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Single a 44 anni [1596377381789]

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le risposte dellesperto

Giuseppe, 44anni

domanda

Gent.mi dottori buongiorno,
vi scrivo per chiedervi un'opinione sulla mia storia di vita. Prometto che non sarò prolisso.


Ho avuto solo una fidanzata quando avevo 15 anni, da allora tutte gli esponenti del sesso femminile che ho approcciato mi hanno sempre rifiutato quando mi sono dichiarato a loro. Oggi ho 44 anni e non ho mai neppure fatto sesso con una donna.

Fisicamente sono normale, altezza media (176), longilineo, da più di una ragazza mi è stato detto che sono
esteticamente gradevole. Ho un carattere difficile perché sono piuttosto timido ed introverso e fatico ad aprirmi ai primi approcci, poi però divento allegro e di compagnia. Tuttavia, ho vissuto anche situazioni in cui, ricorrendo a tutte le mie energie mentali, ho avuto un atteggiamento più deciso e sicuro nei confronti della ragazza che mi interessava, ma la risposta è stata sempre la stessa, per loro ero solo un amico fraterno.
Alla luce di quanto esposto vorrei sapere se secondo voi devo rassegnarmi a rimanere solo per tutta la vita.

Aggiungo per concludere che ho fatto 10 anni di psicoterapia ma non mi sono serviti assolutamente a nulla. Grazie per l'attenzione.

un saluto cordiale
Giuseppe

 

 


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risposta

Caro Giuseppe,
mi sembra di vederla come intrappolato in un copione ripetitivo, che non sente suo e che tuttavia è costretto a impersonare ancora e ancora, ripetitivamente.
E' come se qualcosa la costringesse a interpretare nella sua vita sentimentale sempre un solo ruolo, quello dell'uomo rifiutato, o del "fratello".
L'origine di questo blocco potrebbe essere di natura transgenerazionale. Nulla di esoterico, paranormale o magico: così come i nostri caratteri somatici si tramandano attraverso il DNA, alcuni contenuti psichici particolarmente significativi possono trasmettersi attraverso l'inconscio, e ormai esistono anche alcuni studi scientifici che lo dimostrano, oltre ad amplissime osservazioni cliniche.
Talvolta, quando ci troviamo in situazioni di sofferenza di cui non comprendiamo il senso eppure ci sembrano immutabili, scopriamo che tra i nostri antenati più o meno prossimi c'è un trauma non risolto, un segreto non detto e non pensabile, che non essendo stato elaborato si tramanda come un pacco postale ai discendenti, finché qualcuno non lo apre e non legge il messaggio che vi è contenuto. Questa persona potrebbe essere lei, e dietro a questa sua lunga sofferenza potrebbe nascondersi l'opportunità di sciogliere un nodo che ha attraversato le generazioni della sua famiglia e che potrebbe attraversarne ancora, causando altra sofferenza.
Mi chiedo se nel corso della sua lunga psicoterapia ha avuto modo di affrontare questi temi o di esaminare la questione da questo punto di vista.
In caso contrario, la invito a interrogarsi: che lei sappia, qualcuno dei suoi avi ha vissuto una storia che ha a che fare con il rifiuto, con l'impossibilità di essere amati o di sposarsi, con l'essere relegati in un ruolo fraterno, con la mancanza di relazione con il mondo femminile?
Se non lo sa, può provare a parlarne con altre persone della sua famiglia. Quanto sa della storia dei suoi nonni, dei suoi bisnonni e così via? Forse poco, e come capita molto spesso non ci ha mai pensato molto. Lì però potrebbe esserci la chiave per uscire da questa farsa in cui sembra confinato, per diventare se stesso e cessare di aggrapparsi al personaggio del single, che non vuole più interpretare.
L'esperienza del suo avo potrebbe aver inscritto nell'inconscio della sua famiglia un messaggio, un ordine, un divieto che è giunto fino a lei e che ora lei potrebbe sciogliere se ne prendesse consapevolezza e lo elaborasse, eventualmente con l'aiuto di un terapeuta disposto a lavorare sul piano transgenerazionale.

dott.ssa Elisabetta Ranghino

 

Pubblicato in data 05/08/2020

 

 


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