Schema corporeo
Il termine schema corporeo definisce una rappresentazione cognitiva inconsapevole della posizione e dell'estensione del corpo nello spazio e dell'organizzazione gerarchica dei singoli segmenti corporei.
Ci si può rendere conto dell’esistenza del proprio corpo, della sua posizione nello spazio, delle relazioni tra le sue diverse porzioni, attraverso le informazioni cutanee, propriocettive, visive ed uditive, in associazione a componenti mnesiche, emotive ed affettive. Esso, quindi, non può essere separato dallo “schema spaziale”, che è appunto la consapevolezza della struttura dello spazio all'interno del quale il nostro corpo si trova e con il quale si relaziona, ma va distinto dal concetto di “immagine corporea”, ovvero la sua rappresentazione soggettiva e consapevole.
Il concetto di schema corporeo nasce agli inizi del XX secolo, anche se una primissima elaborazione teorica sulla rappresentazione mentale del nostro corpo si può far risalire già alla seconda metà del XIX secolo nella ricerca fisiologica e neurologica dell’epoca.
Il primo ad utilizzare tale termine fu Bonnier, nel 1905, distinguendo il senso dello spazio dall’orientamento soggettivo rispetto al mondo esterno.
Schilder, nella sua opera più famosa, definisce l’immagine del corpo umano come “il quadro mentale che ci facciamo del nostro corpo, vale a dire il modo in cui il corpo appare a noi stessi”. Nello stesso autore convivono tre ipotesi per la sua spiegazione:
- Quella dello sviluppo libidico, da cui dipenderebbe uno schema corporeo che si struttura e destruttura all’infinito;
- Quella sociologica, secondo cui la rappresentazione corporea non è altro che la somma delle immagini corporee della comunità, da cui dipenderebbe il nostro modo di rapportarci con il nostro corpo e con gli altri;
- Quella neuropsicologica, che si occupa dei disturbi dello schema corporeo, che interessano soprattutto il lato sinistro del corpo.
Merleau-Ponty, invece, oppone un “corpo-oggetto” ad un “corpo-me” assimilato al pensiero cosciente: conosciamo il nostro corpo attraverso le rappresentazioni mentali che ci facciamo di esso. Il soggetto è fatto di corpo e lo schema corporeo è un modo di esprimere che “il mio corpo è al mondo” e l’uomo è coscientemente in possesso dei suoi organi, di cui conosce ogni posizione ed orientamento.
La svolta in campo neuropsicologico si ha con Critchley e la sua opera “The Parietal Lobes”, la prima descrizione dettagliata dei disturbi dello schema corporeo quali l’anosognosia, la negligenza spaziale unilaterale, l’arto fantasma.
La ricerca moderna nasce solo nel secondo dopoguerra, grazie all’utilizzo dei metodi di indagine anatomofunzionale. Le ricerche localizzano lo schema corporeo nel lobo parietale destro ed attribuiscono a questa localizzazione la maggior parte dei disturbi della rappresentazione corporea.
Diversi autori, d’altro canto, si sono occupati delle origini dello schema corporeo, da Piaget, che riadattò le sue teorie sullo sviluppo per descrivere la costruzione della propria rappresentazione corporea, agli psicoanalitici classici, Freud in primis, i quali sostenevano che l’Io derivi dalle sensazioni corporee e che il rapporto dell’individuo con il proprio corpo riassuma in sé la propria storia, quindi le angosce ed i conflitti del passato.
Infine, Le Boulch descrisse 4 fasi dello sviluppo dello schema corporeo:
- Corpo subito (0-3 mesi): il bambino dipende totalmente dalla madre, ogni attività è il risultato dei riflessi innati e non differenzia l’Io dal non-Io;
- Corpo vissuto (3 mesi – 3 anni): grazie all’acquisizione di una motricità volontaria, il bambino inizia l’esplorazione del proprio corpo e di quello materno, quindi una differenziazione tra il Sé e l’altro;
- Corpo percepito (3 – 6/7 anni): il bambino sviluppa la conoscenza e la consapevolezza del proprio corpo, delle parti di esso e della sua funzionalità;
- Corpo rappresentato (6/7 – 11/12 anni): il ragazzo raggiunge una piena padronanza del proprio corpo e della sua rappresentazione mentale.
Esistono vari tipi di disturbi, relativi allo schema corporeo, in ambito neurologico, neuropsicologico e psicopatologico, che possono derivare da:
- Carenza di afferenze (ad esempio, nelle paralisi cerebrali);
- Deficit di elaborazione delle informazioni;
- Deficit motori.
Queste patologie vengono distinte, in ambito clinico, in:
a. Disturbi positivi: per esempio, l’arto fantasma, cioè l’illusione dell’esistenza di parti del corpo, che, invece, sono state perdute per un’asportazione chirurgica o un incidente.
b. Disturbi negativi: indicano la negligenza del soggetto nei riguardi di una parte del proprio corpo e dello spazio circostante (per esempio, la negligenza spaziale unilaterale) oppure la mancanza di consapevolezza del proprio corpo (anosognosia, …) e della sua funzionalità.
Bibliografia:
- Consoli P.A., Schema corporeo o Immagine corporea? Tra psicologia e neuropsicologia, (https://www.stateofmind.it/2013/10/schema-corporeo-immagine-corporea)
- Enciclopedia Treccani.
- Maldonato M., Dizionario di Scienze Psicologiche, Edizioni Simone.
(A cura della dottoressa Alice Fusella)
Scrivi articoli di psicologia e psicoterapia e ti piacerebbe vederli pubblicati su Psiconline?
per sapere come fare, Clicca qui subito!
Tags: schema corporeo