Solitudine (102017)
Andrea 23
Ciao sono un ragazzo di 23 anni e non ho nessun amico. Gli unici rapporti veri che ho sono con la mia famiglia. Non parlo mai con nessuno. Ultimamente ho attraversato un momento difficilissimo della mia vita, il divorzio dei miei, l'attività di famiglia che è andata male e abbiamo venduto. Avevo un grosso rancore verso la vita e un odio verso tutti. Non sapevo con chi parlare e cosi ho cominciato a parlare da solo. Chiarisco subito che io non vedo persone e non sento nessuno che parla con me, è solo che io immaggino di avere delle persone davanti a me con cui parlo e mi sfogo (infatti il 90% dei miei dialoghi sono delle litigate che faccio con persone immaginate). all'inizio mi faceva sentire meglio ma poi è diventata come una droga, non riuscivo a smettere di parlare con persone inventate , e cosi ogni volta che mi ritrovo da solo a casa parlavo e litigavo con queste persone. Quando invece non ero solo litigavo sottovoce per non farmi sentire. Adesso le cose sono un pò cambiate. ora ho allargato la cerchia delle conoscenze e non sento più il bisogno di parlare con persone immaginarie. La mia domanda pero è... sono matto? Sono da ricovero? E' normale immaginare di parlare con qualcuno che non esiste? E' normale litigare con qualcuno che non esiste? Se qualcuno mi vedeva dal di fuori io che parlo e litigo con nessuno che avrebbe pensato?
Ciao Andrea, dunque per prima cosa mi sembra importante chiarire che non sei assolutamente matto. Quando ci sono situazioni molto difficili da affrontare e ci si trova soli (penso al divorzio dei genitori quando si è oltretutto figli unici), la mente cerca dei modi per affrontare il dolore a modo suo. Ci sono persone che scrivono diari, altre che disegnano o dipingono, altre ancora che trovano una via fisica per sfogare la rabbia, diventano aggressivi con gli altri oppure praticano ossessivamente uno sport violento, dipende dal carattere di ciascuno. Le persone estroverse (cioè più portate a rivolgere all'esterno le proprie energie) hanno modalità più relazionali per cercare aiuto, si rivolgono cioè più facilmente agli altri. Le persone introverse invece sono più portate all'interiorità, più riflessive, riservate. Spesso queste persone trovano sfogo nella scrittura o in attività solitarie comunque creative. Da ciò che mi dici mi sembra che tu appartenga alla seconda categoria, non è che non sapevi con chi parlare, nè sei "matto", hai trovato un tuo modo (creativo!) di esprimere e sfogare il dolore e la rabbia. Ricorda che i bambini quando cominciano a giocare, ancora molto piccoli, lo fanno da soli, e anche se sono in gruppo l'attività di gioco fantastico e immaginario permane come modo di evasione dalla realtà per loro troppo complessa. Gli adulti spesso dimenticano che giocare è il modo che utilizza la mente per ripulirsi, per staccare dalle preoccupazioni e ripartire fresca e riposata. Tu hai "inventato" il gioco di parlare con persone immaginarie, litigando con loro, per proteggere le persone che ami dalla tua rabbia e dalla tua angoscia. Questo era il tuo modo, prima, ora magari senti il bisogno di trovarne altri, più relazionali. Per questo ci hai scritto. Un abbraccio
(risponde La dott.ssa Camilla Ponti)
Pubblicato in data 28/08/07
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