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on . Postato in Ansia, Stress, Panico | Letto 4989 volte

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le risposte dellespertoAndrea, 26

 

D


Mi chiamo Andrea, ho 26 anni e abito vicino Sanremo.
La mia storia inizia il terzo anno di scuole medie, frequentate a Carcare in provincia di Savona perchè io vengo da li.

Premetto che i miei si sono separati quando avevo 6 anni e io piangevo tutte le sere dalla malinconia di non avere una famiglia come quelle dei miei amici, di non avere mio padre vicino perchè avendo conosciuto un'altra donna di Sanremo appunto si trasferì e io lo vedevo ogni 2 settimane e ogni volta staccarmi era uno strazio; quanti pianti solo Dio lo sa.

Comunque arrivo alla terza media diciamo nella normalità, un ragazzino cicciottello con tanti amici e la passione per i motori e i videogiochi.
Verso gli ultimi mesi un giorno nell'ora di francese sento una strana nausea e delle vertigini, subito mi spavento e faccio chiamare a casa per farmi venire a prendere prima, a casa non c'è nessuno perchè mia madre lavora in ospedale a Savona che è distante da Carcare (circa una mezz'ora di auto); allora chiamo mia nonna che abitava a Bormida, un paesino molto più vicino, così lei si fa portare a prendermi (mia nonna una donna molto ansiosa con cui sono cresciuto, una seconda madre per me, penso però che tante ansie ecc me le abbia passate lei non so se dal DNA o solo per il fatto che ci sono cresciuto.
Fatto sta che andiamo via e sembra che mi riprendo, il problema è che da li alla fine della scuola mi veniva tutti i giorni la stessa sensazione e saltai parecchi giorni di scuola. Per fortuna la finii dando l'esame.

Pensando a un po' di stress decisi di cambiare aria per le superiori e trasferirmi con mio padre dove poi sono rimasto (mio padre e mia madre sono comunque in buoni rapporti, mia madre da 20 anni sta con un'altra persona che rispetto).

Mi iscrivo ad un istituto d'arte a Imperia ma sento che qualcosa non va, devo di nuovo farmi venire a prendere perchè sto male, sempre, inizio anche ad avvertire sensazioni strane quando cammino come se sbandassi o camminassi sulle uova, mi spavento lascio la scuola e tutto, iniziano le ricerche su internet e trovo un sito dove dice che non esiste cura nè medico; bisogna solo bilanciare la mandibola, e io ho una malocclusione in effetti con la mandibola deviata.

Da lì il panico, sfiducia in tutta la categoria medica e dentistica, senso di smarrimento, non sapevo come fare da dove cominciare, pensai che tutti i miei problemi venivano da li sin dall'infanzia.
Nel frattempo provo a lavorare con mio padre che è un artigiano, riesco a fare qualcosina ma i sintomi ci sono sempre, così pian piano mi chiudo in casa a giocare ai videogiochi con qualche amico e continuo a soffrire di ansia e ADP.

A 17 anni decido di intraprendere un cammino per me stesso, corsa e dieta perdo 25 kg, mi fisso sul fisico e raggiungo anche dei risultati. Mi vedevo sempre meglio e molto più carino, difatti iniziai ad attirare ragazze, intanto inizio una cura farmacologica da uno psichiatra, adesso non ricordo bene, con paroxetina e rivotril mi pare.

Per qualche tempo sto bene, inizio a uscire, a frequentare ragazze e amici, a stare anche in posti affollati fino a fare vere e proprie serata in discoteca. Ho iniziato una vita molto mondana, anche se a volte l'ansia c'era ma gestibile.

Poi ho avuto una ricaduta ma cambio medico,sempre psichiatra,questa volta mi cura con Elopram e alprazolam; la cura dà i suoi frutti ma io ero ancora nel periodo "vita mondana" cosi prendo i farmaci a cavolo, bevo alcolici e conduco una vita squilibrata, orari sballati ecc. Arriva qualche delusione d'amore però mi riprendo, essendo carino non avevo problemi enormi a "divertirmi". L'ultima delusione l'ho avuta a giugno 2015 e da lì però non so se mi sono ripreso, o meglio si sono aggiunti disturbi di cui ora inizierò a parlare.

A marzo 2015 conosco questa ragazza di Torino che veniva in vacanza al mare. Mi ci perdo letteralmente, mi ci aggrappo quasi come via di salvezza, di famiglia benestante, molto a modo, mi sento felice perchè lei condivide le stesse emozioni (sembrava). Arriviamo a giugno (ero quasi sempre con lei nella sua casa qui al mare, quasi una convivenza), arriva il 18 giugno (il mio compleanno) lei mi fa una lettera molto bella con un regalo: un giorno alle terme insieme.

Sembrava tutto perfetto, fino a pochi giorni dopo, il 21 o 22 inizia ad essere strana e fredda. Inizia a parlarmi in modo diverso anche per messaggio fino a che mi inizia a dire che stiamo troppo tempo insieme ecc ecc, io vado in ansia piena provo a risolvere stando un po' sulle mie ma da ìi a una settimana decide di finirla dicendomi che non si stava innamorando. Credetemi sono stati solo tre mesi ma io sono morto.

