Paura di un tumore (015278)
Laura, 38 anni
Ho
38 anni, sposata, un figlio di quattro anni. Ho un buon lavoro e sono una persona
generalmente estroversa, attiva e culturalmente impegnata. Sin da bambina, però,
sono stata sempre anche molto ansiosa e nervosa. All'età di 11 anni avevo
i famosi tic nervosi, poi scomparsi con l'inizio dell'adolescenza. A 16 anni
avevo la fobìa di uscire da sola di casa, passata con un esercizio di
forza di volontà su me stessa. A 26 anni, circa, quella di uscire fuori
dalla mia città, passata con forza di volontà e psicoterapia.
Ciò non mi ha impedito, però, di laurearmi, di trovare un lavoro,
di vivere serenamente più di una storia d'amore, fino all'incontro con
mio marito, di avere un figlioletto bellissimo (parto naturale), di lavorare
serenamente. Adesso, da qualche tempo, ho una paura nuova: quella di scoprirmi
un tumore, in particolare al seno. E' iniziato tutto quando mia cognata ha scoperto
sul suo dei noduli benigni. Da allora sta di fatto che non riesco più
nemmeno a guardarmi e tantomeno a lavarmi nella zona toracica, perché
ogni brufoletto, ogni avallamento, ogni minima variazione mi mette in allarme.
Lo so, razionalmente, che sarebbe meglio che mi controllassi davvero, senza
paura, perché la prevenzione è tutto. Eppure, io preferisco non
vedere, non toccare, non sapere. Credo che se dovessi scoprire di dovermi operare
morirei di paura, prima che del tumore stesso. In questo periodo ogni contatto
con un ospedale (eppure ho partorito in clinica!) mi mette in ansia profonda.
Quando vado a trovare una persona malata in ospedale, e non posso farne a meno,
mi batte il cuore forte e mi sento male io stessa. Non parliamo dei funerali,
perché lì sfioro l'attacco di panico. Per fortuna riesco sempre
a controllare la mia emotività, e nessuno si accorge di niente, ma è
faticosissimo! Finché saranno vivi i miei genitori, in particolare mamma,
che però stanno in un'altra città, avrò sempre la loro
spalla forte su cui appoggiarmi. Mio marito è un tesoro e non si è
ancora accorto di nulla: meno male, sennò potrebbe anche pensare seriamente
di lasciarmi. Cosa debbo fare per ritrovare la serenità?
Cara
Laura, credo che potrebbe esserle utile fare un nuovo percorso di psicoterapia:
quella precedente l'ha fatta per un problema specifico ed era piuttosto giovane.
Probabilmente è arrivato il momento di approfondire il percorso iniziato
allora e cercare di capire a cosa siano legate queste sue paure, che evidentemente
non sono mai state realmente risolte. Sebbene lei ora abbia paure diverse da
quelle di allora, con tutta probabilità la matrice è la stessa.
Ciò che cambia è il bersaglio, che da luoghi esterni a sé
ora si è concentrato nel suo stesso corpo. Credo quindi che un percorso
psicoterapeutico magari non mirato al sintomo (escluderei terapie di stampo
cognitivo comportamentale) potrebbe restituirle la serenità che cerca.
Al di là di questo un consiglio: vivere tutte le sue paure dentro se
stessa senza comunicarle a nessuno, non le fa bene, ed è una modalità
che alimenta e non esaurisce le paure e le ansie. La forza di volontà,
dunque combattere e cercare di non dare spazio alle proprie problematiche interne,
è anch'essa una modalità che a lungo andare non paga. La cosa
migliore da fare rispetto alle proprie paure ed insicurezze è cercare
di ascoltarle e dare loro spazio e senso. Osservarle, dialogarci, cercare di
capire a cosa possano essere legate e non vergognarsene è un atteggiamento
che può invece aiutare la guarigione. Reprimere e soffocare fa aumentare
le tensioni interne e espone maggiormente a crisi d'ansia e attacchi di panico.
Ne tenga conto.