Doppia personalità (?) (145622)
Millemondi
Salve, mi sento profondamente ferita, abbandonata, persa, sola, piena di domande senza risposta. Ho due figlie di 3 e 4 anni e una relazione molto complicata. Provo magari a partire da quello che ritengo possa essere l'inizio di tutto questo mio disagio. I miei hanno divorziato quando avevo 2 anni non parlandosi mai più, finora. Da piccola dovevo andare ogni 15gg da mio padre e 1 mese d'estate. Questa separazione da mia mamma era crudele visto che non mi era permesso nessuna comunicazione con lei. Anche se la trovavo per strada, mio padre non mi lasciava andare a salutarla. Lui e mia nonna parlavano male di lei in continuo, dicendo spesso cose non vere. Capitava spesso che da mio padre mi chiedessero chi volevo più bene ed io, sentendo rimorso, dicevo mio padre. Mio padre è una persona instabile. Non mi ha mai picchiata però mi faceva avere un grande stress mentale. Mia mamma, invece, si risposò quando avevo 5 anni e il mio padrino mostrava una forte gelosia nei miei confronti. Spesso venivo picchiata da lui e qualche volta ha picchiato anche mia mamma. All'età di 15 anni, in una lite con mio padre ho detto di sapere, che erano menzogne, le cose che diceva di mia mamma e siamo stati 3 anni senza parlarci. Quando ho provato un avvicinamento, lui ha fatto finta che non era successo niente e quindi non ho mai capito dove avevo sbagliato. Spesso mi chiedeva se il mio padrino mi faceva del male, ed io dicevo di no, perchè avevo paura che facesse follie e venissi tolta da mia mamma. Ero ribelle e forse lo sono ancora. Dopodichè, spesso mio padre ed io abbiamo rotto le relazioni e ogni avvicinamento è stato fatto da me. Da 2 anni che non si fa sentire. Sono figlia unica eppure, all'età di 18 anni sono scappata in Svizzera a lavorare. Siamo stati insieme per 4 anni. Poi, ho conosciuto mio marito e mi son trasferita in Italia. Dopo 3 anni è nata la mia prima figlia, e dopo altri 17 mesi l'altra. Abbiamo avviato un'attività quando ero incinta della seconda e lui non ha mai aiutato a fare niente. Lo stress mi saliva sempre di più. L'attività, le bambine, la casa erano troppe cose da sola. Ogni volta mi sentivo più triste. Mio nonno era sempre stata la mia figura paterna. Una persona che non ho mai visto arrabiata. Una persona che mi ha sempre amata, nonostante i miei errori. Poi, è morto all' improviso di leucemia quasi 3 anni fa. Non ho sentito la comprensione e affeto da mio marito e dai suoi parenti. Sono apparentemente una persona molto forte, ma non lo sono. Sono piena di debolezze e ogni tanto mi sembra che anche se voglio metterle a nudo non posso.
Millemondi... forse la scelta del nickname, non a caso credo, esprime il tuo vissuto più di quanto possano fare infinite parole, quelle che "non puoi" dire! Non a caso inizio dalla fine della tua storia che, con una semplice email, sembra assumere i contorni di un inizio. Pur essendo questa un'esperienza meno diretta di un face to face, esprimere un disagio non è mai cosa facile soprattutto quando questo è antico quanto noi e con noi s'identifica. E' paradossale, ma quando un disagio ci accompagna per lunghi periodi della nostra vita, questo comporta inizialmente una situazione di scompenso, ma col tempo tende a ridefinire l'assetto del nostro nuovo equilibrio. Di conseguenza e per natura, tendiamo faticosamente ad accogliere un cambiamento che vada ad interessare una rivisitazione del nostro precario, doloroso ma sempre caro equilibrio. Relazioni mutilate, affetti negati ed emozioni soffocate hanno per anni alimentato un malessere che ha divorato la capacità di vedere se stessi e obbligato ad assumere il ruolo di "cuscinetto" tra due o più parti, il cui legame continua ad esistere solo dentro di noi. Queste dinamiche disfunzionali hanno modellato una personalità fino a renderla estremamente ribelle e innegabilmente fragile al tempo stesso, hanno anche dato luogo e forza ad un vortice dove sembra difficile ma non impossibile uscirne. Non è difficile interpretare questa richiesta come un primo passo verso il cambiamento, che, seppur doloroso, va a mio parere perseguito anche con un supporto psicoterapico.
(Risponde il Dott. Serafino Parisi)
Pubblicato
in data 31/01/2011
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