depressione (42654 )
Adriano , 34anni (2.9.2001)
Gentilissimi esperti di Psiconline.vi vorrei sottoporvi un
quesito.
Mio cognato Adriano di 34 anni soffre da tempo di depressione, da
quando é tornato da militare é caduto in un'apatia
assoluta, non riesce a conservare un posto di lavoro perché
insicuro, non coltiva amicizie perché svogliato, si lascia
andare fisicamente, non gli va mai bene niente di quello fanno gli
altri e sono tutti incapaci di vivere una vita degna di tale nome,
secondo lui. E pensare che prima era un ragazzo pieno di vita con un
buon lavoro e bravissimo anche negli sport. Da un po' di tempo
é in terapia presso una comunità terapeutica a Bonate
Sotto (Bergamo) ma nonostante tutto non si vedono miglioramenti. Ora
sembra che da un paio di mesi manifesti intenzioni di voler uscire,
di voler fare qualcosa, ma la sua insicurezza lo blocca ancora.
Ora mi rivolgo a voi nella cortese richiesta di un consiglio di cosa
fare, di come comportarci, anche noi della famiglia, e se c'é
un centro o una struttura a cui rivolgerci nella nostra provincia.
Ringrazio caldamente e saluto.
Caro
Maurizio, da quanto scrivi nella tua e-mail mi sembra di capire che
il disturbo di cui soffre tuo cognato dura da tempo, ma soprattutto
è di una certa consistenza perché ha richiesto il
ricovero in una struttura residenziale terapeutica.Può,
infatti, accadere che, di fronte da eventi di vita potenzialmente
fonti di stress, quali il servizio di leva, alcuni individui,
particolarmente " fragili", manifestino uno " scompenso" psichico che
fa emergere la loro fragilità. Ciò non significa che
non siano curabili, ma la terapia richiede tempo perché
è come se si fosse incrinata la loro personalità, come
tu stesso noti.Penso che per il suo disturbo la comunità
terapeutica vada bene.
Qualora non foste soddisfatti di quanto fatto dalla comunità,
ti consiglio di parlarne direttamente con i terapeuti che hanno in
cura tuo cognato esprimendo apertamente le tue perplessità e
facendo loro presenti le vostre difficoltà e dubbi come
famiglia su che fare e come comportarsi.
Non penso, comunque, che il cambiare comunità risolva
magicamente la situazione, sia perché per tuo cognato ed i
nuovi terapeuti significa ripartire da zero nella conoscenza
reciproca, sia perché può essere ulteriormente
stessante per tuo cognato un cambiamento di tal genere.Riguardo al
fatto che tuo cognato sembri esprimere l'intenzione di uscire, da
quanto dici la sua insicurezza lo blocca ancora, per cui mi sembra
forse ancora troppo prematura, perché rischia di vivere una
frustrazione, il che non gli giova sicuramente.
Non è detto, infatti, che ciò che esprimiamo a parole
corrisponda realmente alla nostra volontà, soprattutto in
persone con un disagio psichico significativo. Ti consiglio,
comunque, di parlare apertamente anche di questo aspetto con le
persone che hanno in cura tuo cognato.