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Depressione/Perdita di una persona cara (63310)

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on . Postato in Depressione | Letto 456 volte

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Elisa 29 anni, 4.04.2003

Sono Elisa. Ho 29 anni, sono laureata in Filosofia e lavoro all'Università di Bologna con mansioni di gestione e formazione del personale. Ancora per poco però, perchè fra un paio di mesi mi scade il contratto e poi boh ... si vedrà.
Un paio di anni fa, dopo qualche mese di convivenza, la mia storia d'amore (durata oltre 10 anni) finisce.
Si girava a vuoto già da molto tempo, ma entrambi non trovavamo il coraggio di troncare. Sapevo che la convivenza lo avrebbe spinto ad esasperarmi al punto da decidere di lasciarlo.
Trascorso quasi un anno - in cui ero assolutamente certa di aver dato la svolta giusta alla mia vita - mi ritrovo di nuovo fra le sue braccia, le stesse che ora mi donano l'amore che mi tiene viva.
Inizialmente i dubbi erano tanti, anche perchè il nostro ritrovarci coincideva col riacutizzarsi della malattia di mamma. Dopo oltre due anni di chemio e vari interventi, il cancro che sembrava domato ha rialzato la testa.
Ha divorato mamma lentamente ed inesorabilmente fino ad un'agonia atroce, inimmaginabile!
Ho vissuto tutto il suo calvario - durato quasi tre anni, dal giorno in cui mi disse di avere il cancro, al giorno in cui mi si è spenta fra le braccia - con ogni atomo di me stessa, desiderando davvero di poter prendere io un po' della sua sofferenza, in modo da riuscire a donarle qualche momento di sollievo e placare così il mio senso d'impotenza.
Negli ultimi quattro mesi passati in ospedale al suo fianco ho conosciuto l'inferno, quello vero. Non sono riuscita a riportarla nella sua casa, a morire nel suo letto e, nonostante mi implorasse di farlo, non sono riuscita ad aiutarla a morire con dignità.
Mamma era in assoluto la mia colonna portante, una donna davvero straordinaria che mi ha infinitamente amata, capita e aiutata. Sono trascorsi soltanto quattro mesi dalla sua scomparsa.
I disturbi fisici (aritmie cardiache, difficoltà respiratorie, insonnia, inappetenza con conseguente notevole perdita di peso, forte gastrite, nausea, colite, cistite, forti emicranie, tremori e svenimenti) sono quasi passati, ma restano, ovviamente, quelli della mente.
Mi sono rivolta all'Usl di Ferrara per un supporto psicologico perchè capisco di aver bisogno di una persona esterna e qualificata che mi aiuti ad accettare quanto è successo, che mi aiuti a domare la rabbia.
Non posso coinvolgere mio babbo perchè è più devastato di me. Soltanto con me riesce a sfogarsi liberamente e mi sento ovviamente responsabile nei suoi confronti.
Con i miei fratelli (più anziani di 10 e 9 anni) c'è grande affetto ma scarsa affinità. Ho la fortuna di aver accanto anzitutto il mio ragazzo di sempre, che ha dimostrato di amarmi molto, e poi amici autentici.
Sono certamente di grande conforto, ma non voglio riversare continuamente su di loro il mio dolore. Non è giusto. Sono andata soltanto una volta dallo psicologo indicato dall'Usl.
Non mi è sembrato adeguato e, nonostante ci pensi spesso, non mi sono rivolta ad altri perchè in fondo sono consapevole che soltanto il tempo potrà farmi stare meglio.
Proprio non capisco che senso abbia vivere. L'unica ragione per cui mi alzo la mattina e vado in ufficio è data dal fatto che almeno così non resto sola con i miei pensieri.
Arrivo a casa il pomeriggio talmente stanca che me ne vado subito a letto. Ma tutti quei terribili momenti vissuti, che mi tormentano durante la giornata, si accentuano quando non sono impegnata.
Sono convinta di aver anch'io un tumore. Mi sono già sottoposta a tutta una serie di esami - alcuni anche molto invasivi - che hanno contenuto soltanto po' la mia fobia.
Cosa devo fare per trovare una ragione al fatto che mamma abbia dovuto soffrire in quel modo per morire? Cosa devo fare per tornare ad essere la persona positiva e vitale di un tempo? Grazie in ogni caso. Elisa

Il tuo è un giusto sfogo, dopo le tante sofferenze che hai vissuto.
Credo che il tuo mondo interiore debba ritrovare il suo equilibrio e la coscienza sentirsi a posto e in pace, in fondo hai fatto tutto quello che era possibile nei confronti della malattia di tua madre e non c'è niente di cui tu debba rimproverarti.
Forse è il caso di prestare un pò più di attenzione a tuo padre, insieme potete ritrovare delle ragioni per quello che è accaduto.
La ricerca di risposte alle domande che poni è un lento lavoro di rielaborazione interiore, di riflessione, che ti porterà a definire il senso della vita.
Il supporto psicologico credo sia necessario, prova con qualche altro psicologo e soprattutto prova ad andare più a fondo nel rapporto, non fermarti alle prime impressioni.
Questa è una possibilità per trovare le tue risposte: comunque c'è sempre una ragione nella vita quando qualcosa ci accade, prova a chiederti qual'è il messaggio che c'è dietro agli eventi, che cosa vogliono dirti e insegnarti.
Solo così potrai accettare qualcosa che adesso senti di rifiutare, con tutta te stessa. Non c'è dubbio che potrai ritrovare te stessa, concediti più fiducia.
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