Attacchi di panico (010032)
Denise,22 anni
La mia richiesta è
piuttosto semplice in verità, vorrei sapere se ho bisogno di essere seguita
da uno specialista. Non sono ipocondriaca e ho sempre cercato di uscire dai
miei problemi da sola ma credo che i risultati siano ben pochi. Soffro di attacchi
di panico da quando avevo 13 anni, sono iniziati in maniera lieve ma poi ho
cominciato ad aver paura di prendere il trenino per andare al liceo, poi di
prendere l'autobus dopo il trenino, di stare a scuola troppe ore, di essere
interrogata, di non potere andare in bagno quando volevo(non so perchè
ma dovevo poter andare in bagno almeno due volte all'ora), paura di fare tragitti
in auto troppo lunghi(tanto che potevo recarmi solo in luoghi a me familiari)e
così via.
Alla fine non riuscivo ad uscire dalla mia stanza, mia madre mi trascinava alla
stazione sperando di farmi reagire e spesso mi buttavo ai suoi piedi in ginocchio
pregandola di farmi restare a casa, potete ben immaginare come abbia influito
sulle mie relazioni sociali. Ero una ragazzina molto sola, per il primo anno
di liceo ho fatto più di ottanta assenze e passavo quasi tutto il tempo
in camera mia. Durante l'estate uscii di casa sì e no due volte. Non
avevo amiche e i miei che non sapevano che pesci prendere mi dicevano che era
perchè ero snob, mah. So che non lo facevano per cattiveria ma sentirsi
incompresi faceva comunque molto male. Fatto sta che andai a qualche seduta
da una psicologa che non risolse un bel niente, ci parlai tre volte in tutto
e poi mi rifiutai di continuare ad andarci. Non mi chiedeva nulla di me e io
le mentivo spudoratamente. Cominciarono a darmi qualche ansiolitco e così
più o meno riuscii a fatica ad andare a scuola. Ma il panico continuava,
provai ad andare in gita scolastica convincendomi che ce l'avrei fatta, presi
persino l'aereo(cosa che tutt'ora mi terrorizza)tranquillamente.
Ma la notte credo che l'ansia accumulata mi sia esplosa e mi sono svegliata
in piena notte non riuscendo a respirare, dovevo vomitare, andare in bagno,
tutto insieme. Credevo di morire. Volevano rimpatriarmi. Superata l'adolescenza
sono diventati più sporadici(uno al mese)ma è costante la paura
che uno mi assalga da un momento all'altro. Ho notato che sono più frequenti
in corrispondenza della fine di una relazione o di un diciamo trauma sentimentale(ad
es. scoprire dopo anni che un mio ex mi aveva tradito quando stavamo insieme),
e succede anche se non sono relazioni importanti o durature.
Da un anno non avevo avuto più attacchi di panico significativi(l'ultimo
era stato destabilizzante ed ero rimasta almeno tre giorni in un stato vegetativo
e confusionale)e invece la settimana scorsa così dal nulla mi è
venuta una crisi di panico spaventosa.
Tanto da costringere mio padre alle tre di notte a venire a prendermi e portarmi
un ansiolitico a casa del mio ragazzo, visto che non riuscivo a uscire dal suo
bagno nè a farmi riaccompagnare a casa da lui. Non so perchè,
almeno prima avevano una seppur vaga ragione che riuscivo a intuire(delusioni,
difficoltà di socializzare, fragilità, paura del futuro)invece
adesso è arrivato mentre mi trovo forse nel periodo più felice
della mia vita. Ho l'occasione di fare quello che voglio, sto facendo un lavoro
che mi piace, il mio ragazzo mi ama ed è una persona meravigliosa, perchè
non sono tranquilla? Mi sento come se fossi sempre destinata a perdere. Nove
anni sono troppi e mi sento stanca, stupida e debole. Non so se siano ereditari(mia
madre ne soffre)o dovuti a dei traumi infantili che non sono mai riuscita ad
affrontare del tutto. Non credo neppure che continuare a farmi prescrivere lo
xanax o lexotan e prenderli senza controllo sia una cosa saggia da farsi. Cosa
devo fare? Mi dicono che esagero a voler andare da un terapeuta ma solo io so
quello che passo e che provo in quei momenti.
Ringrazio comunque della cortese attenzione.
Carissima Denise, non mi sembra affatto che tu sia stupida, forse hai qualche
debolezza che fai fatica ad accettare, ma soprattutto è un bene che tu
sia stanca: nove anni sono tanti e finalmente non ne puoi più. Questo
è un ottimo presupposto per iniziare un lavoro terapeutico, che effettivamente
è la cosa migliore da fare in questi casi. Gli attacchi di panico sono
una "malattia da compressione", sono cioè frequenti nelle persone
che sono abituate a tenere sotto chiave le proprie emozioni e i propri stati
d'animo, in particolare le proprie paure e le proprie "debolezze".
Per essere più precisi, l'attacco di panico non è la malattia,
ma il sintomo; vale a dire il segnale, la spia, che qualcosa non va all'interno
e che bisogna fare qualcosa per ristabilire un equilibrio tra il proprio mondo
emotivo ed i comportamenti. Per questo la terapia è una cosa importante,
soprattutto se non si tratta di una terapia che intervenga soltanto sul sintomo
quanto su ciò che lo determina (vanno bene tutte le terapie non sintomatologiche,
dall'analisi alla terapia gestalt a quelle più esperienziali). Insomma,
è bene che tu vada a scandagliare il tuo mondo interno, per capire come
mai nella vita ti sei trovata costretta a soffocare così tanto l'espressione
di te stessa e a limitare dunque la tua libertà .... I farmaci possono
aiutare ad andare avanti, ma come hai avuto (purtroppo!) modo di constatare,
non risolvono, perchè non intervengono sulle cause. Perciò Denise,
proprio ora che vivi una situazione felice, mi sembra un buon momento per iniziare
un lavoro su di te, che peraltro non è una cosa così mostruosa
o riservata ai matti. Di solito si tratta di un lavoro assai piacevole e adatto
alle persone curiose, perchè all'interno di noi stessi si scoprono mondi
sconosciuti e affascinanti che possono si fare paura, ma una volta contattati
e conosciuti offrono infinite possibilità e nuove aperture. Soprattutto,
non fanno più paura. Trova un terapeuta che ti piaccia, e inizia il tuo
viaggio. Ne sarai contenta.
( risponde la dott.ssa Elisabetta Corberi )
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