Depressione (003806)
Rita, 40 anni
Sto cercando di capire se la situazione psicologica in cui mi trovo possa definirsi
depressiva tanto da aver bisogno di aiuto. Sino a qualche anno fa sono stata
sempre in grado di affrontare le diffcoltà. Poi ho subito un licenziamento
o meglio sono stata costretta a dare le dimissioni da un'azienda in cui ho lavorato
benissimo. E' stata una bruttissima vicenda a cui sono arrivata dopo mesi di
quelle che (non da queste parti) si definiscono "molestie morali".
Il mio datore di lavoro era un paranoico e io non sono stata in grado di capire
e difendermi. Mi sono sentita violentata nella mia dignità e non sono
riuscita ad ffrontare le conseguenze con lucidità. Anzi è cominciato
un lungo travaglio interiore che mi ha portata sempre più a fondo. Non
mi sento in grado di affrontare le diffoltà. Ho paura di tutto. 12 anni
fa ho perso mio padre per un incidente stradale. Ultimamente ogni ambulanza
mi fa sobbalzare, tutte le sirene mi provocano angoscia. Ho paura per il mio
compagno.
Immagino di morire o che muoia lui o qualcun altro. nel frattempo tento di lavorare
in un'azienda come collaboratrice ma so di non dare che un millesimo di me stessa.
Sono una persona responsabile, troppo. Immagino che tutto dipenda da me. Se
qualcosa non va mi domando in cosa ho sbagliato. Non so come recuperare lucidità
e un minimo di posititvità. Prima ero allegra, aggregante, sono sempre
stata una persona forte. Sono lontana dalla mia famiglia per un conflitto con
mia madre e mio fratello che non è sanabile. Loro sono completmaente
diversi da me e non sono "sani". Sono andata via perché con
loro sicuramente mi sarei ammalata sul serio. Più sono lontana e non
li sento, meglio sto. Non so a chi rivolgemri. Ho seguito una terapia per qualche
mese con uno psicoterapeuta subito dopo il mio licenziamento. Ma abbiamo affrontato
solo una parte dei miei pensieri. Sono piena di rabbia. Sono diventata moralista,
intollerante.
Alcune volte mi sento capace di compiere gesti violenti verso chi ritengo causa
di questo precipitare della mia vita. Non faccio pensieri suicidi, o meglio
li faccio, ma sono consapevole della loro aleatorietà. E poi non potrei.
Ho dei debiti da estinguere e non posso permettermi di non lavoroare. Lascerei
gli altri nei guai. Comunque non ci penso. Mi angoscia l'idea di non avere soldi
per pagare tutto quello che è necessario. Se qualcuno ti distrugge sapendo
di farlo con cattiveria e tenacia, come ci si difende se non si è preparati
a tanto e se la buona fede ha guidato il tuo modo d'agire? Come si supera tutto?
Come ci si reinventa per essere in grado di affrontare le normali difficoltà?
Non riesco a trovare lavoro stabile. Sono in una situazione precaria pur avendo
una preparazione e capacità lavorativa poco comuni. Lo so. Ma non so
promuovermi. Non so più presentarmi. Grazie
E’ opportuno che lei possa attraversare le ragioni per le quali ha permesso e tollerato il male che le hanno fatto, pena l'eventualità che questa situazione si possa ripetere. È anche opportuno accettare che con uno psicoterapeuta non si possa affrontare né dire tutto, ed è bene durante la psicoterapia parlare anche di questo. Le ultime righe della sua lettera mi inducono a invitarla a esplorare il sito https://hal9000.cisi.unito.it/dialogopsy dove nell’area Psicanalisi alla voce Agi e disagi… sono pubblicati dei lavori nei quali io ed altri colleghi abbiamo dedicato del tempo a queste questioni.
( risponde la dott.ssa Emanuela Marangon )
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