La mia storia psichica(165227)
Vincenzo, 22 (165227)
La mia Storia: Salve, gentili dottori. Sono un ragazzo di 22 anni e vi scrivo perché negli ultimi sei mesi ho iniziato un percorso psicologico e vorrei avere qualche parere da voi. Cercherò di essere il più sintetico possibile.
Sono cresciuto in un ambiente primario iperprotettivo ed iperindulgente a causa dell'indole di mia madre e del comportamento perlopiù passivo di mio padre.
Ho ricordo sin dall'infanzia di un generale senso di angoscia e di inadeguatezza.
Avevo ansie e problemi ad addormentarmi anormali per un bambino, alcuni comportamenti particolarmente strani sono stati che ho lasciato il lettone e cominciato a badare alla mia igiene personale molto avanti con l'età (circa 12/13 anni).
Verso gli 8 anni insorsero piccole ossessioni/compulsioni come battere i denti un certo numero di volte o fare dei gesti scaramantici in continuazione.
Il disturbo più grave di tipo ansiogeno comparse attorno ai 16 anni quando fui colto da un dolore al petto che mi affliggeva in continuazione, al quale si aggiunsero anche altri dolori ed intorpidimenti vari.
Quella volta per mesi fui convinto di avere un problema cardiaco e mi monitoravo i battiti (mi recai anche dal medico e al pronto soccorso, entrambe le volte con esito negativo), dopo una decina di settimane il problema scomparve da solo. Da allora non ho più avuto sintomi "nevrotici" evidenti seppur permane sempre uno stato di malessere.
Non ho mai approfondito il discorso, senonché nell'ultimo anno ho iniziato a interessarmi di psicologia e capendo che c'era qualcosa di sbagliato e spinto anche dai miei problemi affettivo/sessuali (ho avuto i miei primi rapporti solo pochi mesi fa presentando anche dei problemi di erezione) ho deciso di rivolgermi ad uno psicoterapeuta.
Fra le sedute e, lo ammetto, anche mie personali letture gli elementi messi a fuoco sono i seguenti:
-Cerco di dare un'immagine diversa di quello che sono agli altri, ciò si esterna, sia nell'assunzione forzata di determinati atteggiamenti, sia nel raccontare vere e proprio menzogne (riguardanti ad esempio le conquiste femminili), ciò è indice di una dipendenza dal giudizio degli altri ed una causa del mio allontanamento da loro (nessuno sa chi sono veramente).
-ho(avevo)allo stesso tempo la convinzione di essere speciale e spesso superiore agli altri, questa tuttavia non si esprime tramite la nuda presunzione ma bensì attraverso la tacita convinzione di essere un'artista o una persona di sensibilità superiore
-ho un rifiuto nei confronti della realtà, spesso mi sono trovato a fantasticare di poter avere tutto di poter essere tutto e via dicendo, provando una vera frustrazione per l'impossibilità della cosa.
-spesso cado in stati di depressione e sconforto, provo un senso di vuoto, a volte invidio gli altri e sento di non poter essere felice come loro.
-ho problemi ad avere un rapporto normale con una donna (sia sessuale che affettivo) sono sempre stato bloccato nei loro confronti.
-spesso ho assunto comportamenti autodistruttivi (alcol droghe ecc.) e provo piacere a dar a vedere di essere problematico (mentivo dicendo “ho preso questi psicofarmaci”, “mi sono fatto questa droga “cc.)
I vostri pareri? So che non è facile con così poco materiale, ma una qualche possibile diagnosi?
Grazie per le risposte e Cari saluti
Gentile Vincenzo,
credo proprio abbia fatto bene a rivolgersi ad uno psicoterapeuta!
Da quanto scrive sembrerebbe che le sue difficoltà abbiano un’origine remota e il lavoro da fare non semplice né indolore è reperire i diversi tasselli che l’hanno condotta ad assumere atteggiamenti e comportamenti che oggi la disturbano profondamente. La scelta di fornire un’immagine di sé diversa dalla realtà sembrerebbe essere la spia di una “non accettazione” di sé, mancanza di accettazione che la induce ad indossare una maschera: maschera che le impedisce di entrare in relazione con gli altri. Le suggerirei di spogliarsi di tale “maschera” nei colloqui con la psicoterapeuta, altrimenti non è possibile procedere in quel percorso che l’aiuta ad individuare le sua identità, ad accettare il suo modo di essere e a diventare una persona adulta in grado di vivere in modo pieno e soddisfacente la sua vita. Non mi è proprio possibile formulare una diagnosi, credo che, dopo un certo numero di incontri, sarà il suo psicoterapeuta ad aiutarla a chiarire la sua situazione. Le diagnosi sono modi per sintetizzare una serie di difficoltà ma non le spiegano e talvolta rischiano di diventare etichette inutili e talvolta dannose.
Augurandole ogni bene, la saluto.
S. Bertini
Pubblicato in data 04/02/2015