Ansia e depressione (101693)
Marco 39
Gent.mi Esperti, mia moglie ha 35 anni e soffre di ansia e/o depressione da molti anni. Inizialmente (12 anni fa) ha subito alcune cure con farmaci ai quali ha reagito negativamente (i disturbi procurati erano assai superiori ai benefici, tanto che li abbiamo ritenuti causa di parte dei suoi successivi malesseri). Finalmente, nel 2000, in seguito ad un ricovero in una casa di cura specializzata in malattie nervose e dopo aver ancora una volta subito un tentativo negativo di cura, ha reagito positivamente ad alcuni farmaci. La cura farmacologica che le è stata proposta, e che sembrava all'inizio avere avuto esito positivo, si e rivelata alla lunga non risolutrice, nel senso che allevia i sintomi anche fisici: capogiri, sensazioni sgradevoli di spossatezza, oppressione ecc.- ma nel complesso la sua qualità della vita resta mediocre. In passato ha provato a fare psicoterapia, poi l'ha abbandonata dicendo che dopo un primo periodo di giovamento era ormai inutile perché gli sembrava di essere guarita, però intanto la cura continuava... In tutti questi anni se pur con alti e bassi le cose sembravano andare per il verso giusto. Il medico curante, con estrema cautela e tempi lunghissimi ha poco a poco diminuito i farmaci. Purtroppo però, al di sotto di un certo dosaggio, i sintomi fisici (mai del tutto risolti) si riacutizzano e sembra non ci sia verso di eliminare del tutto le medicine. Il medico, a questo punto, le ha prescritto di tornare ad aumentare le dosi... Domanda: potremmo pensare a ridurre (o meglio abbandonare) il contributo farmacologico sostituendolo inizialmente in parte, poi completamente, con tecniche psicoterapiche, dal momento che ora mia moglie sarebbe disposta a riprenderle? Le chiedo questo perché la mia sensazione è che i farmaci riescano a controllare in qualche misura i disturbi acuti ma non siano per niente risolutivi; ho anche la sensazione di essere in un vicolo cieco dal momento che non riesco a distinguere ciò che potrebbero essere sintomi indotti da una patologia depressiva da quelli invece dovuti a una sorta di assuefazione alle molecole dei farmaci quando questi vengono ridotti. Grazie.
Caro Marco, da quello che scrivi ritengo sia meglio che tua moglie non interrompa la cura farmacologica. I farmaci attuali non sono paragonabili a quelli di alcuni anni fa, poichè sono meno limitanti, hanno meno effetti collaterali e se lei si trova bene è giusto che continui. Giustamente però, come osservi, la terapia farmacologica non è curativa e sarebbe bene affiancare una psicoterapia. Visto che la tua compagna è d'accordo può procedere con i farmaci e la psicoterapia congiunti, solo più in là sarà il terapeuta a consigliarle se e come diminuire i dosaggi. Auguri.
(risponde La dott.ssa Giacomina Rienzo)
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