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lutto (44527)

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on . Postato in Depressione | Letto 469 volte

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Samuele (15.10.2001)

Gent.mo dottore,le espongo subito il mio problema. La contatto per interposta persona in quanto chi soffre di una grave crisi è la mia ragazza in seguito alla perdita della mamma.
Il lutto è avvenuto lo scorso 28 agosto. Dopo 3 anni di cure e due interventi chirurgici, il repentino peggioramento ed il rapido precipitare degli eventi hanno portato alla crisi la mia ragazza
Molto spesso mi ritrovo a combattere contro delle paure che non riesce speficatamente a motivare oppure motiva col fatto che ha paura che gli altri pensino di lei che si è allontanata dal resto della famigilia, pur accettando la mia presenza tutti i membri. A queste paure si sommano dei sensi di colpa nei confronti della famiglia poichè sente che stando vicino a me fa mancare qualcosa a qualcuno ora che si ritrova in casa col padre e la sorella di 14 anni. Per altro la sorellina si rivolge a lei sempre in termini autoritari accusandolea di no n esserle vicina abbastanza, pur facendole tutto come una mamma.
Ora lei si è chiusa alla vita sociale e considera me come sostegno laddove riesce ad evadere dalle oppressioni dell'ambiente familiare. Io da parte mia sono stato vicino a lei in tutta la parte finale della malattia della mamma, arrivando a rimanere giornate intere in ospedale al suo fianco. Sapevo che le cose volgevano al peggio e perciò mi sono dato anima e corpo. Ora lei si sente finita, insicura nell'affrontare la vita, incapace di abbattere l'ostacolo degli ultimi due esami. Molto spesso dorme male di notte perchè vive i sensi di colpa indotti dal clima familiare.
Come dicevo, vive con il padre e la sorellina di 14 anni dopo essere stata per 6 anni da sola nella sede universitaria. I parenti stretti la colpevolizzano perchè oltre che verso di loro la vedono stringersi a me, ma questo senza dirle nulla e lasciandole tanti dubbi sulla sua condotta morale che peraltro è irreprensibile. La mia paura è che la situazione al contorno possa lederle il proseguire della vita perchè alla perdita della mamma si somma il dolore di sopportare degli atteggiamenti ostili nei suoi confronti anche se mai palesemente attribuiti ad un fatto in particolare.
Questa sera ha pianto molto con me ricordandosi degli episodi vissuti a fianco della mamma malata e ciò non riesce a farle capire il mutismo dei parenti nei propri confronti che tra l'altro l'accusano di non rispetare il lutto. Comunque nel pianto e nel ricordo mi ha detto di sentrisi liberata di un po' di peso.
Dottore a questo punto le chiedo. La situazione può ritornare alla normalità o c'è bisogno di un supporto specifico? Potrà tornare ad affrontare la vita con lo spirito che le ha fatto superare 9 esami nell'ultimo anno, malgrado le vicende materne? Rinuncerà ad affermare il rifiuto per gli studi intrapresi, durante i quali ha vissuto cura e malattia della mamma?
La ringrazio e la saluto.
Samuele

Caro Samuele, purtroppo non sono in grado di poter predire se la tua ragazza ce la farà a superare nel modo migliore questo momento difficile, non ho elementi per fare questo. Voglio però dirti che un lutto ha bisogno dei suoi tempi per essere elaborato, e dalla fine di agosto ad oggi il tempo trascorso non è molto ... I tempi di elaborazione di un lutto sono del tutto individuali, ma ritengo che due mesi e mezzo siano pochi per riuscire ad accettare un evento così importante, come la morte di una mamma.
Ed elaborare un lutto comporta, in molti casi, non solo dover fare i conti con i propri sentimenti più intimi, tra i quali anche sensi di colpa irrisolti, ma anche dover fare i conti con vissuti e dinamiche familiari che sovente si scatenano come conseguenza di una situazione così dolorosa. Una mamma che se ne va mette in moto non solo un gran movimento interno alle persone, ma anche un movimento ed una trasformazione nei rapporti "esterni", acuendo, purtroppo, ancor più il disagio ed il dolore per la perdita subita. Bisogna dare il tempo alle persone di trovare un nuovo assetto, dentro se stesse e al di fuori, per poter riprendere ad occuparsi della propria vita.
Al di là di questo, caro Samuele, va detto che in alcuni casi le persone, da sole, non riescono a far fronte a momenti così difficili, ed in questi casi un aiuto psicoterapeutico può essere di grande aiuto. Questo soprattutto se il rapporto con la persona che non c'è più era di tipo conflittuale, se in quel rapporto c'erano situazioni non chiarite, non risolte o rimaste in sospeso.
Ma questo deve essere la tua ragazza a comprenderlo, magari con il tuo aiuto, e dunque eventualmente a fare una richiesta di aiuto. Credo che tu, con il tuo affetto e la tua sensibilità, possa aiutarla a tirare fuori, parlando, i sentimenti che si agitano al suo interno, le paure, i dubbi, le colpe, le cose taciute ecc.ecc., perchè ora è a se stessa che deve dedicarsi in primo luogo; è con sé e con la propria coscienza che deve fare i conti e trovare delle risposte, non certo con le persone che stanno cercando di scaricare su di lei le proprie difficoltà ed i propri sensi di colpa.
Stalle vicino, Samuele, con tutto l'amore che hai, per farle sentire intorno un ambiente caldo e rassicurante dove potersi, almeno momentaneamente, rilassare e dove poter recuperare un po' di energie. Non ci si può occupare delle altre persone (vedi la sorella di 14 anni) se non ci si occupa a sufficienza di se stessi; non funziona. Pensare a sé e alla propria vita è un prerequisito necessario per occuparsi "bene" di chi dipende da noi. Faglielo presente.

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