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Morte della madre (003983)

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on . Postato in Depressione | Letto 321 volte

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Patrizia, 29 anni

Gentile dottore, ho un amico di 34 anni che studia ancora all'università. Purtroppo il suo problema è stato che la madre 6 anni fa si è ammalata di tumore. Lui le ha fatto praticamente da infermiere rallentando di molto i suoi studi. Il 19 marzo 2005 sua madre è morta... Da quel momento lui non riesce più a studiare, dice per "mancanza di concentrazione". Proprio ieri abbiamo parlato di questo e dice di non aver ancora pianto dalla morte di sua madre e che ha una rabbia dentro che non riesce a buttare fuori. In più ripete che appena laureato vuole trasferirsi lontanissimo da qui (Sorrento) per motivi di lavoro, ma ho paura che lui voglia solo "scappare".
Gli ho consigliato l'aiuto di uno specialista (io sono stata in analisi per 4 anni e so quanto può servire) ma non ne vuole sapere. Lo studio è praticamente fermo, dice che mentre è sui libri gli sembra di sentire ancora i lamenti di sua madre provenire dalla stanza accanto. Io vorrei aiutarlo ma non so proprio come. Vorrei che lui cacciasse fuori tutte le lacrime represse perchè so che questo potrebbe alleggerirgli un pò l'anima. Mi dà un consiglio per favore? Ho davvero bisogno di aiutarlo! Grazie.

Cara Patrizia, sei anni accanto al dolore di una madre che si spegne tra sofferenze e lamenti comportano un dispendio di risorse fisiche psichiche enorme. Quello che il tuo ragazzo descrive come incapacità di concentrazione o il desiderio di fuga che esprime possono essere letti come meccanismi di difesa legittimi per la sopravvivenza un'esperiernza così traumatica.
Solo il tempo , vissuto come alleato, e -forse- la tua vicinanza possono lenire il dolore di questo periodo.
Servirebbe anche qualche lettura (Es. Tiziano Terzani) che aiuti a decifrare e accettare il mistero del male, della malattia, della morte... che in Occidente restano ancora abbastanza un tabù, qualcosa di cui non si parla e si cerca di non pensarci. Forse lui non era pronto per un'esperienza così devastante e ora non é ancora riuscito a matabolizzare quanto accaduto. Mettere un po' di riflessione e pause di meditazione al ritmo ossessivo del fare che ci affligge sarebbe salutare, non credi?

( risponde il dott. Cesare De Monti )

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