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Depressione (114560)

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Francesca 28

Salve, mi chiamo Francesca, ho 28 anni, sono sposata da un anno ed ho una bimba di nove mesi e mezzo. Da quando è nata la mia bimba provo un malessere interiore ma tutti mi prendono per stupida; mi sento una mamma inetta e non mi sento voluta bene dalla mia bimba, Giorgia. Lei è molto socievole e spesso va con gli altri senza curarsi nè di me nè del papà. Ho notato che gli altri bimbi quando la loro mamma si allontana piangono, lei invece è impassibile come se di me non gliene importasse nulla. La cosa più brutta poi è quando andiamo a trovare i nonni ogni quindici, venti giorni. Io abito a Roma con mio marito e mia figlia mentre i nostri sono a Caserta. Lei va coi nonni e se io la voglio prendere in braccio non viene, e i commenti impazzano. Mi sento dire: "Esci, tanto sta bene anche senza te"; oppure: "Lei non ti pensa proprio, le servi solo per mangiare", e la mia malinconia aumenta. Da quando lei è nata non ho mai avuto una soddisfazione di mamma, eppure sento di amare da morire la mia piccola e vorrei sentirmi mamma, vorrei che lei mi volesse bene. Da chiarire che sono felice che la mia piccola è socievole ed è felice, ma anche io vorrei esserlo un poco in più. Grazie per tutto, Francesca.

Salve Francesca capisco bene quello che mi dici.  A volte le neomamme provano sentimenti ambivalenti riguardo alla propria gravidanza, e soprattutto nei confronti del proprio bambino e non devono essere troppo severe con se stesse. Il fatto che una madre possa provare dubbi o emozioni negative e contrastanti rispetto alla maternità, non vuol dire che non ami il proprio figlio. Molte donne provano delusione e sensi di colpa per il fatto di non vivere l'atteso impeto d'amore verso il bambino, temono di non essere in grado di prendersi cura di lui, si sentono spaventate o irritate per il pianto o per il suo rifiuto di mangiare. Queste sensazioni sono comuni a tutte le mamme. La paura delle emozioni ambivalenti deriva in parte dalle pressioni sociali che indicano le emozioni "giuste" da provare nei confronti dei figli, ma anche dalla ignoranza del fatto che i bambini sono esseri imperfetti proprio come le loro mamme. Può capitare che essi piangano, non dormano o rifiutino il cibo anche se cullati con tutto l'amore del mondo. È importante per ogni mamma mantenere sempre una fiducia di base nelle proprie capacità materne e capire che per prendersi cura del bambino in maniera adeguata non bisogna a tutti i costi soddisfare le proprie, o altrui, fantasie riguardo alla maternità. Per comprendere ed accettare la maternità è necessario riconoscere anche le emozioni negative ad essa legate, quali la rabbia, l'egoismo, il sentimento di perdita, anche se questo comporta l'andare contro il mito del genitore perfetto. Diventare madre è un avvenimento che implica un profondo cambiamento interiore e la tensione psicologica che comporta è considerata una tra le cause principali dei fenomeni ansioso/depressivi. Avere un bambino significa anche perdere una parte di se stessi ed assumere un nuovo ruolo dell' essere madre. Questo passaggio può comportare per alcune donne una grande sofferenza. Si tratta di abbandonare completamente una identità passata ed attuare un processo di ristrutturazione e di adattamento al nuovo ruolo e alla nuova identità. La maternità comporta dunque una perdita, oltre che un guadagno, e alcune donne hanno bisogno di molto tempo per completare questo processo.
Quello che ti posso consigliare, anche per tranquillizzarti, è di pensare di fare un'approfondimento clinico da uno specialista. Ad esempio sarebbe utile un colloquio in cui esponessi tutti i tuoi dubbi e perplessità presso una struttura pubblica o privatamente. Spero di esserti stata d'aiuto, cordiali saluti.

(risponde il Dott. Lorenzo Flori)

Pubblicato in data 23/05/08

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