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Depressione (163643)

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Gabriele, 41

Gentile dottoressa,
passati i 40 sono entrato in una crisi di identità molto profonda. Prima avevo un lavoro che adoravo e mi appassionava essendo il completamento del sogno di una vita. Poi piano piano la passione è svanita divorata da uno stress protratto nel tempo che attualmente non riesco più a gestire. Questo mi ha portato a credere di non essere portato per il lavoro che ho tanto desiderato ma ancora di più mi ha portato a credere di essere un disadattato sociale incapace di adattarsi a qualunque altro tipo di lavoro. Ho lasciato il mio posto di lavoro in cerca di nuovo stimoli e nuove opportunità ma sono divorato dal senso di angoscia ed inadeguatezza. Credo profondamente nell'impegno e nella dedizione al lavoro come mezzo per raggiungere qualunque obiettivo, ma lavorare accanto a un titolare molto capace ma anche molto superbo e arrogante per il quale contano solo le capacità e queste capacità sono esclusivamente innate, ha annientato completamente la mia autostima tanto che ad oggi mi sento un derelitto incapace. Entrato nei 40 poi l'effetto psicologico di una gioventù al termine ed un declino fisico e mentale ormai all'inizio hanno fatto il resto. Non credo di riuscire più a rimettermi in piedi e purtroppo i commenti dei miei genitori anzichè aiutarmi sono lapidari in quanto sono volti esclusivamente a biasimare la nostra generazione. Sebbene per il mio lavoro abbia tirato fino a 15-16ore al giorno tutti i giorni, per anni di seguito ,con impegno, passione, dedizione e con evidenti risultati per altro, oggi tirando le somme il mio impegno sembra inutile agli occhi di tutti e soprattutto ai miei. Gabriele.


Gentile Gabriele,
in questo momento le sembra "tutto un disastro", ma guardiamo un po' le cose: è solo parzialmente condivisibile "credere profondamente nell'impegno e nella dedizione al lavoro come mezzo per raggiungere qualunque obiettivo" , il lavoro è sicuramente una parte molto importante nella vita di ogni individuo, ma è una parte: dove sono i sentimenti, le relazioni interpersonali, le emozioni,
il divertimento.....Sembrerebbe che lei sia stato fagocitato dal lavoro o forse abbia scelto di tuffarsi nel lavoro per evitare di affrontare altri aspetti, che può darsi già tempo fa le apparivano "non affrontabili" oppure questa dedizione assoluta la lavoro ha come radice un desiderio di rivalsa nei confronti di qualcuno o il tentativo di rispondere ad aspettative non necessariamente condivise. Rimane il fatto che oggi si trova a dover fare i conti con quegli aspetti che aveva trascurato. La sua reazione sembra essere liquidatoria: è stato tutto inutile, sono inadeguato, la gioventù è finita, declino fisico e mentale... Anche questo però è un modo per " fuggire". Forse oggi occorre fare un bilancio più realistico: l'esperienza lavorativa le ha permesso di acquisire capacità e competenze preziose e raggiungere risultati "evidenti", declino fisico e mentale a quarant'anni è impossibile! Lei NON è inadeguato, è un po' disorientato. Ora occorre capire come dar spazio al mondo dei sentimenti e delle emozioni, occorre rendersi conto di qual' è il suo rapporto con l'autorità, comprendere che cosa "desidera veramente"...
Quanto ai commenti dei suoi genitori sulla sua generazione sembrano superficiali e de responsabilizzanti, forse frutto di troppa esposizione a mass media di scarsa qualità.
Penso che le sia necessario l'aiuto di uno psicoterapeuta competente per mettere in ordine le cose, in modo da ridefinire la scala dei suoi valori e dei suoi desideri profondi, e riappropriarsi della sua vita.
Nello scegliere la/lo psicoterapeuta le suggerisco di verificare che sia iscritto all'Ordine degli Psicologi della sua regione.
Augurandole ogni bene, la saluto.
S. Bertini

(Risponde la Dott.ssa Susanna Bertini)

Pubblicato in data 30/04/2014

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