserve (riserva cognitiva), le risorse di tipo cognitivo.
In un lavoro di Katzman e collaboratori (Katzman, Terry, DeTeresa, Brown, Davies, Fuld, Renbing e Peck, 988) viene riportato lo studio di 10 soggetti con chiari segni neuroanatomici di demenza di tipo Alzheimer AD) la cui prestazione ai test cognitivi risultò migliore rispetto ad un gruppo di anziani sani di pari età.
Gli autori concludevano che tale discrepanza fosse dovuta ad un cervello di dimensioni maggiori della norma, ossia ad un maggior numero di neuroni. La grande quantità di materia cerebrale, al pari di una riserva, aveva compensato il danno neurologico.
Un numero crescente di studi ha rilevato che il rapporto tra danno cerebrale e la sua manifestazione clinica ha un’ampia variabilità. Tale fenomeno è stato spiegato con varie ipotesi legate all’idea di riserva, fino all'affermarsi, appunto,dei due concetti di Brain Reserve e Cognitive Reserve (Stern, 2002).
Con Brain Reserve (BR) sono indicate le differenze individuali nell'anatomia cerebrale (principalmente le dimensioni del cervello e il conteggio di neuroni e delle sinapsi) che consentono di fronteggiare il danno neurologico.
Con Cognitive Reserve (CR) si indicano le differenze individuali non nell’anatomia, ma nelle modalità con le quali vengono elaborate le informazioni (fra queste l'efficienza e la flessibilità delle reti neurali). Tali modalità permettono una migliore capacità di far fronte al danno cerebrale.
Quindi si può sostenere che il cervello di un individuo con alta riserva cognitiva avrà costruito molti contatti sinaptici al punto da creare network cerebrali alternativi e facilmente utilizzabili in condizioni particolari. Il cervello di un individuo con elevata riserva cognitiva sarà dunque un cervello potenzialmente più plastico.
Tra i principali indici considerati risulta la scolarità, valutata di volta in volta, come gli anni di scuola o il titolo di studio raggiunto, quest’ultimo registrato su scale ordinali a differenti livelli. Segue l’attività lavorativa dell’ultima occupazione o di quella più a lungo praticata, ordinata su differenti basi quali l’impegno cognitivo, il reddito, il prestigio sociale.
Infine sono valutate le attività durante il tempo libero: in alcuni casi sono considerate solo le attività cognitivamente stimolanti, altre volte quelle di ogni genere (ad esempio quelle sportive, domestiche o sociali)
Sulla base degli indici riportati in letteratura, è stato costruito il questionario CRIq, che consente di quantificare in modo standardizzato la riserva cognitiva di un individuo. Il questionario CRIq raccoglie informazioni bio-anagrafiche relativamente al percorso scolastico, all'attività lavorativa e al tipo di attività svolte nel tempo libero (in questa sezione ci si riferisce a tutte quelle attività che solitamente vengono volte al di fuori degli orari di lavoro o di frequentazione della scuola).
Questi tre differenti indici (CRI-Scuola, CRI-Lavoro, CRI-TempoLibero) sono poi combinati in un unico "Indice di Riserva Cognitiva" (CRI, Cognitive Reserve Index)
Bibliografia
- Premi, E., Garibotto, V., Gazzina S., Grassi, M., Cosseddu, M., Paghera, B., et al. Beyond cognitive reserve: behavioural reserve hypothesis in frontotemporal dementia. Behavioural Brain Research.
- Nucci M., Mondini, S. & Mapelli, D. in press Giornale Italiano di Psicologia. COGNITIVE RESERVE INDEX (CRI). UN QUESTIONARIO PER LA VALUTAZIONE DELLA RISERVA COGNITIVA
- Nucci, M., Mapelli, D., & Mondini, S. (2012) The cognitive Reserve Questionnaire (CRIq): a new instrument for measuring the cognitive reserve. Aging clinical and experimental research, 24, 218-26
(Dottoressa Angela Chiara Leonino)
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