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Depressione (077056)

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on . Postato in Depressione | Letto 383 volte

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Key, 22 anni

Salve,vi scrivo nello sconoforto più totale in cui sto cadendo adesso.La mia vita è un fallimento,io sono un fallimento.Non so nemmeno da dove cominciare,ma proverò a raccontare in sintesi cosa mi succede.Fino al periodo dell'adolescenza ho avuto una vita felice,tanti amici,ero sempre fuori al parco a giocare...anche quando faceva freddo...avevo sempre tantissime persone intorno.Tutto è cominciato dopo,quando sono arrivata alle superiori e mio padre ha cominciato a comportarsi da despota con me.Ho frequentato un liceo che mi ha fatto venire mille complessi di inferiorità:le mie compagne erano tutte sicure di sè,avevano lo scooter,tanti amici,il ragazzo e potevano anche uscire la sera e rientrare ad un'ora non troppo esagerata.Io non avevo nulla di questo e mio padre,con i suoi divieti,il suo no categorico al motorino, i suo farmi sentire in colpa se la sera qualcuno mi invitava fuori,mi ha fatto sentire sempre inadeguata.Vista così la situazione sembrerebbe quasi che io fo ssi una bambina capricciosa,ma non è così.Le cose sono continuate con gli anni,e più diventavo grande più la situazione diventava triste.La cosa che mi fa più male di lui è che mi ha sempre trattata come se fossi un'incapace;è stato sempre bravo a rovinare tutti i momenti più belli della mia vita...quando ho preso la patente mi ha risposto ridendo "tanto non hai la macchina" ...solo dopo tre anni ho potuto finalmente guidare,prima non mi portava nemmeno con sè,aveva paura o forse credeva non fossi capace.Inutile dire che ci ho messo un'infinità di tempo ad imparare,avevo paura perfino di accenderla la macchina... L'unica cosa a cui ha sempre tenuto è stato lo studio,per questo quando gli ho detto che volevo andare a Bologna,mi ci ha mandata. Ma lì sono stata malissimo,il primo anno complice anche la tiroide,mi sono chiusa in casa.Mangiavo tantissimo,non uscivo mai,e ho dovuto anche subire la delusione di vedere una delle mie migliori amiche sparlarmi dietro.Il secondo anno ho trovato una nuova coinquilina,siamo diventate subito molto amiche;uscivo sempre,ma era sempre presente quel senso di inadeguatezza,quel senso di panico,la certezza di essere diversa ogni volta che sentivo altre persone raccontare di tutto cio' che avevano fatto nella vita.Mi spiego:io non ho mai avuto un ragazzo,mai.Eppure sono carina,e quando qualcuno prova ad avvicinarsi a me,vengo presa dal panico più otale,dall'ansia...come se il fatto che qualcuno si interessi a me sia sbagliato.Se penso all'idea di stare con un ragazzo mi sento patetica,come se la cosa mi sia preclusa,mi sento stupida..e vedo mio padre che ride di me.
Sono pazza forse,non lo so;so solo che dopo Bologna sono dovuta tornare qua,non ce la facevo a rimanere lì,non era vita.Qui ho dovuto ricominciare tutto da capo,avevo solo un'amica dalle superiori(la mia migliore amica),ma lei sta finendo gli studi a bologna.Ho dovuto ricominciare da sola e ho conosciuto una ragazza,siamo diventate amiche.Il punto è che la maggiorparte dei miei giorni mi ritrovo da sola,e la cosa è insopportabile.Ho solo dato 3 esami,non ce la faccio a studiare perchè penso a quello che mi aspetta dopo,cioè il nulla.Vorrei tanto finire l'università,realizzarmi,ma mi manca la vita vissuta;vorrei essere come certe persone che si chiudono nello studio,invece non combino niente,ho 22 anni e non ho costruito niente.Non ho voglia di trovarmi un lavoretto,il solo pensiero di stare in mezzo alla gente mi terrorizza,mi sento un clown. Poi penso a mio fratello,e il sospetto che io abbia tutte queste insicurezze per colpa di mio padre si fa certezza.Anche mio fratello vive una vita parallela alla mia.Era una grande speranza,aveva tanta voglia di fare,poi durante gli studi universitari è successo un casino in famiglia;mio padre voleva separarsi a causa del rapporto tra mia madre e mia nonna.Mio fratello ha passato un brutto periodo,ha lasciato l'università,ha ripreso e di nuovo lasciato.Ha lavorato per anni nell'attività di mio padre,sottomesso e umliato molto spesso.Ha perso gli amici e ora conduce una vita da eremita...almeno ha aperto un'attività sua,e ne è contento...ma quando non lavora sta chiuso in casa...ha
28 anni.Io sto finendo come lui e non voglio,voglio fare tante cose,voglio vivere una vita normale,avere un ragazzo, finire l'università...ma non ci riesco,ho paura e sono stufa di me,di quello che sono,di tutto quello che non ho costruito in ventidue anni.Incontro le vecchie compagne di scuola,tutte che fanno la specializzazione,che hanno una relazione,hanno amici...e le invidio tanto,non so cosa darei per avere una vita così anche io.Mi chiedo perchè questo capiti a me,ma poi smetto anche di chiedermelo,sono stufa perfino di questo.So di aver scritto le cose in maniera confusa,ma i pensieri corrono più veloci delle mani...e io ho bisogno di un consiglio,di una parola,perchè non ce la faccio più,non riesco nemmeno più ad appigliarmi alla speranza che cambierà qualcosa...tutto è sempre dannatamente uguale,apatico,come trovarsi in equilibrio su di una corda e non poter andare nè avanti nè indietro.Mi sento una bambina chiusa nel corpo di una donna.Aiutatemi per favore.

Cara Key, penso che tu abbia bisogno di una scossa per cambiare il corso degli eventi perché sembra che non riesci a trovare dentro di te la forza e la voglia di fare qualsiasi cosa (che sia prendere contatti con gli amici o studiare o lavorare). Di certo manca la sicurezza in te stessa e nelle tue capacità, e purtroppo le "risate" di tuo padre non ti hanno aiutato a farla crescere. Perché non chiami il consultorio della tua zona e chiedi un colloquio con uno psicologo? Puoi trovare una persona disponibile a darti una mano per riacquistare la fiducia in te stessa e nelle tue possibilità. Tu stessa dici che prima era diverso, allora penso che puoi ritrovare quella energia e quella voglia di vivere che avevi. Pensa a quel periodo per avere un'ottica ottimistica verso il futuro, se sei stata bene con te stessa e con gli altri puoi di sicuro tornare a quello stato d'animo, a quell'atteggiamento positivo e costruttivo verso la vita.

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