Fiducia in se stessi (76775)
Claudio , 29 anni
Gent. sigg.,
sono un giovane avvocato che ogni mattina deve fare i conti conti con un senso
di nausea per la propria persona. Premetto che vengo da una famiglia che non
ha mai dato delle certezze (ancora oggi loro mi chiedono come devono comportarsi
in delle situazioni banali!), nemmeno economiche, e caratterizzata da una forte
litigiosità.
Io sono riuscito a fare i miei passi, tra mille incertezze ed indecisioni. Ora
sono da un anno avvocato, ma non riesco ad avere una gratificazione sufficiente:
a dispetto di ciò che pensa la gente sulla nostra categoria non guadagno
nemmeno 1000 euro al mese e mi sento frustrato, ho provato a cercare di cambiare
ambiente lavorativo, ma fuori è ancora peggio.
Perciò vado avanti dove sono sperando in un futuro migliore che però
non sembra arrivare. Questa cosa però mi suscita ansia ed insoddisfazione,
e mi fa pensare che la colpa è solo mia e del mio carattere.
Penso di non essere forse in grado o all'altezza e di non valere niente. Penso
che chi vale qualcosa dlle soddisfazioni, quantomeno economiche riesca ad ottenerle.
Il mio problema è che mi sento paralizzato non vedendo alcuna via d'uscita.
E più cerco di scappare dal mio passato e dall'incertezza, più
mi sento perseguitato.
Ogni cosa che mi capita, anche stupida, la vedo come una congiuntura contro
di me e sento che il mondo mi crolla addosso. Ultimamente la padrona di casa
mi ha chiesto di andare via da dove abito ed io l'ho presa male, mi sento un
emarginato, un cane randagio bistrattato da tutti.
Nel mio lavoro, nei giorni di ottimismo mi sento abbastanza capace, ho scritto
anche degli articoli spcializzati, e lo Studio dove sono penso e spero che mi
tenga non solo per pietà. Solo che poi, analizzando il concreto delle
cose, mi sento un vero fallito. Vi chiedo pertanto un consiglio su cosa fare
per uscire da questo circolo vizioso che lentamente mi sta logorando.
Grazie per l'interessamento
Caro Claudio,
mi sembra che in questo caso una cosa è chiarissima
è stata lanciata un'accusa pesantissima di fallimento nei confronti di
te stesso, aggravata, perdipiù da incapacità abituale. Questa
accusa parte da te, che stai crollando sotto quale peso? Immagino delle responsabilità
di portare a termine obiettivi che ti sei imposto, e ti senti prigioniero di
un sogno che non puoi realizzare.
Il passato fa parte di noi, ce lo portiamo appresso, non lo possiamo tagliare,
fa parte di noi, e così tutte le persone della nostra famiglia ci continuano
ad influenzare anche quando stiamo dall'altra parte del mondo, e non li vediamo
da 50 anni. Questo perchè li teniamo scolpiti dentro per sempre.
Forse non te ne sei accorto, ma dentro di te la tua famiglia continua a litigare
e tu ci sei dentro fino al collo, hai preso la croce per riscattarla in modo
tale che qualcuno dentro di te ti dica bravo, sei in gamba.
La famiglia è un gruppo che esiste per dare conforto e sostegno, che
ti fa crescere, e ti da gli strumenti per essere indipendente. Non parlo del
lato economico.
Se questo non avviene per fortuna abbiamo altre risorse per crescere, che stanno
nel centro del nostro essere.
Un inizio potrebbe essere quello di riconciliarti con le parti di te stesso
che non tolleri e comprendere.
Non fare nulla riguardo al lavoro, non continuare a scappare, anche se ti viene
il voltastomaco riallaccia qualche straccio di rapporto con qualcuno della famiglia.
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