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Depressione (105248)

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Arianna 26

Gentili dottori, vi scrivo per un problema che ormai dispero di poter risolvere considerata la mia età, tuttavia sentivo il desiderio di parlarne con qualcuno che potesse magari darmi un suggerimento per imparare ad accettare meglio la situazione. Da qualche anno, dopo essermi lasciata con il mio primo e unico ragazzo (non so neanche se definirlo tale, visto che è durata un mese!!), non ho più frequentato nessuno, non sono più uscita la sera e ho pensato solo allo studio, per paura di incappare nuovamente in persone immature e superficiali come lui e per la notevole disistima che ormai nutro per me. Insicura lo ero sempre stata, ma fino a quel momento, almeno, ero uscita con qualche comitiva, cosa che da tempo ormai non faccio più. Ultimamente qualche volta esco con i miei colleghi di lavoro (un lavoretto a termine), sono simpaticissimi e mi piace stare con loro, anche se a volte sarei tentata ugualmente di non uscirci. Il problema è che, sebbene io non stia loro assolutamente antipatica, tuttavia non solo loro ma quasi tutte le persone che mi conoscono mi vedono come una ragazza molto seria, impostata, che si lascia poco andare, troppo "precisa" diciamo, senza esperienze, in un certo senso troppo "controllata", con la quale certe battute non si fanno ecc. Se qualche volta risulto simpatica è solo perché sono buffa con le mie uscite e le mie domande a sproposito, mi sento talmente stupida! Questo mi ha sempre ferito tanto, avrei davvero voluto poter essere un pò più disinvolta, per potermi sentire almeno una volta, parte integrante di un gruppo, alla pari degli altri sul loro stesso livello, invece d'esser considerata sempre una ragazza ingenua, inesperta, che si vergogna di tutto. Mi rendo conto che il mio problema sembrerà una sciocchezza, poi però di fatto è la ragione che mi ha spinto ad isolarmi ed ad affrontare ancora oggi le uscite e le situazioni conviviali (quelle pochissime che ho l'opportunità di avere) con grande ansia e agitazione. Anche se faccio di tutto per distrarmi e non pensarci, non riesco evidentemente a dare un'immagine di disinvoltura o per lo meno sto sempre lì a preoccuparmi di cosa gli altri pensino di me; ho l'impressione che mi trattino sempre tutti con un certo paternalismo, anzi è più di un'impressione, ho la certezza di fare quest'impressione, il fatto è che non so appunto dove sbaglio, dove e come intervenire. Il non avere molte esperienze, sia amicali che sentimentali, certo non aiuta ad essere disinvolti e "simpatici", ma ormai il tempo è passato e costituirsi una comitiva di amici è pressoché impossibile, alla mia età chi ha una comitiva ce l'ha da vecchia data, magari dall'infanzia o dai tempi della scuola o magari anche dall'università, e certo non è che si viene introdotti in una comitiva, così, magicamente,voglio dire è difficile ammettere con qualcuno che non si hanno amici da anni e che un locale notturno, a momenti, non ci si ricorda neppure come è fatto. L'unica cosa che mi salva dalla depressione totale è il mio aspetto fisico che, come si sa certo non è sufficiente purtroppo per piacere al prossimo, però per lo meno non mi sento del tutto trasparente e i ragazzi, prima di conoscermi, dimostrano sempre un certo interesse. Ultimamente c'era un ragazzo, bellissimo per giunta, simpatico, a modo, intelligente, che ho avuto il coraggio di andare a conoscere facendo io il primo passo, sebbene comunque incoraggiata da numerosi suoi sguardi, battutine e dimostrazioni di attenzione. Lui all'inizio mi ha parlato subito, è stato simpatico e tutto il resto. Poi però, in concreto, non ha fatto nulla, non mi ha chiesto il numero, né di uscire, ed io, vergognandomi a morte, dopo un paio di mesi me ne sono andata e non l'ho più rivisto. Ripensandoci ora a freddo capisco di aver fatto il passo più lungo della gamba, non so come abbia potuto pensare che un ragazzo del genere potesse mai realmente interessarsi a me. Forse sono ormai giunta al capolinea, sono talmente disperata da arrivare persino a farmi avanti con un ragazzo, tanto non ne posso più della mia solitudine. Secondo voi come potrei fare a non sentirmi sempre e comunque così inadeguata? Premetto che i miei genitori sono sempre stati molto apprensivi, adesso però almeno andrò a stare in affitto in un'altra casa e spero che questo possa aiutarmi a emanciparmi un pò e ad acquisire fiducia in me stessa. Voi credete sia possibile cambiare alla mia età? Vi ringrazio molto.

Cara Arianna, io credo molto nei cambiamenti e penso anche che non abbiano una età. Ho visto persone cambiare molto a 60 anni figurati a 26! Il cambiamento non ha una età: arriva e basta, ma bisogna fare qualcosa perchè accada perchè da solo purtroppo non accade. Bisogna allora cercare di fare qualche piccolo cambiamento, puntare a quello. Poi da quel piccolo cambiamento se ne potrà fare un altro, sempre piccolo... e via via il cambiamento sarà sempre più grande: è come far rotolare una palla di neve giù da una montagna, all'inizio sarà piccola ma mano mano che andrà giù diventerà sempre più grande fino a diventare una grande valanga... Bisogna credere nei cambiamenti e bisogna perseguirli: una volta avviati si moltiplicheranno. Quasi ogni settimana ricevo mail da persone che ho seguito in terapia e mi ringraziano a distanza di mesi o di anni per i cambiamenti che hanno avuto: io rispondo sempre che il mio merito è quello di indicare la strada, poi le cose accadono. Non ti arrendere. Cerca magari qualcosa sull'assertività e se ne senti il bisogno fatti aiutare a diventare più assertiva. Con le parole di Wittgenstein: “Quando la vita diventa difficile da sopportare, si pensa a un mutamento della situazione. Ma il mutamento più importante ed efficace, quello del proprio comportamento, non ci viene neppure in mente, e con difficoltà possiamo deciderci ad affrontarlo”. Un saluto.

(risponde il Dott. Fabio Gherardelli)

Pubblicato in data 07/11/07

 

 

 

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