Depressione (52333)
Elena, 22 anni, 02.09.02
Salve, mi chiamo Elena e sono una studentessa di Sociologia. Praticamente non ho mai avuto rapporti relazionali soddisfacenti con gli altri, e fin dalle elementari facevo fatica ad inserirmi.Ho sempre pensato, o meglio, voluto pensare che questo tipo di problemi si sarebbe risolto con l' età e la maturità , ma, vada per l' età , la maturità per me non è mai venuta. Anzi le cose sono andate sempre peggio dato che , a 22 aanni, si può dire che non ho amici, esco di casa di rado, all' Università ho battuto il record di conoscenze non effettuate, e non ho alcun tipo di stimoli nella vita. Lo studio va bene, gli esami li do, anche se faccio i miracoli per concentrarmi sui libri,ma quel che non sopporto è questo male dell' anima che da sempre mi attanaglia e che mi atterisce. Anche quando sono in situazioni potenzialmnte socializzanti, di fatto la presenza degli altri basta a rendermi ansiosa, una paura pazzesca degli altri e dei loro giudizi, e la certezza (irritante) che risulterò loro sgradita. La certezza di non essere in gamba, di non piacere agli altri, di essere incapace di amare, e sgraditissima agli altri, sono sensazioni che mi accompagnano praticamente tutte le vote che sto con gli altri e che mi fanno soffrire anche in privato. Le poche volte che trovo il coreggio di uscire di casa mi atterisce anche l' evento più insignificante, oggi, ad esempio, ho incrociato un signore sul marciapiede che mi ha detto a voce alta, "ma chi ti credi di essere"!, probabilmente perchè quando cammino tengo la testa bassa e sono molto ansiosa ( al punto da risultare scostante credo). Ebbene questo evento e tanti altri hanno un effetto paralizzante su di me , mi portano a fare continue quanto inutili riflessioni su di me e la mia difficile personalità. Dalla psicologa sono stata, da due diverse dottoresse, entrambe dopo un po' mi hanno detto che il lavoro con me era finito e che potevo proseguire da sola, ma la verità è che io da sola non posso fare proprio un bel nulla dato che non trovo neanche il coraggio di mettere piede fuori casa. Vi prego io ho tanta voglia di stare meglio , di trovare almeno un pizzico di entusiasmo, datemi un consiglio su come uscire da questa situazione, che mi sembra un incubo ad occhi aperti. Saluti Elena
Cara Elena, il signore che hai incrociato per strada e ti ha detto "chi ti credi di essere", ti ha dato una preziosa indicazione sulla strada da seguire. Chi credi di essere, ossia, che immagine hai di te stessa, quali convinzioni, ti fanno stare così a distanza dagli altri? Quello che accade nella tua vita, come nella vita di tutti, non è un caso, ma è il risultato di quello che, in maniera più o meno consapevole, vuoi. Sei prigioniera di una serie di pensieri che creano una barriera tra te e gli altri, e, una parte di te, quella che amerebbe essere libera e lasciarsi andare, sta soffrendo. Ma un'altra parte di te, alimenta sempre di più la distanza utilizzando pensieri distruttivi. Prova ad osservare i tuoi pensieri con distacco e ti accorgerai come siano opposti a quello che dici di desiderare, vorresti apertura e gioia, e crei pensieri di chiusura e previsioni negative. Temi il giudizio degli altri, ma non risparmi critiche e giudizi distruttivi nei tuoi confronti, e, credo anche, nei confronti degli altri. Per modificare la situazione devi solo avere il coraggio di renderti conto che sei tu stessa a crearla così. Il motivo, probabilmente, è la paura di confrontarti davvero, di essere delusa, abbandonata, rifiutata, e così tieni la distanza eviti il coinvolgimento e la possibilità di vivere sentimenti che ti farebbero sentire la tua fragilità. Ti definisci incapace di amare e in questo modo credi di evitare di soffrire. Non è così Elena. Anche l'incontro con le psicologhe lo hai gestito difendendoti, fuggendo, loro ti hanno mandato sulla tua strada perché tu volevi continuare la tua strada. Affronta davvero il problema, inizia una terapia con la voglia di vedere davvero quello che c'è da vedere. Te la senti? Auguri