Inizio a riprendermi dopo un mese circa, intanto vado a Savona da mia madre a passarmi qualche settimana tranquillo (perche qui a casa mia l'ambiente è diverso, mio padre è molto nervoso e agitato, sempre!). L'estate passa, l'ansietta mi accompagna sempre ma niente di che, qualche ubriacata con gli amici, sempre le solite cose.

Arriva fine settembre, inizio un lavoro (tinteggio una villetta con mio padre, soliti lavori). Ricordo era un lunedì, non mi sentivo in formissima ma vabbè, a fine giornata inizio a vedere delle cose nell'occhio sinistro: mi agito, panico, sono miodesopsie e me le devo tenere tutta la vita, tutta la vita??

Sono scoppiato in un ansia e agitazione generale che tempo 10 giorni mi hanno condotto in PS, flebo di ansiolitici e via, io sempre più rigido, sempre più debole,sempre più agitato (giravo avanti e indietro per la casa dicendo è finita, questa volta è finita, la malocclusione mi ha uscciso, oppure sarà SM? O fibromialgia? o CFS? Ho letto e avevo tutti i sintomi di tutto, w l'ipocondria).

Vado avanti così un mese, fine ottobre 2015, praticamente morto vado di nuovo dallo psichiatra degli anni addietro e inizio di nuovo l'elopram e lorazepam, ma stavolta ho la perfetta sensazione, la certezza mia interna che non dipenda dalla testa e allora penso già dentro di me che non servirà a nulla, che resterò cosi tra iter medici avanti e indietro, che non avrò piu la mia vita, una catastrofe insomma.

Arriviamo a gennaio, adesso, ho passato una decina giorni quasi normali, ora i sintomi sono: Debolezza, fascicolazioni sporadiche, astenia, piango spessissimo, dolori muscolari, mi scrocchia tutto, mi sento come se avessi l'influenza, un' ansia terribile, sempre con le mie mosche volanti nell'occhio a tirarmi ancora più giù. Vedo la mia vita come fosse già finita, una vita destinata a soffrire così tutti i giorni.
Ora cerco, navigo e penso di avere CFS, fibromialgia ecc e poi penso che però saranno portati da una dieta sbagliata o dalla vecchia e famosa mandibola?

Così è tutto un circolo vizioso da cui non ne sto uscendo più, sto impazzendo o peggio.
Per fortuna c'è una ragazza a cui mi sono affezionato che mi aiuta, ma non so quanto reggerà anche lei, non mi reggo manco da solo.

Comunque sono in confusione, ho paura persino a farmi controllare come se non volessi accettare nulla ed essere ancora il tipo mondano di una volta.
Ora martedi vado dallo psichiatra (vuole ritoccare la cura) e mi ha detto serve anche un percorso psiscoterapico (ma come ci vado? In ste condizioni mando a quel paese anche lui, anzi gli dico che è sbilanciato pure lui, di mettersi un bite e di fare una dieta per disintossicarsi.

Ora siamo saliti a 20 gocce di elopram da una ventina di giorni ma niente sembra acqua, prendo sempre il lorazepam per contrastare l'ansia ma sinceramente non sento nulla, ho il terrore di dover vivere cosi per sempre o peggio, di avere per certo la CFS o fibromialgia o peggio.

Non so come andrà a finire, a sto giro non so se ce la farò, non so che diavolo ho soprattutto, oggi piango di nuovo. Scusate la lunghezza.

 


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R

Caro Andrea,
nella mia risposta vorrei evidenziare i vari punti della tua lettera per analizzarli e dare una chiave di lettura che possa aiutarti ad individuare le tue motivazioni con l’obiettivo di superare le barriere che ti impediscono di progredire serenamente nel tuo percorso.

Sintetizzando i punti principali della tua narrazione :

- Separazione dei tuoi genitori quando avevi 6 anni e successiva convivenza con tua madre e il suo compagno.

La separazione delle figure genitoriali è molto difficile da metabolizzare per un bambino di 6 anni. Tale situazione ha generato in te degli stati emotivi molto rilevanti; racconti infatti di uno stato di “malinconia e strazio” quando ti dovevi separare dal tuo papà che viveva lontano da te. Devi sapere che quando si vivono delle situazioni di grande disagio durante l'infanzia, la nostra consapevolezza, accettazione e "metabolizzazione" degli eventi avviene in una fase successiva, quando nel nostro percorso riusciamo a “rileggere” le vicende in un'ottica diversa, l'ottica dell'adulto che ha accolto il bambino che è in sé ed è riuscito a curarne le ferite interne.

- Manifestazione della sintomatologia fisica (nausea e vertigini) durante la frequenza della terza media.

