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Depressione solitudine aborto (141753)

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on . Postato in Depressione | Letto 537 volte

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Silvia 36

Mi sento in trappola e non so come uscirne. Brevemente: ho due figli, uno dei quali con un handicap grave. Al momento della diagnosi il colpo è stato tremendo, ma ho combattuto per lui e per farlo stare meglio. Nell'ultimo anno ho avuto 5 lutti in famiglia, tra i quali mio padre. Come se non bastasse, sono rimasta incinta e, vista la situazione tragica della mia famiglia, con un figlio messo così, un altra bambina ancora piccola, i problemi economici (visto che per curare mio figlio, dobbiamo pagare noi e nessuno ci aiuta). Ho deciso di abortire, proprio non mi sono sentita di portare avanti questa gravidanza. Come prima cosa, ero terrorizzata che anche questo bimbo avesse dei problemi e poi anche io fisicamente non sto molto bene (la ginecologa mi aveva sconsigliato di fare un terzo figlio dopo il secondo). Quindi ho dovuto pensare anche alla mia salute e ho abortito. Sono ancora convinta di aver preso la decisione giusta, non sono pentita. Il mio compagno non era completamente d'accordo con me, ma ha accettato la mia scelta (almeno credevo). La cosa che mi ha fatto più male è stato proprio il suo comportamento, quando sono tornata a casa dall'ospedale non mi ha nenache chiesto "come stai", ha fatto finta di niente, come se non fosse successo nulla e io non avessi subito nulla quel giorno. Non mi aspettavo mille premure ma un minimo di interessamento verso la persona che ha al suo fianco lo avrei gradito e ne avevo bisogno. Faccio una vita faticosa, lavoro in ufficio, lavoro con mio figlio con programmi specifici, faccio un secondo lavoro in casa. Dormo malissimo, mangio male, sono sempre stanca anche quando non ne ho motivo, io faccio del mio meglio ma il mio compagno critica tutto quello che faccio. Decisamente non siamo una coppia stiamo insieme solo come genitori. Non posso neanche scegliere di lasciarlo non ce la farei a gestire il tutto da sola sia come organizzazione che economicamente e vorrebbe dire abbandonare le cure per il mio bambino e non me lo perdonerei. Non vedo una via d'uscita.

Mia cara Silvia, ho provato molta tristezza, nel leggere il tuo racconto. Deve essere veramente dura per te, mandare avanti tutto questo! La stanchezza, è il minimo che tu possa sentire! Lavori a dismisura e su tutti i fronti, sembra quasi impossibile tutto quello che fai. La cosa più terribile è che senti di non avere vie d’uscita, di essere in trappola e questo atterra ancora di più, azzera le pile, la fiducia in sé e nel futuro. Quello che sento, è che sei anche molto sola. Tu dici, che senza il tuo compagno non sapresti come fare. Ma realmente, cosa fa lui? Da quello che racconti, non mi sembra molto presente e attivo.Sicuramente non ti sostiene emotivamente e non c’è, non condivide con te quello che vi sta capitando e non riesce neanche ad essere franco e arrabbiato. Il suo comportamento dopo l’aborto infatti, fa pensare che debba essere arrabbiato per questo figlio non nato, ma non ha neanche il coraggio e l’onestà di dirtelo, questo di sicuro non aiuta né te e nè la coppia, che infatti tu dici non c’è. Oltretutto, dopo tutti i salti mortali fatti, ti critica per ogni minima cosa. Deve essere veramente difficile, vivere con un compagno così! Ma cosa te ne fai di lui? Mi chiedo anche come possa esserci una coppia genitoriale, in queste condizioni! Quale collaborazione, può mai esserci fra voi, se non c’è dialogo, rispetto, fiducia, sostegno reciproco? E mi sembra mia cara, che tu ne hai giustamente tanto bisogno di appoggio emotivo ed aiuto. Hai subito cinque lutti, di cui uno così importante come quello di tuo padre. Questo deve averti gettata nella tristezza e nel dolore più profondo. Deve esserci un grande senso di perdita in te, un sentimento che risuona nel presente e nel passato. Infatti, la prima perdita l’hai subita con la nascita di tuo figlio, portatore di un grave handicap. La nascita di un figlio dovrebbe essere una grande gioia, ma quando è segnata da questi eventi, determina sempre una sorta di lutto, di perdita. Ciò che si perde è la gioia, la serenità, la possibilità di veder crescere il proprio nato con tranquillità, si perde la possibilità di desiderare e sognare per un lui, un futuro pieno di cose belle. Non si sa, se questo figlio sopravviverà, se sarà in grado di gestirsi, di mantenersi, di essere autosufficiente, quali opportunità potrà prendersi dalla vita. Quest’esperienza, è una delle più terribili da gestire emotivamente! Tutto questo, comporta molto dolore e tristezza, nonché una richiesta di energia, attenzione, presenza e denaro, non indifferente. Non so veramente, come tu abbia fatto a gestire tutto questo da sola. E non so, come tu abbia fatto ad arrivare fin qui sana, e senza grossi problemi! Sei stata proprio brava. Deve esserci un grande amore in te e una grande capacità di dare! Credo anche Silvia, che deve esserci amore e dolore, anche per questo figlio non nato. Tu dici di non aver avuto ripensamenti sull’aborto e questo è già molto importante. Francamente penso che tu abbia fatto la scelta più sensata, fare diversamente avrebbe comportato ulteriori deprivazioni e rinunce per te (e già ne hai tante) e per i tuoi figli, che hanno bisogno di tempo e attenzioni per crescere. Nonostante la razionalità ti confermi la tua scelta, emotivamente deve esserci comunque una grande perdita e dolore, forse nel profondo anche un po’ di senso di colpa. Non a caso, il comportamento del tuo compagno, già da tempo scorretto e svalutante, ti ferisce oltremodo proprio riguardo a quest’evento, come se la sua rabbia ed il suo giudizio colludesse con il tuo giudizio di te stessa. Spesso poi, capita che medici ed infermieri non siano in grado di gestire e relazionarsi in modo sano e rispettoso, con le signore che interrompono una gravidanza. Capita che trasudino moralismi, giudizi silenti, atteggiamenti svalutanti e non è certo il clima più adatto in queste circostanze. Spero proprio, che non ti sia capitato anche questo! Cara Silvia, credo proprio che non hai nulla da rimproverarti. Più di così, non puoi fare. Certo capisco il dispiacere, non potrebbe essere altrimenti, ma prima di tutto devi pensare a te e devi dispiacerti per te e la tua vita. Comprendo che tu non veda una via d’uscita, in realtà una via d’uscita c’è e puoi trovarla.Forse in questo momento così duro, puoi rivolgerti ad uno psicologo che ti sostenga e ti aiuti ad elaborare tutte queste perdite. E, più di ogni altra cosa meriti di ritrovare fiducia, di ritrovare il tuo futuro. A tua disposizione per qualunque aiuto possa darti, Ti mando un grande abbraccio

(Risponde la Dott.ssa Costantini Sabrina)

Pubblicato in data 01/02/2010
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