Rispetto a questa condizione che ti ha costretto anche ad assentarti per parecchi giorni dalla scuola hai certamente dimostrato tenacia e determinazione riuscendo comunque a portare a termine gli studi.
Riguardo alla comparsa dei sintomi fisici che descrivi a 14 anni è importante sottolineare che l'adolescenza è una fase significativa in quanto è una fase importante di cambiamenti psicofisici che può talora generare stati di crisi e/o disorientamento.
In questa fase riesci ad individuare in tua nonna, che definisci una “seconda mamma”, una possibile sorgente delle tue ansie essendo essa stessa una persona molto ansiosa.

- Iscrizione ad un istituto di arte di Imperia e trasferimento a Sanremo presso tuo padre. Successiva rinuncia al proseguimento della scuola al presentarsi di alcuni sintomi fisici.

I cambiamenti che ti sei trovato ad affrontare in questa fase hanno comportato evidentemente nuove responsabilità e adattamenti. Nella descrizione che fai dei sintomi fisici (quando cammini è come se sbandassi o camminassi sulle uova) forse attribuibili ad una malocclusione mandibolare, affermi di avere un senso di sfiducia verso tutta la categoria medica, ma non risulta chiaro se il problema sia stato effettivamente gestito e preso in carico dai medici a cui ti sei rivolto e quali sono stati i risultati ottenuti rispetto ai sintomi. Nonostante la tua situazione di ansia e attacchi di panico affermi di riuscire comunque a fare qualcosa.

- All'età di 17 anni intraprendi un cammino per te stesso. Con la corsa e la dieta perdi 25 kg e affermi di vederti carino e di iniziare ad attirare le ragazze.

Decidere di fare qualcosa per te stesso migliorando il tuo aspetto e frequentando le ragazze è sintomatico di una volontà di cambiare nel perseguimento di nuovi obiettivi anche di tipo relazionale.

- Permane la sintomatologia ansiogena. Intraprendi una cura da uno psichiatra con psicofarmaci.

- Inizio di un periodo di “vita mondana”. Per un po' affermi di stare bene, esci con gli amici, con le ragazze, vai in discoteca, bevi alcolici. A volte dici di provare ansia ma è gestibile.

- Successiva ricaduta e cambio dello psichiatra (uso di psicofarmaci)

- Marzo 2015 inizio di una relazione molto importante con una ragazza che si conclude a giugno.

Le tue parole: "Mi ci perdo letteralmente,mi ci aggrappo quasi come via di salvezza - ero sempre con lei nella sua casa al mare- quasi una convivenza" riflettono con molta precisione il fatto che tu hai investito molto in questo rapporto, in quanto avevi probabilmente trovato in questa ragazza un’ancora di salvezza rispetto ai tuoi bisogni affettivi e di attaccamento.
Quando ci accostiamo ad un rapporto proiettando nell’altra persona tutte le nostre aspettative andiamo incontro a possibili delusioni poiché non è detto che l’altra persona le possa accogliere pienamente.

- Ritorno a Savona da tua madre nel tentativo di ritrovare un ambiente più sereno in quanto descrivi tuo padre come una persona “molto nervosa e agitata”.

- Settembre 2015 inizio di un nuovo lavoro con tuo padre. Inizio dei sintomi di miosedopsie da cui deriva uno stato di ansia e di agitazione generale. Ricorso al PS.

- Ottobre 2015 Ritorno allo psichiatra e agli psicofarmaci con presenza di sintomatologia fisica diffusa e pianti frequenti.

Riepilogando il quadro generale della situazione mi sembra che l’intenzione dello psichiatra di rivedere la cura con gli psicofarmaci sia un elemento positivo da cui partire, anche rispetto ai sintomi fisici che descrivi e rispetto alla tua sensazione di trovarti in un circolo vizioso in cui rimandi l’impressione di essere totalmente immerso nei sintomi e di non vedere una via di uscita.

Certamente potrà esserti molto utile iniziare un percorso con uno psicoterapeuta al fine di verbalizzare ed esprimere i tuoi contenuti, rielaborando la tua storia nell’ottica di arrivare alla definizione di un adeguato obiettivo che ti consenta di migliorare l’attuale condizione e ti porti al miglioramento dello stato di benessere. Il percorso psicoterapico potrebbe essere uno strumento utile anche per gestire meglio il rapporto con la ragazza a cui sei attualmente affezionato.

Quando eri adolescente volevi frequentare l’Istituto di Arte poi interrotto. L’arte è un ottimo veicolo di espressione della nostra parte emotiva. Hai mai pensato di iscriverti ad una scuola serale per riprendere in mano questo progetto?
Focalizzare l’attenzione su un obiettivo concreto potrebbe essere un valido aiuto per distoglierti dalle sintomatologie descritte. Potrebbe inoltre rappresentare un punto da cui partire per “alleggerire” il tuo bagaglio emotivo.

Prova a reagire, dai spazio alle cose che ti piacciono e alza lo sguardo oltre la situazione attuale. Vedrai che l’orizzonte piano piano si farà più chiaro e rassicurante.

Auguri di cuore.

 

(a cura della Dottoressa arianna Grazzini)

 

Pubblicato in data 01/02/2016

 


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Tags: ansia psicoterapia attacchi di panico emozioni separazione pianto nausea psicofarmaci ipocondria astenia vertigini

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